Prima Prova
È mezzanotte. Ancora non riesco a prendere sonno. Avrò letto per tre ore , ma le palpebre propio non vogliono saperne di chiudersi. Domani dovrò andare a fare spese con i miei per andare a scuola , che inizia fra poco. Odio quel posto...é pieno di ragazzini stupidi e infantili , che mi umiliano sempre in per ogni piccola sciocchezza. L'anno scorso , per esempio , mi presero in giro perché il giorno della foto di classe mia madre mi aveva obbligato ad indossare una stupida camicetta da vecchia , con un merletto bianco da far paura. Mi chiamarono "la vecchia zia Betty" per tutto il resto dell'anno , facendomi morire di vergogna. In genere non sono una persona che si lascia sopraffare , e nemmeno una piagnucolona. Però mi da comunque fastidio , perché nessuno è mai dalla mia parte e sono sempre tutti contro di me. Eppure , non credo di essere meno di qualcuno. Credo anzi di avere qualcosa in più. Non è presunzione , ma a volte sento di percepire e vedere cose strane. In terza elementare , per esempio, ero convinta di aver visto un buffo esserino verde acqua dalle lunghe dita affiorare dallo stagno della scuola. È emerso improvvisamente ,ha rubato il panino che avevo in mano ed è scomparso di nuovo sotto il pelo dell'acqua. Io scoppiai a piangere e raccontai tutto alla maestra. Inutile dire che lei non mi credette, ma mi mise addirittura in punizione. Mi ha obbligato a scrivere cento volte la frase Non devo più dire bugie alla lavagna.
Ma basta rivangare vecchi ricordi , devo assolutamente dormire. Sto propio per chiudere gli occhi , quando improvvisamente sento uno strano rumore. Un ticchettío fastidioso mi martella le orecchie , come un'unghia sul bordo di un piatto di porcellana. Alzo la testa e , alla luce della luna , vedo una piccola ombra espansa sulla moquette. Scendo dal letto silenziosamente e , riparata dal materasso , vedo ciò che fa così tanto rumore. Un piccolo gufo , gli occhi gialli scintillanti come piccoli soli , mi guarda da dietro la finestra , con una busta di pergamena nel becco. Sono così sorpresa che spalanco la bocca; cosa ci fa un gufo alla mia finestra con una lettera nel becco? Il ticchettío è il rumore del becco contro il vetro , che il piccolo gufetto ha utilizzato per svegliarmi. Mi alzo e apro le imposte , e in men che non si dica il gufo si è appollaiato sul mio braccio. Gli prendo la lettera dal becco , appoggiandola sulla coperta del letto , ma non faccio in tempo a fare qualcosa che il gufo si alza in volo e esce dalla finestra. Lo vedo in lontananza nel cielo , come una piccola ombra scura , volando via da dove è venuto. Non capisco perché quel gufo sia planato propio in camera mia. Forse è come in quei film medievali dove i cavalieri si scambiavano messaggi da castello a castello utilizzando gufi e piccioni viaggiatori. Comunque , non conosco nessuno che possa avermi mandato una lettera con un gufo , probabilmente l'animale ha sbagliato strada. Domani porterò la lettera all'ufficio postale , o alla polizia , in modo che il messaggio giunga al destinatario. Credo sia ciò che la mamma definirebbe come "buona azione". Sto per mettermi di nuovo a letto , quando vedo che la lettera è caduta per terra quando ho alzato la coperta per infilarmici sotto. La riprendo e la esamino; è di pergamena pesante , chiusa da un sigillo impresso nella ceralacca rossa. È una specie di stemma , diviso in quattro parti con altrettanti animali. Mi sembrano un leone , un serpente , un uccello e una specie di animaletto , forse un opossum o un tasso.
Sopra vi é una scritta.
Hogwarts
Chissà cosa vuol dire...
Comunque , non lo ho mai visto prima , questo è certo. Quando volto la lettera spero di trovare il nome del ricevente , o il suo indirizzo. In effetti , ci sono entrambi.
E sono i miei. Il mio nome e cognome , il mio indirizzo e la città dove vivo sono scritti in elegante inchiostro nero sul dorso della busta. Sono sconcertata. Anche perché , sotto il nome , vedo la scritta Camera da letto.
Quel gufo doveva consegnare a me la lettera. A me! Mi tremano le mani quando rompo il sigillo. Chiudo gli occhi e rovescio il contenuto sulle gambe. Quando li riapro , dalla busta sono usciti due fogli di pergamena.
Ne apro uno e la prima cosa che vedo è di nuovo il simbolo del sigillo , ora più grande e meglio riconoscibile. Al di sotto , vi è un'altra scritta.
Draco dormiens nunquam titillandus
Uno di quei momenti in cui vorrei conoscere il latino.
Dopo la ripetizione del mio nome e dell'indirizzo , finalmente c'è un testo.
Cara signorina Elisabeth ***
Siamo lieti di informarla che lei è stata accettata per frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Troverà una lista di tutti i libri e dell'equipaggiamento necessario.
I corsi iniziano il 1 di Settembre. Aspettiamo un suo gufo e entro e non oltre il 31 Giugno.
Sinceramente sua
Minerva McGonagall
La mia testa non smette di ronzare. Scuola di Magia. Siete stata ammessa. 1 settembre.
Tutte quelle informazioni mi ribollono in mente , e non riesco a smettere di tremare. Sono stata accettata in una nuova scuola , dove a quanto pare non vengono insegnate la matematica e la storia ma... altre materie. Magiche.
Il cuore mi batte all'impazzata quando apro il secondo foglio. Come scritto nell'altra lettera , è una lista di oggetti.
La divisa è l'unica cosa "normale" scritta in questo foglio. Per il resto , libri di magia dai titoli bizzarri , set di erbe , un calderone e addirittura una bacchetta! Mi lascio sfuggire una risatina , tanto sono felice. Potrò andare in una nuova scuola , dove nessuno mi conoscerà e , ancora più fantastico , sarà una scuola per maghi!
Ero sempre stata convinta di avere qualcosa di speciale , di diverso dagli altri , e ora so cos' é. Finalmente conquisterò il posto che mi spetta!
Tutta felice , riesco finalmente a dormire , sapendo già che bacchette e calderoni popoleranno il mio sonno.
La mattina sono già in piedi alle sette e mezza. Scendo in cucina , e vedo mia madre , intenta a preparare la colazione. Ho la lettera dietro la schiena , e sono ansiosa di mostrargliela.
-Buongiorno mamma!- esclamo , sedendomi al tavolo.
-Elisabeth! Hai dormito bene?- risponde , sorridendomi e scarmigliandomi i capelli.
-Si certo! - dico , con un enorme sorriso. Mia madre inclina la testa di lato , con un sorriso curioso.
-Qualcuno qui è molto felice vero? Posso sapere il motivo? -
Le porgo la lettera in silenzio , stropicciandomi le mani.
Mamma apre la busta e legge le due pagine. Non sembra particolarmente sorpresa , solo rassegnata. Sospira e richiude la busta.
Io sono in attesa , vorrei quasi rosicchiarmi le unghie. La mamma prende una sedia e si siede vicino a me , guardandomi negli occhi.
-Vuoi già andarci vero?- esordisce.
Io annuisco , sicura.
-Si , lo voglio davvero mamma.-
-Sapevo che sarebbe arrivata anche per te. Sapevo che era solo questione di tempo. -
Io alzo un sopracciglio. Cosa vuole dire?
-In che senso?-
Senza dire niente , mia madre si alza ed esce dalla cucina. Quando ritorna , ha in mano un astuccio di velluto rosso , di forma allungata. Lo mette sul tavolo e me lo indica.
-Aprilo.-
Lo prendo con mani tremanti e faccio scattare la chiusura di metallo dorato. Nella stoffa rosso scuro , seminascosta dalle pieghe di seta , un sottile rametto di legno marrone. Lo tiro fuori e lo guardo meglio alla luce della finestra. Non è un ramo d'albero , ma una bacchetta. Incise nel legno , piccole rose nero ebano con spine altrettanto minuscole. Sono senza parole.
-Quindi... anche tu..?- domando , balbettando. Lei annuisce , abbassando lo sguardo.
-Si. Sono stata una strega anch'io. E anche tuo padre.-
Se mi cadesse il testa il soffitto , sarei meno tramortita. Sono senza fiato. Loro... mi hanno tenuta nascosta la verità..
-Non mi avete mai detto niente! - dico , arrabbiata. Lei alza le mani , in segno di difesa.
-Come potevamo Beth? Avevamo deciso di rinunciare a quel mondo , non volevamo essere altro che semplici babbani!-
-Babbani?- dico , sorpresa.
-Le persone che non possiedono poteri magici.-
- Perché avete deciso di abbandonare il vostro mondo?-
Mia madre abbassa il coperchio della custodia della bacchetta , e la serratura si chiude con uno scatto.
-Quando tuo padre e io ci sposammo , ci fu una guerra. Uomini cattivi erano seguaci del più terribile mago oscuro che la storia abbia mai visto. Uccidevano chiunque si opponesse a loro , e la distruzione e la paura regnavano sovrane. Io e tuo padre avevamo appena finito gli studi a Hogwarts che decidemmo di partire , di fuggire da quel mondo che ci avrebbe potuto rovinare. Non volevamo che i nostri figli crescessero nel terrore. Fu diciannove anni fa. Tuo padre trovó il suo lavoro in banca , io in ufficio , e decidemmo di sposarci. Poi , dopo circa cinque anni , venisti al mondo tu , e appena ti strinsi fra le mie braccia per la prima volta , capii due cose. Che saresti stata al sicuro fra i Babbani , ma che avresti scoperto la verità sulle tue origini in ogni caso. Avevamo deciso di parlartene quando sarebbe arrivata la lettera. Mi dispiace tanto Elisabeth di averti tenuta all'oscuro. L'abbiamo fatto solo per il tuo bene.-
Io resto in silenzio. Dentro di me non so se essere arrabbiata o grata per tutto questo. Mi hanno protetta e salvata da un mondo di terrore , ma mi hanno anche chiuso gli occhi sulla verità. Mia madre mi guarda con aria colpevole , le mani chiuse in grembo e le guance pallide.
-Se deciderai di frequentare Hogwarts , sappi che io sono d'accordo. E so che anche tuo padre lo sarà quando glie lo diremo.-
Annuisco lentamente e mi alzo da tavola. Mia madre mi guarda preoccupata.
-Beth..-
La zittisco con un gesto.
-No , non preoccuparti sto bene. Ho solo bisogno di tempo per pensare.-
Annuisce lentamente e mi lascia andare.
-La decisione sarà solo tua.-
-Lo so... grazie.-
In camera , mi siedo sul letto con la lettera fra le dita. In realtà , so già quale sarà la mia decisione. Ho trovato il mio posto , il perché della mia esistenza , il motivo per cui sono qui. Andrò ad Hogwarts. Avrò il coraggio di essere ciò che voglio.
Sono passati due mesi da quel giorno (anzi , notte) in cui ho ricevuto la mia lettera. Abbiamo spedito il gufo con la risposta come indicato , e oggi , finalmente , si va a Diagon Alley per gli acquisti della scuola. Ho imparato alcune cose sul mio nuovo mondo. Mia madre e mio padre mi hanno insegnato molto di ciò che dovrò sapere. Hogwarts è la più prestigiosa delle scuole , ed é divisa in quattro case. Grifondoro , Serpeverde , Tassorosso e Corvonero , ognuna legata ai rispettivi fondatori della scuola. La Casa di appartenenza viene decisa da un cappello magico , in una cerimonia chiamata Smistamento. Mia madre era una Corvonero , mio padre un Grifondoro. Mi hanno parlato di Hogsmeade , del Quidditch , degli scacchi magici e di una quantità di altre cose. Spero di essere pronta!
Mio padre suona il clacson dalla strada , segno che é ora di sbrigarsi. Mi lego i capelli in una coda di cavallo e mi guardo allo specchio , sorridendo. L'accesso per Diagon Alley si trova in un'altro lato di Londra , e ci mettiamo un pó per arrivare.
Finalmente , mio padre parcheggia la macchina e ci avviciniamo a piedi , fino ad arrivare ad un muro. Sto per chiedere se abbiamo sbagliato strada , quando mia madre sfodera la bacchetta e tocca una serie di mattoni , come una sequenza stabilita ripetuta mille e mille volte. Poi , accade. Vedo compiersi la prima magia della mia vita. Il muro si ripiega su se stesso , i mattoni si girano e si rivoltano fino ad aprire un buco , un sentiero , una strada. E al di là del muro , lo spettacolo è a dir poco meraviglioso. Due file ininrerrotte di negozi , botteghe e piccoli caffè fiancheggiano una grande strada lastricata , piena zeppa di persone. Bambini , ragazzi già in divisa , genitori preoccupati in cerca dei figli , persi fra la folla di persone. Risate , urla e imprecazioni riempiono l'aria di Diagon Alley , accompagnate dai versi striduli e dai pigolii sommessi di alcuni gufi , barbagianni e civette esposte in gabbie di ferro all'interno di un negozio chiamato Serraglio Stregato. Sono senza fiato. I miei , accanto a me , si sorridono; dopotutto , il loro mondo deve essergli mancato un sacco.
Ci inseriamo nella folla , cercando di trovare tutte le attrezzature necessarie. Mentre mia madre mi spinge all'interno di un negozio di abbigliamento per le uniformi , mio padre si dirige alla Banca dei Maghi per prelevare i soldi necessari. Dopo le uniformi vengono la bilancia e gli ingredienti per le pozioni , poi il calderone e i libri , infine è il turno della bacchetta.
Mia madre , carica di pacchetti , mi indica il negozio di bacchette di Olivander.
-È il più grande fabbricante di bacchette del mondo Beth. Troverà quella adatta a te come ne a trovata una per moltissimi altri maghi. -
Sono un pó nervosa , ma papà mi mette una mano sulla spalla , con un sorriso rassicurante.
-Non preoccuparti. Andrà tutto bene.-
Quando entro , la luce esterna si riduce notevolmente. Uno spazio non troppo largo , polveroso come se non fosse stato spazzato per anni. E alti scaffali di legno , pieni fino al soffitto di astucci chiusi e grigi. Un bancone stracolmo di altri contenitori e bacchette varie occupa una buona metà della stanza , ma è vuoto.
-Un nuovo cliente! Uno studente del primo anno... un ragazzo! -
Una voce allegra rimbomba nella stanza e un vecchio sbuca da uno degli scaffali. È alto e rugoso , con pochi capelli ma dagli occhi ancora brillanti.
-Ehm... una ragazza in realtà.- rispondo , imbarazzata.
- Prima bacchetta immagino!-
-Sì...io..-
Non faccio in tempo a finire che un lungo metro di stoffa inizia a prendermi le misure da solo , come se avesse vita propria. Il vecchio , intanto , afferra qualcuna delle custodie e ne estrae alcune bacchette.
-No...no questa non va...- dice , rimettendone una a posto.
-Questa forse...mmh... tieni cara , prova questa.-
Mi porge una bacchetta color marrone chiaro , ma appena la afferró , lancia scintille di fuoco blu , incendiando uno dei registri d'incasso sul bancone. Il proprietario si affretta a spegnere il piccolo incendio , asciugandosi la fronte con il dorso della mano.
-No , no. Decisamente non va bene. -dice , riprendendosi la bacchetta.
Io sono mortificata e sto per chiedere scusa , ma il vecchio si slancia verso una nuova bacchetta , stavolta più scura e pesante.
-Otto pollici e mezzo , legno d'ebano e piuma di fenice.. una bellezza! Sù , scuotila! -
Faccio come mi ordina , ma dalla bacchetta esce una luce viola che lo abbatte , facendolo volare dall'altra parte della stanza. Terrorizzata , corro da lui ad aiutarlo a rialzarsi. Non si scompone e scoppia a ridere.
-Non va bene nemmeno questa volta! Ma... credo di avere qualcosa.-
Come colto da illuminazione , si alza in piedi e inizia a frugare in mezzo ad un grosso cumulo di bacchette chiuse nelle scatole fino a quando , trionfante , ne riemerge con una scatola in pugno. Estrae una bacchetta marrone chiaro , e me la porge.
-Dieci pollici , legno di faggio , interno con crine di unicorno. -
Quando la prendo , ho il terrore di provocare nuovi disastri , ma in mano la bacchetta manda solo piccole scintille. Il vecchio mi guarda sorridendo.
-È la bacchetta a scegliere il mago , e lei ha scelto te!-
La guardo sorridendo.
Lasciare Diagon Alley è stato bruttissimo , ma era ormai ora di cena quando siamo tornati a casa. Per pranzo , abbiamo preso un gelato tutti insieme , in un posto chiamato Gelateria di Florian Fortebraccio. Dopo il pranzo , abbiamo comprato il resto delle attrezzature , compreso....un gufo! Nella lettera della scuola era scritto che ogni studente può portare un animale , un gufo , un rospo oppure un gatto. Abbiamo optato per il gufo , che ora sbatte le ali sulla gabbia , impaziente di volare. Gli ho dato il nome Edgar , ma ho commesso l'errore di chiamarlo Ed , cosí ora risponde solo a quel nome. Sono stanchissima per tutti questi acquisti , ma ormai manca solo una settimana! Non vedo l'ora di prendere l'Espresso per Hogwarts , al Binario 9 e 3 /4. Anche stanotte , faccio molta fatica a dormire , soprattutto con accanto al letto , appoggiata sul comodino , la mia bacchetta magica.
L'ultima settimana dell'estate passa piuttosto in fretta. A metà settimana io e mia madre abbiamo preparato insieme il baule , mettendoci una quantità di cose enorme. Libri , divise , scatole di erbe , il calderone , boccette d'inchiostro , fogli di pergamena arrotolati , la nuova piuma d'aquila che mi hanno comprato come regalo di buon inizio di anno scolastico. Insomma , il baule peserà un quintale!
La domenica sera , giorno precedente la partenza , mi obbligo di dormire. Non posso arrivare a domani stanca e assonnata , perché non voglio perdermi nulla di tutto ciò che vedrò. Alle nove e mezza mi infilo a letto , con le coperte tirate su fino alle orecchie. Gli occhi brillanti di Ed sono l'unica luce della stanza , e mi conforta saperlo vicino al mio letto.
Ed è sotto al suo sguardo vigile che , finalmente , mi addormento.
A quaranta minuti dalla partenza del treno , io , mia madre e mio padre spingiamo un carrello di metallo con il mio baule e la gabbia di Ed. La stazione di King's Cross è affollata di persone e valigie , ma nessuno sembra notarci particolarmente. Finalmente , intravedo i binari 9 e 10 , e la barriera di mattoni che li divide. Quando arriviamo li di fronte , mio padre si avvicina e mi sussurra all'orecchio.
-Corri senza fermarti. Non pensare a niente , corri e basta.-
Annuisco , ingoiando a vuoto , il cuore a mille. Ho il terrore di rompermi la testa su quel muro , ma non mi resta che fidarmi. Prendo un grande respiro , afferro il carrello e inizio a correre. Non vedo altro che il muro e , propio quando mi aspetto di sentire il cranio frantumarsi contro il cemento e la pietra , mi sento catapultata in avanti , come se fossi passata attraverso un velo.
Chiudo gli occhi , ma non faccio in tempo a contare fino a uno , che sento di nuovo la terra sotto i piedi. Quando riapro gli occhi , Ed mi guarda arrabbiato , arricciando le penne , come a riproverarmi di aver corso senza motivo. Dietro di me , anche mia madre e mio padre sono arrivati e , alla parete di mattoni , il cartello con la scritta Binario 9 e 3 / 4 indicano che siamo nel posto giusto. Con noi ci sono una quantità di altre persone , ragazzi e bauli , che sembrano tutti conoscersi fra loro. Il mio imbarazzo è alle stelle , ma non dico nulla. L'enorme mole di ferro rosso dell'Espresso per Hogwarts occupa tutto il binario , e alcuni ragazzi sono già saltati a bordo , altri stanno ancora salutando i parenti. Di fronte a me , un ragazzino con i capelli neri , scarmigliati come se si fosse appena alzato dal letto , sopporta con malcelata ironia i baci pieni di rossetto di sua madre , che non fa altro che piangere e toccarlo incredula. Per fortuna , i miei non sono così teatrali.
Mia madre mi abbraccia improvvisamente e , quando si rialza , ha gli occhi un pó lucidi.
-Buona fortuna Elisabeth. Studia e fatti tanti amici.
Mio padre le fa eco.
-Sai che ti vogliamo tanto bene tesoro. -
-Lo prometto. Mi impegnerò e avrò nuovi amici.- dico , sforzandomi di non piangere. Della mia vita a Londra , loro saranno la parte che mi mancherà di più.
Improvvisamente , il rumore del treno quasi in partenza ci interrompe. I miei mi aiutano a caricare il baule e mi salutano con un ultimo bacio. Anche gli altri studenti si affrettano , e finalmente siamo tutti dentro. Senza rendermi conto , mi infilo nel primo scompartimento che trovo , e subito attacco il viso al vetro , continuando a guardare i miei in mezzo alla folla.
Il treno parte e l'ultima immagine che ho di loro è il tenero abbraccio che li unisce , gli occhi pronti a cogliere anche solo una ciocca dei miei capelli al di là delle impenetrabili pareti del treno.
-Sei entrata nel mio scompartimento. -
Mi volto e vedo chi ha parlato. È il ragazzo della stazione , quello con la mamma piangente e adorante. In effetti , ha ancora le guance sporche di rossetto.
-Ehm... hai le guance sporche.- gli dico , sforzandomi di non ridere. Lui si stropiccia la pelle con forza , e le tracce rosse scompaiono.
Mi siedo sul comodo sedile imbottito , di fronte a lui. Sembra un pó strano , con la pelle pallida , i capelli neri e gli occhi azzurri stralunati , infilato in una felpa di almeno due taglie più grandi.
A interrompere quel silenzio quasi ostile , ci pensa Ed , sempre smanioso di uscire.
-È un gufo!- esclama il ragazzo , avvicinandosi alla gabbia.
-Si chiama Edgar.-
Prima ancora di accorgermene , lo vedo alzarsi e aprire la gabbietta.
-Non aprire! - grido , ma ormai è troppo tardi; Ed spicca il volo e esce dallo scompartimento.
Resta a guardarlo volare via , ma io lo supero con un balzo e gli corro dietro.
In mezzo al corridoio , una donna un pó anziana spinge un carrello carico di dolci e caramelle , ma Ed le va addosso , sferzando l'aria con le ali. La povera signora inizia a urlare , nel tentativo di scacciare il gufo dalla testa. Le urla e i versi arrabbiati di Ed attirano gli altri studenti fuori dai loro scompartimenti , e marea di teste sbucano dalle porte , curiosi e ridenti. Deve essere propio una scena divertente. Ma non per me.
Inizio a tirare Ed per le piume , fino a quando , finalmente , non si stacca. Ancora evidentemente arrabbiato , si appollaia sulla mia spalla. La povera vecchietta continua a tremare , spaventata.
-Mi dispiace tantissimo! Un mio amico ha aperto la gabbia per sbaglio e il mio gufo è fuggito! È ferita?-
- Non preoccuparti ragazza , sto bene. Solo un grande spavento. -
Vedendo che lo spettacolo è finito , tutti gli studenti tornano a chiudersi nei propri scompartimenti , delusi.
Il carrello che spinge la donna è pieni di caramelle , e ci sono anche quelle che ho comprato a Diagon Alley. Per farmi perdonare , compro un pacchetto di Gelatine Tutti Gusti +1 e uno di Api Frizzole. Tornando allo scompartimento giusto , Ed continua ad essere arrabbiato , le penne arruffate e gli occhi gelidi. Per essere un gufo , possiede emozioni molto umane.
-Perdonami anche tu Ed , ma non posso lasciarti libero qui sul treno. Però quando arriviamo a Hogwarts ti lascio fuori dalla gabbia quanto vuoi. -
Ed sembra meno furioso e , quando lo rimetto in gabbia , vi entra senza problemi. Mi butto senza forze sul sedile , più imbarazzata che arrabbiata. Il ragazzo che ha dato inizio a tutta questa baraonda mi guarda divertito.
-Piaciuto il giretto a Ed? - ridacchia.
Io lo fulmino con lo sguardo.
-Non è divertente.-
La sua espressione si fa colpevole , e mi mette una mano sul braccio.
-Hai ragione , ti chiedo scusa. Non pensavo fuggisse a quel modo.-
Faccio un piccolo sorriso , rimettendomi a sedere.
-L'importante è che sia andato tutto bene. Avevo paura di aver fatto male alla signora delle caramelle.-
-Gli altri ti avrebbero uccisa se fosse successo!-
-Non ne dubito!-
Il ragazzo sorride e accarezza Ed da dietro le sbarre della gabbia. Il gufo chiude gli occhi , godendosi le coccole.
-Come ti chiami? - chiede , improvvisamente.
-Io?- chiedo , sorpresa.
-Si tu. So il nome del gufo e il tuo no.- continua , rimettendosi a sedere.
-Nemmeno io conosco il tuo! - ribatto , punta sul vivo.
-Su inizia tu!- dice allegramente , mettendo le braccia dietro alla testa.
-Elisabeth. Ora tocca a te!-
-Jake. E da dove vieni?-
-Da Londra. E tu?-
-Anche io. Sei nata Babbana? -
-No , i miei sono entrambi maghi , ma non mi hanno mai raccontato niente fino a quando non ho ricevuto la lettera. E tu?-
-No , sapevo già tutto in realtà. Hai fratelli o sorelle? -
-No , figlia unica. E tu?-
-Due sorelle più piccole , terribilmente rompiscatole.-
Scoppio a ridere , e lui sembra sorpreso.
-Perché ridi?-
-Il rompiscatole sembri propio tu sai?-
-Sta zitta! - ribatte , cercando di sembrare arrabbiato.
Passiamo il resto della mattina e del pomeriggio a chiacchierare , mangiare caramelle e a giocare con Ed. Lo abbiamo fatto uscire di nuovo dalla gabbia , ma stavolta abbiamo tenuto la porta dello scompartimento ben chiusa , in modo che non potesse scappare. Jake è anche lui del primo anno , cosí verremo Smistati insieme quando arriveremo. Ancora non sa a quale Casa verrà destinato , e nemmeno io ne ho idea , ma spero di trovarmi bene comunque , qualunque sia la mia destinazione.
Dopo qualche ora , Jake esce dallo scompartimento per permettermi di indossare la divisa. Mi sento strana , con la gonna grigia e la cravatta , ma mi sento anche felice , perché finalmente sembra tutto più vero , più reale.
Esco dallo scompartimento per dare il tempo a Jake di vestirsi , e vedo anche altri studenti , già pronti , iniziare ad uscire. Fuori dalla finestra é già buio , e manca poco all'ora di cena.
Jake mi si affianca , e lentamente le rotaie del treno si fermano.
-Dobbiamo scendere. Forza , andiamo.-
Ci affrettiamo ad uscire , spinti da una folla di altri ragazzi. Quando metto piede a terra , mi sento già a casa. Ho il cuore che batte a mille , e Jake sembra essere nelle mie stesse condizioni. - Primo anno! Primo anno qui!-
Un uomo enorme , dalla lunga barba marrone e i capelli lunghi dello stesso colore , si sbraccia dall'altro lato della banchina. Una piccola folla di studenti è già accanto a lui. Io e Jake ci affrettiamo a seguirlo.
Ci porta sulla riva di un enorme lago scuro , su una sorta di piccolo porto; decine di barche di legno sono attraccate al molo , e l'uomo barbuto le sta indicando con la mano.
-Salve a tutti! Benvenuti alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts! Io sono Rubeus Hagrid , guardiacaccia della scuola. Su , salite sulle barche e attenti a non cadere in acqua , la piovra gigante ne sarebbe felice!-
-P..piovra gigante? - balbetto , piuttosto spaventata. Jake mi sorride.
-Già. Lo sanno tutti che c'è una piovra nel lago di Hogwarts.-
I miei non mi hanno detto niente , e già vedo mia madre sospirare e mio padre alzare le mani , come a volersi difendere.
Io non c'entro! È stata un'idea di tua madre.
Che avrei dovuto dirle Richard! È stato meglio non spaventarla
-Elisabeth? -
Jake mi guarda e mi fa un cenno con la mano.
-Dobbiamo salire in barca.-
Annuisco e mi lascio guidare , entrando in barca lentamente. Il legno scricchiola paurosamente , e un brivido mi scende lungo la schiena. Finalmente , anche Jake entra e la barca inizia a muoversi , staccandosi dalla terraferma. La superficie del lago è piena di barche , e la luce delle lanterne assomiglia ad una miriade di lucciole. La barca aggira un grosso scoglio e , improvvisamente , vediamo Hogwarts , in tutta la sua maestosità. Il castello è arroccato su una montagna , come se vi fosse cresciuto , li da sempre. Le torri , i camminamenti protetti da mura merlate e le finestre luminose ci sovrastano , imponenti e severe , ma al tempo stesso piene di poesia , di calma , come se ci aspettassero da sempre. La mia casa. Sono arrivata a casa.
Quel pensiero mi rassicura , e il pericolo della piovra e dell'acqua gelida scompare dalla mia testa. Accanto a me , Jake prova le stesse sensazioni , e ci sorridiamo. L'avventura è cominciata.
Le porte della Sala Grande si spalancano per farci spazio , e noi studenti entriamo. I tavoli delle quattro Case accolgono tutti gli studenti degli altri anni , che ci sbirciano curiosi , scommettendo su chi di noi entrerà nella loro rispettiva Casa. La professoressa Minerva McGonagall , con un abito scuro e il cappello a punta , ci precede dritta e severa. Io e Jake siamo vicini e aspettiamo trepidanti che la cerimonia di Smistamento abbia finalmente inizio. L'ansia inizia a salirmi dentro , soprattutto quando vedo la McGonagall prendere un rotolo di pergamena e avvicinarsi allo spiazzo fra il tavolo degli insegnanti e i tavoli degli studenti. Al centro , un alto sgabello era occupato da un cappello vecchio e sbrindellato , con una sorta di ghigno strappato nella stoffa. La professoressa chiese il silenzio , e tutti gli studenti smisero di chiacchierare , e tutti gli occhi vennero puntati su di lei.
-Come ogni anno , siamo qui per determinare la Casa di appartenenza di ogni nuovo studente di questa grande scuola. Ora , chiamerò il nome di ognuno di voi , e chi verrà chiamato si siederà qui. Io gli metterò il cappello e lui determinerà la vostra Casa.-
La prima a essere chiamata è una ragazzina bionda che ho visto alla stazione. Si avvicina allo sgabello , ci sale sopra e , tremante , scompare sotto il cappello , troppo grande per la sua testa. È un attimo , e il cappello grida dallo strappo della stoffa.
-Tassorosso! -
Il tavolo dei Tassorosso esplode in un boato di gioia , e la ragazzina sorridente viene accolta fra loro. La professoressa non si scompone e continua a chiamare nuovi nomi.
Corvonero , Grifondoro , Serpeverde , Serpeverde , ancora Tassorosso. I nomi si susseguono velocemente , e nuove grida di gioia si aggiungono a quelle dei Tassorosso. I ragazzi di fronte a me diventano sempre meno , fino a quando sento il mio nome. Le mie orecchie non sentono nulla , solo il lontano brusio degli studenti. Gli occhi severi della McGonagall mi fulminano , e i miei piedi si muovono in automatico. Mi siedo sullo sgabello e , per un attimo , vedo tutta la Sala Grande di fronte a me , mille volti felici , dubbiosi e curiosi degli studenti , prima che il buio cali sui miei occhi.
Bene , bene. La figlia di Richard e Clara! Elisabeth , giusto? Oh , vedo intelligenza qui e molta , molta impulsivitá. E coraggio da vendere , direi. Mi ricordi qualcuno... comunque , è...
-Grifondoro! - tuonó il cappello. Un attimo dopo , i miei occhi tornano a vedere il mondo. Il tavolo dei Grifondoro urla di gioia , e mi fanno segno si sedermi. Salto giù dallo sgabello , e Jake , dall'altra parte della stanza , mi sorride e alza il pollice in segno di approvazione.
Corro a sedermi su una delle panche lunghe di legno al tavolo dei Grifondoro; molti di loro mi danno pacche sulla schiena , altri si congratulano.
-Ben fatto!-
-Benvenuta!-
Io sorrido vagamente , mentre altri studenti vengono Smistati. Poi , è il turno di Jake. Lo vedo camminare con passo sicuro verso lo sgabello , e la McGonagall gli mette il cappello sulla testa. Nemmeno il tempo di sperare e incrociare le dita , che anche Jake è Smistato.
-Grifondoro! -
La mia voce si unisce al coro di giubilo , e gli faccio spazio accanto a me.
-Congratulazioni! - esclamo , felice. Lui mi sorride e annuisce , contento anche lui.
Lo Smistamento dura ancora un pó , e poi finalmente si conclude. Dopo il discorso di inzio anno , iniziamo finalmente a mangiare.
Arrosto di manzo , creme di verdure , insalate e bistecche di cervo adornano la tavola , e mangiamo tutti con gusto. Io , che non mangio nulla da quando io e Jake abbiamo finito il pacchetto di Api Frizzole , mi riempio continuamente il piatto di cibo. Ed è anche buonissimo. Jake , gli angoli della bocca sporchi di rosso , sembra perso nelle costolette di maiale in salsa piccante , e non ci diciamo nulla. Alla fine della cena , un ragazzo con appuntato sulla divisa un distintivo , chiama a se gli studenti del primo anno. Quando mi avvicino , leggo sul piccolo pezzo di metallo la scritta Prefetto.
Il ragazzo ci fa segno di seguirlo e ci conduce fuori dalla Sala Grande. Saliamo le scale fino alla Torre Sud , davanti ad un ritratto di una signora in sovrappeso , stretta in un vestito rosa.
-Ragazzi , questa é la porta della nostra Sala Comune. Da qui , ci sono anche le strade ai dormitori maschili e femminili. Per aprirla , dovrete recitare una parola d'ordine.-
Il prefetto si avvicina alla tela e dice , con voce imperiosa.
-Tutti Gusti + 1. -
Il dipinto della Signora Grassa si sposta , aprendo un varco. Il prefetto entra dentro e noi lo imitiamo. All'interno , la Sala Comune ci accoglie con il suo calore , che viene dal camino acceso in mezzo alla stanza. Poltrone rosse e divani del medesimo colore occupano la stanza , facendola assomigliare ad un grande salotto. Il prefetto allarga le braccia , indirizzandoci ai rispettivi dormitorio.
-Lí si va per i dormitori maschili , dall'altro lato quelli femminili. I vostri bauli sono già nelle vostre stanze , e non vi resta che rilassarvi un pó. Però vi consiglio di andare immediatamente a dormire , domani sarà il primo giorno di lezione e oggi è stato molto stancante.-
Il prefetto si dirige al dormitorio , e noi restiamo soli; chi va subito a letto e chi resta ancora ad oziare in Sala Comune. Io e Jake restiamo in piedi , accanto al camino.
Sbadiglio , e improvvisamente mi accorgo di quanto sono stanca.
-Credo proprio di andare a dormire , sono distrutta. -
Jake annuisce.
-Vado anch'io. Domani ci vediamo a lezione? -
-Certo! Non vedo l'ora di iniziarle! -
Jake scoppia a ridere.
-Anche io! Va bene , si è fatto tardi. Buonanotte Elisabeth!-
-'Notte Jake!-
Lo vedo voltarsi e dirigersi verso i dormitori maschili , i capelli ancora scarmigliati. Io mi volto nella direzione opposta , ed entro nella stanza che mi é stata assegnata. Fortunatamente , sono ancora sola , e ne approfitto per indossare il pigiama e salire sul letto. Ed , ancora nella gabbietta , agita le ali per uscire. Gli apro la porticina della gabbia , e il gufo si arrampica sul mio braccio.
-Domani ti porto alla Gufiera , insieme agli altri uccelli. Sei contento? -
Ed spalanca le ali e io gli accarezzo la testa , come faceva Jake sul treno. Gli occhi gialli gli si chiudono , e si lascia accarezzare per un bel pó. Lo rimetto in gabbia , e lui nasconde la testa sotto l'ala.
Mi infilo sotto le coperte , sentendo l'arrivo delle altre ragazze della stanza. Faccio finta di dormire. Domani le conosceró , indosseró la divisa e andrò a lezione con Jake. Poi , andrò al campo di Quidditch , in biblioteca a studiare e porterò Ed alla Guferia. Domani.
Domani farò ogni cosa , e tutti i giorni che seguiranno.
Sorrido sotto le coperte.
Finalmente... finalmente , sono a casa.
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