(9)
Cora aprì gli occhi con il ticchettìo della pioggia che batteva contro la finestra; si alzò dal letto, tirò le tende ed osservò con un’espressione sconsolata il panorama al di là del vetro: il cielo grigio, ricoperto di nuvoloni carichi di acqua, le appariva come un’estensione atmosferica del suo stesso umore.
Non le importava niente né del massacro compiuto nella villetta in riva al mare né della droga che aveva assunto per ben due volte nell’arco della stessa nottata: i suoi pensieri, la sua preoccupazione, il suo malumore erano tutti rivolti a Rich. A lui ed al suo rifiuto. Perché il suo era stato un rifiuto. E se lo aveva già percepito la notte precedente, adesso che si era svegliata con la mente lucida, e ricordava tutto quanto perfettamente, era ancora più orribile ed imbarazzante.
Se solo avesse potuto, sarebbe rimasta nella propria stanza per il resto della propria vita piuttosto che ritrovarsi faccia a faccia con lui, ma purtroppo quell’opzione non era contemplabile, e dopo aver emesso un profondo sospiro, la giovane si avvicinò alla porta della stanza e l’aprì lentamente, affacciandosi all’esterno con il viso.
“Rich?” chiamò timidamente il suo coinquilino, ma non ottenne alcuna risposta; impiegò pochi minuti a capire che non c’era nessun altro nell’appartamento al di fuori di lei, ed a quel punto rilassò i muscoli delle spalle. Non era una novità che Rich uscisse senza avvisarla, ed in quel momento era perfino contenta che non ci fosse. Almeno avrebbe rinviato il momento imbarazzante del faccia a faccia per un altro po’.
Cora uscì dalla propria camera, andò in cucina e si lasciò cadere su una sedia con un sospiro; un attimo più tardi aveva le mani affondate tra i capelli neri ed ondulati e lo sguardo fisso sul tavolo. Aveva lo stomaco completamente vuoto, non ricordava nemmeno quante ore prima aveva consumato l’ultimo pasto, ma anche quello non aveva la minima importanza. Niente aveva importanza davanti al rifiuto di Rich.
Tutti gli uomini volevano andare a letto con lei, alcuni come Austin erano disposti perfino a pagarla generosamente, e l’unico che l’aveva rifiutata era stato anche l’unico che le interessava davvero.
Era stata costretta a fare i conti con sé stessa dopo due mesi in cui lei e Rich vivevano sotto lo stesso tetto: si era presa una cotta per lui benché non conoscesse nulla sul suo conto al di fuori del suo nome. Immaginava benissimo quello che faceva per vivere, gl’indizi c’erano stati, i campanelli d’allarme pure, ma non gliene fregava niente: le aveva offerto un posto dove stare benché non avesse alcuna responsabilità nei suoi confronti, aveva perso il conto di quante volte l’aveva salvata od aiutata e non aveva mai approfittato di lei, a differenza di quel figlio di puttana che aveva incontrato il giorno precedente in spiaggia.
Per la prima volta nella propria vita si era presa una sbandata per un ragazzo, e com’era prevedibile lui non ricambiava.
Ma c’era stata quella volta, pensò la giovane spostando le mani dai capelli al viso, c’era stata quella notte che avevano trascorso insieme e quello che c’era stato tra loro due era stato reale. E dal momento che era stato reale, perché la notte precedente non c’era stato un seguito?
E perché, se non era interessato, a volte diceva delle frasi che sembravano lasciar intendere l’esatto contrario, come il giorno prima in spiaggia?
“Interrompo qualcosa?”.
Cora era così immersa nei propri pensieri da non essersi resa conto del rientro del suo coinquilino; quando si girò di scatto, sorpresa, e lo vide davanti alla porta già chiusa, l’imbarazzo la ridusse al silenzio ed il panico iniziò a farsi strada nel suo corpo perché non aveva ancora pensato a come comportarsi in sua presenza. Non si aspettava nemmeno di vederlo rincasare così presto, in realtà sperava di evitarlo ancora per un po’.
“N… No… Io…” balbettò, per poi fermarsi e prendere un respiro profondo e ritrovare il controllo “no, stavo solo pensando”
“Sembravi più disperata che pensierosa”
“No, è il tempo. Divento malinconica quando ci sono giornate come questa. Non mi è mai piaciuta la pioggia” rispose la giovane, distogliendo lo sguardo da quello del suo coinquilino; quella che gli aveva appena raccontato non era una bugia. Odiava davvero la pioggia perché quando era brutto tempo non poteva uscire da casa sua ed essere al sicuro almeno per un po’ di ore “dove sei stato?”
“A far fruttare il rimborso materiale di ieri notte, dato che non siamo stati molto fortunati con i contanti ed i gioielli”
“Cioè?”
“Sono già riuscito a rivendere tutti gli oggetti che ho racimolato nella villetta. Guarda un po’” Rich tirò fuori da una tasca dei pantaloni una mazzetta consistente di banconote verdi. Molto più consistente di quella che Cora aveva trovato nel barattolino dello zucchero “il tuo principe azzurro dal portafoglio senza fondo dovrà mettersi l’anima in pace per un po’ perché con questi soldi e con quelli che hai trovato anche tu puoi prenderti una piccola vacanza dal lavoro”
“D’accordo” rispose la ragazza in tono monocorde, sempre col viso rivolto altrove; l’espressione di Rich si corrucciò perché quella non era la reazione che si aspettava.
“Cora, si può sapere che hai?”
“Niente”
“Sei una pessima bugiarda, te l’ha mai detto nessuno?”
“Non sto mentendo”
“Bene, allora ripetilo guardandomi negli occhi”.
Cora avrebbe voluto far tutto fuorché quello, ma si ritrovò costretta ad obbedire. Con uno sforzo non indifferente si girò verso Rich e con altrettanta fatica lo guardò negli occhi; sapeva di essere una pessima bugiarda, e temeva che lui potesse leggere la verità guardandola semplicemente nelle iridi scure. Più lo fissava e più sentiva le guance diventare calde.
Avrebbe voluto ripetere di non avere assolutamente nulla in tono convincente, ma non riuscì nemmeno ad aprire bocca; non riusciva a fare altro che fissare il suo coinquilino, lottando contro l’impulso di chiedergli perché continuava a lanciare messaggi contrastanti che la confondevano soltanto.
“Continui a ripensare a ieri notte, vero?” domandò lui, rompendo il silenzio per primo “continui a ripensare a quello che è successo e non riesci a guardarmi in faccia in questo motivo. Cora, abbiamo già affrontato questo argomento. Nessuno ci collegherà a quello che è successo perché avevamo i guanti e non abbiamo lasciato impronte, e non avresti ottenuto nulla se fossi entrata nella prima centrale di polizia per denunciare quel tipo”
“Ma io non sto affatto ripensando a ieri notte. Non me ne importa nulla, non sono pentita. Quel bastardo ha avuto solo ciò che meritava, e se tornassi indietro non cambierei niente”
“Si tratta della droga?” chiese allora il giovane “ti sei pentita di averla presa? Non devi pensare troppo nemmeno a questo perché non è successo nulla. Sei ancora viva e stai bene”
“No, non sto pensando alla cocaina”
“Ed allora qual è il problema?” insistette Rich, senza però ricevere alcuna risposta da parte di lei, sempre più in difficoltà “senti, tieniti i tuoi segreti, d’accordo? Io non ho tutto il giorno da sprecare con giochetti come questo. Esco di nuovo. E se te lo stai chiedendo, non so quando torno”
“Aspetta!” Rich stava per uscire dall’appartamento quando venne fermato dall’esclamazione di Cora; la giovane avrebbe potuto lasciarlo andare, così da porre fine a quel momento estremamente imbarazzante, ma qualcosa la spinse a cambiare idea all’ultimo istante “non volevo irritarti, non sto giocando a nessun giochetto. Tutto quello che è successo ieri sera non c’entra nulla col mio umore. Sono così perché… Perché oggi è il mio compleanno”
“Tutto qui?”
“Sì… Beh… Cioè… Sono sempre triste quando arriva questo giorno” mormorò la ragazza, abbassando nuovamente il viso e lo sguardo “ti ho già raccontato il mio passato, e puoi immaginare che a casa mia i compleanni non erano una priorità. Non… Non ne ho mai festeggiato uno. Nemmeno quando andavo a scuola”
“Stai dicendo che non hai mai avuto una festa con i ragazzini del quartiere ed una torta con le candeline accese?”
“No, mai” rispose Cora, tormentandosi l’unghia del pollice destro “non ho mai fatto amicizia con nessuno del quartiere in cui abitavo. Tutti erano troppo spaventati da… Mio padre per avvicinarsi a me. Neppure a scuola, per quel che l’ho frequentata, non mi sono mai legata a nessuno. Ho sempre… Non so come spiegarlo, ma ho sempre avuto l’impressione che tutti nutrissero una sorta di repulsione nei miei confronti. Era come se riuscissero a capire tutto con un solo sguardo”
“Cora” la giovane sollevò il viso di scatto sentendosi chiamare per nome “mi stai chiedendo di festeggiare il tuo compleanno?”.
‘No, cazzo, in realtà voglio chiederti di uscire con me. O qualcosa di simile. O di andare di là in camera e fare quello che non abbiamo fatto ieri notte’ pensò Cora, mordendo con forza l’interno delle guance ‘dici che sono una pessima bugiarda, ma poi sei il primo a non capire niente di come stanno davvero le cose’.
“No… Cioè sì… Cioè… Sì, credo di sì, ma sono ancora in debito con te visto che ieri non siamo riusciti… Ci sono stati… Però hai detto che stai uscendo. Devi fare qualcosa di urgente?”.
Rich guardò Cora per qualche istante e poi scoppiò a ridere con la mano sinistra posata allo stomaco.
“Ti rendi conto che non ho capito nulla di quello che hai detto ad eccezione dell’ultima frase? Sì, dovrei uscire, ma non è niente che non possa recuperare un’altra volta”
“Non voglio che rinunci a qualcosa d’importante per me”
“Cora, se io adesso uscissi sono sicuro che al mio ritorno ti ritroverei esattamente nello stesso punto in cui sei ora e sempre con quell’aria sconsolata, e finiremo per ripetere lo stesso discorso che stiamo facendo adesso e vorrei evitarlo. Quindi, è molto più semplice chiederti che cosa vuoi fare per il tuo compleanno ed assecondarti. E di certo lo scopo dei soldi che abbiamo guadagnato non è andare a riempire il nostro barattolo dello zucchero”
“Beh… Non so se è esatto dire che quei soldi li abbiamo guadagnati”
“Sono comunque nostri”
“Sei sicuro che non stai rinunciando a nulla d’importante solo per accontentarmi?”
“Sicuro”
E per quale motivo stavi per uscire?: la tentazione di rivolgergli quella domanda era così forte che Cora si ritrovò costretta a mordersi l’interno delle guance per non lasciarsela sfuggire; tanto sapeva già che sarebbe stato tutto inutile, che non avrebbe avuto alcuna risposta precisa e che Rich avrebbe sviato il discorso, ma adesso aveva iniziato a chiedersi se il suo coinquilino usciva sempre per affari o se a volte doveva vedersi con qualcuno.
Mentre erano in spiaggia le aveva detto di non aver mai avuto una ragazza in vita propria, ma come poteva essere certa che fosse la verità?.
“Cora!”
“Mh?” la giovane sbatté le palpebre e guardò il suo coinquilino “cosa?”
“Eri di nuovo persa nel tuo mondo di fiabe, tutto rosa e luccicante. Ti ho chiesto almeno tre volte in che modo vuoi festeggiare il tuo compleanno”
“Sì, ti ho sentito, stavo solo pensando” mentì la ragazza, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro e muovendosi a disagio sulla sedia “in realtà non lo so bene, perché non ho mai festeggiato un compleanno… Non voglio niente di esagerato… Vorrei… Ecco, vorrei passare una bella serata”
“Una bella serata” ripeté l’altro giovane, e lei annuì con la testa.
“Sì, non voglio pensare a niente in particolare. Voglio solo passare una bella serata, come fanno gli altri ragazzi”
“Beh… D’accordo. Se è questo che vuoi, allora questo avrai. Vai a prepararti per la tua bella serata” disse Rich scrollando le spalle; Cora balbettò qualcosa d’incomprensibile in risposta e si alzò subito, contenta di poter sparire per un po’ nella propria camera da letto. E non appena chiuse la porta, posò la fronte contro il legno e si lasciò andare ad un lungo sospiro. Avrebbe voluto anche colpirla con un pugno, ma poi dall’altra parte Rich avrebbe sentito il rumore.
Si chiese come poteva trascorrere con lui un’intera serata dal momento che non riusciva quasi a parlargli; la conversazione che avevano avuto era stata a dir poco imbarazzante e non aveva alcuna intenzione di ripeterla. Si chiese anche quanto tempo sarebbe riuscita a resistere prima che qualche frase in grado di rovinare tutto quanto non le scappasse dalla bocca, ed ovviamente non riuscì a trovare una risposta.
In realtà non voleva nemmeno pensare ai diversi modi in cui poteva andare quella serata. In realtà le era già passata la voglia di uscire insieme, e quella del compleanno era stata una bugia pietosa.
Era stata sincera quando aveva detto di non aver mai avuto una festa, ma non era affatto vero che quel giorno era il suo compleanno. Non era nemmeno in piena estate.
Ormai era inutile piangersi addosso, e Cora non aveva nemmeno nessuna intenzione di uscire e svuotare il sacco riguardo la bugia raccontata (altrimenti in un modo o nell’altro sarebbe stata costretta a dire la verità sul proprio malumore), per cui allontanò la fronte dalla porta e si avvicinò all’armadio per scegliere qualcosa da indossare; i vestiti che possedeva erano pochi, gli abiti da sera con cui usciva per lavoro erano indecenti ed alla fine la scelta ricadde su alcuni che aveva rubato dalla lavanderia: un paio di jeans chiari ed una semplice canottiera bianca. I capelli neri li legò in un chignon in cima alla testa. Non le piaceva più lasciarli sciolti perché ogni volta che vedeva il proprio riflesso ripensava all’aggressione che aveva subìto da parte delle altre ragazze del quartiere.
Si guardò allo specchio e subito dopo si chiese che cosa stava facendo: che senso aveva controllare di non avere nulla fuoriposto dal momento che quello a cui stava per andare era tutto fuorché un appuntamento romantico? Non poteva nemmeno definirlo un’uscita tra amici perché non era certa che quello che c’era tra lei e Rich fosse un rapporto d’amicizia. In realtà lei per prima non sapeva in che modo definirlo.
Quando uscì dalla camera, lui la stava già aspettando in salotto, con una sigaretta tra le labbra. Si vestiva sempre e solo di nero, ed anche in quell’occasione non faceva eccezione: la maglietta a maniche corte che indossava era nera, così come i pantaloni e le scarpe da ginnastica.
Cora lo guardò in silenzio fino a quando il giovane non si rese conto di non essere più solo. Rich si voltò, la vide ferma davanti la porta aperta della camera ed inarcò le sopracciglia.
“Sei pronta?” le chiese dopo essere rimasto in silenzio per un po’; Cora avvertì un tuffo al cuore. Avrebbe voluto sentire Rich pronunciare una frase del tipo wow, sei uno schianto vestita così, ma anche quello non aveva alcun senso perché il loro non era un appuntamento romantico e perché non indossava nessun vestito che lasciava ben poco spazio all’immaginazione. Si limitò ad annuire con la testa ed a fare un mezzo sorriso, lui si alzò dal divano ed insieme uscirono dall’appartamento.
Presero l’ascensore per evitare di fare tutti i piani a piedi ed una volta all’interno dello stretto abitacolo il silenzio diventò così imbarazzante da spingere la giovane a dire qualcosa; con la coda dell’occhio si accorse che sulla maglietta a maniche corte del suo coinquilino era impresso lo stemma di una delle sue band preferite e si aggrappò a quello per iniziare una conversazione.
“Bella la maglietta che indossi”
“Grazie” si limitò a rispondere lui, lo sguardo fisso davanti a sé, e la giovane si chiese a che cosa stesse pensando.
“Ce l’hai… Ce l’hai da molto?”
“Mh, non me lo ricordo. Avevo anche un cappello simile”
“Avevi?”
“Sì, avevo. L’ho perso alcuni mesi fa”
“Ohh, e come è successo?”
“Mh” mugugnò di nuovo il ragazzo “nemmeno me lo ricordo. Dev’essermi caduto da qualche parte”
“Che peccato” mormorò Cora, abbassando il viso, e l’imbarazzante conversazione terminò in quel modo, trasformandosi di nuovo nel silenzio assoluto. La giovane si guardò attorno, la sua mente divagò e la riportò indietro al giorno in cui aveva incontrato un cliente così impaziente che non era riuscito ad aspettare nemmeno il tempo di salire in camera. Aveva bloccato quello stesso ascensore in cui si trovava ora ed avevano consumato un rapido rapporto sessuale lì dentro. Ricordava che non le era piaciuto affatto perché l’aveva presa da dietro, ed era stato rude e doloroso.
Ma ora non le sarebbe affatto dispiaciuto se fosse stato Rich a bloccare l’ascensore.
Cora venne riportata alla realtà dalle proprie fantasie dal trillo che segnava l’arrivo a destinazione e dal suono metallico delle porte scorrevoli che si aprivano, ed una volta all’esterno dell’hotel, mentre salivano in macchina, Rich le chiese nuovamente che cosa voleva fare, se nel frattempo le era venuta in mente una destinazione precisa.
“No” rispose lei stringendosi nelle spalle esili “ma magari girando in macchina vedo qualcosa d’interessante”
“Come preferisci. Tanto per noi la benzina è gratis” sospirò l’altro giovane, mettendo in moto la macchina, urtando i nervi già a fior di pelle della ragazza.
“Se non vuoi posso scendere subito”
“Era una battuta, Cora. Possibile che tu non capisca mai quando una persona è seria e quando invece sta scherzando?”
“Non sono io che non capisco le battute, è il tuo senso dell’umorismo che fa schifo” rispose lei, e lui scoppiò in una breve risata “Rich, pensi che lo abbiano trovato?”
“Mh? Chi?”
“Lui. Josh. Quel figlio di puttana”
“Ahh, lui. E ricordi ancora il suo nome? Io l’avevo già completamente dimenticato”
“Dici che lo hanno trovato?”
“Non lo so, ma se sei così curiosa possiamo passare per di là e controllare coi nostri stessi occhi. Non sono un esperto a riguardo, ma dicono che l’assassino torna sempre sul luogo del crimine”
“Perché?”
“Beh, non lo so, per compiacere personale immagino. Allora, ci stai?”
“Sì” disse la giovane, senza la minima esitazione; era una cosa macabra e perversa, ma la curiosità prevaleva su ogni altra emozione. Rich ghignò ed accontentò subito la richiesta di Cora: imboccò la strada che il giorno precedente li aveva condotti alla villetta in legno bianco e quando arrivarono nel quartiere la risposta era già davanti ai loro occhi. In lontananza, videro una folla consistente di persone che si era riversata in strada e bloccava il passaggio a qualunque mezzo. Si vedevano anche delle luci rosse e blu, forse di una vettura della polizia o di un’ambulanza o di entrambe.
“Guarda, guarda. A quanto pare siamo arrivati al momento giusto” commentò Rich, parcheggiando la macchina vicino al marciapiede “vuoi scendere ed andare a dare un’occhiata più da vicino?”
“Sì” di nuovo, Cora rispose senza alcuna esitazione e scese dalla macchina insieme al suo coinquilino. I due giovani s’incamminarono verso la folla e più si avvicinavano più si rendevano conto che le persone si erano radunate proprio attorno a quella villetta. La ragazza sentì il cuore iniziare a battere più forte, ma non dalla paura. Voleva avvicinarsi il più possibile per vedere più chiaramente, ma le persone formavano un vero e proprio muro, e non serviva a nulla provare a mettersi sulle punte dei piedi. Per Rich era tutta un’altra storia dato che tra loro due c’erano ben venti centimetri di differenza.
Le persone attorno a loro bisbigliavano, ma il rumore di tutte quelle voci insieme rendeva impossibile capire che cosa stavano dicendo.
“Mi scusi” Cora girò il viso di scatto verso Rich quando lo sentì rivolgersi a qualcuno della folla “saprebbe dirmi che cosa è successo?”
“Un ragazzo è stato ucciso in casa propria, lo hanno trovato poco fa i suoi genitori” a rispondere fu una donna di mezz’età “che orrore! Povera famiglia! Vengono qui da tantissimo tempo e lui me lo ricordo ancora quand’era alto così! Non riesco proprio a capire come sia potuto accadere qualcosa del genere, solo un mostro può essere capace di fare una cosa simile”
“Già, solo un mostro” commentò il giovane, tornando a fissare l’abitazione recintata “chissà dove andremo a finire di questo passo”
“E quella laggiù è la madre, poverina” continuò la donna “povera donna, non posso nemmeno immaginare quello che sta passando in questo momento”.
Non era difficile capire qual’era la madre di Josh. Cora la individuò subito in una donna inginocchiata a terra che stava piangendo e gridando istericamente. E l’uomo accanto a lei, pallido come un fantasma, andando per esclusione doveva essere il padre.
“Hanno anche un figlio più piccolo” Cora sentì la vicina di casa parlare ancora a Rich “povero anche quel ragazzo. Adorava suo fratello, era il suo esempio, come faranno a dirgli che adesso non c’è più?”.
Proprio in quel momento, in mezzo alla gente del vicinato affamata di morbosa curiosità, la ragazza vide due uomini della polizia scientifica portare fuori una barella coperta e caricarla dentro un furgone; in contemporanea, sentì il suo coinquilino stringere il suo braccio sinistro.
“Hai visto abbastanza o vuoi restare ancora?”
“Andiamo via” mormorò in risposta lei, e ben presto lasciarono alle proprie spalle le urla, i pianti, i vicini curiosi e le luci lampeggianti. Una volta risaliti in macchina, la ragazza non perse tempo ad esprimere il proprio disappunto.
“Sai qual è la parte peggiore di tutto questo? Per tutte quelle persone è stato brutalmente ucciso un ragazzo bravo ed innocente. Così perfetto da essere perfino un modello per il fratello minore. E se anche avessi provato a farmi avanti, nessuno mi avrebbe comunque creduta”
“Lascia perdere. Ciò che importa davvero è che ha avuto quello che meritava”
“E vuoi sapere un’altra cosa?” continuò la giovane “non ho sentito assolutamente niente dentro di me. Nulla di nulla. Nemmeno mentre guardavo sua madre piangere disperata. Non sono affatto pentita di quello che ho fatto… Questo fa di me una persona orribile?”
“Quel tipo non si è fatto alcuno scrupolo con te in spiaggia, semplicemente ha visto un’occasione e ne ha approfittato. Quindi no, non sei una persona orribile, Cora: gli hai solo restituito il favore”
“Se avessi davvero voluto restituirgli il favore avrei dovuto sodomizzarlo. Non ucciderlo”
“Beh, riguardo a questo voglio ricordarti che io ti avevo dato il suggerimento del manico di scopa” i due giovani si scambiarono un’occhiata e scoppiarono entrambi a ridere, e per qualche istante Cora dimenticò tutto il turbamento che aveva dentro di sé. Rich mise di nuovo in moto la macchina e lasciarono definitivamente alle spalle la scena del crimine ed il quartiere stesso.
Procedettero verso la parte opposta ed attraverso il finestrino la giovane vide che sul lungomare erano state allestite numerose bancarelle insieme a quello che era un vero e proprio lunapark, con tanto di montagne russe e ruota panoramica con le luci colorate. S’incantò ad osservare quello spettacolo meraviglioso così come settimane prima si era incantata a guardare le villette di periferia, e richiamò subito l’attenzione del suo coinquilino.
“Aspetta, non dirlo, lasciami indovinare: scommetto che stai per dire che in vita tua non sei mai stata nemmeno ad un lunapark, vero?” domandò lui, e lei ovviamente si limitò ad annuire con gli occhi ancora rivolti là “e scommetto che vorresti tanto andarci”
“Sì, per favore” la risposta immediata di Cora e la sua supplica suscitarono l’ilarità di Rich, che scoppiò nuovamente a ridere. Sembrava quasi che la parte in cui si erano fermati ad osservare le conseguenze dell’omicidio che avevano compiuto insieme non fosse mai esistita.
Parcheggiarono la macchina poco lontano e s’incamminarono a piedi così come stava facendo tanta altra gente; più si avvicinavano al lunapark ed alle bancarelle e più la giovane faticava a contenere la propria eccitazione. Era così euforica che avrebbe voluto iniziare a saltellare e battere le mani, e probabilmente lo avrebbe anche fatto se non fosse stata in compagnia di un ragazzo a cui voleva disperatamente piacere. Cercò con tutta sé stessa di non cedere ai propri istinti più infantili, ma quando si ritrovò nel bel mezzo del lunapark non riuscì a non rimanere con le labbra socchiuse in un’espressione meravigliata, al contrario dell’altro giovane che non era così altrettanto impressionato.
“Accidenti, Cora, sembra proprio che tu non abbia mai visto un posto simile in tutta la tua vita” commentò, a metà tra l’ironico e lo sconcertato “davvero non sei mai stata in un lunapark prima d’ora?”
“Ne ho visti, sì. Ma no, non ci sono mai stata. Non ho mai avuto nessuno con cui andarci”
“Ohh beh, c’è sempre una prima volta per tutto nella vita, e proprio tu ne sai qualcosa a riguardo” disse Rich, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni “allora, adesso che hai finalmente la possibilità di esplorare un lunapark, cos’è la prima cosa che vuoi fare?”.
Cora si strinse nelle spalle. Non ne aveva la più pallida idea.
“Non lo so, prima vorrei fare un giro”
“D’accordo, allora” sospirò lui “facciamo un giro”.
Cora annuì, ed insieme s’incamminarono l’uno affianco all’altra. Attorno a loro c’erano famiglie, gruppi d’amici e com’era prevedibile anche numerose coppie e ben presto la ragazza si ritrovò di nuovo a fare i conti con l’imbarazzo, il nervosismo e la solita domanda che ormai la tormentava in continuazione: cos’erano loro due se non potevano essere definiti né una coppia né degli amici?
Di nuovo, la giovane avvertì l’impulso di formulare quella domanda così diretta al diretto interessato e di nuovo si ritrovò costretta a lottare contro quell’istinto mentre cercava di restare impassibile all’esterno; lo sguardo le cadde per puro caso sulla bancarella di un tiro a segno. Il gioco era semplice: più bersagli colpivi con i pallini della pistola finta e più grande era il premio che vincevi.
Cora vide un ragazzo fare un tentativo per la sua ragazza e vide quest’ultima esultare quando lui riuscì a vincere il peluche di un orsacchiotto. Li osservò allontanarsi mano nella mano, con lei sorridente, con uno sguardo triste negli occhi scuri. Quanto avrebbe voluto essere quella ragazza, e quanto avrebbe voluto che Rich fosse quel ragazzo.
“Lo vuoi?”
“Mh?” la giovane si voltò a guardare il suo coinquilino con uno sguardo interrogativo perché non aveva capito la sua domanda.
“Stavi guardando il peluche che quella ragazza aveva in mano. Ne vuoi uno anche tu?” domandò di nuovo Rich.
“Ohh, no… Non lo so…”
“Lo stavi guardando con così tanta insistenza”
“Ma non importa, è una sciocchezza. Non lo voglio” protestò la ragazza, per nulla intenzionata a spiegare che ciò che aveva attirato la sua attenzione non era stato il peluche in sé ma il gesto che quel ragazzo aveva compiuto per la propria ragazza, ma l’altro giovane la ignorò completamente e si avvicinò alla bancarella del tiro a segno. Dall’altra parte del bancone c’era una donna che salutò entrambi con un sorriso e chiese subito se volevano sparare e chi dei due voleva farlo.
“Io, ovviamente” rispose lui, per poi girarsi verso Cora “quale vuoi?”
“Lascia stare” mormorò lei, spostando nervosamente il peso del corpo da un piede all’altro “è imbarazzante”
“Tu sei imbarazzante se continui a comportarti in questo modo” sospirò Rich per poi rivolgersi alla proprietaria della bancarella “che cosa devo fare per vincere uno dei peluche più grandi?”
“Devi buttare giù tutti i barattoli di latta”
“Tutto qui?” domandò lui, con arroganza “niente di più semplice”.
Cora, in disparte e con le braccia incrociate, roteò gli occhi e scosse la testa; osservò in silenzio i barattoli di latta cadere uno dopo l’altro, tutti colpiti al primo tentativo, e si chiese se Rich aveva insistito tanto per fermarsi in quella bancarella non per prenderle un pupazzo ma semplicemente per mostrare la propria abilità con una pistola in mano. Com’era prevedibile non un solo barattolo rimase in piedi ed il premio in palio era uno dei peluche più grandi, posizionati sulla mensola più in alto della bancarella. La scelta del giovane, dopo una rapida occhiata, ricadde sul peluche di un puma, e la donna lo consegnò direttamente a Cora.
“Sei fortunata” le disse, sempre con un sorriso “tutte le altre ragazze qui in giro t’invidieranno”.
Cora avrebbe voluto dire che non era fortunata e che nessun’altra aveva motivo d’invidiarla, e soprattutto che lei e Rich non erano una coppia come poteva sembrare ad una prima occhiata, ma preferì limitarsi ad un sorriso.
“Allora, ti piace?” le chiese lui mentre si allontanavano.
“Sì, è bello, ma avresti potuto scegliere qualcosa di molto meno ingombrante. Come faccio adesso a muovermi per il lunapark se riesco a malapena a tenerlo tra le braccia?”
“Non hai sentito quello che ha detto quella donna? Non vuoi essere invidiata dalle altre ragazze?”
“Ohh, e che motivo avrebbero per invidiarmi? Per questo pupazzo? No, non voglio essere invidiata da nessuno visto com’è andata a finire l’ultima volta. Un pestaggio ed un giro gratis dalla parrucchiera mi sono già bastati” commentò lei, per poi cambiare rapidamente argomento “sono in debito con te, hai fame? Posso offrirti qualcosa da mangiare?”
“Smettila con questa stupida storia dell’essere in debito, guarda com’è andata a finire ieri. Però se proprio ci tieni ad offrirmi la cena, non ti dico di no”
“Allora tieni questo pupazzo ingombrante e trova un posto comodo mentre io cerco qualcosa da mangiare”.
Cora non aveva fame, quello era semplicemente la prima idea che le era venuta in mente per allontanarsi un po’ da Rich. Quella di uscire insieme non era stata affatto una buona idea. Anziché fare chiarezza la stava confondendo sempre di più, e la fermata al tiro a segno non aveva affatto aiutato.
Non voleva allontanarsi troppo per non rischiare di perdersi, per cui si mise in fila davanti alla prima bancarella che attirò la sua attenzione più delle altre; mentre aspettava il proprio turno, con la coda dell’occhio, notò dei ragazzi poco lontano che la stavano osservando, ma li ignorò completamente. Perché, come aveva detto Rich, bastava vedere com’era andata a finire il giorno precedente.
C’era un basso muretto che costeggiava il marciapiede sul lungomare, ed il suo coinquilino aveva scelto quel posto per consumare la cena, e non era nemmeno l’unico ad avere avuto quell’idea dato che quasi tutti i tavolini erano occupati; Cora lo individuò senza la minima difficoltà, sia grazie alla sua altezza e magrezza, sia grazie ai vestiti neri che indossava e sia grazie all’ingombrante pupazzo che si era aggiunto a loro. Quando lo raggiunse, facendo attenzione a non far cadere né il cibo né le bibite che reggeva con entrambe le mani, si sforzò di sorridere nel modo più naturale possibile per evitare altre domande come si può sapere che cosa ti prende oggi?.
“Ecco qui!” esclamò posando tutto sul muretto e prendendo posto alla sinistra di Rich “ho preso dei tacos e della coca cola, spero ti piacciano”
“Hai preso dei tacos perché sono latino e quindi hai dato per scontato che mi piace il cibo messicano?”
“No, li ho presi perché sembravano appetitosi” rispose la giovane per poi spalancare gli occhi scuri “ho sbagliato?”
“Cora, sto scherzando” disse l’altro ragazzo per poi scoppiare nella sua strana risata “non finirò mai di divertirmi con questo giochetto”
“Contento tu. Ed io non finirò mai di dirti che hai un senso dell’umorismo distorto”
“Cora”
“Sì?”
“Ti posso fare una domanda?”
“Questo è un altro dei tuoi giochetti?”
“No, voglio solo farti una domanda”.
Cora lasciò subito perdere il tacos farcito abbondantemente con cui stava rischiando di sporcare la canottiera bianca che indossava, ed alzò il viso di scatto per guardare Rich. Era la prima volta che le rivolgeva parole simili e si chiese quale potesse essere la domanda che voleva rivolgerle.
“Chiedi pure”
“Come fai ad essere così normale dopo quello che è successo? Non sto parlando di ieri notte, ma della spiaggia” disse lui, ricambiando lo sguardo “qualunque altra ragazza a quest’ora sarebbe chiusa nella propria stanza a piangere. Tu no. Non solo non ti stai piangendo addosso, ma te ne stai tranquillamente seduta su un muretto a mangiare e bere a poca distanza dal posto in cui è successo tutto”
“Se è per questo, stiamo bevendo, mangiando e conversando tranquillamente anche a poca distanza dalla villetta in cui siamo stati stanotte, e né a me né a te importa molto” rispose la giovane con un mezzo sorriso per poi tornare seria; abbassò lo sguardo ed iniziò a giocherellare con la propria cannuccia “come credi che si comportino i clienti con me? Pensi che siano gentili solo perché vedono un bel faccino? Austin era un’eccezione, per tutti gli altri non è così. Per la maggior parte io non sono altro che un oggetto sessuale, una cagna da trattare come meglio preferiscono visto che pagano. Pensi che non sia mai stata presa con la forza da uno di loro prima di ieri? Che tu voglia o meno, se ti scegli la professione che faccio io ci devi fare l’abitudine”
“Già. Immagino sia così”
“Prima, in fila, c’erano dei ragazzi che mi stavano fissando. Ho fatto finta di niente. Lo so che è impossibile, ma mi guardavano come se sapessero esattamente quello che faccio per vivere”
“Te l’ho già detto ieri. I ragazzi non ti guardano per quel motivo, ma per altro. Sei più eccitante tu con questa canottiera e questi pantaloni che la maggior parte delle ragazze con addosso un vestito che ci sono qui. E non sono nemmeno della tua taglia. Li hai trovati in lavanderia?”
“Sì. Che senso ha spendere soldi in vestiti quando abbiamo una lavanderia in cui ti puoi rifornire gratis?”
“Già, ma è meglio se fai attenzione. Con la fortuna che ti porti appresso rischi di essere pestata a sangue dalla legittima proprietaria dei vestiti che rubi se continui così, ed io non posso sempre essere presente per salvarti al momento opportuno. E non voglio nemmeno cercare un altro hotel” rispose lui con un mezzo sorriso divertito. Cora pensò che non aveva tutti i torti. Con la fortuna che aveva, una situazione simile poteva davvero verificarsi prima o poi “comunque mi hai sorpreso. Credevo che per il tuo giorno speciale avresti indossato qualcosa di più particolare, tipo un vestito”
“I pochi vestiti che possiedo non sono adatti per un giro al lunapark. Con uno di quelli addosso sì che avrei attirato ancora più sguardi… E probabilmente mi sarei cacciata in qualche altro guaio”
“Probabilmente sì” commentò Rich, per poi rimanere in silenzio per un po’ “avresti indossato quell’abito blu a pois bianchi se lo avessi avuto?”
“Te lo ricordi ancora?” Cora sollevò di nuovo il viso con gli occhi spalancati, sorpresa che Rich ricordasse ancora non solo il vestito che aveva visto nella villetta, ma anche com’era fatto, e lui scrollò le spalle.
“Ricordo che lo guardavi come se fosse stato la cosa più bella al mondo. Allora, lo avresti indossato?”
“Probabilmente sì… Sì, penso proprio che avrei indossato quello. Non ho mai avuto un abito così bello”
“Se lo desideri così tanto, possiamo andare a prenderlo. Ci basta aspettare solo il momento giusto”
“No” rispose immediatamente la giovane, scuotendo la testa “no, ci è già andata bene due volte, non voglio tentare la sorte una terza. Va bene così. E poi te l’ho detto già quella notte, addosso a me sarebbe risultato volgare”
“Come preferisci” commentò il ragazzo senza insistere; mandò giù un sorso di coca cola e corrucciò le sopracciglia “Cora, perché stai sorridendo?”
“Perché stavo ripensando ad una cosa, ma non so se vuoi ascoltarla. Magari ti annoia”
“Ormai hai già iniziato a parlare, quindi dilla. A cosa stavi ripensando?”
“Ti ho già accennato che la mia famiglia era molto povera, ma non ti ho mai detto che a causa delle nostre condizioni economiche disastrose eravamo costretti a trasferirci spesso. Quando non riuscivamo più a pagare l’affitto, prima di passare dei guai con il padrone di casa, ce ne andavamo. Ricordo ancora momenti in cui sono stata svegliata nel cuore della notte ed ho dovuto raccogliere in fretta tutte le mie cose perché era arrivato il momento di andarsene di nuovo. Ohh, era sempre questione di pochi minuti, viste le poche cose che possedevo… In una delle tante cittadine in cui abbiamo vissuto per un po’ ero riuscita a legare con una ragazza. Stavo ripensando a tutto questo perché io non ho mai avuto una festa di compleanno, ma questa ragazza mi aveva invitato alla sua”
“Mh”
“Ricordo che è stata molto bella. E ricordo anche di aver conosciuto un ragazzo a quella festa di compleanno”
“E poi?”
“E poi… E poi basta. Non ho molti ricordi di quel periodo, e non so come mai mi è tornato in mente proprio adesso”
“Che vuol dire che non hai molti ricordi di quel periodo?”.
Cora si strinse nelle spalle.
“Questo è meglio se te lo racconto un’altra volta, non è il momento migliore”
“D’accordo, e quindi è stato più bello il compleanno di quella ragazza o quello che finalmente stai festeggiando tu?”
“Questo, senza alcun dubbio. È perfetto”
“E che altro vorresti fare nel tuo compleanno perfetto? O preferisci trascorrere l’intera serata su questo muretto?”.
A Cora non sarebbe dispiaciuto trascorrere l’intera serata proprio su quel muretto a parlare con Rich, ma era chiaro che lui non la pensava allo stesso modo e, dopo aver finito di mangiare, propose di fare un’altra passeggiata tra le bancarelle e le attrazioni; camminarono, in silenzio, e la giovane, con il peluche sottobraccio, si guardò attorno senza il minimo interesse. Il problema era sempre lo stesso: quello in cui si trovavano era un posto per coppie, e loro non lo erano affatto.
Certo, poteva dire di voler salire su una giostra e poi fingersi spaventata per stringersi a lui, ma a cosa sarebbe servito? Aveva ancora ben impresso nella mente il due di picche ricevuto appena la notte precedente nella lavanderia. Se anche gli avesse chiesto di fare un giro sulla ruota panoramica, per esempio, che cosa avrebbe ottenuto di diverso?
“Vuoi fare un giro su una giostra?”
“No”
“Allora non ha alcun senso che restiamo in un lunapark, non credi? Vuoi spostarti da qualche altra parte?”
“Possiamo camminare verso la città”
“Come vuoi” si limitò a commentare Rich, accontentando di nuovo Cora; i due giovani uscirono dal lunapark, lasciarono il peluche in macchina e poi si avviarono a piedi verso la direzione opposta. Continuarono a camminare in silenzio fino a quando un edificio illuminato non attirò l’attenzione della ragazza, che si bloccò all’improvviso ad osservarlo: l’edificio in questione era un cinema, e Cora disse a Rich che non ricordava neppure quand’era stata l’ultima volta che era entrata in un posto come quello.
“Io ci andavo spesso prima d’incontrarti, ed ancora adesso ci vado qualche volta. È poco lontano dall’hotel ed è aperto ventiquattro ore su ventiquattro, ma è un tipo di cinema ben diverso da questo se capisci quello che intendo”.
Cora aveva capito benissimo a quale genere di cinema si stava riferendo il suo coinquilino, ed in caso contrario bastava dare un’occhiata all’espressione che era apparsa sul suo viso ed al sorriso sulle sue labbra; preferì non commentare e prese in mano uno dei volantini pubblicitari per vedere quali erano i titoli che proiettavano al momento. Per puro caso, uno degli spettacoli iniziava da lì a poco.
“Potremo andare a vedere questo” propose, indicando il titolo con l’indice destro “la trama non sembra male, ed è sempre meglio che continuare a vagare senza una meta. È una commedia romantica”
“Una commedia romantica”
“Non c’è bisogno di ripeterlo con così tanto disprezzo. È un problema? Ahh, giusto, dimenticavo che hai appena detto che tu sei abituato ad un altro genere di cinema che trasmette tutto un altro genere di film”
“Non fare quella faccia, Cora. Con il lavoro che fai non puoi permetterti di fare la puritana. Magari un giorno di questi ti porto con me. Chissà, potresti scoprire di amare quel genere di cinema. Dai, entriamo”
“Guarda che non sei costretto a farlo” disse la giovane, senza muoversi dal marciapiede “non voglio che per te sia una tortura”
“Sei insopportabile quando fai così” Rich le strappò il volantino dalle mani ed entrò nel cinema, ed a Cora non rimase altra alternativa se non quella di seguirlo; pagò lui i biglietti per la commedia romantica e prese anche una bibita e delle popcorn che diede alla ragazza, nonostante lei gli avesse detto che non voleva nulla da bere e da mangiare. E non voleva nulla da mangiare e da bere perché aveva lo stomaco completamente annodato. Sottosopra per la tensione emotiva. Già prima aveva faticato non poco per finire i tacos e la coca cola.
La maggior parte dei giovani si erano riversati al lunapark sul lungomare e lo dimostrava la sala quasi completamente vuota: c’erano solamente altre quattro coppie oltre a loro due, e nessuna di esse era sulla loro fila di poltrone.
“Almeno è tranquillo” commentò lui, prendendo posto.
Cora si sedette a sua volta senza dire niente, poco dopo le luci in sala si spensero ed iniziò la proiezione del film che aveva scelto.
La trama che aveva letto sul volantino pubblicitario sembrava davvero interessante, ma la giovane non riusciva a prestare la minima attenzione alle immagini sull’enorme schermo ed ai dialoghi tra i vari personaggi. Anche se i suoi occhi scuri erano rivolti là, la sua mente era impegnata altrove. Continuava a pensare di essere intrappolata in un crudele gioco del destino (forse era la punizione per quello che avevano fatto la notte precedente?) perché anche se lei e Rich non erano una coppia, stavano percorrendo tutte le tappe di un classico appuntamento romantico: prima erano andati ad un lunapark, lui aveva vinto per lei un enorme peluche, avevano mangiato qualcosa chiacchierando e poi erano andati al cinema. Ed in un classico appuntamento romantico al cinema non si prestava molta attenzione alla pellicola trasmessa.
Una delle altre quattro coppie era seduta appena due file davanti a loro. Dopo poco più di mezz’ora dall’inizio del film, con la coda dell’occhio Cora vide il ragazzo usare la classica tecnica dello sbadiglio per passare il braccio sinistro attorno alle spalle della propria ragazza. La stretta allo stomaco si accentuò. Quanto avrebbe voluto che anche Rich lo facesse con lei. Ma era impossibile. E se mai avesse sbadigliato, lo avrebbe fatto sul serio, per la noia.
Poco dopo, dall’altra parte della sala, sempre a poca distanza da loro, vide invece una ragazza appoggiare la testa contro la spalla sinistra del proprio ragazzo, ed in automatico si chiese quale sarebbe stata la reazione del suo coinquilino se anche lei lo avesse fatto. Con la coda dell’occhio guardò Rich, seduto alla sua destra. Aveva il viso rivolto verso lo schermo, ma non era certa che a sua volta stesse seguendo lo scorrere del film. Era più probabile che fosse immerso nei propri pensieri e Cora si chiese quali fossero. Spesso, quand’erano insieme, notava dal suo sguardo che era assente mentalmente ed ogni volta si domandava il perché. E si domandava anche se era semplicemente pensieroso o se quello era solo uno dei tanti effetti della droga.
Non ne avevano più fatto parola dalla notte precedente, ma anche se lui le aveva assicurato che non era dipendente e che riusciva a stare anche tanto tempo senza farsi di cocaina, lei era più che certa che ogni volta che usciva dall’appartamento come prima tappa si fermava in quel parco vicino a quella fermata di bus per acquistare una dose. Poteva anche essere molto abile a mentire, ma i lividi che aveva sugli avambracci raccontavano una verità ben diversa.
Cora lasciò momentaneamente perdere la questione riguardante la droga e tornò a concentrarsi sul presente; non voleva ricevere un altro due di picche, ma al tempo stesso non sapeva se quello della notte precedente poteva considerarlo veramente un due di picche. Magari Rich non l’aveva assecondata perché non era completamente lucida. Temeva la sua reazione, ma al tempo stesso si rendeva conto che rischiava di sprecare un’occasione che difficilmente si sarebbe ripresentata ancora. Doveva provarci, almeno poi non avrebbe avuto alcun rimpianto.
Cora prese un profondo respiro insieme a tutto il coraggio che aveva in corpo e, prima di essere fermata da qualunque tipo di ripensamento, appoggiò la testa sulla spalla sinistra di Rich, proprio come poco prima aveva fatto quella ragazza con il suo ragazzo qualche fila più avanti; stranamente, contro ogni sua previsione, non accadde nulla. Non le passò il braccio attorno alle spalle, ma almeno non le disse di scostarsi.
La giovane sentì il cuore battere più forte. Se non si era opposto, allora significava che quel gesto non lo aveva infastidito. E se non lo aveva infastidito, allora c’era davvero la possibilità che aveva semplicemente frainteso ciò che era accaduto la notte precedente. E forse poteva spingersi oltre il semplice gesto di appoggiargli la testa sulla spalla.
Quando lei ed Austin trascorrevano notti intere in una delle tante camere dell’hotel, non passavano tutto il tempo a scopare. Di solito consumavano un paio di rapporti sessuali completi, a volte anche tre, ma per il resto se ne stavano semi sdraiati sul letto matrimoniale a parlare, ad accarezzarsi, a fare le coccole. Il punto debole di Austin erano i baci ed i morsi leggeri sul collo: lo eccitavano, lo facevano gemere, lo mandavano quasi fuori di testa.
Cora voleva vedere se lo stesso valeva anche per Rich, e decise che era arrivato il momento di provare il tutto per tutto. Piegò il viso di lato, verso destra, e prima di essere fermata da qualunque genere di ripensamento, posò le labbra sul collo per qualche breve secondo. Non sentì altro che i muscoli fare un piccolo spasmo da sotto la stoffa della maglietta, il viso e lo sguardo erano ancora rivolti allo schermo e non si erano mai staccati da lì. Lo interpretò come un invito a continuare, e non se lo fece ripetere una seconda volta.
Gli diede un piccolo morso alla base del collo, ed a quel punto lo sentì irrigidirsi; continuò a dargli dei piccoli baci, risalendo lentamente, ma quando arrivò al viso e gli posò una mano sulla guancia destra per invitarlo a girarsi,lui oppose resistenza. Cora provò una seconda volta, ma Rich non si mosse di un solo millimetro.
“Rich”
“Cora, no”.
La giovane sussultò, colpita dalla fermezza con cui il suo coinquilino aveva pronunciato quel monosillabo, sempre senza mai staccare lo sguardo dallo schermo, e si allontanò all’istante, sistemandosi di nuovo in modo composto sulla propria poltrona, troppo confusa, ferita ed amareggiata per dire qualunque cosa; anche lei fissò lo schermo fino alla fine della proiezione senza mai più guardare le coppie presenti nella sala, lottando contro il costante impulso di scoppiare a piangere.
Non guardò nemmeno Rich quando terminò la proiezione del film e le luci in sala si riaccesero, perché era troppo imbarazzata per farlo; e mentre le altre coppie si allontanarono verso l’uscita mano nella mano, sorridenti e discutendo della pellicola appena vista, loro lo fecero senza guardarsi e senza rivolgersi la parola.
Ritornarono nel punto in cui avevano parcheggiato la macchina nel più assoluto silenzio, e trascorsero nello stesso modo anche il viaggio di ritorno, con Cora che si tormentava le mani e continuava a pensare che sarebbe stato tutto molto meno pesante ed imbarazzante se Rich avesse acceso la radio come accadeva di solito. Ma evidentemente era così di pessimo umore da non avere voglia di ascoltare la musica.
La giovane rimase in assoluto silenzio fino al loro ritorno nell’appartamento, ma quando una volta rientrati vide il suo coinquilino avviarsi verso la propria camera da letto non riuscì più a trattenersi.
“Tutto qui?” domandò, appoggiata con la schiena alla porta d’ingresso e con la mano destra stretta attorno al pomello. Lui si fermò “non dici niente?”
“E cosa dovrei dire?” domandò Rich di rimando, senza voltarsi.
“Non pensi che dovremo parlare riguardo a quello che è accaduto al cinema?”
“Non è accaduto nulla”
“Appunto, non è accaduto nulla” rispose la ragazza per poi emettere un profondo sospiro. Sentiva la testa pulsare terribilmente “io… Non ce la faccio più a continuare in questo modo. Ho troncato i rapporti con Austin”
“Sì, l’avevo capito. E questa sera ne ho avuto la conferma perché quando hai parlato di lui lo hai fatto al passato”
“Bene, e visto che sei un osservatore così acuto non ti sei chiesto perché ho smesso di vederlo nonostante fosse un cliente di bell’aspetto e molto generoso?” Cora rimase in silenzio per qualche istante per poi proseguire “l’ultima volta che ci siamo visti, ha confessato di essere innamorato di me e mi ha anche proposto di andarmene via con lui, così non sarei più stata costretta a fare questa vita. Ed io ho rifiutato, gli ho spezzato il cuore e da quel giorno non l’ho più rivisto”
“Te l’avevo detto che l’interesse di quel tipo andava ben oltre la tua professione, altrimenti non si spiegavano le cifre esorbitanti che ti dava per trascorrere insieme l’intera notte. E questa è solo l’ennesima dimostrazione che i miei consigli ti entrano da un orecchio e ti escono dall’altro, perché se avessi accettato la sua proposta saresti stata apposto per tutta la vita”
“Ed a me cosa importa? Austin era un bravissimo ragazzo, ci sono rimasta malissimo quando sono stata costretta a spezzargli il cuore, ma non potrei mai stare insieme ad una persona per cui non provo nulla, anche se avessi un benessere economico illimitato per tutta la vita, anche se equivalesse a vivere in una di quelle bellissime villette che abbiamo visto insieme!” Cora era così presa dalla discussione da non essersi accorta di aver alzato la voce “insomma, possibile che tu non abbia ancora capito che ho rinunciato alla possibilità di avere una vita da sogno con Austin perché l’unico che m’interessa davvero sei tu?”.
La ragazza gridò quelle ultime parole, che riecheggiarono nell’appartamento prima di spegnersi nel silenzio più assoluto. Lei si ritrovò ansante, con il fiato corto, mentre lui ancora le dava le spalle.
“Dì qualcosa!” esclamò Cora dopo un po’, esasperata “dì qualunque cosa, ma smettila di restare zitto. Non lo sopporto più questo silenzio, mi sta facendo andare fuori di testa!”
“Non sono stupido, avevo capito anche questo. Ancora prima di quando mi hai chiesto di trascorrere la giornata in spiaggia”
“E…? Tutto qui?”
“Cos’altro dovrei aggiungere? Mi sembra di avertela già data la mia risposta”.
Cora si aspettava una risposta simile, ma nonostante ciò il colpo non si rivelò meno duro.
“Beh, potresti ridirmela in modo più chiaro e guardandomi negli occhi, oppure non riesci nemmeno a farlo?”
“Non ho alcun problema a guardarti negli occhi” rispose lui, girandosi subito e senza la minima esitazione “voglio solo concludere questa conversazione perché sta diventando abbastanza penosa. Quello che dovevo dirti te l’ho già detto, non ha senso aggiungere altro”
“Non hai detto nulla”
“Penso di avertelo fatto capire comunque”
“Già, sì… Allora avevo già capito tutto quanto ieri in lavanderia, non c’è stato alcun fraintendimento…” disse lei, muovendosi a disagio “quindi, in poche parole, questo significa che per te non è lo stesso. E allora se per te non è lo stesso, perché hai avuto dei comportamenti contradditori nei miei confronti?”
“Io non ti ho mai illusa in nessun modo, Cora, di quali comportamenti stai parlando?”
“Sto parlando di quando mi hai detto che solo un pazzo avrebbe potuto preferire una delle altre ragazze che battono qui fuori al posto mio, o di quando mi hai detto che potrei essere il sogno erotico di chiunque: perché hai detto frasi di questo genere se non le pensi davvero?”
“Ti ho sempre detto quello che penso, ma ciò non significa che valga lo stesso anche per me. Cora, erano frasi, d’accordo? Anche tu hai sempre detto che quel cliente che hai piantato in asso era bello, ma non per questo ti sei innamorata in automatico di lui. Anzi: hai buttato nel cesso quella che era la tua unica possibilità di avere una vita migliore per niente”
“L’ho fatto per te! Perché io voglio te, sei tu quello che mi piace davvero, non Austin. Lo sai che l’ultima volta che ci siamo visti continuavo a pensare solo a te? La giornata in spiaggia l’ho pensata in quei momenti!” esclamò la giovane, esasperata, stringendo con forza il pomello della porta “e se davvero non te ne importa niente di me, perché ieri ti sei preoccupato così tanto, mh? Perché hai voluto seguire quel ragazzo fino a casa sua per dargli quello che si meritava? E perché sei andato fuori di testa quando mi ha quasi sparato addosso? Vuoi ancora dire che questi non sono comportamenti contradditori?”
“Perché mi ricordi una persona a cui sono legato, tutto qui. Per quanto riguarda il resto, non ti ho mai illusa in nessun modo”
“Ahh, no?” Cora non voleva cedere e farsi vedere debole, ma la voce le uscì comunque tremante “e cos’hai da dire a riguardo della notte che abbiamo trascorso insieme?”.
Finalmente la giovane vide l’espressione impassibile di Rich scivolare via, sostituita da una di sorpresa.
“Cora, ma si può sapere di che cosa cazzo stai parlando?” domandò subito dopo lui “a quale notte ti stai riferendo?”
“Ohh, avanti, non ti ci mettere con questi giochetti stupidi ed infantili. Sai benissimo a quale notte mi sto riferendo! Quella in cui abbiamo dovuto scavare quella buca fuori città, la stessa in cui siamo stati in quella villetta. Davvero non ti ricordi quello che è successo quando siamo ritornati indietro? Davvero non ti ricordi che sono venuta a bussare alla porta della tua camera perché non riuscivo a dormire e volevo un po’ di compagnia? Hai accettato, sei venuto nella mia camera e… E siccome ero così tesa da non riuscire comunque a dormire, hai… Hai detto che ci avresti pensato tu a rilassarmi un po’” Cora terminò la spiegazione con voce tremante e sempre più incerta perché a mano a mano che andava avanti l’espressione sconcertata di Rich si accentuava sempre di più “è stato… Poco prima di vaneggiare a causa della febbre alta”
“Cora, è stato anche questo un vaneggiamento” ribatté lui “non sei mai venuta a bussare alla porta della mia camera ed io non sono mai entrato nella tua, e di certo non c’è stato nulla tra di noi. Non ti sei mai mossa fino a quando non ti sei svegliata urlando per colpa dell’incubo della scatolina”
“Ma… Ma non è possibile” mormorò la giovane mentre il pavimento si sgretolava metaforicamente sotto i suoi piedi “io… Io mi ricordo benissimo tutto quanto…”
“Beh, eri altrettanto convinta anche per quanto riguarda la scatolina, ed hai visto coi tuoi stessi occhi che ti stavi sbagliando” commentò lui “non credevo che fossi così disperata da arrivare al punto d’immaginare qualcosa tra noi due che non c’è mai stato”
“Non c’è bisogno di fare lo stronzo gratuitamente”
“Non sto facendo lo stronzo, ma non mi va giù di essere accusato di qualcosa che non ho fatto. Tutto quello che ho fatto l’ho sempre fatto perché mi ricordi una persona a cui sono legato, punto. Ma non ti ho mai illusa in alcun modo”
“Quindi, in poche parole, stai dicendo che non ricambi?”
“No”
“Non sono abbastanza bella?”
“Non ho detto questo”
“Eppure non sei interessato”
“Non sono in cerca di una relazione. In tutta onestà, non sono proprio un tipo da relazione”
“Non c’è bisogno di etichettarla come tale. Possiamo continuare ad essere coinquilini come abbiamo fatto finora, con l’eccezione di scopare quando capita l’opportunità… A te non farei mai pagare nulla”
“Mh-mh, e dopo quello che mi hai appena confessato questo ti basterebbe?”
“Sì” rispose immediatamente Cora; nonostante la sua voce sicura, Rich scoppiò in una risata sprezzante.
“Per favore, non farmi ridere! Se accettassi il tuo compromesso, tra pochissimo tempo ci ritroveremo a questo stesso punto, a discutere di nuovo perché vorresti di più. Ed io non voglio accettare perché non voglio perdere ancora tempo in discussioni patetiche come questa e perché ti ho già detto abbastanza chiaramente che non ti ho mai illusa. Non provo niente per te”
“Ohh, davvero? Questa discussione sarebbe patetica?”
“Sì, Cora, è patetica e lo sei anche tu perché non sei in grado di accettare un no come risposta. Sei proprio una bambina infantile e capricciosa”
“Vaffanculo” Cora si staccò finalmente dal pomello della porta d’ingresso ed attraversò di fretta il salotto per chiudersi nella propria camera da letto, ma quando passò affianco a Rich venne bloccata per il polso sinistro “che cazzo stai facendo? Lasciami subito andare!”
“Tu non mi mandi a fanculo dopo tutto quello che ho fatto per te, perché nessuno mi ha obbligato ad intervenire quella notte in quel vicolo cieco. E vuoi sapere una cosa? Col senno di poi, se non lo avessi fatto avrei evitato un bel po’ di problemi”.
Quello era troppo per Cora, già distrutta dal rifiuto netto ricevuto, che reagì d’impulso alle offese ed all’umiliazione: con la mano libera assestò a Rich uno schiaffo in pieno volto, così forte da risuonare nell’appartamento e da fargli girare il viso dall’altra parte. Lui rimase perfettamente immobile mentre lei era senza fiato.
“E tu non pensare che non reagisca se ti comporti così da stronzo” sibilò la ragazza, ma la sua rabbia vacillò quando lui tornò a fissarla. Lo sguardo nei suoi occhi faceva paura, ed era certa che da un momento all’altro l’avrebbe aggredita come aveva fatto la notte precedente con Josh. Glielo leggeva in faccia.
“Non farlo mai più, hai capito?” con sua enorme sorpresa, Rich non l’aggredì, ma era evidente la fatica che stava facendo per trattenersi, sia dalla sua voce e sia dai muscoli tesi “per questa volta farò finta di niente. Ma se dovesse succedere ancora, ti farò rimpiangere il giorno in cui sei nata. Adesso vattene in camera tua prima che possa cambiare idea”.
Rich lasciò andare Cora con una spinta e ritornò verso la porta d’ingresso dell’appartamento.
“Dove stai andando?” chiese lei, con gli occhi spalancati, massaggiandosi il polso sinistro.
“Che cazzo te ne frega?” rispose lui, in un sibilo, prima di aprire e sbattere la porta dietro di sé; la ragazza capì che non sarebbe rientrato prima del giorno seguente e che dopo quella discussione il loro rapporto si era incrinato in maniera irreversibile. Gli occhi si riempirono subito delle lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento.
Si chiuse nella propria camera, si lasciò cadere a pancia in giù sul materasso e scoppiò finalmente a piangere, le braccia avvolte attorno al cuscino.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top