(22)
“Io… Ho riflettuto molto su quello che mi ha detto, dottoressa, e mentre riflettevo mi sono resa conto di essere pronta per fare quel passo. E l’ho fatto. Ho preso il mio tempo, sono tornata indietro con la mente e mi sono soffermata su tutti quelli che sono i miei ricordi, lasciando cadere ogni barriera, e sa che c’è? A distanza di tutto questo tempo, non ho sentito niente. Niente che non fosse un enorme senso di pena per quelle persone. Non avrò mai delle risposte certe perché pur di non essere arrestate hanno preferito un proiettile in faccia, ma mi sono comunque fatta delle idee in base a quel poco che mi è stato raccontato ed a quello che ho visto coi miei occhi. Penso che la donna che credevo essere mia madre avesse così paura di perdere l’uomo che credevo essere mio padre che nella sua testa si è creata l’illusione che ciò non sarebbe mai accaduto se gli avesse dato un figlio. Penso che ci abbia provato, ma che non riuscendoci sia arrivata alla conclusione che se non riusciva a darglielo fisicamente glielo avrebbe dato in un altro modo, procurandoselo. Quello che non poteva immaginare era l’ossessione che lui avrebbe sviluppato per me. Sono sicura che mi odiasse con tutta sé stessa e che se avesse potuto si sarebbe sbarazzata all’istante di me, ma non l’ha mai fatto perché sapeva che poi ne avrebbe pagato le conseguenze. Mi ha sempre sopportata a fatica perché ero l’ossessione dell’uomo che amava, ma al tempo stesso mi odiava per lo stesso motivo. Nella sua mente distorta avrà pensato che ho fatto apposta a portarglielo via. No… No, non sento niente quando penso a lei, e non sento più niente nemmeno quando penso a lui, nonostante tutto quello che mi ha fatto. E adesso riesco a dormire la notte. È solo strano pensare che per sedici anni ci sono stati solo loro nella mia vita e poi, all’improvviso, se ne sono andati. Non sto dicendo che mi dispiace, anzi. Sono quasi morta con loro. È solo strano pensare che se ne sono andati così all’improvviso e così in modo violento… Sono una persona cattiva se dico che comunque era quello che si meritavano? E sà qual è un’altra cosa strana? Non sento niente nemmeno per i miei genitori biologici. Sono andata solo una volta a visitare la loro tomba, poi non sono più tornata… Ma forse questo è molto più semplice da spiegare dato che in fin dei conti sono degli estranei per me, visto che a causa di un incidente stradale non ho avuto la possibilità di conoscerli… Senza contare che quell’opportunità mi era già stata portata via una prima volta alla mia nascita” la giovane emise un profondo sospiro ad occhi chiusi prima di riaprirli “mi sento come se anche una parte di me sia morta quando questa storia ha avuto una fine. Sono stata Cora Cruz per diciannove anni della mia vita, e poi un bel giorno mi sono svegliata Rosa De La Torre. Ed è questo il nome scritto su tutti i miei documenti”
“E come ti senti quando pensi a Cora? Che cosa pensi di lei?”
“Non lo so come mi sento nei suoi confronti, ma penso che… Che…” la giovane si fermò di nuovo, questa volta per riflettere sulle parole giuste che stava cercando “penso che fosse una ragazza persa. Un guscio vuoto. Un guscio vuoto che anziché affrontare i traumi del proprio passato andava alla disperata ricerca di perpetuarli in continuazione, basta vedere quale professione si era scelta. Una ragazza persa e debole, che pensava di trovare un rifugio sicuro nella droga… Ed invece ha ottenuto solo che un’overdose ed una dipendenza”
“E riguardo la cocaina?”
“Ho chiuso con quella merda, mi lasci passare il termine. Mi sono completamente disintossicata e non è stato semplice, ma ora ne sono fuori e non ci voglio avere più nulla a che fare. Lei e quella che sono stata non esistono più, appartengono al passato. Ed io ho chiuso col passato. Ci sono momenti in cui faccio fatica a credere che i primi diciannove anni della mia vita siano esistiti davvero, dottoressa. A volte mi sento come se la mia vita, la mia vera vita, sia iniziata il giorno in cui mi sono risvegliata in ospedale”
“Hai fatto enormi progressi, Rosa” disse la dottoressa con un sorriso, dopo aver scritto qualcosa all’interno di una cartellina. La ragazza, seduta su una comoda poltrona, sorrise a sua volta “non molti pazienti dopo quattro anni raggiungono risultati come i tuoi. Alcuni impiegano molti più anni, altri non si sbloccano mai. E nel tuo caso, con quello che hai passato, è incredibile vedere come non fai parte di quest’ultima categoria”
“Quando sono finita in ospedale con la testa fracassata, i medici mi hanno detto che non avevano idea di come fossi riuscita a risvegliarmi ed a non aver subìto alcun danno grave e permanente. E quando ci sono finita di nuovo per colpa dell’overdose da cocaina, la dottoressa che si occupava di me mi ha detto che il mio cuore aveva smesso di battere per due volte e sono riusciti a salvarmi per le punte dei capelli. Non so per quale motivo, e penso che mai lo saprò, ma mi è stata concessa una doppia possibilità e sarei solo una stupida se la passassi a piangermi addosso, torturandomi con il pensiero di quello che è stato. Il passato è il passato e non può essere cambiato, ma ora sono qui, e le persone che mi hanno seviziata sia fisicamente che psicologicamente stanno marcendo sottoterra, quindi…” rispose la ragazza, scrollando le spalle, con un’espressione serena che però si corrucciò “è solo che non mi sembra di avere fatto così tanti passi in avanti come lei dice, dottoressa. C’è una parte del mio passato che ancora non riesco a ricordare, per quanto mi sforzi in continuazione, e risale a prima che mi venissero inferti i colpi alla testa. Qualcosa mi è tornato in mente, ma è successo anni fa e d’allora non si sono aggiunti altri ricordi più niditi. Gli unici che ho sono molto confusi, sembrano più un sogno”
“E cosa ti ricordi di quel periodo?”.
Sulle labbra carnose della giovane ritornò il sorriso.
“La cosa più nidita che ricordo, oltre all’ennesimo traslocco in una nuova città, è che avevo iniziato a frequentare un ragazzo”
“Vuoi parlarmi di lui? Abbiamo ancora un po’ di tempo”
“Vorrei… Ma è più quello che non ricordo che quello che mi è tornato in mente” rispose la giovane con un sospiro di frustrazione, appoggiando il mento sul palmo della mano destra “ricordo che è stato il mio primo, vero, ragazzo. Fino a quel momento non avevo avuto nessuno per colpa della possessività dell’uomo che credevo essere mio padre. Infatti ci siamo trasferiti in quella città perché era convinto che nel luogo dove stavamo prima avevo una storia, ma non era così. È arrivato perfino a mettermi le mani al collo perché era certo che gli stessi mentendo. Quella è stata la prima volta in cui ho avuto seriamente paura di morire. Quando… Quando ci siamo trasferiti in quella città, mia… La donna che credevo essere mia madre mi ha avvertita riguardo al commettere un’altra cazzata simile. Mi ha proprio detto che se avessi ricominciato a fare la stupida con un altro ragazzo, sarei andata incontro ad una punizione che avrei ricordato per il resto della mia vita. Non avevo alcuna intenzione di trasgredire, non dopo aver visto cosa lui era capace di farmi quando perdeva il controllo, ma quando ho conosciuto quel ragazzo non ci sono più riuscita”
“Come vi siete conosciuti?”
“Ohh, questo me lo ricordo molto bene. È uno dei pochi ricordi che mi è tornato in mente!” esclamò la giovane con un sorriso luminoso. Anche il suo sguardo si era illuminato “ed è una storia anche piuttosto buffa da raccontare. In quella città ero riuscita a farmi un’amica, la mia unica amica. In casa non mi davano mai soldi, così quando sono stata invitata per la sua festa di compleanno, per non presentarmi a mani vuote e fare una figuraccia, ho avuto la brillante idea di rubare una collanina da un negozio di bigiotteria. Credevo di esserci riuscita, invece sono stata vista da un ragazzo che lavorava lì dentro e sono stata subito fermata. Quel ragazzo è intervenuto in quel momento, pagando la collanina al posto mio, e così ha evitato che finissi dritta alla centrale di polizia. Credo che abbia anche evitato che venissi picchiata per l’ennesima volta. È così che ci siamo conosciuti. Capisce? Mi ricordo perfettamente il nostro primo incontro, ma non ricordo assolutamente come era lui. Niente. Vuoto totale. Nemmeno un piccolo particolare. Ci ho provato tante volte a sforzarmi, ma non è servito a niente”
“Perché per te è così importante riuscire a ricordare quella parte della tua vita?”
“Perché è l’unico pezzo che mi manca per avere il puzzle completo, non so se riesce a capire quello che voglio dire. Finchè non ce l’avrò mi sentirò sempre incompleta. Difettosa. Diversa dagli altri. Chi mai vorrebbe vivere la propria vita portandosi sempre appresso un vuoto? E poi… E poi penso che quello sia stato l’unico periodo bello dei miei primi diciannove anni di vita. Forse perfino il più bello”
“E perché credi che la tua mente non voglia ricordare?”
“Non lo so, è proprio questo che non riesco a capire” mormorò la ragazza, fissando il vuoto “sento come se la mia stessa mente stesse cercando di proteggermi da qualcosa, ma non riesco a capire da cosa. Lei che cosa ne pensa, dottoressa? Ricorderò mai del tutto quello che è successo? Perché per un periodo i ricordi avevano ricominciato a riaffiorare ed ora sono quattro anni che non si aggiunge nessun tassello nuovo? Ha mai affrontato un altro caso come il mio? Mi dica di sì, per favore, così saprò finalmente che cosa devo fare per ricordare”
“Rosa, non esiste un caso uguale ad un altro. Ogni paziente è a sé, con le proprie dinamiche e le proprie esperienze. E se anche coincidono con quelle vissute da un’altra persona, ciascuno le affronta sempre con occhi diversi e con un diverso impatto. Lo stesso trauma vissuto da due persone differenti può portare a percorsi diametralmente opposti: la prima lo può superare con la giusta terapia, la seconda può non superarlo mai pur avendo ricevuto le stesse cure adeguate. Ho avuto pazienti che avevano rimosso parti del proprio passato perché erano troppo dolorose da ricordare, di solito è così che funziona la nostra mente: cancella cose che non riusciamo a sopportare perché è l’unico modo per non impazzire e per andare avanti. Dovresti cercare di capire perché in questo caso si è attivato questo meccanismo in te: perché, se come dici tu, questo ragazzo ha segnato il periodo più bello della tua adolescenza, non riesci proprio a ricordarlo? Perché la tua mente ha eretto questo muro che sembra impenetrabile? Da cosa sta cercando di proteggerti?”
“È proprio questo che non riesco a capire” mormorò la ragazza, scuotendo la testa “ci ho pensato spesso, ma non ha alcun senso”
“Dai tempo al tempo, Rosa. Con gli enormi progressi che hai fatto su tutto quanto il resto sono fiduciosa che riuscirai ad afferrare anche l’ultimo tassello che manca al tuo puzzle, ma forse adesso non è ancora il momento giusto. Ricorda che hai subìto dei traumi alla testa importanti, anche questo influenza sui tuoi ricordi”
“Già… Deve essere così…” commentò lei, rigirando tra le dita una manica del maglioncino che indossava; la seduta era quasi terminata, mancavano appena una decina di minuti. Lanciò un’occhiata ad un orologio a muro e finalmente trovò il coraggio di parlare “c’è… Ci sarebbe una cosa di cui non le ho mai parlato in questi quattro anni, dottoressa… E penso di volerlo fare ora perché… Ho bisogno di un suo consiglio”
“Sono qui per questo, Rosa. Racconta”
“Ohh, fosse così facile. Sono quattro anni che non parlo più di questa cosa, ma nelle ultime settimane non riesco a pensare ad altro. Ho l’impressione che se non mi sfogo con qualcuno rischio di impazzire… Ma a casa non posso farlo. Austin non sa nulla a riguardo, e preferirei che continuasse a rimanerne all’oscuro. È la cosa migliore per entrambi” la dottoressa annuì con la testa, in un muto invito a continuare, e la ragazza riprese a tormentare una manica del maglioncino “quando facevo la prostituta e credevo che il mio nome fosse Cora, per due mesi ho condiviso un appartamento con un ragazzo e… E durante l’ultimo periodo della nostra convivenza abbiamo iniziato una specie di relazione”
“Vuoi parlarmi di lui?”
“Ohh! Non saprei nemmeno da dove iniziare” esclamò la ragazza, agitandosi sulla poltrona “che cosa posso dire dal momento che si è rivelato una persona completamente diversa da quello che credevo ed è stato lui che mi ha spinta ad iniettarmi in vena la mia prima dose di cocaina? Se non fosse stato per lui, sicuramente non avrei mai provato quella merda in tutta la mia vita. Tanti clienti me l’avevano offerta in svariate occasioni, ma fino a quel momento ho sempre rifiutato. Ma con lui non ci sono riuscita. Perché a lui non sapevo mai dire di no. E la relazione che abbiamo avuto… Ohh, sempre se così la posso definire… Non è mai stata… Non è mai stata sana. Anzi. È sempre stata tossica. Sotto tutti i punti di vista. Non era affatto un rapporto sano il nostro. Continuavamo a litigare e lui…"
“Era violento?”
“Cosa? No, no. Non in quel senso, almeno. Amava il sesso violento. O si faceva in quel modo o si faceva in quel modo, non esisteva un’alternativa. Mi ha sempre detto fin dall’inizio che non era in cerca di una vera e propria storia perché non gl’interessava, ed io ho accettato le sue condizioni perché m’importava solo di averlo, il come non m’interessava. E non m’interessava nemmeno sapere che avevamo due pareri completamente opposti sul nostro legame. Poi ho scoperto che in camera sua aveva una scatolina con dentro una collanina e la foto che lo ritraeva con una ragazza e che mi aveva mentito su molte cose, ed è finita che abbiamo litigato abbastanza violentemente e sono scappata via dopo avergli spaccato in testa un barattolo di ceramica per lo zucchero. Non l’ho più visto da quel giorno, ma ho scoperto che si trova in prigione per… Delle cose che ha fatto”
“Qual è il parere che mi vuoi chiedere a riguardo?”
“Le cose che lo hanno portato ad essere in prigione sono molto serie e ora rischia di essere altrettanto seria la condanna a cui deve andare incontro. Sono giorni che mi sto chiedendo quanto sarebbe una pessima idea se decidessi di vederlo un’ultima volta, prima che non sia più possibile. Solo per… Per chiudere il cerchio”.
Cora Cruz non esisteva più, né ufficialmente né nella sua testa.
Dietro suggerimento di Austin, oltre al percorso di disintossicazione all’interno di un’apposita e costosa clinica privata, la giovane aveva intrapreso un percorso di psicanalisi diventando paziente della migliore specialista dell’intera città. Non era sufficiente liberarsi dalla dipendenza fisica dalla cocaina, bisognava anche risalire alle ragioni che l’avevano portata a rifugiarsi nella droga, ed oltre a quelle c’era anche un passato di abusi fisici, mentali e sessuali da affrontare e superare per lasciarsi davvero ogni cosa alle spalle. C’erano diciannove anni con cui fare i conti.
Lei c’era riuscita, ma era stata immensamente fortunata. Aveva trovato una dottoressa che l’aveva compresa al volo e sempre supportata, che aveva avuto pazienza e non l’aveva mai spinta quando sembrava bloccarsi e non andare più avanti coi progressi. Poco importava se dietro tutte quelle attenzioni c’erano i soldi di Austin od il fatto che lui appartenesse ad una delle famiglie più benestanti ed influenti dell’intera città: dopo tanto tempo, forse per la prima volta in vita sua, aveva trovato una figura femminile di cui fidarsi ed a cui affidarsi completamente, ed in cambio aveva ricevuto tutto l’aiuto di cui aveva bisogno.
I primi mesi non erano stati affatto semplici, ma era riuscita a superarli. Aveva superato tutto, o quasi, e dopo più di un anno era riuscita perfino a lasciarsi alle spalle anche Cora Cruz, ed accettare che la propria vera identità fosse quella di Rosa De La Torre.
Quando aveva accettato la propria vera identità, la voce che sentiva nella testa aveva smesso di dare il tormento e non era più tornata.
Austin rientrò verso sera.
Nel pomeriggio aveva telefonato per avvisare Rosa che ci sarebbe stato per cena e lei, una volta riattaccato, si era messa subito all’opera ai fornelli per preparargli una sorpresa; era tanto il tempo che trascorreva completamente da sola all’interno di quella villa così grande e ben presto, per combattere la noia e per fare qualcosa di costruttivo, aveva iniziato a seguire diversi programmi di cucina ed a provare a replicare le ricette che vedeva. Ed aveva scoperto di non essere affatto male a cucinare e di trovarlo rilassante.
Dopo aver varcato la porta d’ingresso si tolse la giacca del completo elegante, la lasciò sull’appendiabiti ed andò in cucina, dove lei lo stava aspettando. Gli stava dando le spalle in quel momento, impegnata com’era con gli ultimi ritocchi da dare alla cena, e la raggiunse senza fare rumore, passandole le braccia attorno ai fianchi. Lei sussultò, presa completamente alla sprovvista, si girò di scatto ed alla vista del giovane gli rivolse uno sguardo di rimprovero.
“Stupido” disse in tono scherzoso, dandogli una spinta sulla spalla destra “mi hai spaventata terribilmente. Non farlo mai più”
“In quali pensieri eri assorta per non esserti accorta di me?”
“Ridi pure, sai? Ma guarda che cucinare è una cosa seria e richiede la massima concentrazione… Ma se pensi di preparare un filetto di salmone in crosta migliore del mio, allora prego. Accomodati pure, ti lascio il mio posto”
“Mi piace terribilmente stuzzicarti” mormorò Austin con un sorriso, prima di chinarsi in avanti per salutare la sua fidanzata in modo adeguato con un bacio. Lei sorrise a sua volta, divertita, e chiuse gli occhi, lasciandosi baciare.
Due mesi dopo il suo arrivo, le cose tra loro due erano cambiate. In un momento di sconforto, nel bel mezzo di un crollo nervoso, aveva chiesto ad Austin di non lasciarla da sola, avevano trascorso la notte nella stessa camera ed avevano finito per fare l’amore. Dopo quella notte era iniziata una vera e propria frequentazione, che si era poi trasformata in una relazione vera e propria che durava, anch’essa, da quattro anni.
Anche il loro passato era stato messo da parte in modo definitivo. Rosa aveva chiesto scusa per ogni suo comportamento squallido ed ingiustificabile, e lui l’aveva perdonata per tutto quanto. Si erano ripromessi di non parlarne mai più e così era stato. Stava bene insieme a lui. La faceva sentire amata e coccolata. Per la prima volta in vita propria c’era qualcuno che la trattava come una principessa, e non le faceva mancare nulla.
Si era abituata molto presto alla vita lussuosa ed agiata che il suo compagno poteva permettersi da sempre.
“No, no, no, no” la giovane si allontanò per prima, ponendo fine al bacio, e scosse la testa sorridendo “ho capito dove vuoi andare a parare e la risposta al momento è assolutamente no: quello lo lasciamo per la fine, come dessert. Non ho cucinato l’intero pomeriggio solo per vedere le mie pietanze diventare fredde e restare immangiate. Vai a sederti, avrai un buco allo stomaco dopo un’intera giornata trascorsa in ufficio. Com’è andata?”
“Una noia tremenda” commentò con un sospiro il giovane, sciogliendo l’abbraccio con riluttanza e andando a sedersi davanti al bancone a penisola della cucina, laddove la ragazza aveva apparecchiato per due persone.
“Immagino. Il lavoro d’ufficio dev’essere davvero pesante. Ma guarda il lato positivo: pensa a tutti i soldi che guadagni. Grazie al lavoro noioso che fai, ti puoi permettere tutto questo e molto altro. Mi sembra abbastanza convincente come motivazione” disse Rosa, disponendo i due filetti di salmone che aveva preparato su due piatti, con tanto di salsa di accompagnamento.
“Sì, è vero, ma se potessi scegliere tra svegliarmi ogni mattina per andare in quella gabbia e trascorrere le mie intere giornate con te, alla condizione di rinunciare a tutto questo, io sceglierei senza alcuna ombra di dubbio la seconda opzione. Senza pensarci”
“Adesso dici così, ma vorrei vedere se accadesse sul serio”
“Ma io sono assolutamente serio, Rosa. Devi credermi. Non m’importa un bel niente di dove sono, m’importa solo di essere in quel posto con te. Che sia la villa più bella dell’intero Stato o sotto un ponte. Se tu mi chiedesse di abbandonare tutto per andare a vivere nella foresta amazzonica, io lo farei. Sarei pronto a seguirti anche in capo al mondo se me lo chiedessi” rispose Austin con un tono di voce ed un’espressione così seri che fecero scoppiare a ridere la giovane, che in tutta risposta gli disse di mangiare finché il cibo era ancora caldo, altrimenti non lo avrebbe gustato appieno. Lui emise un finto sospiro frustrato e prese in mano forchetta e coltello “com’è andato l’incontro di oggi?”
“Molto bene secondo la dottoressa. È contenta, dice che i miei progressi sono straordinari. Secondo lei ormai sono pronta a continuare da sola, ma io non mi sento ancora d’ interrompere le sedute”
“Perché?”
“Perché ho paura che tutto quanto possa tornare indietro. Ricorda quello che hanno detto quando ho concluso il percorso di disintossicazione: un drogato resta un malato a vita. Può ricascare nella dipendenza in qualunque momento, è sufficiente un periodo difficile”
“Rosa, tu sei la persona più straordinariamente forte che io abbia mai conosciuto. Quello che hai fatto è strabiliante. In quanti credi che sarebbero riusciti ad affrontare e superare tutto quello che hai passato tu? Ti sei lasciata alle spalle la tossicodipendenza e gli abusi che hai subìto, hai fatto un ottimo lavoro e sono certo che nulla di tutto ciò potrà mai tornare indietro a rovinarti la vita. E se per qualche motivo dovesse arrivare un periodo negativo, ci sarò comunque io a tuo fianco ad aiutarti a non inciampare di nuovo. È triste vedere quanta poca fiducia nutri nelle tue capacità”
“Mi sono sentita terribilmente debole per tutta la vita, Austin. Se fossi stata una persona diversa sarei riuscita a ribellarmi già molto tempo fa, e invece non l’ho mai fatto. Avrei voluto, tantissime volte, ma non ho mai avuto il coraggio. Perché? Perché ero debole, e lo sono ancora adesso. E se non fossi stata così debole, non sarei mai caduta nella tossicodipendenza”
“Eri solo una ragazzina, ed avevi a che fare con quelli che credevi essere i tuoi veri genitori. Come potevi difenderti contro due persone adulte? E se avessi passato anche io quello che hai passato tu, probabilmente sarei incappato a mia volta nella droga per dimenticare tutto. Non importa se hai commesso un errore, l’importante è che sei riuscita a lasciartelo alle spalle”
“Infatti non voglio avere più nulla a che fare con quello schifo. Non mi ha aiutata in alcun modo, ho solo rischiato di morire per davvero… Ma, Austin, non posso comunque rinunciare ai miei incontri settimanali. Non prima di avere recuperato tutto del mio passato, e sai benissimo che mi manca ancora un pezzo”
“Lo so, ma è davvero così importante per te? Guardati attorno” disse il giovane, allargando il braccio destro “non ti basta tutto questo? Non ti basta la vita che hai ora, dopo aver ricominciato da capo? Non fraintendere il mio discorso, Rosa, è solo che non capisco perché per te sia così importante ricordare quel pezzo che ti manca, dato che fa parte del periodo più brutto della tua vita”
“Sì, è vero. Fa parte del periodo più brutto della mia vita perché è stato poco prima che quell’uomo mi fracassasse la testa, ma al tempo stesso sono gli unici momenti belli della mia adolescenza. Non ricordo quasi nulla del primo ed unico ragazzo che ho frequentato al di fuori di te, capisci? È triste come cosa. Tu vorresti vivere una vita non del tutto completa, anche se a mancarti è un piccolissimo tassello che può sembrare insignificante?”
“No… Se la metti così, credo che al tuo posto vorrei lo stesso” mormorò il giovane con un’aria pensierosa “ehi, non è che devo essere geloso di questo ragazzo che è stato il tuo primo amore, vero? Non è che sbuca all’improvviso da un momento all’altro e ritorna nella tua vita?”
“No, stai tranquillo, è impossibile. Ci sei solo tu, Austin” rispose lei, rassicurandolo e scoppiando a ridere divertita “chissà dove sarà ora. No… No, non farti venire in mente strane idee, voglio solo recuperare l’ultimo pezzo che mi manca. Secondo la dottoressa ce la farò, visti i progressi che ho fatto in questi quattro anni, ma forse ora non è il momento giusto. E non devo dimenticarmi dei colpi che ho ricevuto in testa. Quelli non sono affatto d’aiuto”.
Rosa si toccò la sommità del capo in corrispondenza di dove le erano rimaste delle cicatrici permanenti, ed Austin le strinse subito la mano destra.
“Ti prometto che finché ci sarò io a tuo fianco non devi avere più paura di nulla. E sono certo che quando arriverà il momento giusto, riuscirai a ricordare anche l’ultimo tassello che ti manca. Ne sono più che certo”.
Rosa sorrise e strinse la mano di Austin. Gli era grata, ma dentro di sé si chiese quando mai sarebbe arrivato quel fatidico momento giusto in cui avrebbe ricordato tutto e non si sarebbe più sentita un oggetto difettoso. Quando lasciò andare la mano del suo fidanzato, riprese a punzecchiare il proprio filetto di salmone con la forchetta. Aspettò ancora qualche istante prima d’introdurre il vero argomento di cui voleva discutere con lui.
“C’è stata un’altra cosa di cui ho parlato con la dottoressa prima della fine della seduta… Per la prima volta”
“Cioè?” domandò Austin; il suo sguardo era concentrato sulla cena che si stava gustando appieno, altrimenti avrebbe capito all’istante a che cosa la giovane si stava riferendo senza bisogno di spiegazioni.
“Le ho parlato di quello che è successo quattro anni fa. Di quei due mesi” Rosa vide il suo fidanzato alzare lo sguardo all’improvviso. Vide i suoi occhi chiari spalancati ed intuì quello che gli stava passando per la mente “no, stai tranquillo… Sono stata molto sul vago. Non ha capito di chi stavo parlando”
“Ed io invece non capisco che bisogno c’era di tirare fuori quell’argomento. Ne abbiamo già parlato a suo tempo ed abbiamo deciso insieme di non affrontarlo di nuovo mai più. Tu non c’entri nulla con quello che è successo, d’accordo? Quei due mesi non esistono”
“Sul serio? Dovrei far finta che non sia mai successo nulla? E la negazione a che cosa mi porterebbe?”
“Che cosa hai raccontato alla dottoressa?”
“La verità, ma stando sul vago. Senza scendere mai in dettagli troppo specifici” rispose Rosa, lasciando la presa sulla forchetta e stringendosi nelle spalle “le ho raccontato che quando facevo la prostituta ho convissuto per due mesi con un ragazzo e che… Poi ho scoperto che mi aveva tenuto nascoste molte cose”
“E perché le hai parlato di questo?”
“Perché… Perché non ho mai avuto un vero e proprio confronto con lui. E sento che non posso chiudere il cerchio fino a quando non ci riuscirò” disse la giovane, per poi sollevare lo sguardo “Austin, voglio essere presente domani in aula. Devo”.
Rosa vide le pupille di Austin dilatarsi leggeremente. Se era sul punto di esplodere, riuscì a nasconderlo benissimo.
“No, no. Assolutamente no. Tu non devi proprio un bel niente, soprattutto nei confronti di quell’individuo. Non voglio importi quello che devi o non devi fare, ma questa è una pessima idea”
“Perché? Non mi può accadere nulla di brutto. La mia vita non sarà in pericolo”
“Perché non è necessario, è solo un… Un ricordare qualcosa che sarebbe meglio dimenticare per sempre e basta. Ricordi come sono stati i primi mesi, dopo che hai scoperto la notizia dalla tv e dai giornali?” la incalzò Austin. Erano trascorsi quattro anni, ma la giovane ricordava quel primo periodo fin troppo bene: c’era stata la depressione, le settimane in cui aveva mangiato e bevuto poco nulla e per diverso tempo ogni singola notte si era svegliata urlando e piangendo a causa degli incubi. Lui le era sempre stato accanto, dando prova dell’enorme pazienza che possedeva “io mi ricordo ancora tutto quanto bene, Rosa, e non voglio che una decisione presa d’impulso cancelli questi quattro anni. Non voglio ancora vederti digiunare ed avere incubi ricorrenti”
“Non accadrà nulla di simile. Austin, sono passati quattro anni, non sono più quella ragazzina. Sono una persona completamente diversa adesso. Da quando ho appreso la notizia ho evitato qualunque programma televisivo in cui ne parlassero e qualunque articolo di giornale, niente di niente. Non mi sono mai informata. Non ho mai seguito gli sviluppi del caso. Zero. Ho fatto esattamente quello che abbiamo deciso insieme, ma da quando l’altro giorno ho sentito per caso alla radio che domani ci sarà l’udienza definitiva con il verdetto, non riesco a pensare ad altro. Ho bisogno di esserci”
“Anche se ci fossi, non ti lasceranno parlare con lui. Lo sai che non funziona così, vero? Se anche riuscissi a trovare un posto a sedere in aula, non ti lasceranno avvicinarti e scambiare qualche parola”
“Io non voglio parlare con lui, ma ho bisogno di esserci dato che sarà l’ultima occasione per vederlo di persona. Solo così posso chiudere il cerchio, altrimenti avrò sempre l’impressione di avere lasciato qualcosa in sospeso, come nel caso del pezzo del mio passato che ancora non riesco a ricordare. Se davvero voglio iniziare una nuova vita completamente da zero, devo avere chiuso tutti i conti con quella precedente. E lui, che ti piaccia o meno, ne ha fatto parte”
“Vuoi vederlo perché ancora non ti capaciti che sia lui, vero? Pure a distanza di anni. Io non riesco a capire, Rosa” commentò Austin con un sospiro, passandosi la mano destra sugli occhi “mi hai sempre detto che in quell’appartamento facevate due vite quasi completamente separate, perché allora è così importante per te essere presente domani? Non lo capisco”
“Ognuno si faceva i propri affari, ma parlavamo spesso. E mi ha salvato la vita più di una volta. Se non fosse stato per lui, io adesso non sarei qui”
“Questo non cambia nulla”
“Lo so, non sto cercando di giustificarlo in nessun modo. Austin, non voglio avere niente a che fare con lui, ma ho bisogno di essere presente domani per mettere un punto fermo anche a questa storia. Solo in questo modo ci riuscirò”.
Austin emise un altro sospiro, per nulla contento della decisione della sua fidanzata. La conversazione lo aveva messo così di cattivo umore da aver perso qualunque interesse nei confronti del filetto di salmone in crosta; non diede alcuna risposta all’affermazione di Rosa, e la discussione terminò lì e l’attenzione si spostò su altri argomenti più futili.
Quando entrambi i giovani si ritirarono nella loro camera da letto, fecero l’amore; a rapporto concluso, mentre ancora stavano riprendendo fiato, Austin guardò a lungo Rosa con una strana espressione, e lei si chiese, perplessa ed incuriosita, a cosa stesse pensando con così tanta intensità.
“Anche se in questi quattro anni non hai seguito nessun sviluppo sul caso, sai già come si concluderà domani. Non sei stupida od ingenua. All’accusa non basta l’ergastolo. Per tutto quello che è successo hanno chiesto il massimo della pena, e sai cosa vuol dire qui in California?”
“Sì, lo so”
“Che cosa farai quando il giudice, leggendo la sentenza, lo condannerà alla pena di morte?”
“Non farò proprio un bel niente”
“In Californa la pena di morte vuol dire camera a gas, Rosa” mormorò Austin “non è un bello spettacolo morire soffocati, alla disperata ricerca d’aria”
“Lo so, immagino, ma non deve essere niente rapportato a quello che lui ha fatto in prima persona” mormorò a sua volta la ragazza. Ricordava fin troppo bene gli articoli di giornale di due mesi che aveva recuperato in una sola mattinata. Gran parte degli incubi che l’avevano tormentata per diverso tempo erano stati causati da tutto quello che aveva letto “Austin, te l’ho detto: non m’interessa niente di lui, che gli diano pure quello che si merita, ma voglio essere presente per mettere un punto definitivo a questa orribile storia. E se ti fidassi davvero di me come mi ripeti in continuazione, allora mi lasceresti andare senza continuare a tentare in qualunque modo di farmi cambiare idea”.
Il giovane emise l’ennesimo sospiro, carico di rassegnazione.
“Non sono d’accordo, sappilo, ma se è quello di cui hai bisogno per mettere un punto definitivo a questa storia, e poi non se ne parlerà mai più, allora va bene. Domani andremo anche noi ad assistere all’ultima udienza ed al verdetto”
“No, voglio andare da sola” Rosa vide Austin inarcare le sopracciglia in un’espressione che diceva già tutto da sola “no, non è necessario che tu venga, è meglio così. Si tratta di una cosa che riguarda me soltanto. Vai pure a lavoro, non hai nulla di cui preoccuparti”
“Sicura?” domandò lui, al contrario preoccupato “sei proprio sicura che non vuoi che ti accompagno? Insomma, sono trascorsi quattro anni…”
“Con tutto quello che ho passato finora, non sarà certo questa cosa a spaventarmi. Austin, fidati, per favore. Sarò nel bel mezzo di un’aula piena di gente, prenderanno tutte le precauzioni possibili, i controlli di sicurezza saranno al massimo, di che cosa hai paura?” rispose la giovane, per poi aggiungere sottovoce l’ennesimo per favore insieme ad uno sguardo supplicante. Austin la guardò di rimando e chiuse gli occhi con l’ennesimo sospiro.
“D’accordo, vai. Mi fido di te” disse subito dopo, riaprendo gli occhi “ma ti conviene partire molto presto, altrimenti non riuscirai mai a trovare un posto a sedere in aula”.
Riuscire a trovare un posto in aula era stato più semplice di quello che si aspettava, dopo aver atteso per diverso tempo all’esterno del tribunale ed aver superato tutti i controlli speciali che erano stati adottati vista l’enormità del caso; molte persone avevano preferito restare nel corridoio appena fuori dall’aula, Rosa non conosceva nessuno di loro, ma aveva capito che erano i parenti di alcune delle vittime.
Era sufficiente vedere l’espressione sui loro volti per capire tutto quanto, e quando era passata accanto ad alcuni di loro per entrare nell’enorme stanza, aveva avvertito una stretta dolorosa allo stomaco. Era stata quasi sul punto di voltarsi verso uno di loro per sfogarsi e chiedere perdono, ma poi aveva ripreso il controllo, aveva stretto i pugni lungo i fianchi, ed era andata avanti a passo veloce, senza voltarsi. Nessuno di loro l’avrebbe mai perdonata se avesse saputo chi era, l’avrebbero solo guardata con disgusto perché era quello che meritava. Ed i giornalisti e le telecamere presenti, se a loro volta avessero saputo la verità su di lei, l’avrebbero perseguitata per ottenere la miglior esclusiva. Austin aveva ripetuto più volte, mentre la supportava nel corso di un crollo nervoso, che non aveva alcuna responsabilità negli orrori che erano accaduti quattro anni prima, ma lei non era mai riuscita a convincersene pienamente, ed ora che era stata riportata indietro a quella parte del suo passato, i sensi di colpa stavano affondando i loro denti affilati ancora più in profondità nella sua carne.
Se solo a suo tempo avesse dato più importanza ai suoi strani comportamenti, se solo avesse preso in mano un giornale, uno soltanto, e fatto la cosa giusta, quante vite avrebbe potuto salvare? Ma se anche avesse capito che il responsabile era lui, sarebbe mai riuscita a fare una chiamata anonima alla polizia per farlo arrestare?
Rosa si guardò attorno nell’attesa dell’inizio dell’udienza, ma quando incrociò causalmente lo sguardo di uno dei presenti abbassò rapidamente il proprio, e prese a tormentare le maniche del maglioncino che indossava. Nessuno poteva sapere chi era e perché era lì, ma si sentiva comunque profondamente a disagio ad incrociare lo sguardo di chi era lì perché aveva perso una persona cara per mano di lui, in modo estremamente violento e crudele. In molti casi semplicemente disumano. La maggior parte delle persone che la circondavano erano lì per la giustizia che speravano di ottenere, e che comunque non avrebbe alleviato la loro sofferenza, mentre lei era lì per un motivo che non conosceva davvero fino infondo.
Forse, come aveva detto Austin, dopo tutto quello che aveva visto, letto e sentito, c’era una parte di sé che ancora si ostinava a credere che ci fosse stato un errore, che quello stesso processo fosse un colossale errore fin dall’inizio. Quante volte era già accaduto che venisse condannata la persona sbagliata, anche se in un primo momento sembrava che tutto quanto portasse alla sua direzione?
Da quando aveva appreso, sconvolta e ferita, del suo arresto, Rosa si era sforzata di cancellare Rich dalla propria testa. Ora, a quattro anni di distanza, riportò alla mente tutti i ricordi che aveva dei due mesi in cui avevano vissuto sotto lo stesso tetto. Il primo fra tutti che rivide con gli occhi della mente, fu quello legato alla prima volta che avevano fatto sesso.
Poco prima di andare a letto insieme avevano discusso in macchina, e lui le aveva confessato di provare dell’attrazione fisica nei suoi confronti, ma di non essere la persona giusta di cui aveva bisogno. Lei gli aveva risposto che qualunque cosa avesse fatto, nulla le avrebbe fatto cambiare idea su di lui; a quel punto lui aveva replicato dicendole che se non si fosse tirata indietro finché era ancora in tempo avrebbe imboccato una strada che l’avrebbe portata sempre più in basso. E così era stato.
Poi… Poi erano tornati all’appartamento ed avevano fatto sesso. Prima sul divano, poi in doccia ed infine avevano proseguito in camera sua. In una notte avevano recuperato tutte le settimane perse, e la mattina seguente si era svegliata affianco ad un posto vuoto e sfatto. Non lo aveva rivisto prima del primo pomeriggio.
‘Non lo hai soddisfatto abbastanza, così è andato a cercare altrove quello che gli mancava’.
La giovane sobbalzò e per poco non le sfuggì uno strillo che avrebbe sicuramente attirato l’attenzione dei presenti e concentrato tutti gli sguardi su di lei. Spalancò gli occhi scuri.
La voce, quella maledetta voce che aveva smesso di tormentarla da quattro anni, aveva rifatto capolino all’improvviso, sbucando nel momento meno appropriato per ricominciare a tormentarla ancora.
“Smettila” mormorò con un filo di voce, muovendo appena le labbra per non attirare l’attenzione di nessuno “credevo di essermi liberata di te, invece eccoti ancora qui. Perché sei tornata proprio ora? Che cosa vuoi ancora da me?”
‘Non parlare, altrimenti ti prenderanno per una svitata. E tu hai già il cervello abbastanza fottuto. Pensi che mi diverta ad essere di nuovo qui, nella tua testa? Non ci sarei se tu non mi costringessi, eppure eccoti ancora qui. Dopo quattro anni sei tornata indietro, al punto di partenza’
“Questo non è assolutamente vero. Sono tutto tranne che la ragazza di quattro anni fa. Cora non c’è più, adesso esiste Rosa. E Rosa, a differenza di Cora, ha affrontato il proprio passato ed ha deciso di andare avanti, buttandosi tutto il resto alle spalle. Ha una vita nuova, completamente diversa, vive in una bella casa ed in un bel quartiere ed ha un fidanzato che le vuole bene, si preoccupa per lei e la tratta come una principessa. Finalmente ha tutto quello che non ha mai avuto prima”
‘E se questa nuova persona è così pienamente felice e soddisfatta della nuova vita che conduce, perché allora è in quest’aula di tribunale? Che cosa l’ha spinta a venire qui, dato che si è buttata il passato alle spalle? Quello che è successo quattro anni fa non fa parte del passato?’
“Sì, infatti. È solo per chiudere il cerchio” sussurrò la giovane, ripetendo le stesse parole che prima aveva detto alla dottoressa e poi ad Austin. Si guardò attorno, nervosamente. C’erano tre diverse porte dall’altra parte della stanza e non aveva la minima idea da quale lui sarebbe apparso. Non aveva neppure la minima idea di quanto tempo mancasse all’inizio dell’udienza.
Non c’era un solo posto a sedere libero, a quel punto, e per la prima volta Rosa si domandò se lui sarebbe riuscito a vederla ed a riconoscerla. Era cambiata dall’ultima volta che si erano visti; adesso aveva ventitré anni ed un aspetto molto più sano e pulito da quando aveva smesso completamente di fare uso di cocaina, ed i capelli neri erano ricresciuti fino a metà schiena. Aveva anche un aspetto molto più curato, adesso che condivideva lo stesso stile di vita di quello che era diventato a tutti gli effetti il suo fidanzato. Riguardo a Rich non sapeva assolutamente nulla, dal momento che aveva sempre evitato d’informarsi su di lui; solo che doveva avere ventinove anni, a meno che non le avesse raccontato una bugia anche riguardo la propria età.
E se anche l’avesse riconosciuta in mezzo a quella marea di facce sconosciute, come avrebbe reagito?
‘Certo. Sei qui perché t’interessa solo chiudere il cerchio per non avere più alcun conto in sospeso con il tuo passato, ma al tempo stesso ti stai tormentando al pensiero che possa essere ancora arrabbiato con te per il barattolo dello zucchero che gli hai rotto in testa. Molto coerente’
“Ti sbagli”
‘È quello che continuavi a ripetermi anche quando cercavo di farti aprire gli occhi prima che fosse troppo tardi, e poi si è visto come è andata a finire e chi aveva ragione… O credi ancora che possa esistere la remota possibilità che sia innocente? Tu non sei qui solo perché vuoi assistere coi tuoi occhi alla fine di questa storia. Sei qui per vederlo e perché speri in qualche modo di riuscire a scambiare qualche parola con lui. Perché anche se continui ad essere convinta del contrario, in realtà non hai mai smesso di pensare a lui’
“Ti sbagli anche su questo. E completamente”
‘Ahh, sì? Se mi sbaglio completamente, come dici tu, perché allora non hai mai raccontato ad Austin tutta la verità sul rapporto che avete avuto? Non c’è mai stata una vera e propria relazione, ma facevate comunque sesso. Perché questo particolare glielo hai sempre taciuto? E perché hai insistito affinché non ti accompagnasse oggi?’
“Perché quella di oggi è una questione che riguarda me soltanto. Gli sono grata per tutto quello che ha fatto per me in questi quattro anni, per essermi sempre stato vicino in qualunque momento ed avere avuto sempre molta pazienza, ma non posso sempre contare su di lui. Il passato è mio, e sono io che devo affrontarlo. Con le mie forze”
‘Balle, solo balle, lo sappiamo entrambe. Vuoi che ti dica il vero motivo per cui hai fatto di tutto perché Austin non venisse qui con te? Perché non hai la più pallida idea di quale sarà la tua reazione non appena lo rivedrai dopo quattro anni. La tua paura era quella che se Austin fosse stato presente avrebbe capito tutto con un solo sguardo. E non hai risposto alla prima domanda: perché non gli hai mai detto quello che tu e lui facevate in realtà?’
“Non devo nessuna spiegazione ad una voce che parla nella mia testa. E prima di tutto non dovrei nemmeno ascoltarti. Tu non esisti”
‘Io non esisto, eppure mi stai ancora ascoltando e rispondendo. Devo parlare ancora una volta io a nome tuo? Non hai mai detto nulla ad Austin, nemmeno prima che la verità uscisse fuori, perché sai che altrimenti capirebbe subito di essere la ruota di scorta che sei stata costretta a scegliere perché non puoi avere quello che davvero vuoi. Vogliamo parlare della chiamata in ospedale? Di quanto è stata patetica? Lo hai chiamato perché sapevi che con un po’ di lacrime e voce rotta avresti ottenuto da lui un posto dove stare ed una vita agiata. Non hai mai smesso di essere una prostituta, hai solo alzato il tiro. Stai con lui per convenienza, non perché provi qualcosa’
“Non è vero. Ho commesso i miei sbagli in passato, ma adesso molte cose sono cambiate. Sto bene con lui, è la persona che ho bisogno di avere a mio fianco”
‘Quindi nella remotissima possibilità che il tuo altro lui venga dichiarato innocente, se dovesse presentarsi da te perché vuole ricominciare tutto da capo, tu sceglieresti sempre e comunque Austin?’
“Non accadrà nulla di simile. Nemmeno in una remotissima possibilità”
‘No, lo so. Lo sappiamo entrambe. La sentenza di questo processo era già scritta ancora prima che iniziasse. Gli daranno la pena di morte. Lo chiuderanno dentro una camera a gas ed andrà incontro ad una delle peggiori morti per un essere umano. Può esistere uno spettacolo più raccapricciante di una persona in preda alle convulsioni, che sta soffocando alla disperata ricerca di aria? Dovresti chiedere a lui, sicuramente sarà in grado di darti più di una risposta’
“Basta, lo sapevo che venire qui sarebbe stata una pessima idea” mormorò la giovane, al limite della sopportazione; quello era troppo per lei, e da quando la voce aveva ripreso a parlare nella sua testa aveva iniziato a chiedersi che cosa ci facesse lì. Austin aveva ragione, ma era ancora in tempo per andarsene.
Recuperò la borsa che aveva appoggiato a terra, affianco alla gamba destra, ma nel mentre stava per compiere il movimento di alzarsi, il giudice decretò ufficialmente l’inizio dell’udienza.
‘Non è ancora troppo tardi. Sei ancora in tempo ad andare prima che arrivi. Alzati, esci e non voltarti mai, e forse puoi avere ancora una speranza. Che cosa ti ha detto la dottoressa quando le hai chiesto un consiglio a riguardo?’.
Rosa ignorò completamente la voce che aveva ripreso a stuzzicarla. Quando aveva raccontato alla sua psicologa la relazione tossica avuta con Rich e le aveva chiesto se rivederlo un’ultima volta era una buona idea, lei era stata estremamente categorica: non era una buona idea. Era una pessima idea. Doveva lasciare le cose così come stavano, altrimenti sarebbe andata incontro al rischio concreto d’incastrarsi all’interno di un circolo vizioso. Aveva ascoltato con attenzione le sue parole, aveva annuito e poi si era alzata perché la seduta era terminata, con in testa già l’idea di fare l’esatto contrario; ora si rendeva conto che sarebbe stato meglio ascoltare il consiglio della sua psicologa.
Era ancora in tempo per alzarsi ed andarsene, ma i secondi scorrevano in fretta e non riusciva a muovere un solo muscolo. Stringeva con forza la borsetta e si sentiva ancorata alla sedia come se fosse diventata tutt’uno con essa. E stava tremando. Stava tremando come una foglia. Voleva scappare via, ma non ci riusciva.
‘Ora o mai più’ continuava a sussurrare la voce nella sua testa ‘ora o mai più. Ora o mai più. Ultima possibilità’.
Rosa si alzò di scatto e scappò via, trovando rifugio prima nella sua macchina e poi a casa, da Austin… Ma solo nella sua mente. Avrebbe tanto voluto farlo, andarsene prima di commettere l’ennesimo errore, e invece rimase seduta, immobile, aggrappata alla borsetta come se la sua vita dipendesse da essa, e vide una delle tre porte dall’altra parte della stanza aprirsi.
‘Non è ancora troppo tardi. Nessuno lo noterà perché nessuno è interessato a te’.
Tutti i presenti girarono le testa in automatico verso la porta che si era appena aperta, tranne lei. I suoi occhi spalancati erano ancora incollati alla moquette grigia che ricopriva il pavimento. Era orrenda, ma in quel momento appariva come la cosa più bella ed interessante al mondo.
‘Non guardarlo’.
Entrò scortato da due guardie; addosso aveva una divisa carceraria blu ed alle caviglie delle catene. Il fisico era rimasto lo stesso, ma i capelli erano molto più lunghi rispetto all’ultima volta in cui si erano visti: una folta cascata di ricci neri e vaporosi che scendevano fino alla base del collo. E indossava un paio di occhiali da sole dalle lenti così scure che non lasciavano intravedere gli occhi.
Entrò senza guardarsi attorno, ed occupò una sedia vuota tra due già occupate da due uomini in completo elegante. I suoi avvocati.
Lui non aveva guardato nessuno mentre Rosa non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Era lui, ma al tempo stesso era così diverso, così cambiato, da sembrare quasi un completo estraneo; e gli occhiali da sole non aiutavano affatto, e la giovane si domandò perfino come fosse possibile che un imputato si presentasse in aula con addosso un paio di occhiali da sole senza che gli venisse ordinato immediatamente di toglierli.
Lui si trovava nella parte sinistra dell’aula, in primissima fila; lei, invece, era in quella destra, a metà. Riusciva a scorgere la sua figura in parte e di profilo, e solo quando si appoggiava allo schienale della sedia. Aveva scelto un posto orrendo e lontano, e là dentro c’erano così tante persone che era pressoché impossibile che si accorgesse del suo sguardo fra tutti quelli degli altri presenti.
Iniziò a ripetere mentalmente che non era possibile che fosse lui. Più lo guardava e più non trovava nulla in comune col ragazzo che aveva conosciuto quattro anni prima, e non era solo una questione legata ai capelli più lunghi ed agli occhiali da sole. Non c’entrava nemmeno il fatto che avesse un aspetto molto più sano perché non poteva più bucarsi ogni giorno con la cocaina.
‘Austin ha ragione. Il tuo principe azzurro sarà anche il classico bamboccio con i capelli biondi e gli occhi azzurri, figlio di mamma e papà, ma non si può dire che sia stupido. Tu ancora non vuoi guardare in faccia la realtà. Potrai anche avere fatto passi avanti straordinari per quanto riguarda tutto il resto della tua storia, ma riguardo a questo sei ancora allo stesso punto di partenza. Non vuoi accettare che sia lui, anche se sai benissimo che è lui. E se anche dovesse accorgersi di te… Beh… A questo punto che cosa cambierebbe? Sei certa di essere venuta qui perché il tuo desiderio è quello di mettere un punto definitivo anche a questa storia?’.
Rosa ignorò di nuovo le provocazioni della voce, e continuò a fissare il suo ex coinquilino nella speranza che si voltasse a guardarla, ma non accadde mai. Non seguì nulla dell’udienza, non una singola parola, e rimase per tutto il tempo con lo sguardo incollato alla figura di lui, ma non ottenne alcun risultato; e quando la giuria si ritirò per deliberare il verdetto e lui venne scortato momentaneamente fuori dall’aula, per un momento avvertì la tentazione di gridare il suo nome per farlo voltare. Riuscì a trattenersi, però, e si limitò a vederlo sparire al di là della stessa porta aperta da cui lo aveva visto entrare, lasciandosi andare ad un sospiro ad occhi chiusi.
Non aveva idea di quante ore sarebbero trascorse prima di avere un verdetto definitivo, ma non aveva alcuna intenzione di uscire dall’aula. Non voleva perdere il posto, non sapeva dove trascorrere il tempo e soprattutto non voleva rischiare di essere fermata da un giornalista e costretta a rispondere a domande imbarazzanti. L’interno dell’aula era pieno di telecamere, così come l’esterno, a causa dell’enorme risonanza mediatica che aveva avuto il caso. Ripensò di nuovo a quello che sarebbe accaduto se tutti avessero saputo chi era davvero ed avvertì un brivido.
‘Fai bene a tremare. Se la prossima volta non dovessi riuscire a trattenerti come ora, per te sarebbe la fine’
“Basta. Lasciami in pace. Per favore” mormorò a denti stretti la ragazza, senza più la paura di essere vista o sentita da qualcuno. I suoi occhi scuri si posarono sui primi posti riservati alla difesa ed all’imputato; c’era ancora uno degli avvocati, e la sua mente venne attraversata dall’idea di alzarsi ed andare a parlargli. Quella era la sua unica occasione, nessuno in quel momento poteva vederla e capire qualcosa.
‘Ohh, cielo, cosa ti sei messa in testa adesso? Vuoi andare da quell’uomo e sperare in qualche modo di riuscire a scambiare qualche parola con lui?’
“Sarebbe la mia unica possibilità” mormorò Rosa, ripetendo a voce quello che aveva solo pensato “se gli dicessi di dirgli che sono qui, magari riuscirei a vederlo per qualche minuto dietro quella porta. Anche se fosse attraverso le sbarre di una cella o in presenza di qualcuno. Nessun altro delle persone qui presenti lo saprebbe. Neppure Austin. Mi basterebbero pochi minuti… Nemmeno cinque… Sarebbero sufficienti”
‘E cosa gli chiederesti in pochi minuti?’
“Gli chiederei… Gli chiederei… Non lo so… Mi basterebbe vederlo per qualche minuto… Un tentativo devo farlo” sussurrò la giovane, ma nel momento in cui trovò finalmente il coraggio di alzarsi dalla sedia, l’uomo si allontanò dalla sua postazione e sparì a sua volta dietro la porta aperta, che venne prontamente chiusa dall’interno da una guardia. Rosa si ritrovò a guardare, sconcertata, la sua unica possibilità frantumarsi davanti ai propri occhi. Lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi e poi si abbandonò sulla sedia.
‘È andata meglio così’ disse subito la voce nella sua testa ‘ti saresti esposta troppo per niente. Non ti avrebbero mai permesso di vederlo, e se anche gli avessero riferito il tuo messaggio, in quella remota possibilità pensi che avrebbe accettato di vederti?’
“No… Non lo so…”
‘Puoi alzarti e tornare a casa, ormai non c’è più nulla da vedere. Non otterrai niente in più di quello che non hai già ottenuto, assisterai solo ad un verdetto che è già stato scritto fin dall’inizio e di cui ne sei consapevole anche tu. E non sei pronta a sostenerlo’
“Esiste l’opzione dell’ergastolo. Ed anche quella dell’infermità mentale”
‘No, non in questo caso. Non dopo tutto il putiferio scatenato. Il giudice non darà nessun ergastolo e nessun sconto per infermità mentale. Verrà condannato a morte, e stai pur certa che faranno di tutto per giustiziarlo il prima possibile. Che farai quando leggerai o sentirai che hanno fissato la data? Che farai quando quel giorno arriverà? Andrai a vederlo o te ne starai nella tua bella villa con la tv e la radio spente, fingendo che non accadrà nulla?’.
Rosa smise di nuovo di rispondere alla voce, strinse con forza la borsetta contro il proprio petto e tornò a fissare l’orribile moquette grigia che ricopriva il pavimento dell’aula. Per tutto il tempo in cui rimase da sola, nell’enorme aula immersa nel silenzio, ripensò ancora ai due mesi trascorsi insieme a Rich. I ricordi erano così vividi e così impressi nella sua mente che sembravano risalire a qualche giorno prima e non a ben quattro anni prima. Ripensò a tutto quello che aveva vissuto in prima persona ed a quello che poi aveva scoperto tramite i giornali, si sforzò di trovare un’altra spiegazione altrettanto plausibile, ma non ci riuscì, perché tutto combaciava troppo perfettamente per essere solo una lunga serie di curiose coincidenze. Non serviva a nulla nemmeno concentrarsi sul fatto che era ancora viva nonostante tutto quello di cui era accusato.
E non riusciva neppure a capire come si sentisse da quando lo aveva rivisto, anche se i loro sguardi non si erano incrociati una sola volta. Avrebbe dovuto provare odio e disgusto nei suoi confronti, come nel caso delle altre persone che la circondavano, ma non era certa di avere sentito quelle emozioni. Era tutto così confuso tra ricordi ed emozioni, e forse la causa era proprio il fatto che non riusciva ancora a collegare del tutto il ragazzo che aveva conosciuto con quello che aveva visto sul giornale ed in tv.
Non riusciva a capacitarsi che fossero la stessa persona, ora più che mai dopo che lo aveva rivisto di persona dopo quattro anni.
I giurati rientrarono in aula dopo appena due ore e mezza, col verdetto. Rosa non conosceva nulla in fatto di giurisprudenza e di processi, ma aveva la netta sensazione che due ore e mezza per decidere il destino di una persona erano un lasso di tempo incredibilmente breve, e stavano ad indicare come tutti quanti i componenti della giuria avevano condiviso in fretta la stessa scelta.
Sapeva benissimo dentro di sé come sarebbe andata a finire, lo sapeva senza il bisogno di sentirselo dire da Austin o dalla voce che aveva in testa; lo aveva capito da sola nel momento stesso in cui aveva letto tutto quello che era accaduto nell’arco di appena due mesi. L’intera città voleva su un piatto d’argento la testa del mostro che aveva sparso terrore ed orrore, e l’avrebbe avuta. Nessuno avrebbe accettato un verdetto diverso da una condannata a morte, e quelle furono le parole che uscirono dalle labbra del giudice.
Condanna a morte.
Rosa si sentì come se quella sentenza pesasse sulle proprie spalle, ed il respiro le si spezzò in gola; frastornata, girò la testa verso il suo ex coinquilino mentre il giudice continuava a leggere tutte le condanne per tutti i crimini di cui era accusato, e tutte prevedevano la camera a gas, per vedere la sua reazione. Si aspettava di vedere almeno qualche traccia di turbamento al di là delle lenti scure che nascondevano gli occhi, invece il suo viso era completamente impassibile, come se si trattasse di una faccenda che non riguardava lui, ma un’altra persona. Come se un giudice non gli avesse appena detto che, presto o tardi, la sua vita era destinata a finire all’interno di una camera a gas in modo orribile. Se anche dentro di sé lo era, dall’esterno non lasciò trasparire alcuna emozione e prese perfino la parola quando il giudice terminò di parlare, per fare una propria dichiarazione.
Quella era la prima volta che sentiva la sua voce dopo quattro anni. Non si soffermò minimamente sulle parole che stava pronunciando, ma sulla voce in sé. Era più profonda di quello che ricordava, ma era comunque la sua; era strano, ma era familiare e non al tempo stesso. Anche il tono con cui stava parlando lo conosceva molto bene. Era lo stesso che usava sempre quando le ripeteva in continuazione che era stupida, che quando pensava che non fosse più possibile riusciva sempre a trovare un nuovo modo per sorprenderlo ancora di più in negativo.
Ormai non poteva più tentare d’ingannare sé stessa in alcun modo.
‘Adesso lo hai finalmente capito che è lui?’.
Al termine della propria dichiarazione, Rosa lo vide alzarsi per abbandonare l’aula, perché ormai era tutto finito, ed avvertì di nuovo l’impulso di chiamarlo ad alta voce, affinché si accorgesse finalmente della sua presenza, ma si trattenne di nuovo. Mentre una guardia apriva la porta da cui era entrato in precedenza, lo vide guardarsi attorno e, per la prima volta, girare il viso verso la parte destra dell’aula. Alla giovane sembrò di sentire il proprio cuore fermarsi per un momento, saltare un battito. Sembrava guardare proprio verso di lei, ma il suo viso era ancora impassibile e non riusciva a vedere gli occhi a causa delle lenti scure che indossava. Il tutto durò appena una manciata di secondi, e fu così veloce che Rosa non ebbe né il tempo di realizzarlo, né di fare un cenno od altro: così come aveva girato la testa dalla sua parte la rigirò altrettanto velocemente dall’altra, ed un attimo dopo era già scomparso al di là della porta, scortato immancabilmente da delle guardie.
Solo a quel punto la ragazza, che ancora stringeva in modo convulso la borsetta, si rese conto che tutto era definitivamente finito.
Rosa non rimase affatto sorpresa di trovare Austin al proprio ritorno a casa. Lo trovò seduto sul divano, con una sigaretta accesa stretta nella mano destra. Fumava di rado e solo quando era nervoso, ed il posacenere mezzo pieno di mozziconi spenti era un chiaro segnale di quanto in quel momento fosse particolarmente nervoso.
Lui non si accorse subito della sua presenza, ma quando se ne rese conto spense immediatamente la sigaretta e la salutò con un mezzo sorriso. Anche dalla sua espressione si capiva benissimo quanto fosse teso e quanta fatica stesse facendo per nasconderlo. Continuava a tamburellare il piede sinistro sul pavimento.
“Com’è andato il viaggio?” chiese, anche se era un’altra la vera domanda che voleva porre “hai avuto qualche difficoltà a trovare il posto?”
“No, è andato tutto bene, anche col parcheggio. Ho fatto un po’ fatica ad entrare perché c’erano tantissime persone e giornalisti, ma ci sono riuscita. Sono riuscita anche a sedermi in aula” rispose lei, con un sorriso altrettanto tirato, per poi sollevare la busta marrone che stringeva nella mano destra “sulla strada di ritorno mi sono anche fermata a prendere qualcosa da mangiare. Cinese va bene?”
“Va benissimo. Sarai affamata. Io non ho preparato nulla perché non sapevo quando saresti rientrata e sono un disastro ai fornelli. È più semplice prendere giacca e portafogli ed uscire da qualche parte, oppure prendere qualcosa d’asporto”
“Già, se te lo puoi permettere” commentò la giovane, posando la busta sopra un basso tavolino e lasciandosi cadere sul divano. Austin si alzò subito per andare a prendere dalla cucina due lattine di soda, e quando tornò indietro iniziò a tirare fuori il contenuto della busta, che consisteva in due confezione di spaghetti di soia alle verdure, dell’anatra all’arancia e degli involtini di primavera “c’è stata la pausa pranzo, ma io sono rimasta in aula. Non sapevo dove andare e non avevo fame. Non so in quanti siano andati effettivamente a mangiare un boccone”
“Com’è stato?”
“Meno peggio di quello che credevo, ma tutti quei famigliari… Se avessero saputo chi ero…”
“Rosa, ne abbiamo già parlato. Tu non c’entri nulla in questa brutta storia, d’accordo? Hai solo avuto la sfortuna d’incontrare la persona sbagliata, che è stata abile ad ingannarti fin dall’inizio. Poteva succedere a te come a qualcun altro. È stato un caso. Ciò che conta davvero è che a te non è successo nulla perché avresti potuto non essere così fortunata”
“Sì, ed un’altra persona avrebbe potuto essere meno stupida di me e notare fin dall’inizio che c’era qualcosa che stonava terribilmente. Magari un’altra persona si sarebbe fatta molti più scrupoli ed avrebbe chiamato la polizia. Quando ho visto quelle persone non ho potuto non pensare che avrei potuto fare qualcosa, ma non l’ho fatto. Se solo… Se solo avessi prestato più attenzione…”
“Rosa, tu non c’entri nulla. Non hai sangue innocente sulle tue mani. Se avessi avuto qualche sospetto, avresti potuto ritrovarti in grave pericolo”
“Sì… Sì, anche questo credo che sia vero” mormorò la ragazza con un sospiro, osservando senza alcun interesse la propria porzione di spaghetti. Si chiese come sarebbe andata in quel caso, se avesse capito ogni cosa quando lei e Rich abitavano ancora insieme, e se lui di rimando avesse intuito che il suo segreto era stato scoperto. Come avrebbe reagito in quel caso? Sarebbe diventata un’altra delle sue vittime? “ma non so se riuscirò a liberarmi mai del tutto di questo senso di colpa… Forse ho sbagliato a non parlare di questo argomento fin da subito con la dottoressa, tu che ne pensi?”
“Lascia perdere, credimi. Quella donna è tenuta a mantenere il segreto professionale, ma per quanto sia eccellente nel suo campo, che certezza hai che sarà così anche in un caso in cui sa che potrebbe guadagnare molti soldi facili fornendo delle informazioni simili alla stampa?” rispose il giovane con una smorfia, scuotendo la testa “Rosa, se lei sapesse che la persona a cui le hai accennato l’ultima volta è quel mostro, avresti finito di vivere. La seconda possibilità che hai avuto verrebbe spazzata via all’istante, saremo sempre circondati dalle telecamere e dai giornalisti e tutti ti guarderebbero con occhi diversi. Scaverebbero senza alcuna pietà nel tuo passato e verrebbe tutto quanto a galla. No, assolutamente no. Ti massacrerebbero senza alcuna pietà e non te lo meriti. Hai già passato abbastanza problemi, non riusciresti ad affrontare emotivamente, fisicamente e mentalmente anche questo”
“Hai ragione” mormorò la giovane dopo averci riflettuto per qualche istante “sì, hai perfettamente ragione. Non posso correre un rischio simile. Se mi ritrovassi in un casino simile, i quattro anni di terapia che ho fatto verrebbero spazzati via in un attimo. Sarebbe la fine”
“Io sarei pronto a trasferirmi anche dall’altra parte del mondo con te per ricominciare da capo, Rosa. Se fosse necessario lo farei anche in questo stesso momento, ma non voglio vederti ancora a pezzi. Dopo tutta la merda che sei stata costretta a lasciarti alle spalle così giovane, meriti solo di essere felice per il resto della tua vita”.
Rosa sorrise allegramente per la prima volta da quando era iniziata la giornata, ed allungò la mano destra per accarezzare la guancia sinistra del suo fidanzato, in un muto ringraziamento per il sostegno incondizionato che era sempre pronto ad offrirle. Lui chiuse gli occhi ed appoggiò la mano sinistra su quella destra di lei, per trattenerla e per godersi quel contatto il più a lungo possibile, ad occhi chiusi. Quando li riaprì, la guardò dritta negli occhi con uno sguardo serio.
“Lo hai visto?”
“Sì… Sì, l’ho visto, anche se sono riuscita a trovare un posto dall’altra parte dell’aula”
“E com’era?”
“Mh” la giovane riflettè di nuovo, riportando alla mente i ricordi di quella mattina “diverso da quello che ricordavo. Sono passati quattro anni da quando ci siamo visti l’ultima volta. Aveva un aspetto migliore perché immagino che adesso non abbia più la cocaina a portata di mano, e aveva i capelli più lunghi”
“Lo sai che ha diverse ammiratrici?” continuò Austin “no, tu non puoi saperlo perché non ti sei più informata, ma a me è capitato ogni tanto di buttare l’occhio su qualche articolo di giornale. Rimarresti sconvolta se ti dicessi quante ragazze gli sbavano dietro. Lo trovano incredibilmente attraente, al di là di quello che ha fatto. In molte lo ritengono perfino innocente, sono convinte che una persona così attraente non possa commettere azioni simili. Le hai viste oggi?”
“No, non lo so, non so nulla di tutto questo”
“Secondo te è così attraente, oggettivamente parlando ed al di là di tutto?” insistette ancora Austin. Rosa a quel punto allontanò la mano dalla sua guancia e riprese in mano la propria confezione di spaghetti.
“Non me lo sono mai chiesta” disse alla fine, mantenendo il contatto visivo con gli spaghetti che continuava a punzecchiare con le bacchette, cercando di non riportare alla mente i ricordi legati a tutte le volte in cui lei ed il suo ex coinquilino erano andati a letto insieme “io l’ho conosciuto quando faceva un uso pesante di cocaina ed erba e non aveva molta cura di sé, quindi… E al di là di tutto, di come può apparire ora che si è ripulito, non capisco come si possa trovare attraente una persona che ha commesso azioni simili. Le sue stesse azioni lo rendono… Ripugnante”
“È esattamente quello che penso anch’io. E non lo trovo affatto così attraente. Ricordi quel giorno che eravamo nell’appartamento e lui è rientrato? Non te l’ho mai detto, ma quando sono uscito l’ho incontrato in corridoio… Parliamo di qualche istante, ma mi ha lasciato una strana sensazione. Il suo sguardo mi ha fatto rabbrividire”
“Questa è autosuggestione. Dici così perché sai quello che è successo e la tua mente di conseguenza distorce i ricordi”
“Sarà… Ma alla fine la strana sensazione che ho avuto non si è rivelata del tutto infondata visto come è andata a finire. Lui ti ha vista?”
“No… O meglio, non lo so… Prima che lo scortassero fuori dall’aula si è girato verso la zona in cui ero seduta, ma indossava degli occhiali da sole, quindi non sono riuscita a capire se mi avesse vista o no. Probabilmente no, con tutte le persone che erano presenti” commentò la ragazza, per poi lasciarsi andare ad un sospiro ad occhi chiusi “Austin, gli hanno dato diciannove condanne a morte. Diciannove. Verrà giustiziato nella camera a gas, e non ha fatto una piega quando il giudice ha letto il verdetto della giuria. È rimasto impassibile per tutto il tempo, come se la questione non lo riguardasse di persona”
“Beh, d’altronde stiamo parlando di un individuo che non ha un cervello che ragiona normalmente, che cosa ti aspettavi? Sono contento che lo abbiano condannato a morte, anche se tutti sapevamo già che non poteva che andare a finire in questo modo. Era quello che si meritava. E adesso dovrà passare il resto della sua vita dietro le sbarre senza mai sapere quale sarà l’ultimo. E quando lo saprà e scatterà il conto alla rovescia, sarà ancora peggio. Vorrei tanto che trasmettessero l’esecuzione in diretta nazionale quando sarà il momento, chissà se faranno un’eccezione per questa volta visto la portata mediatica del caso” alle parole di Austin, Rosa spalancò gli occhi, ed il giovane si accorse che era impallidita all’improvviso “scusami, non volevo, è solo che…”
“No, non scusarti, va tutto bene. Dico davvero. Non m’importa” si affrettò a dire lei, scuotendo la testa “sono andata in tribunale stamattina per chiudere un cerchio e così è stato, fine. Non m’importa nulla se con me si è comportato in modo diverso, non è un’attenuante a quello che ha fatto ed oggi ha avuto quello che meritava. Tante persone sono contrarie alla pena di morte, ma in un caso come questo perfino un ergastolo sarebbe stato una condanna troppo lieve. Adesso… Adesso è tutto finito, ed è inutile continuare a parlarne. Ci sono delle domande a cui non avrò mai risposta, ma va bene comunque così. Anche riguardo al resto del mio passato ci sono molte domande a cui non avrò mai risposta, ma andrò avanti lo stesso. Fine del discorso, non… Non voglio parlare mai più di questo, Austin… Per favore”.
Austin non disse nulla in risposta, limitandosi ad allungare la mano destra per accarezzare la guancia sinistra di Rosa, come lei aveva fatto in precedenza; e come lui aveva fatto in precedenza, anche la giovane chiuse gli occhi ed emise un sospiro, concentrandosi appieno sul tocco delle sue dita. Non le importava davvero più portarsi appresso delle domande a cui non avrebbe mai ricevuto una risposta, a ventitré anni desiderava solo costruirsi una vita che prima non era mai riuscita ad avere, e lo avrebbe fatto affianco ad Austin, che si era rivelato la persona perfetta da avere a proprio fianco.
“Hai detto che faresti qualunque cosa per me, e che dopo quello che mi è successo merito solo il meglio. Fa che sia così, Austin. Per favore. Voglio che tu sia la prima decisione giusta mai presa in vita mia… Anche se… Beh, anche se in molti potrebbero definire una scelta non molto saggia quella di essere ospitate a casa di un ragazzo che si conosce appena”
“Ma sono passati quattro anni, nel frattempo ci siamo conosciuti un po’ meglio mi sembra” commentò il giovane suscitando l’ilarità di Rosa, a cui scappò perfino una risata “pensi davvero quello che hai appena detto?”
“Sì, lo penso davvero”
“Anche io penso davvero tutto quello che ho detto, Rosa. Penso che con tutto quello che hai passato d’ora in avanti meriti solo di vivere una vita felice e di avere tutto quello che finora ti è stato precluso. Non so se riuscirò in questo, ma la mia intenzione è quella di provarci in qualunque modo possibile, perché se penso al mio futuro non riesco ad immaginarlo se non affianco a te” disse il giovane con un’espressione estremamente seria, allontanando la mano destra dal viso della ragazza per poi infilarla in una tasca dei pantaloni. Rosa l’osservò incuriosita e spalancò gli occhi alla vista della piccola scatolina che gli apparve sul palmo della mano. Era ancora chiusa, ma le sue parole e la scatolina in sé lasciavano ben pochi dubbi su quale fosse il suo contenuto. Iniziò ad avvertire un cerchio alla testa.
Qualche ora prima aveva rivisto Rich dopo quattro anni, ed ora aveva Austin davanti a sé con in mano una scatolina il cui contenuto era facilmente immaginabile. Il coperchio riportava perfino il nome di un famoso e costoso marchio di gioielli.
“Ti prego, dimmi che al suo interno non c’è quello che penso”
“Perché? Sarebbe un dramma così grande? Tu vuoi iniziare una nuova vita, io voglio fare altrettanto insieme a te ed oggi ha segnato la fine della precedente. Perché non farlo alla grande, allora?”.
Austin sollevò il piccolo coperchio e Rosa rimase senza parole dinanzi all’anello dalla bellezza mozzafiato posato su un piccolo cuscinetto di raso rosso; era d’oro, semplice, fine, con un unico piccolo diamante incastonato, ed erano proprio la sua eleganza e semplicità a renderlo così magnifico. Nessuno dei suoi vecchi clienti le aveva mai regalato un gioiello simile e non osava nemmeno immaginare quanto avesse pagato Austin.
“Sei pazzo”
“Sì, di te” rispose lui con una risata per combattere il nervosismo “quando ho scoperto la mia ex a letto con il mio ex migliore amico, ero certo che sarei rimasto da solo per il resto della mia vita perché non avevo alcuna intenzione di rischiare che una esperienza simile accadesse di nuovo, ma poi sei arrivata tu e tutto è cambiato”
“Detto così, il nostro primo incontro suona decisamente molto più romantico di quello che è stato, considerando che ero la prostituta che i tuoi amici hanno pagato per farti trascorrere una bella serata per il tuo compleanno. Possiamo dire che è merito loro se ci siamo conosciuti”
“Rosa, io ti amo” continuò Austin serio, ed il sorriso sulle labbra di Rosa si trasformò in un’espressione altrettanto seria. Era la prima volta, in quattro anni, che diceva quelle parole in modo diretto “ti amo e non m’importa di quello che è stato, perché io voglio solo te e voglio trascorrere il resto della mia vita in tua compagnia. Ho riflettuto molto se darti questo anello oggi od in un altro momento, e lo so che forse questa non è l’occasione migliore, però come ti ho detto è anche vero che oggi segna la fine di tutto e l’inizio di una vita nuova, quindi perché non iniziare nel migliore dei modi?”.
Dopo aver pronunciato quel discorso impacciato, il giovane prese in mano l’anello con mani tremanti e lo porse alla ragazza. Lei lo guardò senza ben sapere che cosa pensare a riguardo.
“Rosa… Vuoi trascorrere anche tu il resto della tua vita in mia compagnia?”.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top