(16)
Cora entrò nella camera deserta di Rich e recuperò la scatolina in legno all’interno dell’armadio; si sedette a gambe incrociate sul letto e prese in mano lo scatto incriminato senza degnare di una sola occhiata la collanina con il pendente a forma di teschio.
Da quando l’aveva scoperta per puro caso, quella fotografia era diventata la sua ossessione, e quello che Rich le aveva incredibilmente confidato non aveva fatto altro che confermare i suoi sospetti: lui e la ragazza nella foto erano stati insieme, la loro storia era finita in malo modo e lui non l’aveva ancora dimenticata.
Tutto tornava nelle poche informazioni che il suo coinquilino le aveva dato sbuffando, con reticenza. Il ‘strade diverse’ era stato un modo per dire che la ragazza con cui era stato insieme lo aveva lasciato perché conduceva una vita sregolata. E la ragazza con cui era stato insieme era bionda, esattamente come quella ritratta nello scatto sfuocato.
Cora non aveva idea di come quei due si fossero conosciuti e come avesse avuto inizio la loro storia, ma non faticava ad immaginare che provenissero dalla stessa città e che fossero cresciuti insieme. O magari lei era la classica ragazza dei quartieri alti in cerca del cattivo ragazzo di turno per fare un dispetto ai genitori. Che fosse l’una o l’altra, od un’altra ancora, la verità sulla storia che si nascondeva dietro la fotografia, c’era un’unica cosa certa: la fine di quella relazione aveva fatto soffrire Rich, e stava ancora soffrendo molto perché era innamorato di quella ragazza.
Era innamorato di quella ragazza.
Quelle parole rimbombarono nella mente della giovane e le fecero salire la voglia di strappare in mille pezzi quella dannata fotografia che ora desiderava non aver mai trovato; ma strappare la fotografia non l’avrebbe aiutata in alcun modo, l’avrebbe solo messa nei guai. E, comunque, non avrebbe cambiato la realtà dei fatti.
Rich aveva in mente un’altra ragazza, lei non era altro che una sostituta momentanea.
La seconda scelta. Un rimpiazzo.
Presto o tardi sarebbe arrivato il giorno in cui le avrebbe chiesto di tingersi i capelli di biondo per assomigliare di più a lei. Come sua madre l’aveva costretta quando avevano cambiato casa, città e nome per l’ennesima volta nel giro di poco tempo.
Cora rimise la fotografia nella scatolina e la scatolina al proprio posto; uscì dalla camera di Rich e ricacciò indietro le lacrime. Non era intenzionata a lasciarsi abbattere fino a quando non avrebbe avuto dalla propria parte delle prove concrete, e per avere dalla propria parte delle prove concrete c’era un’unica cosa che poteva fare: pedinare Rich in una delle sue frequenti uscite notturne e scoprire la verità da sola.
Cora aveva raccontato a Rich di avere un appuntamento con il nuovo cliente che le aveva prestato uno dei suoi appartamenti di lusso e che doveva uscire presto perché voleva anche portarla a cena; aveva perfino indossato un abito da sera provocante e delle scarpe col tacco per non creare alcun sospetto nel giovane. Gli aveva detto che il suo nuovo e benestante cliente passava a prenderla con una limousine, ed invece una volta uscita dall’appartamento, con Rich che aveva rivolto poco più di un cenno di saluto, la ragazza si era precipitata all’interno della propria macchina e lì dentro si era cambiata per indossare degli abiti più comodi, che aveva sistemato sui sedili posteriori in precedenza. Aveva indossato delle scarpe da ginnastica, legato i capelli e si era messa in attesa del suo coinquilino.
Erano già trascorse diverse ore da quando era uscita, e stava ancora aspettando. Tamburellava le dita sul volante per combattere l’ansia ed il nervosismo, e non staccava mai gli occhi dall’ingresso principale per non lasciarsi sfuggire nulla. Qualcuno era entrato nell’hotel, qualcun altro era uscito, ma del giovane fino a quel momento non c’era stata alcuna traccia. Era ancora dentro, e la sua auto era parcheggiata qualche posto più avanti della sua.
E se proprio quella sera avesse deciso di non uscire?
Cora si pose quel quesito e distorse la bocca in una smorfia. Con la sfortuna che si portava appresso ovunque andasse era possibile, ma voleva ancora sperare che Rich stesse solo aspettando il momento opportuno per uscire. E se proprio non fosse uscito quella sera, avrebbe ritentato le successive fino a quando non avrebbe avuto un colpo di fortuna.
E sarebbe riuscita a seguirlo senza farsi scoprire?
Quello era un problema che preoccupava già di più la giovane.
Rich era intelligente e furbo, e non ci avrebbe messo molto a capire che qualcuno lo stava inseguendo, ma era un rischio che era pronta a correre pur di ottenere delle risposte. E se l’avesse scoperta, allora avrebbe svuotato il sacco e preteso delle spiegazioni da parte sua. In ogni caso, non era assolutamente intenzionata ad arrendersi senza avere fatto un tentativo perché quella fotografia la stava facendo andare fuori di testa.
“Andiamo, esci. Esci. Non dirmi che hai deciso di non uscire proprio questa sera perché non ci credo” mormorò la giovane, tormentandosi l’unghia del pollice destro, sempre senza mai staccare gli occhi dall’ingresso della struttura; la porta a vetri si aprì proprio in quel momento, Cora allungò il collo e quasi non riuscì a credere ai propri occhi quando vide la figura alta ed inconfondibile del suo coinquilino scendere i scalini in marmo. Era vestito completamente di nero, indossava la giacca nera in pelle e si avviò verso la propria macchina senza guardarsi attorno.
Quando accese il motore, la ragazza fece lo stesso. Cercò di stargli dietro mantenendo una certa distanza per non insospettirlo, ma non era semplice. Rich andava forte e Cora non aveva mai seguito nessuno in macchina prima d’ora, ed alla fine lo perse. Lo vide troppo tardi girare all’improvviso a destra e quando tornò indietro, dopo essersi girata, non c’era più nessuno. Si trattava di un quartiere residenziale con tante vie, in cui perdersi, per un estraneo, era questione di un attimo.
La giovane accostò vicino ad un marciapiede e spense il motore della macchina per non consumare benzina inutilmente. Era così frustrata che mollò un pugno al volante. Non solo si era lasciata sfuggire Rich per una distrazione, perché non era stata abbastanza veloce e reattiva da girare a propria volta, ma si era anche completamente persa in un quartiere residenziale di villette. Non aveva idea né di dove si trovasse né di quanto quel posto fosse lontano dall’hotel.
Poteva andare peggio di così?
Cora aveva nascosto il viso tra le mani, per cercare di calmarsi e di trovare un modo per risolvere il guaio in cui si era cacciata; lo sollevò quando sentì qualcosa picchiettare contro il finestrino. Già sapeva di chi si trattava, ma girò ugualmente il viso da quella parte con gli occhi spalancati ed abbassò il vetro. Anche Rich si abbassò in modo che il suo viso e quello di Cora fossero quasi alla stessa altezza.
“Ehi” il giovane distese le labbra in un sorriso tirato “vuoi spiegarmi per quale cazzo di motivo mi stai seguendo da quando sono uscito?”.
Sì, evidentemente poteva andare peggio di così.
“Non è come sembra”
“Scendi”.
Cora obbedì con un sospiro.
“Non è come sembra”
“Questo lo hai già detto una volta. Quello che vorrei cercare di capire è, dato che non è come sembra, come mai sei qui e non in compagnia del tuo nuovo cliente facoltoso. Non hai detto di avere un appuntamento per cena con lui? E sbaglio o quando sei uscita indossavi degli abiti diversi?”
“Ha avuto un impegno col lavoro. Sai come sono fatti questi imprenditori pieni di soldi… Col lavoro che fanno c’è sempre l’imprevisto dietro l’angolo”
“E come ti ha avvisata?”
“Ha chiamato mentre lo stavo aspettando al ristorante. È stato il proprietario stesso ad avvisarmi che purtroppo non sarebbe potuto venire”
“Ma non hai detto che il tuo cliente sarebbe venuto a prenderti con una limousine?”
“Infatti la limousine c’era, lui no. Il suo autista mi ha portata al ristorante e poi di nuovo all’hotel. In un primo momento sembrava che fosse solo in ritardo, ma poi non è stato così. Non avevo voglia di rientrare siccome era ancora presto, così ho preso la macchina e… E ho deciso di fare un giro. Dopotutto la macchina me l’hai presa apposta per usarla”
“Certo… E come mai sei venuta fin qui? Dov’eri diretta?”
“Da nessuna parte in particolare… Volevo solo esplorare un po’ la città… Infatti credo di essermi un po’ persa”
“Mh-mh… E quando hai trovato il tempo di cambiare i vestiti?"
“Ho sempre un cambio in macchina per qualunque evenienza”
“Mh-mh, e quindi la macchina identica alla tua con alla guida una ragazza identica a te che mi ha seguito fin dall’inizio, e che casualmente era parcheggiata vicino all’hotel, è stata solo che una coincidenza? Ed un’altra coincidenza è che ti abbia trovata proprio qui? Sei diventata più brava a rispondere senza esitare, ma devi ancora imparare ad inventare balle più convincenti. Ed a inseguire una persona fai proprio schifo, è meglio che lasci perdere. Perché mi stavi seguendo?”
Cora fissò Rich senza rispondere, stringendo i pugni con forza.
“Lascia stare, sai che ti dico? Non m’interessa saperlo. Tanto scommetto che te ne uscirai con una delle tue solite spiegazioni senza alcun senso”
“Ehi, che stai facendo?” chiese la ragazza, spalancando gli occhi, quando vide il suo coinquilino avvicinarsi alla sua macchina e tirare fuori da una tasca della giacca un oggetto che riconobbe solo quando mandò un bagliore sotto la luce di un lampione “perché hai preso quel coltello?”
“Perché voglio essere sicuro che non lo rifarai una seconda volta. Voglio darti una lezione che ti resterà ben impressa nella mente” rispose lui, per poi affondare la lama in una delle quattro ruote del veicolo. Cora lo fissò sconvolta ed impotente fare lo stesso con le altre tre. Ad opera conclusa, la macchina era inutilizzabile e nel bagagliaio non aveva nemmeno una ruota di scorta.
“Ma… E adesso? Già non so dove mi trovo, come faccio a tornare a casa senza macchina?”
“Come fai? Ci sono i mezzi di trasporto, no?”
“Non ho un soldo con me”
“Ohh, beh… Allora usa le gambe che mamma ti ha fatto”
“Non puoi parlare sul serio”
“Cosa non posso? Costringerti a tornare all’hotel a piedi sapendo perfettamente che ti sei persa e non sai come fare, e tutto questo in piena notte? Certo che posso farlo, e guarda un po’: è proprio quello che sto facendo. Così impari a pedinare la gente”
“Non puoi parlare sul serio”
“Vai, voglio essere sicuro che non mi giochi un altro scherzetto come questo”
“Perché? È solo perché ti ho seguito oppure perché ti devi incontrare con qualcuno ed io sto interferendo?”.
Il ragazzo emise uno sbuffo e roteò gli occhi.
“Dovresti davvero staccare la spina dalla droga per un po’ perché inizi a fare discorsi deliranti. Vai adesso, prima di farmi veramente arrabbiare”
“Io non ho finito di parlare, non…”
“Ma io sì, invece. Cora, vattene prima di farmi perdere la pazienza. Sono sicuro che in un modo o nell’altro riuscirai a ritrovare la strada giusta. E non provare a ribattere ancora. Non immagini neppure quanta fatica stia facendo per trattenermi, sono stato abbastanza chiaro?”.
Sì, era stato abbastanza chiaro. Cora non provò più ad aprire bocca, gli voltò le spalle e s’incamminò verso dove era venuta. Percorse a passo veloce il marciapiede, ma una volta imboccata la deviazione a destra si fermò all’istante, aspettò per un tempo ragionevole e poi si affacciò al di là dell’edificio che sorgeva accanto a lei: Rich non era risalito nella sua macchina e non stava più guardando verso di lei. Si stava incamminando verso la parte opposta, a passo veloce.
La giovane aspettò che imboccasse a sua volta una piccola deviazione a destra prima di seguirlo nuovamente. Non le importava nulla delle sue minacce e di farlo arrabbiare per l’ennesima volta, non voleva tornare indietro senza avere delle risposte ed era pronta a rischiare di nuovo, questa volta ancora di più dato che era già stata scoperta.
Cora seguì Rich a debita distanza per non commettere di nuovo lo stesso errore di poco prima, e quando lo vide fermarsi si nascose subito dietro l’angolo di una vietta secondaria; pensò che il suo coinquilino si fosse bloccato perché aveva capito di essere pedinato di nuovo, ed invece lo vide guardarsi brevemente attorno per poi attraversare la strada. Lo vide avvicinarsi a passo sicuro ad una abitazione, salire i scalini del portico ed entrare come se fosse lui il padrone di casa.
La giovane rimase a fissare per qualche istante la porta richiudersi, poi uscì dal proprio nascondiglio e si avviò verso la parte opposta, alla ricerca di un modo per tornare all’hotel, incamminandosi da sola, nel buio della notte, stretta nelle spalle. Non era rimasta un solo istante in più a guardare perché non ce n’era bisogno, ed anche se aveva provato l’impulso di entrare a sua volta nell’abitazione lo aveva scacciato in fretta dalla mente.
Ma era proprio sicura di ciò che aveva visto?
Sì, ne era più che sicura, ma al tempo stesso ancora non voleva crederci. Forse Rich era entrato in quella casa per rubare, ma quale ladro s’intrufolava in un’abitazione entrando semplicemente dalla porta d’ingresso? Lei stessa lo aveva visto in azione in due occasioni diverse: nel corso della prima erano entrati da una finestra e nel corso della seconda dalla porta sul retro che era stata lasciata aperta per disattenzione. Quello a cui aveva appena assistito era stato uno spettacolo completamente diverso: il suo coinquilino non si era introdotto di nascosto nella villetta, era entrato come se qualcuno al suo interno lo stesse aspettando.
Qualcuno. O qualcuna.
La ragazza bionda dello scatto.
Cora rientrò nell’appartamento dopo Rich, a mattina inoltrata.
“I miei complimenti, non credevo che ce l’avresti fatta. Come ci sei riuscita?”
“Sono riuscita a farmi dare un passaggio e per fortuna mi è andata bene”
“Già, per fortuna… Ma poteva non andare così. Quand’è che smetterai di fare cose stupide, Cora? Il giorno in cui il tuo corpo verrà ritrovato da qualche parte, mh? Magari a pezzi e dentro un sacco nero dell’immondizia?”
“Non sarei stata costretta a chiedere un passaggio ad un completo sconosciuto se tu per primo non mi avessi bucato le gomme della macchina” replicò la ragazza per poi emettere un profondo sospiro; chinò la testa in avanti e quando la rialzò stava sorridendo “ma non importa. Non voglio litigare di nuovo anche perché sei tu ad avere ragione: sì, lo so, non avrei dovuto seguirti, ho sbagliato e non so nemmeno perché l’ho fatto. Forse… Non lo so… Non so cosa pensavo di vedere… Prometto che non lo farò mai più, va bene? Siamo apposto così, sì?”.
Rich si alzò dal divano e si avvicinò alla giovane senza dire una parola; una volta davanti a lei continuò a fissarla senza aprire bocca. Quando le sollevò il mento con l’indice sinistro, lei socchiuse le labbra, certa di essere in procinto di ricevere un bacio.
“Tu sei fatta. Sei andata alla stazione prima di venire qui?”
“Sì” ammise subito la giovane con una smorfia, senza nemmeno provare a negare l’evidenza “dopo aver trascorso l’intera notte fuori, a cercare un modo per tornare qui, era il minimo che mi meritavo, non ti sembra?”
“Cora, quante volte ti ho detto che non voglio che vai nel parco da sola? Quel tipo non è raccomandabile”
“Ohh, grazie tante, e me lo dici proprio tu, Rich? E da quand’è che qualcuno che vende droga è un tipo raccomandabile? Insomma, quante madri sarebbero contente di sapere che la propria figlia esce con uno spacciatore, per esempio?” replicò Cora con una risatina “non ho paura di andare nel parco da sola se ho voglia di comprare una dose. Quel tipo non mi farà mai nulla perché sa che sono con te”
“Io non darei nulla così per scontato. E se fossi in te smetterei con la droga per un po’. Ultimamente ti fa fare discorsi e ti fa assumere atteggiamenti fin troppo strani. Eri strafatta anche ieri quando hai deciso di seguirmi?”
“D’accordo, d’accordo, ho capito. Ho capito. Non lo farò mai più. Adesso vieni”
“Dove?”
“In camera mia”
“Perché?”
“E poi sarei io quella strafatta?” domandò Cora prendendo Rich per mano e guardandolo con un mezzo sorriso “secondo te perché voglio andare in camera mia? Voglio che mi scopi. Adesso”.
Rich si fermò all’istante e Cora si voltò a guardarlo.
“Beh, che c’è? Perché non ti muovi più?”
“Puoi ripetere quello che hai appena detto?”
“Ho detto che voglio andare in camera mia perché voglio che mi scopi adesso, proprio in questo momento, e le tue domande ci stanno solo facendo perdere tempo. Ohh, adesso capisco perfettamente come ti senti quando io continuo a farti domande su domande e sì, è terribilmente frustrante”
“Ed io dovrei fare sesso con te mentre sei completamente strafatta e correre il rischio di essere nuovamente accusato di aver calcato troppo la mano?”
“Allora fatti anche tu un buco, sono sicura che avrai qualcosa in camera tua, o possiamo fumare insieme uno spinello… Ascolta, sono fatta, ma so perfettamente quello che voglio in questo momento ed è andare a letto con te. Posso anche metterlo per iscritto se è per farti sentire più tranquillo” rispose lei, avvicinandosi e passandogli le braccia attorno alle spalle “voglio fare sesso con te e voglio che tu faccia tutto quello che vuoi”
“Tutto quello che voglio?”
“Sì, tutto quello che vuoi” ripeté Cora stringendosi di più a lui “voglio che mi prendi nel modo che preferisci, senza la minima gentilezza. Fai di me la tua puttana”.
Rich scoppiò a ridere divertito davanti alle parole che Cora aveva pronunciato con così tanta sicurezza, per poi accontentarla: la spinse dentro la sua camera da letto, chiuse la porta alle proprie spalle e le ordinò tutto quello che doveva fare per compiacerlo. E lei obbedì a tutto quanto, senza battere ciglio, nemmeno quando si ritrovò a subire del sesso anale.
“Cora… Se non esistessi ti dovrebbero inventare” mormorò il giovane, a rapporto concluso, lasciandosi andare contro il materasso. Anche lei era stanca e stremata, ma anziché sdraiarsi a sua volta si sedette a cavalcioni su di lui.
“Ti ricordi che abbiamo fatto un patto di sangue, Rich?”
“Sì, me lo ricordo, perché?”
“Lo sai, vero, che tu non troverai mai un’altra come me?”
“Adesso inizi ad essere un po’ inquietante”
“Non scherzare, guarda che sono seria”
“Se la metti così, allora non posso che darti ragione: sarebbe preoccupante se al mondo esistesse un’altra persona con il tuo stesso livello di stupidità. Pensa a quanti guai può combinare se al proprio fianco non ha nessuno pronto ad intervenire al momento giusto”
“Rich!” esclamò esasperata la giovane, con un sospiro “smettila, d’accordo? Sto davvero parlando seriamente e vorrei che tu mi ascoltassi con altrettanta serietà”
“D’accordo, Cora, l’ho capito” sospirò a sua volta lui “ma non capisco perché mi stai facendo questo discorso. Abbiamo appena fatto dell’ottimo sesso, che bisogno c’è di rovinarlo con un discorso simile?”
“Perché ho paura che da un giorno all’altro tu possa sparire nel nulla. Ho paura che arrivi il giorno in cui uscirai dall’appartamento e non rientrerai più, e non so proprio come farei senza di te”
“Hai ragione su questo. Probabilmente non sopravviveresti più di mezza giornata”
“Rich!”.
Il giovane si tirò su col busto per guardare Cora negli occhi.
“Perché pensi che me ne possa andare?”
“Non lo so… Forse perché sei così strano. Forse perché già una volta te ne sei andato per undici giorni senza dare nessuna notizia. O forse perché i tuoi piani per il futuro prevedono di vivere in una remota isola esotica. Non lo so il perché, non me lo so spiegare, ma sento questa sensazione che non riesco a scrollarmi dalle spalle” mormorò Cora per non far sentire a Rich che le tremava la voce “dimmi, è solo una mia sensazione oppure può accadere per davvero?”
“Penso che davvero dovresti smettere per un po’ con la cocaina perché ti sta facendo cadere nella paranoia. E penso anche che dovresti riposare perché questa notte non hai chiuso occhio”
“E tu non resti con me?” chiese subito la ragazza, dal momento che lui l’aveva scostata per alzarsi; aveva gli occhi scuri spalancati, colmi di panico, mentre lo guardava raccogliere i propri vestiti “dove te ne stai andando?”
“Devo uscire”
“Perché?” insistette allarmata lei “di giorno? Tu non esci mai di giorno”
“Il perché sono affari miei, si può sapere perché sei così stressante? È da giorni che non mi dai un attimo di tregua, quante dosi ti sei fatta oggi?”
“Hai ragione, scusami, è solo che… Mi preoccupo”
“Ancora con questa storia? E di che cosa ti preoccupi?”
“Scusami, hai ragione, le mie scenate non hanno alcun senso” mormorò la giovane dopo essere rimasta in silenzio per un po’, abbassando lo sguardo e stringendosi nelle spalle “e hai ragione anche riguardo la droga, è di sicuro quella che mi fa essere così paranoica… Vorrei solo che rimanessi un altro po’ con me, tutto qua, solo finché non mi addormento… O è così urgente l’impegno che hai?”.
Rich sospirò e ritornò indietro, dicendo a Cora che poteva tardare a partire di qualche minuto. Si sdraiò a suo fianco e, senza che lei gli chiedesse nulla, le passò il braccio sinistro attorno ai fianchi non appena si sdraiò a sua volta. In altre circostanze il cuore della giovane avrebbe iniziato subito a battere più forte, ma ora aveva troppi pensieri in testa per soffermarsi su particolari come quello. Si era già convinta che l’improvviso impegno diurno del suo coinquilino avesse a che fare con l’uscita della notte precedente e che fosse altrettanto direttamente collegato alla ragazza nella foto, che già sentiva di odiare con tutta sé stessa, anche se non si erano mai incontrate di persona.
La giovane chiuse gli occhi e finse di addormentarsi. Erano passati pochi minuti quando sentì Rich sciogliere l’abbraccio ed alzarsi. Lo sentì finire di vestirsi ed uscire prima dalla porta dalla camera e poi dall’appartamento. Quando sentì il tonfo sordo della porta dell’appartamento che si chiudeva, aprì subito gli occhi, si alzò di scatto e si vestì il più velocemente possibile. Uscì a sua volta in strada e si guardò attorno: la macchina di Rich era ancora parcheggiata al suo posto, segno che lui si era allontanato a piedi. Guardò meglio entrambe le direzioni in cui si ramificava il marciapiede ed alla fine lo vide in lontananza. Una figura nera e magra che si distingueva dalla folla e che stava attraversando la strada.
Cora non ci pensò due volte ed iniziò a seguirlo, determinata a chiudere la faccenda una volta per tutte quello stesso giorno. Questa volta non aveva paura di essere scoperta perché si stavano muovendo a piedi, ed essendo pieno giorno i marciapiedi erano affollati di persone che andavano da tutte le parti, chi a lavoro, chi in spiaggia e chi semplicemente a trascorrere delle ore di shopping in un centro commerciale. Non era nemmeno preoccupata della possibilità di perdere di vista Rich, perché con la sua altezza, la sua magrezza ed i vestiti completamente neri svettava su tutti gli altri.
Camminarono per diverso tempo, e ben presto si lasciarono alle spalle sia l’hotel in cui vivevano che il quartiere stesso in cui era posizionato, spostandosi nella parte più centrale della città; Rich non si fermò né si voltò mai, segno che non nutriva alcun sospetto di essere nuovamente pedinato, e Cora pensò che forse non se ne era accorto perché aveva cose più importanti a cui pensare. Di sicuro nella sua mente non c’era posto per altro che non fosse l’impegno a cui stava andando.
Senza rendersene conto, la ragazza si ritrovò in un posto della città che conosceva molto bene, l’unico altro al di fuori dell’hotel: la stazione dei bus. Per un attimo pensò che il suo coinquilino si fosse recato lì per andare al parco a fare rifornimento, ma poi, con propria sorpresa, lo vide andare dritto alla stazione, nella zona in cui la gente aspettava il bus da prendere od una persona che stava arrivando. Cora entrò in un piccolo minimarket che vendeva un po’ di tutto, dagli snack ai giornali; prese in mano la copia di un quotidiano e spiò il ragazzo attraverso i vetri del negozietto. Se ne stava in piedi, con le mani in tasca, e di tanto in tanto si guardava attorno: quello non era l’atteggiamento di una persona che stava aspettando un bus, ma di una persona che stava aspettando qualcuno.
E lei era certa di sapere chi fosse quel qualcuno che il suo coinquilino stava aspettando, anche se dentro di sé ancora voleva sperare in un grande malinteso.
Quando Cora vide Rich girare il viso verso destra di scatto, come se avesse sentito qualcuno chiamarlo per nome, concentrò anche lei lo sguardo verso quella parte, per riuscire a capire chi fosse la persona che stava per raggiungerlo. Tutte le speranza di un grande malinteso s’infransero all’istante alla vista di una ragazza che si fermò davanti a lui. Non aveva i capelli biondi, ma Cora era certa che fosse la stessa ritratta nella fotografia mossa. Magari quello che vedeva ora era il suo colore naturale. Sentì una stretta allo stomaco alla vista della ragazza che abbracciò Rich, e la sentì intensificarsi ancora di più quando lo vide ricambiare l’abbraccio. Con lei non faceva mai cose del genere. Anzi. Le aveva ripetuto più e più volte, da quando avevano iniziato ad andare a letto insieme, che lui odiava ogni forma di romanticismo come i baci o gli abbracci e trovava senza senso i preliminari nel sesso.
Ma ovviamente odiava fare tutto ciò con lei perché non era la persona con cui voleva stare.
Non si era resa conto della forza eccessiva con cui stava stringendo il giornale che aveva in mano. Vide i due giovani scambiarsi qualche parola e poi allontanarsi insieme, e lei a sua volta uscì dal minimarket dopo aver riposto il quotidiano. Li vide poco più avanti, e per un attimo pensò di raggiungerli e di affrontarli lì, in mezzo alla gente, con gli occhi di chissà quanti sconosciuti puntati addosso. Sentiva una voglia tremenda di scagliarsi contro quella troia e di strapparle un bel pugno di capelli, e poi avrebbe pensato a lui. Alla fine lasciò perdere, si limitò ad osservarli sparire tra la folla e si avviò verso la parte opposta, quella da dove era arrivata.
Rich rientrò nel tardo pomeriggio, con in mano una piccola busta marrone.
Cora era seduta davanti al tavolo rotondo della cucina, le ginocchia strette contro il petto, e guardava fisso davanti a sé. Quand’era rientrata nell’appartamento si era sfogata nella propria camera da letto, poi era andata in bagno a farsi una doccia ed infine si era seduta là.
“Ehi” disse il giovane, richiudendo la porta dietro di sé, lei girò lentamente il viso per guardarlo, ma non disse una sola parola “dormito bene?”.
Cora continuò a fissare Rich in silenzio, finché lui non si avvicinò con un sospiro.
“D’accordo, lo prendo come un no… Ho una cosa per te. Ho pensato che magari avessi voglia di provare qualcosa di nuovo” disse posando sopra il tavolo la busta marrone; la ragazza scostò lo sguardo dal coinquilino per concentrarlo sulla busta. La prese in mano, tirò fuori il suo contenuto e si ritrovò a fissare una confezione di tintura per capelli. Bionda.
Sarebbe scoppiata a ridere se solo avesse avuto abbastanza senso dell’umorismo per ridere delle proprie sventure.
“Mi hai preso della tinta per capelli bionda”
mormorò tornando a fissare Rich “perché?”
“Perché pensavo che avessi voglia di provare qualcosa di nuovo” rispose lui scrollando le spalle “perché l’ho vista e semplicemente ho pensato che a te starebbe bene”.
Cora si ritrovò costretta a prendere un profondo respiro prima di parlare.
“Vaffanculo” soffiò fuori a denti stretti, cercando di reprimere l’impulso di lanciare addosso al coinquilino la confezione di tinta per capelli. O la sedia su cui era seduta. Lui reagì con un’espressione sorpresa e confusa che gli vedeva fare molto di rado.
“Come, scusa?” chiese poi, corrucciando le sopracciglia “ho capito bene? Mi hai appena mandato a fanculo perché ti ho proposto di tingerti i capelli?”
“No, ti ho appena mandato a fanculo perché credi davvero di avere a che fare con una completa cretina. Non sarò la persona più intelligente al mondo, ma nemmeno quella più stupida. E tu… Tu in compenso sei un grandissimo, bastardo, lurido figlio di puttana”
“Cora, ma di che cosa cazzo stai parlando? Ti sei fatta ancora di altra cocaina mentre ero via?”
“No! La droga non c’entra niente! E smettila di fingere di non sapere nulla, perché ormai è troppo tardi. So tutto quanto, Rich, tutto quanto”
“Cosa sai?”
“Tutto quanto. Ogni cosa che mi hai nascosto fino ad oggi”
“E come pensi di sapere tutto quanto?”
“Perché ieri notte, quando mi hai detto di andarmene, ho solo finto di allontanarmi. A quanto pare non faccio poi così schifo a pedinare le persone, perché ho ripreso a seguirti quasi subito e non ti sei accorto di niente” Cora si alzò in piedi e si avvicinò a Rich per fronteggiarlo faccia a faccia “e ti ho visto entrare in quella casa, Rich. Non negarlo”
“E poi? Poi cos’hai visto?” chiese il giovane; il suo tono di voce era calmo, ma alla ragazza non era sfuggito che aveva irrigidito i muscoli delle spalle.
“Poi me ne sono andata, non c’è stato bisogno di entrare perché ho immaginato benissimo quello che stava accadendo lì dentro. Però una parte di me ancora non voleva crederci, ovviamente, volevo sperare di essermi completamente sbagliata, e così oggi, quando mi hai detto che dovevi uscire, ho deciso di seguirti di nuovo. Ho subito pensato che era troppo strano che uscissi durante il giorno, doveva esserci per forza dietro qualcosa, e purtroppo ho avuto tutte le risposte ai miei dubbi. Ti ho visto alla stazione dei bus, eri in compagnia di lei. Proprio lei”
“Lei chi? Cora, continuo a non capire di chi…”
“Smettila!” urlò ormai esasperata la ragazza, non più intenzionata a trattenersi dal momento che Rich continuava a fingere di non capire “smettila di prendermi in giro, non l’hai già fatto abbastanza? Sai benissimo di chi sto parlando! Della ragazza della foto. Era lei, lo so, anche se non aveva i capelli biondi!”
“La ragazza della foto? Quale foto? Tu hai assunto qualcosa di davvero pesante”
“Smettila con questo giochetto! Ti ho scoperto, vuoi capire che non ha più alcun senso arrampicarsi sugli specchi? Avresti fatto meglio a rispondere alle mie domande, Rich, così forse non avrei mai scoperto la verità da sola. Invece non l’hai mai fatto. Non ti sei mai degnato di rispondere a nessuna delle mie domande sul tuo passato, mi hai costretta a cercare da sola le risposte ed è quello che ho fatto. Ed è stato così che in camera tua ho scoperto la scatolina che nascondi dentro l’armadio. Allora, vuoi ancora continuare a fingere di non sapere di che cosa sto parlando?”
“Sei stata di nuovo in camera mia a curiosare tra le mie cose?” domandò il ragazzo spalancando gli occhi “credevo avessi imparato la lezione dopo l’ultima volta”
“Vaffanculo, e cosa vorresti fare adesso, sentiamo? Puntarmi la pistola contro di nuovo? Che cazzo me ne frega di quello che mi hai detto, dovevi immaginare che prima o poi avrei cercato delle risposte da sola. Allora, da quanto tempo va avanti questa cosa alle mie spalle?”
“Cora, non so che idea ti sei fatta, ma non è così”
“Ahh, no? E come dovrebbe essere? Vuoi ancora prendermi in giro?” ribatté a denti stretti lei, dandogli una spinta “credi ancora che sia così stupida da non riuscire a mettere insieme i pezzi da sola? Tu e la ragazza nella foto avete avuto una storia, è finita male e tu non l’hai ancora dimenticata. Ed è la stessa ragazza di cui mi hai parlato quand’eravamo nell’appartamento in centro. È lei? È lei, Rich?”.
Rich voltò le spalle a Cora per bloccare la discussione, ma lei gli si parò nuovamente davanti.
“No, questa volta sono io a decidere quando la conversazione è finita, e adesso siamo ancora ben lontani dalla fine. Rispondi alla mia domanda per una fottuta volta: la ragazza di cui mi hai parlato è la stessa della foto?”
“Non avresti dovuto entrare ancora una volta in camera mia e curiosare tra le mie cose”
“Rispondi!”
“Io non ti devo alcuna risposta ed alcuna spiegazione in merito a questo”
“Non vuoi rispondere perché sei un vigliacco e perché sai che ho ragione io: la ragazza nella foto è la stessa di cui mi hai parlato, l’unica con cui sei stato insieme, ed il ragazzo sei tu”
“Ci tieni così tanto a saperlo sennò la tua vita non può più andare avanti? Sì, sì è così. Brava, Cora, hai un intuito davvero acuto: la ragazza nella foto è la stessa di cui ti ho parlato, ed il ragazzo con lei ovviamente sono io”.
La giovane sapeva già tutto quanto, ma si ritrovò ugualmente costretta a lottare contro le lacrime ed a mandare giù un grumo di saliva. Sentiva un nodo in gola stretto e soffocante come un cappio.
“La vostra storia non è finita per volere tuo e conservi ancora la fotografia e la collana perché non hai mai dimenticato quella ragazza e vuoi tornare insieme a lei. E adesso vi state riavvicinando. Ieri notte sei stato a casa sua, ti ho visto entrare dalla porta principale. Oggi, invece, vi siete incontrati alla stazione dei bus… Forse perché è già impegnata con qualcuno e non ha sempre la casa a disposizione per i vostri incontri… Non lo so, francamente è una cosa che non m’interessa minimamente, quello che vorrei capire è perché mi hai usata per tutto questo tempo dato che non ti è mai importato nulla di me” a quel punto, nonostante tutti i suoi sforzi, la voce di Cora tremò ed in pochi istanti si ritrovò a piangere e singhiozzare “cazzo, ti ho raccontato tutto del mio passato, sai da che situazione di merda che provengo e nonostante tutto non ti sei fatto alcuno scrupolo ad usarmi. Io sono stata la sua sostituta, il tuo piano di riserva. Anche se ti vedi con quella ogni volta che esci continui ad usarmi perché ti fa comodo avere una puttana personale che fa tutto quello che vuoi e che non sei nemmeno costretto a pagare. Ed hai avuto pure il fegato di comprare una stupida tintura per capelli perché vuoi che sia ancora più simile a quella troia”.
La ragazza afferrò la confezione della tintura bionda per capelli e la lanciò contro il suo coinquilino; la scatolina lo colpì al petto, cadde a terra e lui scoppiò a ridere. E quello fu un altro duro colpo da incassare.
“Che cosa trovi di così divertente in quello che ho detto?”
“Tutto quanto. Non finisci mai di stupirmi con la tua stupidità. Io ti avrei illusa? Ti avrei usata? E da quando, Cora? Da quando tra di noi è iniziata una relazione? Non sono mai stati questi i patti, ricordi che cosa ti ho detto a riguardo? Io non sono in cerca di una relazione”
“Ma è proprio quello che vuoi da quella troia con cui ti sei visto ieri e oggi”
“Non chiamarla così” disse il giovane, con voce fin troppo calma “non apostrofare mai più la persona che hai visto oggi in quel modo”
“Ohh, e perché? Altrimenti che cosa mi fai? Alzi le mani su di me per difendere il suo onore? Non sei in cerca di una relazione, ma la difendi con le unghie e con i denti. Scommetto che se dovessi continuare a chiamarla col nome che si merita saresti anche pronto a farmi un buco in fronte… Dopo tutto quello che ho fatto per te. Dopo che ti sono sempre stata vicina. Dopo che non me ne sono andata nemmeno quando mi hai minacciata con una pistola carica. Mi ricordo che hai detto di non voler una relazione, ma credevo che… Che le cose tra noi due avessero iniziato a cambiare”
“E quando?” chiese lui in tono monocorde, sospirando e spostando lo sguardo altrove per la stanza “quand’è di preciso che avrebbero iniziato a cambiare?”
“Non saprei… Tutte le volte che siamo andati a letto insieme non sono mai significate nulla per te?”
“Abbiamo sempre fatto del buon sesso, ma tutto inizia e finisce lì… Ohh, ti prego, non dirmi che ti sei messa in testa strane idee solo perché ti ho accontentata quella notte in centro, vero? I baci, i preliminari, quello che c’è stato l’ho fatto solo per avere un po’ di tregua da te… Non per altro”
“Tregua? Tregua? Stai forse dicendo che ti sto sempre col fiato sul collo?”
“Tu che dici? In che altro modo descriveresti il tuo comportamento nell’ultimo periodo? Continui a tormentarmi perché vuoi sapere il mio passato, hai frugato nelle mie cose personali quando ti ho ripetuto non so quante volte di non farlo, ieri mi hai pedinato ed oggi hai fatto di nuovo lo stesso. Ogni volta che apri bocca finisce sempre con una discussione”
“Sei stato tu, con i tuoi comportamenti strani, a spingermi a cercare delle risposte da sola. E comunque tutto questo non cambia nulla: la foto che ho trovato in camera tua resta, ed anche adesso che ti ho smascherato non vuoi comunque ammettere la verità. Perché? Perché mi hai presa in giro fin dall’inizio se eri interessato già ad un'altra? A che è servito salvarmi quella notte e chiedermi di restare nell’appartamento? Lo hai fatto solo perché avevi bisogno di un piano B in caso fossi stato scaricato di nuovo?”
“Te l’ha mai detto nessuno che hai una fervida immaginazione?”
“Ma vaffanculo, rispondi alle mie domande!”
“No, vaffanculo a te, Cora. Mi hai rotto il cazzo con i tuoi lamenti da bambina capricciosa”
“Io ti ho rotto il cazzo? Io? Ma ti rendi conto che tra noi due sono io quella ad avere il diritto di essere incazzata e furiosa? Ho appena scoperto di essere stata presa per il culo per più di due mesi e vuoi pretendere di essere tu quello arrabbiato perché ultimamente ti sono sempre stata col fiato sul collo? E per fortuna che sono entrata di nascosto nella tua camera, altrimenti chissà per quanto tempo ancora mi avresti presa in giro! Magari un giorno mi sarei svegliata e non ti avrei trovato perché te ne eri andato via con quella troia”
“Ti ho detto che non devi chiamarla in questo modo”
“Ed io invece la chiamo come voglio! E se io voglio chiamarla troia, io continuo a chiamarla troia!”.
Cora si sentì afferrare per il braccio destro, ma questa volta non aveva alcuna intenzione di soccombere e di farsi vedere debole e tremante; scattò a sua volta, tirò indietro il piede sinistro ed assestò un calcio in mezzo alle gambe al suo coinquilino, con tutta la forza che aveva in corpo. Vide Rich spalancare gli occhi dalla sorpresa ed un attimo dopo era raggomitolato a terra, che cercava di non urlare dal dolore. Cora gli assestò un secondo calcio all’altezza dello stomaco per farlo rotolare sulla schiena, gli sfilò la pistola da una tasca dei pantaloni e gliela puntò contro, impugnandola con entrambe le mani.
“Vaffanculo, Cora” sibilò Rich a denti stretti, quando riuscì a parlare di nuovo “avanti, spara. Premi quel grilletto, forza. Vediamo se ne hai il coraggio”
“Prima rispondi alle mie domande. E se lo farai forse potrei anche prendere in considerazione l’idea di non impiantare un proiettile in mezzo ai tuoi occhi”
“Con la mira da schifo che di sicuro hai saresti capace di fare cilecca anche a pochi millimetri di distanza” commentò il giovane con un sorriso sprezzante; Cora dimostrò che non stava scherzando sparando un colpo contro le assi del pavimento, a poca distanza dallo zigomo sinistro di Rich. Esattamente come lui aveva fatto con lei qualche settimana prima. Il sorriso sulle labbra di Rich svanì.
“Questo è stato di avvertimento, ci tieni davvero a vedere se col prossimo farò cilecca? Adesso, per una volta, smettila di aprire bocca per dire cazzate e rispondi alle mie domande: chi è la ragazza nella foto?”
“L’ho conosciuta anni fa, ci siamo frequentati qualche mese e poi è finita”
“Però ti ricordi ancora di lei”
“Sì”
“Bene, quindi qualche giorno fa mi hai detto una bugia quando hai raccontato di non ricordare assolutamente nulla sul suo conto”
“Ti ho detto che aveva i capelli biondi, quella non era una bugia”
“Sì, grazie per la precisazione, ma mi sono accorta anch’io del colore dei capelli. Dunque… La vostra storia è finita in passato, ma ora avete ripreso a vedervi, ho indovinato? Rispondi e non provare nemmeno a mentire: lo capirei subito e ti ricordo che ho l’indice destro posato sul grilletto, la pistola è ancora carica e non ho alcun timore a premerlo… Allora, avete o no ripreso a vedervi?”
“Sì”
“E come è successo? Chi è stato? Tu o lei?”
“Non avevi detto una domanda alla volta? Non è stato nessuno dei due a fare il primo passo, ci siamo incontrati di nuovo e basta. Per caso”
“Bene” mormorò la giovane, deglutendo, anche se niente in realtà andava bene. La realtà in cui aveva vissuto negli ultimi mesi si stava rapidamente sgretolando davanti ai propri occhi “e da quanto tempo avete ricominciato a vedervi?”
“Qualche mese”
“Qualche mese” ripeté Cora, sbattendo più volte le palpebre. Era più tempo di quello che avrebbe voluto sentire, ma non dubitava assolutamente delle risposte di Rich. Era sicura che per la prima volta stesse rispondendo in modo del tutto sincero, glielo leggeva negli occhi, nello sguardo che non si staccava mai dal suo “bene… Perfetto… Questo spiega alla perfezione dove vai ogni volta che esci di notte, perché non torni mai prima della mattina seguente e perché eri seccato ogni volta che provavo a fermarti e ti chiedevo di restare. Ieri notte sei andato a casa sua?”
“Perché non mi fai la vera domanda che ti sta passando per la testa? Perché non mi chiedi direttamente se ieri notte ho scopato?”.
Cora deglutì di nuovo.
“Hai scopato ieri notte?”
“Sì” rispose Rich immediatamente, con uno strano sorriso che Cora non riuscì a decifrare “ed è stato grandioso”
“Volevo chiederti se la persona che hai incontrato oggi alla stazione dei bus era sempre lei, ma dopo quello che hai detto e le conferme che mi hai dato, non ha più alcuna importanza. Sarebbe superfluo”
“Abbiamo già finito con le domande? Quindi adesso è arrivato il momento in cui mi farai vedere se hai o meno il coraggio di premere quel grilletto con la pistola puntata contro la mia fronte?”
“Quanto sei stupido” mormorò la ragazza, scuotendo la testa con un’espressione di profonda delusione “se mi conoscessi davvero, almeno in piccola parte, sapresti che fin dall’inizio non ho mai avuto intenzione di premere il grilletto, anche se avrei diversi validi motivi per farlo. Ti ho puntato la pistola addosso solo perché era l’unico modo per ottenere delle risposte. Non sai quanto vorrei prenderti a calci e pugni in questo momento, ma sono così delusa, così amareggiata e schifata che non ho nemmeno la voglia di farlo. Avresti potuto essere sincero fin dall’inizio, come io lo sono stata con te, e tutto sarebbe stato più semplice. E non capisco perché non lo hai fatto… Cazzo, lo so che non te ne frega niente, ma perché non hai fatto un passo indietro quando ti ho raccontato del mio passato? Pensavi davvero che prima o poi la verità non sarebbe venuta a galla?”.
Cora si fermò un momento per tirare su col naso.
“Non importa, non rispondere. Non voglio nemmeno sentire le cazzate che t’inventerai. Ascoltami bene, invece: io adesso me ne vado perché non ho la minima intenzione di restare ancora qui. Io adesso me ne vado, per sempre, e porto via con me tutto quello che c’è dentro il barattolo dello zucchero, tanto sono sicura che non farai alcuna fatica a procurarti degli altri soldi. Lei per prima sarà pronta a darti tutto quello di cui hai bisogno. E tu non provare a muoverti fino a quando non me ne sarò andata. Non rendere le cose ancora più difficili di quello che già sono. Resta lì immobile” dopo aver finito di parlare, la giovane abbassò la pistola carica e si spostò in cucina. Allungò il braccio destro per prendere il barattolo e nello stesso istante si sentì afferrare per il polso sinistro. Rich non l’aveva ascoltata per l’ennesima volta, ovviamente; si era alzato e l’aveva raggiunta nonostante il dolore insopportabile al basso inguine.
“Cora…”.
Cora non aveva la minima intenzione di ascoltare qualunque cosa Rich avesse da dirle. Era stanca, e quello che aveva scoperto l’aveva portata a scoprire anche qual’era il proprio limite. Si girò di scatto e colpì il ragazzo in testa con il barattolo dello zucchero. Lo colpì con così tanta forza che la ceramica si frantumò in tanti pezzi e lui crollò a terra all’istante. La ragazza spalancò gli occhi, terrorizzata dall’idea di avere ucciso il suo coinquilino; si chinò subito su di lui, chiamandolo per nome, e tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che non era morto, aveva solo perso conoscenza per il colpo violento ricevuto.
“Te l’avevo detto di non muoverti” mormorò, poi, rialzandosi in piedi. Cora raccolse in fretta tutte le banconote sparse in giro per il pavimento, facendo attenzione a non tagliarsi con i cocci di ceramica, ed uscì dall’appartamento correndo, senza mai guardarsi alle spalle e senza preoccuparsi di chiudere la porta. Uscì in strada e continuò a correre senza guardare la direzione che aveva preso, e si fermò solo quando sentì il bisogno di riprendere fiato e quando ormai era abbastanza lontana dall’hotel da potersi definire al sicuro.
Entrò in un vicolo cieco per non attirare l’attenzione, si appoggiò ad un muro di mattoni, si lasciò scivolare a terra, ed una volta seduta avvolse le braccia attorno alle gambe ed appoggiò la fronte alle ginocchia. Solo allora si lasciò andare ad un pianto liberatorio che aveva trattenuto fino a quel momento.
Pianse fino a ritrovarsi con un cerchio alla testa e senza più lacrime da versare; a quel punto sollevò il viso, tirò su col naso, si asciugò le guance con la mano destra e si rialzò in piedi. Si sarebbe sfogata del tutto in un secondo momento, adesso la priorità era cercare una nuova sistemazione provvisoria. Almeno per un paio di notti. I soldi che aveva preso da quello che restava del barattolo dello zucchero erano tanti, ma sarebbero comunque terminati presto tra una camera da pagare, cibo da mangiare e nuovi vestiti da comprare. Se ne era andata senza prendere nessuno dei propri effetti personali, gli unici indumenti che al momento possedeva erano quelli che indossava.
Le gambe la condussero in automatico nell’unico altro posto che conosceva bene dell’intera città: il parco pubblico vicino alla stazione dei bus; Cora indugiò un momento prima di avviarsi con passo sicuro e veloce in direzione del posto in cui di solito trovava lo spacciatore di Rich. I soldi che aveva con sé le servivano già per altro, ma ora come non mai sentiva l’esigenza di acquistare una dose di cocaina da spararsi subito in vena. E forse era proprio ciò di cui aveva bisogno per riacquistare un po’ di lucidità e per non pensare per un po’ all’allontanamento definitivo da Rich.
Trovò subito il tizio che vendeva droga. Era al suo solito posto. Anche lui la riconobbe, le rivolse un sorriso sghembo e le chiese come mai nell’ultimo periodo andava là sempre da sola. Come mai non la vedeva più insieme al suo ragazzo.
“Lui non è il mio ragazzo” lo corresse subito lei, passandogli i soldi per una dose. Il prezzo ormai lo sapeva a memoria “non siamo mai stati insieme. Abbiamo solo condiviso lo stesso appartamento”
“Sembravate una così bella coppia”
“Allora, mi dai una dannata dose o devo rivolgermi a qualcun altro?”
“Ehi, rilassati, piccola. Era solo una battuta la mia. Dovresti stare un po’ più al gioco e sorridere anche un po’ di più. Se sorridessi più spesso avresti il mondo ai tuoi piedi senza il minimo sforzo. E così voi due non vi vedete più e non abitate più insieme, eh? Scommetto che stai cercando un posto in cui stare. Te lo posso offrire io, e ti posso offrire anche la protezione di cui hai bisogno. Una ragazza carina come te, con un corpo come il tuo, non dovrebbe girare da sola per la città, soprattutto di notte” disse il giovane uomo, appoggiando la mano destra sulla spalla sinistra della ragazza, stringendola un po’ “senti, io abito poco lontano da qui. Che ne dici se andiamo a farci un tiro insieme e poi ci divertiamo un po’? Te lo faccio dimenticare io il tuo ex”.
Cora spalancò gli occhi scuri. Una rabbia cieca le pervase tutto il corpo e le fece scendere un velo rosso davanti agli occhi. Tirò indietro il piede destro e colpì il giovane uomo in mezzo alle gambe come aveva fatto con Rich poco prima; e quando il malcapitato crollò a terra, continuò a colpirlo senza alcuna pietà, senza fermarsi, con davanti a sé l’immagine di Josh in spiaggia che aveva ottenuto con la forza ciò che lei non aveva voluto dargli e poi quella di suo padre che di notte entrava nella sua camera da letto. Pensò anche alla ragazza nella foto che alla stazione dei bus si era fiondata ad abbracciare Rich, ed assestò al malcapitato un ultimo calcio dritto in testa, il più violento di tutti.
“Vaffanculo, brutto stronzo. Con me non attacca più. E ti ho già spiegato che io e lui non siamo mai stati insieme. Non è il mio ex” dopo aver sibilato quelle parole a denti stretti, la giovane prese lo zaino che lo spacciatore aveva con sé, che era finito a terra, e corse via dal parco, verso la stazione dei bus e si fiondò dentro uno dei bagni pubblici riservato alle donne. Chiuse gli occhi, cercò di riprendere fiato e quando li riaprì abbassò lo sguardo sullo zaino che stringeva nella mano destra.
Che cosa aveva appena fatto?
Aveva appena preso a calci un uomo ed era scappata via senza accertarsi delle sue condizioni. Non sapeva se era vivo, se il calcio che gli aveva dato alla testa era stato fatale e se qualcuno aveva assistito all’aggressione. Magari era già fottuta, solo che ancora non lo sapeva.
“Merda” mormorò, ancora senza fiato; ma ormai era troppo tardi per tornare indietro, e se da lì a breve sarebbe stata arrestata con l’accusa di tentato omicidio o direttamente di omicidio, almeno prima avrebbe avuto il tempo per farsi un ultimo buco.
Lasciò momentaneamente da parte l’aggressione allo spacciatore, le possibili conseguenze, e frugò all’interno dello zaino che gli aveva rubato: trovò diversi soldi, diverse dosi di cocaina già pronte e tutto l’occorrente per spararsene una in vena. Perfetto, pensò Cora tirando fuori la siringa ed il resto necessario, almeno la fortuna un po’ le aveva arriso.
Prese una pallina di stagnola argentata, ma si bloccò quando lo sguardo le cadde sulle altre palline accatastate sul fondo dello zaino, e dopo un attimo d’indecisione ne prese una seconda. Aveva bisogno di qualcosa di forte per dimenticare almeno per un po’ quello che era successo tra lei e Rich, ed era certa che una dose non l’avrebbe aiutata molto. Una doppia dose era quello di cui aveva veramente bisogno.
Cora era diventata ormai un’esperta a preparare una dose da sparare in vena, avrebbe quasi potuto farlo ad occhi chiusi: sciolse la polverina bianca su un vecchio cucchiaio mezzo arrugginito, grazie alla fiamma di un accendino tascabile (anche quello trovato all’interno dello zaino), posizionò un piccolo batuffolo di cotone sul liquido ed aspirò il liquido stesso con l’ago di una siringa; avvolse attorno all’avambraccio destro un laccio emostatico e trovò senza alcuna difficoltà una vena in rilievo. Anche sulla sua pelle avevano iniziato a fare capolino lividi violacei in corrispondenza dei punti in cui veniva bucata. Affondò l’ago della siringa senza la minima esitazione e schiacciò tutto lo stantuffo fino infondo. Il liquido biancastro sparì sotto pelle, la ragazza tolse la siringa, il laccio emostatico e si lasciò scivolare a terra, fino a ritrovarsi seduta sul pavimento del bagno della stazione dei bus, chiusa dentro una delle tante cabine.
Appoggiò la testa alla parete alle proprie spalle, emise un sospiro dalle labbra socchiuse e chiuse gli occhi in attesa che la droga iniziasse ad entrare in circolo nel corpo.
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