Epilogo: Walzer nella cenere

"Odio, odo i tuoi sussurri ostinati. Patrimonio della diseredata, ti accolgo e ti riservo ogni onore. Odio, erede prediletto dell'otre colmo d'onta, traccia il sentiero verso il mio fulgido destino! A te m'immolo, offrendoti il mio regno e la mia gente. Che dico? Il mondo intero, simulacro d'orrida oppressione camuffata da ordine, più ignobile di un baro che sottrae la carta vincente prima d'iniziare la partita!

Sposai il suo regno per fare in modo che mi amasse, inutilmente. Ogni discorso al popolo dal balcone reale richiama l'attimo in cui persi l'innocenza e un seme oscuro s'impiantò in me.

A causa degli obblighi morali verso l'integrità della famiglia reale, fui costretta ad accettare il suo peccato di lussuria insieme a quella soldatessa priva di qualsiasi grazia e a mantenere il segreto, sia dopo la fuga sia dopo il ritorno. Ogni voce su un nuovo amore a corte mi rimanda al giorno in cui persi la capacità di amare e subdole radici pelose s'inabissarono nel mio spirito.

Siccome il ruolo di Shogun spetta di diritto alla guerriera più potente del regno, sopportai che l'origine di ogni mia vergogna giurasse di proteggermi a costo della vita. Ogni ordine che le impartisco suona come se mi fosse impartito da lei, intoccabile grazie allo status se non per alto tradimento. Mi ricorda ogni frangente in cui questa regina fu costretta ad agire da serva, lasciando germogliare baccelli d'intenti malevoli.

A causa dell'urgenza di indicare un erede che mancava da troppi anni, dovetti rinunciare a estrarre i poteri della sciamana per donarli a un figlio nostro, nonché al figlio stesso. L'ingenua speranza di Garnet di divenire una degna regina mi riporta inesorabilmente a quell'adozione imposta, quando ramoscelli permeati di linfa perniciosa presero a farsi strada tra le mie viscere.

Per dimenticare le inascoltate pretese di rispetto e considerazione mi abbandonai al lusso di corte e agli eccessi. Le maldicenze e le insinuazioni del popolo, incise sulle loro fronti durante le vuote riverenze, rappresentano fedelmente come persi qualunque velleità di grazia e bellezza e come foglie appassite scaturirono nel mio essere, assetate di lucente oscurità.

Gli anni si portarono via il mio consorte. Ne fui triste e sollevata allo stesso tempo. Non ho bisogno di tornare a quel giorno per riportare alla mente di essermi consacrata a te, odio, cupa sequoia che custodisce la mia anima.

Giunse infine il suadente sussurro del tuo miglior seguace, dall'aspetto splendido e dallo spirito sproporzionato, che m'indicò la via per calmare la sete. Vendetta! Distruzione! Dominio!

La sottomissione definitiva di Beatrix segnerà l'inizio della nuova era. Scorta la tua signora verso il trionfo e china il capo, figlia maledetta di Alexandria!"


La giovane Shogun prese la Save the Queen dalle mani del dignitario e la sollevò al di sopra del capo nel solleone pomeridiano. I preziosi incastonati nella lama pulsarono ripetutamente, ardenti come i cuori degli innamorati. Il boato della folla, intervallato dai colpi dimostrativi dei cannoni reali, riempì le orecchie della sovrana, che gongolava soddisfatta.

Son e Zon, i giullari di corte, sgusciarono tra le soldatesse a guardia della balconata e caracollarono disordinatamente di fronte a Brahne.

«C'è un brutto guaio, reginella mia!» cantilenò quello vestito di blu.

«La morta in piedi è scappata via!» fece eco l'altro.

Brahne trasalì, poi esplose: «Incapaci! Mandate chiunque sia a disposizione nei sotterranei e serrate tutto!»

La principessa Garnet, che fino a quel momento era rimasta seduta a testa bassa con aria abbattuta, tirò un sospiro di sollievo, subito annullato da uno sguardo assassino della madre adottiva.

Nell'angolo dell'ampio balcone, di spalle, Kuja sogghignò accarezzandosi il mento. L'anima di Anne la Cremisi, così forte e risoluta, era troppo preziosa per essere lasciata a Iifa a causa dell'ennesimo capriccio della cicciona. Soltanto un esteta del suo calibro aveva il diritto di disporne.


«Hai intenzione di fare il tour delle celle del regno?» domandò ironicamente Amarant, osservando Anne oltre la grata arrugginita al di sotto dei suoi piedi.

«E tu desideri diventare il mio cavaliere senza macchia e senza paura?» replicò l'ex Shogun.

«No, soltanto incassare i cinquemila promessi da Zero e levarmi di torno una volta per tutte, anche se non capisco per quale motivo ieri mi abbia assoldato per aiutarlo a catturarti e oggi per liberarti.»

«Ha percepito l'eco del nostro passato quando ci siamo incontrati nelle segrete, ricordando chi era e realizzando che Kuja lo stava manipolando.»

«Come fa con chiunque. Proprio non sopporto quel narcisista!»

«Allora perché non ci aiuti a eliminarlo?»

Il mercenario frantumò la grata con due colpi d'artiglio e calò una scala di corda.

«Non otterrei ciò che cerco.»

«Ovvero?»

«Comprendere cosa cerco davvero.»


Zero, dopo aver salutato con un cenno del capo, attraversò con passo militare la sala della Maison du Roi adibita a ufficio e consegnò il Talismano delle Anime a Kuja.

«C'è anche quella di Severine la veterana.»

«Ottimo. Qualche novità sull'ubicazione di Invincible?»

«No, signore. Pare che non sia su questo pianeta, anche se è assurdo» rispose il mago nero in tono piatto.

Quel metro e ottanta di frammenti di anime gloriose, inclusa quella del compianto re di Alexandria, era al suo completo servizio, pronto a spezzare la vita delle persone un tempo care al minimo ordine. Così potente, eppure così ignaro di esserlo. Così sottomesso e meccanico. La vita e la morte erano davvero colme di futile comicità intrinseca.

«Assurdo, certo» disse il giovane. Sorrise sinistro e alzò gli occhi verso il soffitto, dopodiché riprese: «Devo farti i complimenti per la cattura discreta di Anne la Cremisi, nei sotterranei di Alexandria non sono state rinvenute tracce di combattimenti. Per quanto riguarda i fatti di Dali, invece, la situazione non mi è del tutto chiara. Hai perso i mostri sotto il tuo controllo, compreso il generatore di cloni, giusto?»

«Mi rincresce, padron Kuja» replicò Zero, «in ogni caso, il talismano ha assorbito anche la loro "nebbia", può ricrearli quando vuole. Per quanto riguarda Dali, il raccolto è andato distrutto insieme a tutte le attrezzature. Partendo dallo stato in cui ho lasciato il villaggio ci vorrebbero anni e una valanga di guil per rimetterne in piedi l'economia agricola. Sono certo che accetteranno di cominciare la produzione...»

«Lo hanno già fatto» intervenne Kuja, «Al termine della cerimonia, Brahne ha richiesto un nuovo prototipo. Spero vivamente che non si facciano affondare la nave da trasporto anche da questo qui!»

«Come avrete intuito dagli sviluppi successivi, la trappola ha funzionato nel migliore dei modi. Del resto, sono la mia specialità» terminò Zero. La sua voce aveva un'inflessione strana, vagamente sinistra. Ripensandoci, era già molto strano che ne avesse una.

Il mago nero divaricò leggermente i piedi per assumere una posizione più stabile e alzò le braccia. L'armadio alle spalle di Kuja si spalancò e ne emerse Anne, con una spada nella mano destra e il palmo sinistro spalancato.

«Haste!» invocò, bersagliando Zero.

«Firaga! Thundaga! Blizzaga! Bio! Firaga! Thundaga! Blizzaga! Idroga! Bio! Firaga! Firaga! Firaga! Brucia maledetto, non giocherai a fare dio con Alexandria come hai fatto con l'anima del suo re!»

Il corpo di Kuja sparì in un turbine di polvere e luce multicolore. Anne accelerò anche i propri movimenti e cominciò a lanciare gli stessi incantesimi dell'alleato.

«Attaccalo corpo a corpo, amore mio!» urlò Zero a un certo punto, dopodiché abbassò il capo e si concentrò per convogliare ogni goccia di potere nell'azione successiva.

Anne invocò Shell, impugnò l'arma anche con la sinistra e si scagliò verso il punto dov'era ubicato il corpo di Kuja prima della tempesta magica. Individuò la sagoma del nemico, immobile e in piedi, mentre la magia di Zero caricava la lama di luce incandescente. Anne menò il fendente mortale ed esclamò: «Colpo Flare!»


All'impatto, la spada andò in pezzi e l'ex Shogun venne sbalzata verso la porta d'ingresso, travolgendo Zero durante il volo. Entrambi sbatterono contro lo stipite e caddero a terra in un turbine di schegge di legno e oggetti volanti. Zero abbracciò Anne, schermandola.

Appena il bailamme conseguente alla battaglia magica si fu diradato, i due buttarono l'occhio verso il centro dell'ufficio. Con loro sgomento, Kuja troneggiava illeso. Resosi conto di avere gli occhi addosso, l'Argenteo vorticò su se stesso con fare teatrale, portò la mano destra alla bocca e scoppiò in una risata sguaiata, seppur soffocata dall'arto. Una lunga coda marroncina si srotolò dal posteriore, ritta, come se il possessore desiderasse ardentemente evitare qualunque contatto con il resto del corpo.

«Com'è possibile? Io sono nata per vincere!» urlò Anne.

«E morirai perdendo. Flare!» esclamò Kuja.

Zero spinse via la donna e fu investito dalla magia. Cadde a terra e non si mosse più.

«Maledetto bastardo!»

«Suvvia, hai poco da lamentarti, Cremisi» ribatté Kuja, accompagnando le parole con uno svolazzo svogliato della mano destra, «siete stati voi a buttare via la chance di amarvi fino alla fine dei vostri giorni e di stare al fianco delle care figliolette, seppur in veste di pupazzi assassini al mio servizio.»

«Preferiamo morire» ringhiò Anne.

«Tranquilla, il messaggio è stato chiaro e sarete accontentati. Ma dimmi un po', qual era la vostra canzone preferita?»

La donna, visibilmente confusa, rispose: «Walzer per la luna».

«Tre tempi... interessante. Intendevo usare l'anima della veterana come rinforzo a quella della Cremisi, ma forse è meglio creare un'ulteriore ricetta. I maghi neri generati non supereranno in potenzia magica quelli prodotti in serie quanto Zero, ma all'aumentare della diluizione dell'anima madre dovrebbe diminuire il rischio di reminiscenza indotta, insieme alla seccatura di dover sedare queste stupide ribellioni.»

«Di cosa stai parlando, lurido demone?»

«Di nulla che interessi un cadavere ambulante. Flare!»

La guerriera avvertì che la temperatura attorno a lei stava aumentando esponenzialmente. La barriera evocata da Shell evaporò come neve al sole e il corpo di Anne cominciò a crepitare. Anche se fosse entrata in trance, era finita.

Augurò al cucciolo di proteggere il nido con maggiore efficacia di quanto aveva fatto lei e si voltò verso il cadavere di Zero, sperando che uno scherzo della mente le permettesse di scorgere un'ultima volta il sorriso gentile del re sul suo nero volto inespressivo. Ma Zero, mezzo carbonizzato, era incredibilmente in piedi.

«Sei ridicolo, Kuja. Ecco come si usa Flare!» esclamò.

L'argenteo, stupito e vagamente spaventato, ebbe appena il tempo di voltarsi prima di venire investito dalla magia, che lo spinse a terra prono. Gli scappò perfino qualcosa che non ricordava di poter emettere: un gemito di dolore. Zero barcollò malfermo verso Anne, la quale urlava disperata al centro di un cono di luce incandescente, e si gettò su di lei a braccia aperte.


Incurante delle ceneri degli avversari che trasudavano "nebbia", Kuja si mise seduto e tastò il terreno, seguendo la sottile linea di fuliggine generata dalla vecchia coda, ultima testimone delle sue origini pusillanimi.

«Il prologo è finito, che si passi al primo atto!»




Continua in Final Fantasy IX.

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