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L'indomani mattina quel giovane, guidato dai feromoni, si era svegliato alle cinque del mattino. Preso dalla foga di rivedere quel paio di occhi, quel viso, quella bocca, si era vestito di tutto punto.
Aveva molto probabilmente fumato già una decina di sigarette, eppure l'ansia continuava a persistere nel suo animo. Un semplice pantalone nero a sigaretta, una camicia bianca con le maniche a sbuffo e un paio di orecchini dorati a forma di piuma. Seppur fosse novembre inoltrato il suo corpo rilasciava un calore non spiegabile. Costretto dalla stagione fredda, si era coperto con un cappotto in cashmere scuro, utilizzato solitamente per risultare più professionale al lavoro.
Quella mattina aveva evitato di coprirsi i tatuaggi con fondotinta o guanti. Voleva mostrarsi per ciò che era, senza avere paura di essere giudicato.
Sceso in auto avevo acceso la radio e ringranziando il cielo, era partira crazy degli aerosmith, una delle mie canzoni preferite, che hanno accompagnato le mie festicciole adolescenziali.
Mentre guido, l'alba accoglie Milano ed io, mi inchino alla maestosità di questa città meravigliosa. Della mia città meravigliosa: possiedo l'animo fugace, tenebroso e feroce di Milano.
Monza invece è tranquilla, relativamente grande e stupefacente( in tutti i sensi).
Sono le sette e mezza e, dal momento che le lezioni inizieranno alle nove stamani, ho deciso di arrivare un pelo in anticipo a prendere quell'angelo.
Lei è la mia donna angelo, come Beatrice per Dante.
Dopo dieci minuti che, ho personalmente speso per spruzzarmi qualche goccia di profumo, la vedo scendere. Una gonnellina a quadri gialla e bianca, delle parigine bianche, un maglioncino del medesimo colore ed il cappotto di ieri.
Ha i capelli lunghi, morbidi, come suo solito. Chissà com'è con i capelli lisci. Chissà come sono belli da accarezzare.
"Buongiorno signorina"
Arrossisce, sorride.
"Buongiorno"
Estrae dallo zaino un lecca-lecca, simile a quello che aveva ieri.
"Visto...visto che ieri...ecco.."
Le guance diventano rosso porpora mentre io ridacchio. Metto in moto, osservo la strada così che si senta meno in imbarazzo.
"...ho pensato di prenderne uno anche lei, spero che non si offenda"
Dice, posando il dolcetto nel portabottiglie, accanto al gancio della cintura di sicurezza.
"Oh Anna, lei è sempre così dolce di prima mattina?"
Lei sorride, sistema lo zainetto sulle sue gambe bianche e macchiate dal viola del freddo mattutino.
"Sono sempre dolce...indipendentemente da chi ho davanti"
Esorta, mentre per radio passa una canzone di Harry Styles, e lei la canticchia.
"Quanti anni ha Anna?"
"Diciannove...lei?"
"Non dovrei dirglielo, altrimenti non esce più con me"
Lei ridacchia, mentre freno ad un semaforo. La luce rossa, illumina il suo viso: il sole non è ancora alto e la luce flebile illumina i suoi occhi verdi che splendono.
"Perchè dubita di questo?"
"Tutti gli artisti dubitano di loro stessi, non è così?"
Domando, mentre una mia mano le sfiora il viso. C'è una energia che fisicamente non sarebbe spiegabile. Il rossetto rosa che le decora le labbra, mi richiama. Prima che io possa accarezzarle le labbra, il semaforo scatta sul verde. I suoi occhi diventano meravigliosi, come un fondale marino. Mi precede e una sua mano passa sui miei orecchini, li guarda, li studia.
"Trentotto"
Elimino il contatto, lo tronco:svelto, furbo, veloce. Ghigno quando lei rimane sorpresa e deve sbattere le palpebre per un paio di secondi.
"Scusi, non ho capito...trentotto cosa?"
"Trentotto anni, me l'ha chiesto prima, si ricorda?"
"Sì...ero, ero distratta"
"Lo siamo tutti alle otto meno dieci del mattino, non si preoccupi"
Scendiamo dall'auto: siamo davanti ad uno dei bar più frequentati della città. Più che bar è una sorta di pasticceria.
Prendiamo posto in un tavolino riservato, in fondo al locale, dove l'illuminazione cede all'oscurità.
"Una crostata ai lamponi e un caffè corretto"
"Io un cappuccino di soia e una brioche con crema chantilly"
"Arrivo subito signori"
Mentre la cameriera è intenta a sistemare su un piattino le nostre ordinazioni, lei mi guarda, mentre i suoi orecchini a forma di cerchio dondolano, rispecchiando l'ansia che ha dentro. Io osservo l'arredamento elegante e raffinato del locale. Un quadro nuovo attira la mia attenzione: rappresenta la primavera di Botticelli. La sensualità di quella figura cerco di proiettarla sulla giovane dinanzi me. Mentre da dietro quella tazza in porcellana raffinata, assume quel poco di caffeina e soia, mi osserva,scruta come si fa davanti ad una scultura per trovare qualche difetto. Ma no, no lo trovo, non lo trova. Mi passa il dolce,educata.
"Prego, mangi pure lei"
"Non sono mai venuta in questo locale...la assaggia prima lei?"
"Se proprio insiste, possiamo anche mangiarla insieme, non crede che si spreca già abbastanza cibo in questo mondo capitalista e post industriale?"
"non...n"
Imbarazzata, abbassa lo sguardo. Io avvicino la mia sedia alla sua: siamo uno accanto all'altra. Prendo dal sottobicchiere in vetro grezzo il dolce, mentre i suoi occhi seguono i miei movimenti. Le sue labbra si schiudono per accogliere la pasta carica di crema e quando quest'ultima esplode sulla lingua,chiude gli occhi per godersi la prelibatezza che seduce le sue papille gustative. Gode, vera, pura e naturale. Io ritraggo il croissant, lei lo segue con gli occhi socchiusi: morde nuovamente, gode nuovamente. Ed io starei qua ore ad imboccarla, a mangiarla con gli occhi e dividere con lei l'eros che dentro me sta combattendo contro il buon senso.
Aspetto che riapra gli occhi: la imito. Seduttore, subdolo, affamato. Porto il dolce fra le mie labbra,lascio che la crema sbrodoli teatralmente dalla pasta fresca e quando questa cade sulla mia camicia, l'ho in pugno.
"Oh che sbadati che siamo noi uomini"
Affermo beffardo mentre, con l'indice raccolgo la crema dal lembo di tessuto e la guardo.
"Non si spreca niente, siamo così fortunati a gustare certi piaceri per la lingua, non crede?"
Domando, mentre dal dito succhio via quella dolce amarezza e lei rimane ipnotizzata. Maestro nel sedurre, l'unica arte che ho imparato da autodidatta e che so utilizzare benissimo è questa. Lei annuisce, mentre il suo petto inizia a muoversi in maniera spastica. Veloce, forte, intensa.
"Si sente bene?"
Domando mentre mi avvicino al suo orecchio, accarezzandolo con il polpastrello del pollice, lento, sporco di passione. Lei annuisce mentre una sua mano sfugge al controllo e accarezza i miei capelli. Butto uno sguardo alle gambe:unite, strette.
"Anna..." inspiro fortemente "...signorina, deduco che le piaccio..." lascio che il mio alito caldo le solletichi la pelle sotto il lobo "...o mi sbaglio?" domando mentre il suo respiro è ormai fuori controllo.
"Non...bisogna dubitare dell'istinto come diceva Locke?"
"Sa signorina.." sospiro mentre accarezzo con l'indice la collana di pelle che indossa "..io non so come faccia a pensare alla filosofia ora" ammetto mentre le sue dita, accarezzano il colletto della mia camicia.
"Lei dice di prenderla con filosofia la vita...giusto?"
"A me piace di più prenderla per i fianchi..."sussurro mentre una mia mano le accarezza la pelle lasciata scoperta dalle parigine. Ha un sussulto: apre di scatto gli occhi, si ritrova nei miei.
"Mi dica cosa vuole da me, la prego.." chiedo mentre i suoi occhi rispondono, infuocati, peccatori.
"Non lo so, è la prima volta che mi ritrovo in questa situazione con un uomo più grande di me...e, lei mi piace davvero..."ammette mentre l'indice ed il medio, entrano fra le parigine, accarezzando la pelle liscia.
"Anna, non voglio obbligarla in nessun modo ma..."
Questa volta è lei a precedermi, tira il colletto della camicia, mi avvicina al suo volto.
"Sì"
Le sue labbra cercano di avere il controllo, di vincere su di me ma, no, non ha ben capito.
"Comando io signorina..."esalo sulle sue labbra "...quando sarà opportuno, non oggi" affermo con durezza. Anche se il mio corpo cederebbe volentieri, devo mantenere saldo il controllo.
Mentre la riaccompagno in università, le accarezzo il ginocchio, calmo mentre la neve inneva tutta la città.
"A presto signorina"
"Ciao" mi lascia un bacio sulla guancia, mentre una sua mano si posa sulla tasca del mio giubbotto.
La sera torno a casa, stanco, felice, con un lecca-lecca alla vaniglia e debole. Frugo nelle tasche per ricercare le sigarette e ritrovo un bigliettino sgualcito.
"Con eros,
Anna"
Ed un numero di telefono che no, non scorderò facilmente.
SPAZIO AUTRICE
CIAO, BUONASERA, C'HO SPESO DUE ORE E SI, FA UN PO' SCHIFO MA SCUSATEMI. MO VADO A LAVARMI, COMMENTATE, FATE CIO' CHE VOLETE CHE TANTO APPREZZO TUTTO (SCLERI COMPRESI SI PERCHE' FILO DADDY MADONNA PATRIMONIO DELL'UNESCO CIAO)OPS.
BUONA SERATA, DORMITE E STATE A CASA CHE NON E' IL PERIODO MIGLIORE PER USCIRE.
VE AMO, SIETE LA MIA GIOIA PIU' GRANDE, RICORDATEVELO.
LOVE U
FRFUZZY
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