9. LA REALTÀ È UN'ALTRA COSA
<<Oh mio Zio, oh Zio santissimo.>>
Era ormai da più di mezz'ora che Amanda si aggirava per casa come un'invasata. Più volte Megan aveva dovuto agire da contrappeso e riportarla a terra, ma la troppa eccitazione da parte della prima rischiava di far volare entrambe.
<<Amy, calmati per piacere. È solo una stupida uscita e ricorda che noi due siamo state invitate da Giulia e i nostri accompagnatori dovranno rimanere tali, e cioè solo semplici compagni di bevuta. Perciò datti una regolata e smettila di costruire castelli in aria>> sospirò sconfortata. La serata non era neppure cominciata e di già si pentiva della stupida decisone. <<Sapevo di star sbagliando... ma cosa mi è saltato in testa>> sussurrò fra sé e sé nel mentre sfilava un pesante maglione dalla piccola valigia rettangolare e quindi lo infilò con veemenza tentando di scaricare l'eccesso di stizza. I capelli ne risentirono di tanto malumore e cominciarono a fluttuare per aria a causa dell'effetto elettrizzante, a mo' di tentacoli marini.
<<Ma come ti sei conciata!>> Amanda scoppiò dal ridere ritrovandosi l'amica di fronte. <<Ti sei guardata allo specchio, per caso? E non mi riferisco solo ai tuoi capelli, che per la cronaca: ti fanno sembrare una pazza; io intendo quel maglione da vecchia. Giuro, mia nonna è più alla moda di te.>>
<<Ah, ah, divertente>> affermò Megan di fronte allo specchio. Lisciò i capelli con le mani e questi riacquistarono la loro liscezza naturale, per quanto riguardava l'abbigliamento, non aveva intenzione di apportare alcuna modifica. <<Ne riparleremo all'aperto, quando anche i peli del naso ti si drizzeranno per il freddo>> ammise sicura di sé.
<<Tesoro, usciremo qui a Roma, mica in Alaska.>>
E Megan lo sapeva bene, aveva optato per quell'abbigliamento più per mandare un messaggio che per timore di morire di freddo. Ed il suo messaggio urlava forte e chiaro che non aveva alcuna intenzione di risultare sexy, né tantomeno era alla ricerca di nuove conquiste. Doveva solo far felice Giulia, niente di più.
<<E comunque, Meg, smettila di smontarmi e fammi godere la serata. Quando mai più mi ricapita...>> giunse le mani al petto e sospirò, buttando fuori l'aria seguita da un gemito estasiato.
<<Oh Cristian, stasera sarai solo mio>> proclamò adorante.
L'amica la fissò inorridita, consapevole di come le cose si sarebbero evolute drasticamente, mise velocemente in moto il cervello per cercare una sbrigativa scusa per mandare all'aria l'appuntamento. Non aveva potuto dirle che Cristian sarebbe uscito con loro solo ed esclusivamente nelle vesti di Primo Custode. Come avrebbe potuto? Amanda non ne sapeva nulla di Oscuri, Templari e della vera natura degli abitanti del loro mondo.
"Che stupida sono stata, avrei dovuto invertire accompagnatori..." scrollò la testa soprappensiero, "un'intera serata con Cristian sarebbe stata il male minore. Forse devo improvvisare un terribile mal di stomaco, magari così l'uscita verrebbe rimandata".
Aveva persino pensato di chiedere a Jack di accompagnarle al posto del capitano Templare, ma la consapevolezza di quanto quell'idea fosse stupida non tardò ad arrivare. Il compagno ne avrebbe solo sofferto nel vederla uscire con qualcun altro, dunque, non sapere nulla sarebbe stata la cosa migliore. E così fece Megan, non avvisando né Jessica, né Melita, neppure Adrian né tantomeno lo stesso Jack, si era assicurata una minore situazione di imbarazzo.
<<Vedila come la mia rivalsa di anni e anni di solitudine zitellesca>> spiegò Amanda.
<<Zitellesca?!>> domandò scettica Megan.
<<Esattamente>> confermò senza dare altre spiegazioni. E quindi continuò: <<uscire con quello stallone ora, equivale ad almeno una decina di fidanzati mancati prima.>>
<<Ed io invece quante volte dovrò ricordarti che sono stata io a chiedere a Cristian di farti da accompagnatore? E che altrimenti il tuo stallone>> sottolineò l'appellativo con sdegno <<non sarebbe mai uscito con noi.>>
Sapeva di esser stata cruda, ma avrebbe preferito farsi odiare dall'amica piuttosto che vederla soffrire.
<<Sì, sì, come dici tu...>> gesticolò frettolosamente con le mani in aria; Amanda si diresse al bagno posizionandosi di fronte allo specchio, per darsi un'ultima controllata al trucco. <<La sottoscritta la vede in tutt'altro modo. Se Cristian non aveva alcuna intenzione di accompagnarmi allora avrebbe detto semplicemente di no e basta. Io non l'avrei mai saputo perciò non mi sarei potuta offendere. Se stasera ci sarà è solo perché ha voglia di conoscermi. Perciò smettila di fare la gallina gelosa e goditi il tuo di accompagnatore che son sicura sarà un bel fustacchione anche lui... con la fortuna che ti ritrovi non può che essere più bello di Cristian, ne sono certa.>>
<<Fortuna...>> Megan sospirò avvilita e scendendo le scale, sicura di non essere sentita, aggiunse: <<se solo sapessi Amy, se solo fossi a conoscenza della mia situazione... beh, la chiameresti sicuramente in maniera diversa la mia fortuna.>>
Il campanello suonò e la ninfa si apprestò ad aprire la porta. Sapeva chi ci sarebbe stato dall'altra parte dell'uscio e già solo il pensiero, di come lui si sarebbe comportato quella stessa sera con l'amica, la fece marciare con passo deciso e pesante fin davanti all'ingresso. Abbassò la maniglia con forza e livore, e quindi salutò il padrone di casa mostrando tutto il fastidio accumulato nelle proprie fantasticherie.
<<Ciao>> borbottò acida.
<<Wow che accoglienza. Sono felice anch'io di vederti, fiorellino.>> Cristian sorrise disarmato. Questa volta davvero ignaro di quale sua azione o comportamento avesse potuto far infastidire di già a quel modo la giovane ninfa. La seguì fin dentro l'appartamento e quindi prese posto sul divano, pazientemente in attesa.
<<Cris, sono pronta>> civettò Amanda dal piano rialzato, <<solo altri due minuti e sarò da te.>>
Un bicchiere venne sbattuto con forza sul ripiano in acciaio della cucina dopo che Megan ebbe ingurgitato con voracità l'acqua al suo interno. Cristian soppresse una risata, ora consapevole di cosa facesse ribollire il sangue della giovane.
<<Tu cosa ridi?>> lo minacciò a denti stretti, andandogli contro. <<Bada a come ti comporti questa sera con la mia amica>> lo avvertì severa e all'ennesimo ghigno divertito dell'altro, si trovò costretta a minacciarlo: <<se osi anche lontanamente illuderla, o fare di peggio... giuro che ti ammazzo.>>
Lo colpì più volte coll'indice sul petto, nel mentre parlava col tono più basso possibile per non farsi ascoltare se non che da lui, e il giovane a quel punto eruppe in una risata incontrollata.
<<E dimmi, dolcezza, come intendi uccidermi? A furia di colpi di dita? Sono certo ce la faresti, con la tua perseveranza e testardaggine riusciresti a forarmi il petto, anche se...>> addolcì la voce rendendo la frase a seguire suadente e falsamente sdolcinata, <<devi sapere che il mio cuore l'hai già scalfito.>> Le agguantò la mano poggiando il palmo di lei sul proprio petto sinistro, in corrispondenza del muscolo involontario. <<È solo tuo, mio dolce orsetto arrabbiato, nessuno prenderà il tuo posto qui dentro.>>
E le proteste di Megan trovarono sfogo solo quando il Templare allentò la presa e lei fu padrona del proprio arto, quindi sbuffò sonoramente e facendo retro front mise più spazio possibile tra lei e il ragazzo.
Quella sera il Primo Custode vestiva in modo impeccabile.
"Come sempre" constatò affranta. Scorgendo di sfuggita la propria immagine distorta riflessa sulla fredda porta del frigo, Megan si pentì di quel maglione. Pentimento che durò solo pochi secondi. L'intento di passare la serata in sordina rimaneva lo stesso, nonostante Cristian fosse bellissimo e la propria presenza non all'altezza, d'altronde non era lei la sua accompagnatrice.
Con la coda dell'occhio, fingendo tutt'altro interesse, lo ripercorse per intero partendo dal basso. Dalle scarpe alla moda, risalendo lungo il pantalone grigio antracite, il quale fasciava le gambe esaltandone la prestanza, arrivando fin sopra, alla camicia bianca; copriva il busto marmoreo ed era arrotolata sugli avambracci, quelle stesse braccia che l'avevano stretta e posseduta fino a farle sfiorare le vette del desiderio. Si morse il labbro inferiore ripensando a quegli attimi e proprio in quel momento Cristian alzò la testa cogliendola in flagrante. Gli sguardi di intrecciarono e mille parole rimasero incastrate in quel muto sguardo di pensieri urlanti.
Fu lei la prima a distogliere l'attenzione. Anche questa volta aveva perso. In quel gioco non vinceva mai, era sempre Cristian a rimanere più tempo con gli occhi fissi nei suoi, Megan, spinta da un forza interna più forte della volontà, finiva per calare la testa ogni volta che le sfere di nera seduzione la inchiodavano inducendola alla pazzia.
<<Sai che anche Amatis vestirebbe più sexy di te?>> il Templare sbottò divertito rompendo la magia.
<<Sì bravo! Diglielo anche tu!>> si aggiunse Amanda nel mentre scendeva la scalinata di legno.
<<Non so chi sia quest'Amatis, ma sono sicura che non ci voglia molto per essere più carini di lei questa sera>> aggiunse incautamente, poco interessata dell'occhiataccia regalatale dall'amica. <<Ho provato a farla desistere nell'indossare quella roba, ma non c'è stato nulla da fare. Ed è inutile che mi guardi in questo modo. Sai anche tu che è vero.>>
Terminò la sfilata ritrovandosi a pochi metri dal bel moro al quale indirizzò uno smagliante sorriso di benvenuto. La giovane salentina sfoggiò con grazia il colorato vestitino. Attillato magistralmente nei punti giusti, la vestiva in modo perfetto risaltando così le curve femminili e rendendone piacevole la vista.
<<Sei incantevole Amanda>> l'accolse il giovane. <<Almeno qualcuno qui dentro sa cosa indossare per piacere ad un uomo>> punzecchiò allusivo. <<Anche il porcospino che ha ingoiato con tutte le spine sa essere più seducente di lei>> aggiunse riferendosi a Megan senza però guardarla.
<<Hai ragione>> sghignazzò divertita l'amica. <<Babbo natale, col suo completo rosso, è più figo>> infierì ancora.
E a quel punto Megan cedette.
<<Ah, avete scocciato!>> sbraitò. <<È così che la mettete? Bene.>> Li sorpassò con fare bellicoso.
<<Dove stai andando Meg, dai stavamo solo scherzando, torna qui>> la richiamò Amanda, <<non fare la permalosa.>>
<<Non sono arrabbiata>> rassicurò falsamente, poi sparì.
Ridiscese le scale dopo solo cinque minuti. Non indossava più il maglione troppo largo, né il jeans poco attillato, al posto loro un completo formato da una camiciola rosa antico leggermente scollata sul davanti ed un pantalone nero a sigaretta, e per completare il tutto un paio di décolleté nere con tacco a spillo. Non aveva più paura dell'altezza, per settimane si era esercitata con Giulia nel tentativo di riuscire ad apparire meno goffa.
E lo sguardo regalatole dal Templare le fece intuire quanto il cambiamento fosse stato apprezzato. Gongolò silenziosamente ruotando il capo per nascondere l'imbarazzo; le guance imporporate non erano il dono di pennellate di trucco, la timidezza continuava ad esserle mala amica nonostante fossero trascorsi mesi e mesi dal primo incontro col bel Capitano.
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