70. NON LO SO

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«Piccoletta, cosa hai combinato stanotte?» Argo strofinò con vigore lo straccio sul pavimento. Piano piano la pozza rotonda del sangue rappreso stava svanendo.
La puzza, però, non sarebbe sparita tanto velocemente. E l'odore acre della morte le fece tornare alla mente le scene raccapriccianti dei corpi smembrati. Una visione in particolare l'aveva tormentata per tutta la notte; il ricordo della giovane donna afflosciata senza vita di fronte al letto.
Fortunatamente, Cristian, sparendo, aveva portato con sé il corpo. Sarebbe stata una punizione insopportabile dover condividere la stanza con lei per tutto quel tempo. Di già il sangue era bastato a mandarla fuori di testa. Almeno in quel caso, Cristian aveva dimostrato clemenza.
Ripensò a lui. A cosa le aveva fatto.
Non si era risparmiato dal farle del male, e non solo carnalmente. Assurdamente, il tentativo di proteggerla a tutti i costi, eliminando senza scrupoli il gruppo di Oscuri, aveva ottenuto l'effetto opposto, fallendo miseramente col gesto violento.
Oltretutto l'aveva morsa. Aveva affondato i denti affilati nella pelle troppo morbida della ninfa e poi...
Poi neppure Megan era riuscita a comprendere bene com'erano andate esattamente le cose. Non era stato merito suo. Troppo debole, Megan non aveva potuto richiamare il potere dell'aria.
Cristian si era allontanato improvvisamente. L'espressione smarrita su quel volto, spaventato mai come allora, si era impressa nella mente della Ninfa mescolandosi ai vari tasselli di quel puzzle impossibile da decifrare di un essere tanto misterioso quanto spaventoso.
Di una cosa era certa, però. Lo odiava. E stavolta, neppure il ricordo di un amore passato sarebbe riuscito ad offuscare il nuovo sentimento. Tanto era stata forte l'infatuazione e l'amore scaturito, tanto ora era tenace l'odio destatosi in lei. All'inizio, quel rancore era apparso solo come una scintilla troppo debole, ma ora era visibile bene il fuoco dell'ira; si palesò come una fiamma maestosa col compito di ardere e bruciare l'ossigeno di quel cuore ferito.
«Dunque? Mi dici cosa hai fatto a Cristian? Non l'ho mai visto in quello stato. Ho tentato di parlargli e per quel poco che ha detto ho potuto intuire che serba un forte rancore nei tuoi confronti.»
Megan si ridestò dal torpore, avvertendo il fedele braccio destro del re degli Oscuri starle troppo vicino. Arretrò sulle lenzuola arricciate portando le coperte a coprire la bocca. Nessuno l'avrebbe costretta a parlare. Puntò un muro qualsiasi della stanza e tacque.
La mancata partecipazione della fanciulla non scoraggiò l'altro e la sua parlantina. Tornò a contemplare la macchia di sangue quasi del tutto sparita e dunque continuò: «Cristian è tornato qualche ora prima di me. Quando l'ho raggiunto, non era più lo stesso. Aveva una rabbia in corpo che mai in tutti questi anni di conoscenza, e credimi, ne sono parecchi, l'ho visto covare. È come se ce l'avesse col mondo intero. Perciò il mio primo pensiero è che ti fosse accaduto qualcosa di grave. Ma eccoti qui, sei tutta intera e stai bene... tuttavia non posso dire lo stesso della persona che poche ore prima giaceva su questo pezzo di pavimento. Mi vuoi raccontare come è andata?» domandò docilmente, con la speranza di riuscirle a cavare almeno una parola dalla bocca serrata.
«Siete dei mostri, ecco cosa è successo» si pronunciò lapidaria. «I tuoi amici hanno dapprima torturato e spaventato a morte una ragazza, poi l'hanno sbranata proprio davanti ai miei occhi. Ma non posso farvene una colpa, perché voi vi nutrite di Normali, giusto? Senza farvi scrupoli di indurre dolore e sofferenze» disse con macabra ironia. «Proprio come noi uccidiamo le mucche e i conigli, voi avete bisogno di cibarvi di umani... in fondo quale differenza c’è? Sì, se non sbaglio si è espresso esattamente così...»
Argo ridacchiò comprendendo a chi lei si stesse riferendo. «Devi sapere che il padrone quando è arrabbiato tende ad essere melodrammatico, e comunque alcuni di noi sono degli imbecilli, ma non posso biasimarli. Faresti anche tu certe cose, o quasi, se avessi smarrito completamente il senso della moralità. Naturalmente non giustifico la caccia a scopo di divertimento, né tantomeno la tortura. Non che queste cose mi tocchino in qualche modo, ma non sono il tipo da lasciarmi andare a tali istinti, e neppure Cristian lo è.»
«Dici? Eppure a me ha dimostrato il contrario questa notte.»
Argo titubò sulle parole appena ascoltare. Aggrottò la fronte e studiò la giovane col desiderio di capire.
«Lo conosco da secoli, e no, non lo è. Certo, ha ucciso molte persone, ma mai ha torturato una giovane solo per il gusto di sentirla urlare. Ora tu mi vorresti far credere che abbia fatto del male a te?»
«Esattamente. Tuttavia mi fa quasi ridere il fatto che tu non mi creda, d'altronde siete fatti della stessa pasta, perciò non fare il sorpreso con me. Cos'è, ti ha mandato quel farabutto solo per acquietarmi? Ha paura che non gli darò ciò che vuole? Wow! La scoperta della settimana Argo! Non avrà mai il mio potere per mia spontanea concessione. Se tanto ci tiene, digli di fare da solo, completasse l'opera cominciata stanotte, perché dovrà uccidermi per poter nuovamente assaggiare il mio sangue.»
L'Oscuro tacque. Aveva capito, o almeno quasi intuito come si erano evolute le cose la notte precedente. Cristian probabilmente aveva esagerato con la giovane ferendola in qualche modo, in superfice del corpo e più nelle profondità dello spirito. Il motivo però gli sfuggiva. Né il suo capo prima, né ora la ninfa, sembravano disposti a rivelare la cosa.
«Sai, ti converrà cambiare idea. Dovrai farlo se ci tieni alla vita di Jack.» E finalmente riuscì a catturare l’attenzione di lei. «Dopodomani Cristian ha organizzato dei combattimenti all'ultimo sangue. È un rito di passaggio questo. Ogni inizio primavera si organizzano dei giochi per testare la potenza dei nuovi arrivati. Ma sarà il tuo amico l’attrazione principale della serata. Sono quasi certo lo voglia far combattere, e questi sono scontri che non ammettono sconfitti. Dubito che un Templare possa sopravvivere a dei mutanti.»
Il cuore di Megan ebbe una battuta d'arresto. Le torture non erano affatto terminate, e la più sadica si apprestava a divenire un incubo ad occhi aperti.
«Devi sapere che gli Oscuri non sono tutti uguali, proprio come tra voi ninfe, i Templari e pure i Normali, c'è sempre qualcuno più spietato di altri. La pecora nera del gruppo, insomma. E tra di noi ci sono parecchie pecore nere. All'inizio la scelta di chi tramutare in Oscuro era casuale. Successivamente non lo fu più. Notammo che il potenziale omicida aumentava drasticamente in quegli individui che pure da umani dimostravano una spiccata predilezione per il male. Quasi tutti i più forti mutanti creati nel primo periodo si rivelavano persone poco raccomandabili pure nella vecchia vita. Per me, Cristian e qualcun altro è stato diverso. Noi eravamo gente comune, alcuni addirittura con famiglia, insomma persone brave e di buon animo. La mutazione ci ha privato del lato celebrare atto a provare sentimenti benevoli, ha inibito la sensibilità e abbattuto l’empatia come la moralità, ma l'indole e i gusti sono rimasti invariati; mi spiego meglio. Se da umano piace abusare della propria donna, oppure che ne so, torturare animali o, per ipotesi, si è in possesso di un profilo di serial killer, cosa pensi possa scaturire la trasformazione in Oscuro?»
Megan non si espresse, ma la situazione le apparve ben chiara nella mente.
«Tutto questo discorso solo per farti comprendere quanto pericolosi potranno essere gli avversari di Jack. Fossi in te, lo salverei prima che scenda su quel ring.»
«Non posso...» sussurrò la fanciulla tra le lacrime. «Non posso permette che voi diavoli distruggiate l'intero genere umano. Stanotte ho visto con i miei occhi di cosa siete capaci e poco importa che tu mi abbia spiegato le differenze tra i buoni e i cattivi; ai miei occhi siete tutti uguali e, malgrado la tua ostentata stima, pure il tuo adorato padrone non esula dall'essere un sadico torturatore. Spero che il mio e il supplizio di Jack cessi al più presto e che la morte ci trovi il prima possibile. Non avrà mai i miei poteri, so cosa questi sono in grado di fare, ne ho avuto una piccola prova. Non potrei permettere che finiscano in mani sbagliate, e quelle di Cristian lo sono di certo.»
«Pensaci su» l'uomo si diresse alla porta. «Non so cosa sia successo tra voi due ieri notte, ma lo scoprirò. Qualcosa di pericoloso sta torcendo l'animo di Cristian, è evidente. Tanto pericoloso da provocarmi dei brividi. Non vuole vederti né tantomeno ha voluto posticipare il giorno del combattimento, malgrado sia consapevole che tu non riuscirai a ritrovare le forze entro tale data ha deciso di non prolungare oltre la prigionia del Templare. Spero per te, e soprattutto per il mio capo, tu riuscirai a ritrovare le forze in tempo. Dubito si perdonerà per quel che io penso abbia in mente di fare.»
E la pelle di lei si ricoprì di brividi. Una sinistra sensazione le formicolò la schiena facendola tremare. L'aveva visto combattere ed uccidere senza pietà i suoi fidati compagni, Jack non avrebbe avuto scampo se solo lui avesse deciso di affrontarlo di persona.

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