53. NON FARGLI DEL MALE


<<A quanto pare i tuoi amici Templari non ti hanno insegnato nulla? Mai fidarsi, tesoro. Ma dato che stasera mi sento buono, ti rivelerò almeno il motivo per il quale mi occorre il tuo sangue. Semplicemente perché devo eliminare un piccolo cavillo che mi impedisce d'essere ciò che realmente sono.>>
Megan rise tristemente. Fin dall'inizio aveva saputo che non si sarebbe potuta fidare, ma ci aveva sperato ugualmente, fino alla fine. <<Dunque fammi capire; il sangue ti serve per poter assimilare i miei poteri? Giusto? Perché tanto lo sappiamo entrambi che tu sei già a conoscenza del mio segreto. E siccome io sarei una ninfa dell'aria, la prima nata dopo quasi un millennio a questa parte, vuoi fare bottino prima di Alessandro di questa rarità.>>
Stevan la osservò stupito.
<<Perché quella faccia da allocco? Come vedi i miei stupidi amici Templari insegnano altro, che solo la cieca fiducia nelle persone che si amano >> si spinse oltre il concesso, ma neppure i ringhi degli Oscuri a lei vicini la fermarono. <<Pensavi fossi una ragazzetta sprovveduta? Non possiedo una laurea in ingegneria, ma i conti li so fare pure io.>>

Un sorrisetto nascosto apparve per un attimo indecifrabile sulle labbra del Templare.
<<Mi sfugge ancora una cosa, però. Cosa succederebbe se ti dessi il mio sangue, e poi non sarebbe un passaggio superfluo? So che per fare propri i poteri di una ninfa, bisogna ucciderla. Perché allora non ti fai avanti? Uccidimi!>> gridò con le lacrime agli occhi. <<Tanto lo so che finirò per fare quella fine. Ma prima abbi almeno le palle e mantieni la promessa. Libera Cristian!>>
L'uomo dalla carnagione scura si mosse nervoso. Era visibilmente indispettito dal comportamento della fanciulla. Malgrado il desiderio di schiaffeggiarla, si tenne fermo sull'intenzione di non abusare di lei. Doveva raggiungere lo scopo con dolcezza, altrimenti sarebbe stato tutto vano. Il potere dell'aria era differente, rispetto a tutti gli altri posseduti dalle ninfe. Era sfuggevole, sarebbe volato assieme a lei con l'ultimo alito di vita.

Con un calcio ben assestato piegò in due il corpo stanco del Templare. Cristian si accasciò a terra tossendo alla ricerca di aria. Megan si sbilanciò in avanti per proteggerlo, ma bastò la debole forza di un Oscuro a bloccarla.
<<Non ci si rivolge così a me, ragazzina. I miei uomini lo sanno bene, e mai si permetterebbero tale comportamento oltraggioso, ora per colpa tua qualcun altro dovrà pagare >> posò un piede sul capo del giovane riverso a terra, impedendogli di alzarsi, e premette con forza. <<Guardalo. Non ti sembra abbia sofferto fin troppo? Sicura di non voler fare ciò che dico?>>
Megan si morse un labbro e afferrò il coltello e la coppa, ma qualcosa la bloccò. Sapeva che c'era qualcos'altro sotto. Non poteva essere così semplice.
Elias le aveva accennato delle disastrose conseguenze se il potere dell'aria fosse finito nelle mani del nemico. Addirittura l'intera popolazione mondiale sarebbe stata sottomessa dall'oscurità. Così diceva la profezia. Magari un tempo l'avrebbe fatto inconsapevolmente; si sarebbe donata nelle mani del nemico se solo non avesse saputo; ma ora la consapevolezza la fermava. A cospetto delle miliardi di vite, le loro due persero importanza.

<<Attenta, però, me ne accorgerei se il gesto non venisse fatto volontariamente>> l'ammonì Stevan.
<<Come potrei fare una cosa del genere? Io so cosa comporterebbe il mio sacrificio, non riuscirei mai a donarmi di mia spontanea volontà.>>
<<Neppure sapendo che così condanni il tuo amico ad una morte parecchio dolorosa?>> premette con più forza il pesante scarpone e Cristian gridò di dolore.
<<No, ti prego! Basta!>> si inginocchiò implorandolo di fermarsi <<non cambierebbe nulla. Ti prego, prendi me, ma lascia lui.>>
<<Non mi lasci altra scelta,>> un calcio dalla potenza inaudita e Cristian si imbatté col duro cemento di un pilastro.
<<Uccidetelo>> ordinò.
Ma prima che gli Oscuri si avventassero su di lui Megan, trafelata, si fece avanti: <<no, no, va bene, vi darò ciò che chiedete.>>
Si passò lievemente la lama sul palmo e una scia di dolore si materializzò sul volto. Gocce di sangue colarono nella coppa; la offrì ad Argo.
Nel gesto però mancava qualcosa. Non aveva richiamato il potere dell'aria. Non poteva farlo; perché la coscienza e pure la volontà glielo impedirono. Sperò che nessuno se ne fosse accorto.

<<Ragazzina tu vuoi fare la furba>> la ammonì Stevan, <<ma devi sapere che per fare un furbo ci vuole un fesso, ed io proprio non lo sono.>> Afferrò la coppa per poi scaraventarla con livore, lontano tra la folla. Una marmaglia di corpi si affollò sull'oggetto litigandone il contenuto.
Il bestione si diresse verso il Templare, l'afferrò per un braccio e per la prima volta Cristian reagì. Tentò di lottare, ma la forza dell'Oscuro non lasciò che accadesse. Lo rispedì al tappeto con un braccio spezzato. L'osso crocchiò rumorosamente e l'immenso dolore fisico di uno, assomigliò allo sfiancante patimento silenzioso della ragazza. Richiamò nuovamente la forza e stavolta rispose. Forse non era tutto perso, forse c'era un altro modo per fuggire. Magari avrebbero nuovamente rivisto la luce del sole.

Ma tutte le supposizioni morirono quando l'energia del vento si rivelò insufficiente. Un debole pugno d'aria quello che riuscì a dare al bestione di fronte a lei. Poi neppure un fruscio attraversò le porte d'energia del suo corpo. Megan si accasciò al suolo provata dallo sforzo.
Se prima la consapevolezza le avrebbe impedito di donare i propri poteri, ora non ci sarebbe riuscita neppure volendo. Si sentì svuotata di ogni cosa.
<<Bene, ed ora che hai mostrato quanto sei disubbidiente>> disse Stevan, asciugando con la manica il piccolo rivolo di sangue al lato della bocca, <<vedi di metterci uguale volontà nella coppa>> fece segno a qualcuno di portarne un'altra, ed un nuovo contenitore venne nuovamente offerto tra le mani della giovane.
Con lo sguardo appannato dalle lacrime, Megan fissò Cristian mettersi a sedere faticosamente e reggersi il braccio inutilizzabile. In quegli occhi ci lesse sconforto e rabbia, e ancora, dolore e disperazione. Un turbinio di odio e ribellione.

<<Perdonami>> sussurrò tra le lacrime, <<ma non posso.>> Calò il capo. Era tutto troppo per lei. Sarebbero morti entrambi, lo sapeva ormai, ma almeno il potere dell'aria l'avrebbe seguita. Era quasi certa che Stevan non avrebbe potuto ucciderla per ottenere il potere. Altrimenti l'avrebbe fatto da tempo. La soddisfazione di sapere che con la sua probabile morte tutto sarebbe finito, le concesse una pace serena.
Strinse il pugnale nella piccola mano e respirò profondamente.
"Non lascerò che sia uno di loro a privarmi della vita. Nessuno oserà toccarmi e maltrattarmi. Sarò io a decidere quando sarà finita. Cristian, scusami, scusami tanto. Ci ho sperato fino alla fine, fino all'ultimo ho creduto nella tua salvezza, ma non ce l'ho fatta. Spero che dopo la mia morte, la tua giunga presto... non potrai più essere sfruttato come ostaggio per ricattarmi e perdendo utilità troverai una pace veloce, ne sono certa. Non potrei continuare a vivere consapevole di aver contribuito ad uccidere milioni di persone. Perdonami...".
Lo fissò per un'ultima volta e gli sguardi si incontrarono, incatenandosi e comprendendosi alla perfezione. Lui seppe all'istante quali fossero le intenzioni della fanciulla e dal ghigno irato nato sulla bocca semichiusa non sembrò essere molto contento.

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