52. LE SORPRESE NON SONO FINITE
All'interno, nulla lasciava presagire che quella fosse una casa abitata da Oscuri; gli individui che si aggiravano tranquilli uscendo ed entrando nelle tante stanze incontrate, sembravano parecchio lontani dal fare minaccioso. Megan ebbe il giusto presentimento che si trattasse di gente comune. Semplici normali ingaggiati nel mandare avanti la tenuta.
Un'anziana donna, con un grembiule bianco sul davanti, la incrociò regalandole un sincero sorriso di benvenuto. Affaccendata, sgaiattolò velocemente non lasciando il tempo alla ninfa di rispondere a dovere.
<<Va avanti e non ti azzardare a parlare>> l'Oscuro, la minacciò. Quel sibilo sussurrato all'orecchio confermò le più buie previsioni.
"Chissà quale destino spetta a questa povera gente" scosse la testa puntando lo sguardo sul pavimento. Non avrebbe potuto salvare pure loro. Erano altri i piani per lei. Preferì dunque non incontrare nuovamente quegli sguardi inconsapevoli. Avrebbe tenuto lontano dagli occhi ciò che più avrebbe doluto al cuore in un domani, quando i pensieri insistenti si sarebbero soffermati a seviziare pure l'animo.
A sorpresa, imboccarono una scalinata che li condusse verso il basso. Del tutto identico al sopra, lo stile elegante e costoso si estendeva pure al piano sottostante. Un immenso labirinto di corridoi si presentò di fronte a lei. Già dopo pochi metri, la ninfa perse il senso dell'orientamento non riuscendosi più a raccapezzare. Non avrebbe trovato tanto facilmente la strada della salvezza se fossero riusciti a scappare.
Lo sconforto la sovrastò definitivamente, facendole abbandonare ogni speranza di fuga, quando una massiccia porta di legno venne spalancata catapultandola in un incubo.
Un rettangolo vastissimo si estendeva in lungo e largo, simile ad un campo da calcio per vastità. Centinaia, forse migliaia, i volti di uomini e donne, presumibilmente tutti Oscuri, si ritrovarono a fissarla.
Pure l'altezza del soffitto era raddoppiata. Camminò tra la folla, e mai come allora si sentì piccola e indifesa. Ma non lo diede a vedere, continuò ad avanzare con coraggio tra i tanti volti di Oscuri affamati. Molti la scrutavano con odio e tanti altri con ardente voracità. Ma neppure uno tra di loro osò sfiorarla. Il timore ed il rispetto verso qualcuno, li tenne a bada. Erano come un branco di lupi affamati tenuti alle strette catene dal loro alfa. Spregevoli bestie pronte a ribellarsi, ma troppo vigliacche per farlo.
Quasi inciampò cadendo, quando degli scalini di marmo bianco si materializzarono all'improvviso sotto i suoi piedi. Si riprese alla svelta, scoprendo un'agilità ed una destrezza che non sapeva convivessero nel suo corpo un po' addormentato. Sul rialzo fu nuovamente dinanzi agli occhi di tutti.
La confusione regnava sovrana. Schiamazzi e parole gridate sporcavano l'aria ed il bello ambiente circostante. L'eco di frasi villane rimbombò nelle alte volte a cupola; e Megan si ritrovò ad osservare quel capolavoro d'architettura sorretto da eleganti e lavorate colonne di pietra chiara. Quattro lampadari in cristallo bianco fluttuavano leggeri illuminando di luce calda la stanza affollata.
Alcune grida disumane si propagarono veloci fino a loro e Megan allungò il collo per capire quale fosse la causa che spingeva quei dannati a strillare a quel modo. Un gruppo di stupidi individui avevano ingaggiato una rissa senza esclusione di colpi; altrettanti imbecilli si affaccendavano nello spronare i lottatoti nel continuare, forse nell'incoraggiarli ad incontrare la morte.
Lo sdegno le invase il corpo, fu inevitabile sentirsi un pesce fuor d'acqua. Si grattò il braccio guardandosi attorno con la speranza che l'incubo finisse al più presto.
All'improvviso un movimento catturò la sua attenzione. Proprio allo stesso modo col quale lei si era fatta strada tra la folla, ora c'era qualcun altro ad avanzare. Rallentato dalle catene e dalle continua villane manate, il capo scuro di Cristian arrancava faticosamente e lentamente.
La stretta al cuore la privò di molti battiti. Vederlo in quello stato la congelò per poi surriscaldarla di ira. Percepì nuovamente il potere dell'aria farsi strada timidamente dentro di lei e Megan accolse con gioia quella sensazione di sazietà, sorprendendosi nello scoprire come questa si fosse di già ripresentata, seppur non pienamente.
Avanzò con l'intento di corrergli incontro, ma una mano l'afferrò per il braccio impedendoglielo.
Un volto conosciuto quello che le si presentò dinanzi. Un cappello dalla tesa larga, l'inconfondibile firma. Argo scosse il capo. <<Ancora no Megan, dovrai aspettare qualche altro minuto prima di poterlo abbracciare.>>
La ninfa lo riconobbe all'istante. Una volta le aveva salvato la vita e, malgrado quel giorno lontano un sentimento di gratitudine l'aveva quasi sfiorata, in quel momento ci fu solo spazio per l'odio.
Quando il Templare giunse alla stessa altezza della ragazza, si guardò attorno con occhi stanchi. Le stesse iridi nere si accesero all'improvviso incontrando lo sguardo spaventato di Megan.
Una scia di ira e disperazione attraversò il volto emaciato di Cristian. Non disse nulla, scosse il capo chiudendo gli occhi con forza, come se stesse vivendo in un brutto sogno e, riaprendoli, sperasse di ritrovarsi in un reale migliore.
Non successe. Le cose non cambiarono. Consapevole di quanto invece potessero andare solo peggio, sospirò sconfitto.
Un colpo ben assestato dietro le ginocchia ed il giovane crollò a terra senza opporre resistenza.
Le spalle nude si alzarono con fatica ad ogni respiro, sotto il peso del dolore.
Lo sguardo atterrito della ninfa scivolò lento lungo la pelle segnata, contando i lividi e le ferite. Lo fece con attenta delicatezza, come se pure un'occhiata potesse ferirlo.
Il bel corpo, ben in vista, lasciava intendere quanti colpi avesse incassato durante quella buia notte. Lacerazioni profonde solcavano il petto, la schiena, le braccia e persino i piedi nudi erano ricoperti dal sangue. Strisce di un rosso scuro coloravano il chiaro azzurro dei jeans, non lasciando dubbi che pure alle gambe non era stata concessa clemenza.
Megan percepì chiaramente le lacrime colarle sulle guance, bruciavano quasi, al contatto con la pelle fredda. Il calore aveva abbandonato il corpo, lasciando al vuoto il compito di riempirsi di rabbia gelida e sofferta pena.
<<Mia carissima Megan>> la voce inconfondibile acquistò il volto della morte. Stevan salì anch'esso la piccola scalinata andandole incontro.
Fece un passo indietro, e quando lui le si avvicinò troppo allungando la mano per sfiorarle il volto, la fanciulla si sporse all'indietro col corpo rifuggendo al contatto.
<<Sono felice di vederti. Temevo tu non riuscissi ad arrivare. Ti dico la verità, non credevo che la stupidità dei tuoi compagni raggiungesse tali livelli, ma in fondo ci speravo.>>
Un boato si alzò nell'aria. Risate indisponenti contagiarono gli animi divertiti dei presenti.
<<E invece eccomi qui. Se sei di parola, allora lascialo andare>> disse con fermezza la ninfa, tagliando corto.
<<Certo, certo, Cristian sarà presto libero, ma senza fretta. C'è un'altra piccola cosetta che voglio tu faccia. Dopodiché sarete entrambi liberi di andare>> raggiunse il Templare facendolo alzare. Le catene ai polsi e alle caviglie suonarono una musica triste. Il ragazzo continuò a fissare il pavimento senza mai incrociare lo sguardo della giovane.
<<Donati a me senza remore e lo lascerò andare immediatamente.>>
<<Sono qui. Non è abbastanza?>>
Un ragazzino, dai lineamenti da uomo solo accennati, si fece avanti porgendole un coltello ed una coppa.
<<Dammi il tuo sangue, e fa che sia un dono volontario, lo dovrai volere con tutta te stessa. Inoltre nel gesto ci dovrà essere pure l'essenza del tuo potere, solo allora sarà abbastanza.>>
Megan ricordò la profezia del fiore della speranza. L'importanza del suo sangue, o meglio della sua linfa come era stata chiamata. Ogni sua decisione avrebbe potuto ribaltare gli equilibri del mondo, le aveva confidato Elias. Fino ad allora aveva stentato nel crederci, ma se pure Stevan credeva in quelle parole, magari lei soltanto doveva smetterla di sottovalutarle. Non era certa di quale ripercussione ci sarebbero state, ma sicuramente nulla di buono.
<<Voglio sapere il perché. A cosa vi serve?>>
<<Tu fallo tesoro. Non vuoi salvare il tuo amichetto?>>
<<Certo che lo voglio, altrimenti non sarei qui. Ma i patti erano diversi. Eri stato chiaro. La mia vita al posto della sua.>>
Ragazzi manca poco alla metà del libro.
L'incontro con Stevan è giunto, ma come andrà a finire? I due giovani si salveranno?
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