48. PIACERE, MI PRESENTO

<<Prendete la ninfa>> comandò una voce grossa e profonda.
Megan fece saettare gli occhi in tutte le direzione e con terrore avvistò il nuovo arrivato. Chissà da quanto tempo era lì mimetizzato nell'ombra.
Alto più di due metri, il corpo possente si stagliava nell'oscurità di un angolo. Il capo glabro e il viso rotondo accompagnavano delle spalle dritte e un busto largo. Un omaccione di mezz'età dallo sguardo letale. Il colorito scuro della pelle faceva rimbalzare con intensità la fresca tonalità delle iridi chiare. Quel verde smeraldo le ricordò irrimediabilmente qualcosa.
<<No!>> ringhiò con rabbia Cristian. La disperazione gli conferì una forza aggiunta e con mirati e potenti colpi riuscì a far fuori due degli Oscuri ad ostacolarlo. Ma non fu abbastanza. Scansando uno strisciante, poggiò il peso sulla gamba ferita e un ghigno di dolore apparve sul volto giovane.
A braccia conserte e per niente invogliato nell'unirsi alla battaglia, stette l'Oscuro a comandare; non poteva che essere il capo.
"Forse... forse la pantera... Stevan" ipotizzò la giovane nella confusione dei pensieri. L'osservazione fu accompagnata dall'odio e timore.

<<Lui uccidetelo>> ordinò ancora, riferendosi al Templare.
Il comando giunse su di Megan come una valanga di neve in piena estate.
<<No, no... no, vi prego no>> si fece avanti. Non l'avrebbe mai permesso, piuttosto si sarebbe donata spontaneamente tra le braccia del nemico.
Due occhi pieni di significato furente, la trafissero minacciosi. Cristian ancor meno avrebbe permesso tale pazzia. Stavolta roteò la spada con perfetta maestria, amputando un braccio e la gamba di altri due nemici. Libero alla sua destra, si fiondò nella stessa direzione, verso la ninfa.
Ma non riuscì a raggiungerla. Il gigantesco lupo, tornato nuovamente in forze, lo aggredì con più ferocia. Entrambi ruzzolarono a terra stretti in un abbraccio mortale. Guaiti, ringhi, e sibili di sforzi si mischiarono col sangue e sudore.

<<Cristian resisti!>> lo incoraggiò Jessica anch'ella estremamente preoccupata per lui. Malgrado il diverbio avuto solo poche ore prima, non poteva restare indifferente a quella vista; Cristian non era in forma e lei lo notò più di chiunque altro. Continuò a spronarlo tentando di infondere speranza: <<tra non molto i nostri saranno qui. Non puoi cedere.>>

E come se li avesse chiamati, giunsero.
Megan, fu la prima ad accorgersene, percepì dapprima una ventata di aura di luce farsi avanti. Come una segnalazione nel buio del cielo di notte, la forza Elfica si propagò ad ondate giungendo per prima nella casa di Trastevere.
Pure gli Oscuri se ne accorsero.
<<Stevan, stanno arrivando>> disse un donna dalle sembianze lupoidi. E come presagì la ninfa, l'uomo in disparte rispose all'appello.
<<Me ne sono accorto anch'io. Forza, fate presto a sbarazzarvi di questi tre>> si passò una mano sulla pelle nuda del capo, per poi stropicciarsi la faccia, <<mi chiedo come facciate a metterci tanto, non sono neppure protetti dalla divisa>> commentò scocciato.

Le due Templari si erano avvicinate alla ninfa circondandola, malgrado la battaglia perdurasse, si tennero strette il più possibile per darle protezione.
Megan si fece piccola appiattendosi contro la superficie dell'isola; scivolò verso il basso a nascondersi.

La difesa però non bastò; dall'ombra, un cento denti balzò oltre il tavolo rettangolare atterrando al fianco della fanciulla. Quest'ultima strillò sconvolta. Cominciò a strattonarla verso la finestra aperta. Gli amici, impegnati, non riuscirono ad intervenire. Per fortuna qualcun altro sarebbe giunto presto a difenderla.
Li videro arrivare attraverso la finestra rotta. Sui tetti distanti, decine e decine di ragazzi dalle chiome dorate correvano veloci sconfiggendo senza sforzi gli Oscuri ad ostacolarli. Stavolta vestivano i panni di guerra, non più jeans e maglioni comuni. Giubbe verdi, cinture ai fianchi e stivali di pelle allacciati alti fino alle ginocchia; i capelli liberi di muoversi sulle spalle, spalle a volte coperte da spade, altre da archi e frecce. Danzavano sui tetti mostrando i passi della morte. Potenti e fieri circondarono la casa. La battaglia infuriò all'esterno più che nel dentro affollato.

Adrian e, al suo seguito, Orlando, Astrid e Christofer giunsero a dar manforte all'interno, ribaltando immediatamente gli equilibri della casa. E allora gli Oscuri apparvero nettamente in difficoltà.
Stevan digrignò i denti, valutò se fosse più saggio intervenire chiamando all'appello i mutanti, ma poi optò per una saggia ritirata. Era troppo piccolo lo spazio della sala, inoltre il terreno ancora disseminato dai residui di cenere anti vampiricus, volgeva i fatti a suo sfavore, i fedeli mutanti si sarebbero trovati solo in svantaggio. Seppur avesse ipotizzato l'arrivo di rinforzi Elfici, aveva sperato che il diversivo alla Sede li avrebbe trattenuti più a lungo. Invece non fu così e, alla fine, pure l'arrivo di alcuni Templari lo convinse definitivamente; da lì a poco sarebbe stato costretto ad abbandonare la casa, ma non l'avrebbe fatto a mani vuote.
Tentò di avvicinarsi alla ninfa, ma la cerchia glielo impedì. Gli Elfi formarono uno scudo invalicabile.
Tanto invalicabile che Megan non riuscì neppure a vedere cosa successe in seguito, oltre le teste bionde a proteggerla.

<<Non finisce qui>> si pronunciò Stevan, sembrava fosse giunta una resa. Nessuno più si muoveva all'interno; cosa diversa del fuori, dove i tuoni di guerra imperniavano l'aria.
Tirò un sospiro di sollievo, poi Megan si mise sulle punte dei piedi e timorosa osservò curiosa oltre le spalle rigide dei compagni.
Ciò che vide la distrusse ogni altra aspettativa.
Cristian era in ginocchio, costretto in una posizione forzata ai piedi degli Oscuri. Stevan, accanto, gli afferrò i capelli tirandoli all'indietro e il Templare mostrò il volto segnato da un'espressione adirata.
<<No!>> gridò Megan sentendosi morire dentro.
Spalleggiò furente con l'intento di sorpassare la barriera di corpi, ma nessuno si mosse alla debole intenzione. La ritirarono indietro riportandola al sicuro, senza degnarla di interesse.
Non si poteva provare pietà, e questo i guerrieri lo sapevano bene. La morte era una costante nella vita di tutti i giorni e seppur a trovarla fosse stato un amico caro, non si sarebbe potuto cedere allo sconforto del dolore.

<<No, no, vi prego, fate qualcosa... Cristian no... non possono>> piagnucolò la giovane, sentendo le guance bagnarsi di lacrime. Per niente complice del pensiero degli altri, mai avrebbe permesso di perderlo. Tentò di richiamare nuovamente le energie, ma stavolta il corpo non resse e sbandò pericolosamente all'indietro. Le gambe già tremavano, ma col nuovo tentativo finirono per piegarsi e toccare il pavimento.
Divertito, Stevan ghignava e strattonava il capo del Templare con fare sadico, assaporando l'effetto procurato sui volti ad assistere.
Cristian si ribellò, ma la stretta ferrea e il pessimo stato fisico nel quale versava, gli preclusero la libertà. Per qualche istante i suoi occhi si intrecciarono a quelli colmi di disperazione della ninfa; non riuscì a reggere il peso della sconfitta. Scattò col capo di lato deviando lo sguardo e il nervo persistette a battere sulla mandibola dura, raccontando quale dura battaglia stesse combattendo all'interno. La vergogna di sapersi perdente lo divorò. Avrebbe preferito morire piuttosto che vedersi prigioniero. Ora, neppure una morte dignitosa avrebbe potuto anelare.
Strattonò ancora le braccia strette in una morsa d'acciaio e la situazione non cambiò. Gli Oscuri risero divertiti nel vederlo impotente.

<<Megan>> la richiamò Stevan. <<Puoi liberare il tuo compagno se vuoi, basta che ti consegni a me di tua spontanea volontà, lui sarà salvo in questo modo.>>
La fanciulla tentò di farsi avanti, ma come le altre volte, l'avanzata fu poco efficace.
<<Non fare la sciocca>> la rispedì indietro Adrian,  granitico nelle parole. <<Non cambierebbe nulla se ti concedessi a loro. Cristian ormai è spacciato. Mi dispiace tanto Meg, ma dovrai fartene una ragione.>>
Stevan attese impaziente, sicuro di quello che la giovane provava per il Templare; era certo che se non ci fossero stati altri ad impedirglielo lei si sarebbe consegnata senza remore.
<<Non finisce qui>> disse l'Oscuro, accorgendosi della stasi poco conveniente creatasi.
<<Megan, piccola mia,>>, le sorrise e lo sguardo viscido provocò brividi, <<sono sicuro ci rivedremo molto presto.>>
Colpì con tale violenza il capo di Cristian che il giovane stramazzò al suolo privo di sensi.
Megan urlò disperata sbracciando e scalciando a mezz'aria come un ossesso. Ancora una volta, per colpa sua, la persona che più amava sarebbe morta. Stavolta il rancore fece più male, la consapevolezza di poterlo salvare, ma simultaneamente il sapere di non poterlo salvare, perché a corto di energie, la fece impazzire.
Un Oscuro caricò sulle spalle il corpo molle del Templare e quindi saltò dalla finestra, sparendo nel vuoto.
Pure Jessica si sentì distruggere dentro, fece per seguirlo; Melita ed Astrid la bloccarono.
<<Resta qui, ci inventeremo qualcosa... non l'hanno ucciso, c'è ancora speranza>> disse Melita, ma nessuno ci credette per davvero.

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