45. LA SAETTA DI GHIACCIO
Un lampo illuminò la sala.
Il principe degli Elfi era giunto giusto in tempo.
Il contraccolpo fu tanto violento che Cristian fu sbalzato all'indietro, per poi andarsi a schiantare contro il muro, distruggendolo in parte. Una colata di intonaco colorato, misto all'arancione dei mattoni sottostanti, formò al suolo una montagnella fumante.
Cristian ringhiò, infelice dell'intromissione. Digrignò i denti mentre alzandosi da terra si spinse sulle ginocchia. Aveva perso la ragione, dominato da chissà quale istinto demoniaco, attaccò pure il giovane Elfo senza che questo avesse colpa. Ma la forza del principe non lasciò dubbi su chi dei due ne sarebbe uscito vincitore; inoltre la gamba lesionata dell'altro fece la sua parte.
Il Templare dapprima non retrocedette, contrastò anzi la potenza dell'Elfo in modo strabiliante. Un ghigno folle sorprese Adrian, lesse qualcosa di insolito negli occhi di Cristian, un pensiero troppo sfuggevole e breve per essere compreso. Stupito di quanta energia dominasse ancora il corpo dell'avversario, considerò saggio aggredirlo con tutte le forze, e questa volta Cristian cedette. Fu costretto al suolo da un pugno micidiale.
<<E ora basta!>> comandò. <<Cosa avevi intenzione di fare? Ucciderlo per caso?>> Indicò Jack sdraiato al suolo. Megan era al suo fianco tamponando le ferite sul volto con uno strofinaccio, come meglio poteva. Gli parlava animatamente, preoccupata nel non vedersi rispondere con lucidità.
<<Io no, ma lui sì>> si giustificò, Cristian, massaggiandosi il mento. <<Ha deliberatamente attentato alla mia vita e la ferita alla gamba ne è la prova. Mi ha trafitto con la spada e se non l'avessi fermato, avrebbe di sicuro fatto di peggio. Se non mi credi chiedi pure alla ninfa, lei ha assistito a tutto.>>
<<E tu, invece? Non hai usato nessun arma, ma lo stavi ammazzando ugualmente>> fece notare Adrian, preoccupato per l'amico.
<<Ben gli sta. La prossima volta ci penserà bene prima di fare il gradasso con me. Il bambino va educato e una buona dose di pugni non può che fargli bene.>> Zoppicò per la stanza fino a raggiungere il lavello della cucina. Versò tra le mani dell'acqua fredda e poi se la buttò sul viso. Il liquido scolò sulla pelle tingendosi di rosso cremisi.
<<E con te faremo i conti più tardi, signorina. Non pensare di averla scampata solo perché lui ne ha prese per due o perché sei preoccupata per le sue condizioni. Da domani stesso sarai trasferita in Sede. Risiederai in una cella proprio come un prigioniero. Voglio vedere se avrai nuovamente voglia di disubbidire.>>
<<Scordatelo!>> sbraitò Megan col viso inondato di lacrime. Odiava entrambi in quel momento, ma le parole di Cristian spostarono il rancore unicamente su di lui. <<Provaci anche a toccarmi se hai il coraggio!>>
<<Megan lascia stare, non lo provocare.>> La raggiunse Adrian, cingendole le spalle col braccio e la fanciulla si riversò sul petto dell'Elfo scoppiando in lacrime.
<<Dove stai andando? Io e te non abbiamo finito...>> biascicò Jack, puntellandosi sui gomiti instabili. Cristian non lo degnò neppure di nota; camminò lentamente, a causa della gamba ferita, abbandonando la stanza.
Il giovane tentò di alzarsi, presumibilmente per portare a termine il folle scontro, ma l'amico lo placcò facendolo ragionare: <<dove pensi di andare? Ancora non l'hai capito che se non fossi arrivato io, quello lì ti avrebbe lasciato sul pavimento esanime? E tu insisti nel voler continuare uno scontro che ti ha visto perdente? Sei diventato pazzo, fratello! Vediti>> lo indicò. Il volto del Templare, completamente irriconoscibile, lasciava intuire quanti colpi avesse incassato. <<Hai il viso tumefatto, il naso rotto e gli occhi quasi completamente chiusi... cosa vuoi che ti rompi ancora? Nel caso desideri farti spaccare la testa, ci posso pensare io.>>
<<Ci penserei io con tanto piacere se solo ci riuscissi>> disse la ninfa tirandosi su di fretta. Si asciugò le guance con forza, facendosi diventare le gote di un rosso acceso. In quel gesto riversò l'intera ansia accumulata in quei pochi istanti.
<<Hai davvero mostrato il peggio di te, Jack>> lo accusò duramente con lo sguardo iracondo. <<Non pensavo fossi diventato così. Non ti riconosco più. Hai trasformato un pomeriggio perfetto, uno dei più belli della mia vita, in un brutto sogno, un incubo dal quale io non vedo l'ora di fuggire. Sei diventato il fantasma di ciò che eri, e non me ne frega un bel niente del sangue malato che circola nelle tue vene. Non è stato solo questo a farti compiere la follia di stasera. Avevamo torto, avremmo solo dovuto calare il capo e chiedere scusa, e invece... aspettavi lo scontro con Cristian da tanto tempo; lo sappiamo fin troppo bene. Hai sempre desiderato fargli del male... e lui pure!>> gridò confusa, colma di rabbia, scrollò la testa e si coprì il volto con le mani; i palmi si bagnarono di liquido salata.
<<Scusami tanto Meg...>> sussurrò Jack. Sembrava aver trovato finalmente la ragione.
Ma la ninfa non volle stare ad ascoltarlo. <<Me ne sbatto delle tue scuse. Sarò costretta a tornare all'Anima, e addio amici! Ah, perché di sicuro io in Sede non ci vado. Non sono un topo di fogna. Non starò a guardare come quell'altro pazzo mi trascina sotto terra senza far nulla, neppure per sogno lo permetterei!>>
<<Ma-ma...>>
<<Meg stai tranquilla>> la rassicurò Adrian, zittendo il compagno. Mostrò un sorriso sereno e pure l'aria in torno a loro si tinse di tinte calde.
"Evidentemente ora sta utilizzando i suoi poteri per rendere tutto più accettabile" valutò Megan percependo di già meno rancore. Poi l'Elfo aggiunse rassicurandola maggiormente: <<nessuno ti porterà in alcun luogo. Resterai qui se lo vorrai. Te lo garantisco io, gli Anziani mi daranno retta.
Certo, però, ci avete fatto prendere un bel colpo. Non mi sta per nulla simpatico Cristian, malgrado tutto, mi sono messo nei suoi panni e non ha tutti i torti; mi ha fatto un tantino pena. Dovevate vedere in che stato era... ha cominciato a dare di matto quando non rispondevi al telefono. Se non sbaglio, è dalle due di pomeriggio che tenta di rintracciarti. Poi quando è arrivato a casa e non ti ha trovata, non sai che partaccia ha fatto a Jessica... poverina... penso stia ancora piangendo.
Ma basta tormentarci, è bene ciò che finisce bene>> abbozzò un sorriso solitario.
Né Jack né Megan lo accompagnarono. <<Scusami tanto amico, ma devo ammetterlo; capisco bene perché ti abbia preso a cazzotti, non fino a questo punto certo, ma un pelino te lo sei meritato. Non si sparisce così nel bel mezzo del nulla con un'orda di Oscuri a darle la caccia. E tu sai quali sono i rischi che si incorrono... magari lei può essere giustificata, essendo una quasi novizia di questo mondo, ma tu... dovrai chiamare in Sede per giustificarti, e credimi, tua nonna Amatis non sarà molto contenta di sentirti. Anzi, fossi in te mi recherei lì il prima possibile.>>
E l'amico valutò con coscienza le parole del principe, poi fece di sì con la testa, anche lui sapeva quanto questa fosse la decisione più giusta da prendere. Adrian, quindi, si portò in piedi, pulendo con leggeri colpetti il pantalone impolverato, poi chiese curioso: <<Si può sapere dove siete stati e cosa avete fatto durante tutto questo tempo?>> non vedendosi rispondere dai due, e incontrando invece occhi spalancati e il vuoto oltre, non insistette nel sapere. <<Potevi almeno avvertire me, non avrei detto nulla se proprio lo desideravi, ma almeno avrei potuto intervenire nel caso si fossero preoccupati tutti... come poi è successo. Beh dai, intanto ti porto nella tua stanza, ti devi stendere su di un letto, ho paura tu abbia un brutto trauma cranico. Se vuoi Megan raggiungici pure così mi potrai raccontare tu.>>
La giovane fece di sì col capo, ma non ci sarebbe andata. Il desiderio di stare sola, l'avrebbe trattenuta a letto per l'intera serata.
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