39. SMS (IN)ASPETTATO

<<Megan, non voglio che tu ne parli con Jack di questa storia. Non è detto che noi due ci innamoreremo in questa vita. Abbiamo centinaia di vite da vivere noi Elfi e ninfe, mentre i Templari solo una>> affermò convinto di sé e dei sentimenti che lo legavano al suo caro amico. <<Se c'è anche solo una possibilità che tu e Jack possiate tornare insieme, io non oserò mettermi fra di voi. Sono un tipo paziente e seppur tu mi interessi parecchio, non provo un sentimento tanto forte da risentirmi nel caso non voglia stare con me nei prossimi anni. Prima o poi il destino farà il suo corso e noi due ci incontreremo per stare insieme per sempre.>>

<<Wow, mi sembra proprio una dichiarazione fratello>> Christofer lo punzecchiò col gomito ad un fianco. <<Altro che disinteressato. Qui si fa sul serio!>> rincarò la dose scoppiando poi a ridere. <<Dato che non sei impaziente non vedo perché il sottoscritto non possa avere la medesima possibilità>> si spinse in avanti <<anch'io appartengo alla vecchia stirpe. Chi ce lo dice che sei proprio tu il fuoco di giaccio di cui parla la profezia? Mica c'è il tuo nome come garanzia. E se lo fossi io per via dei mie occhi? Uno è di ghiaccio, l'altro rosso come il fuoco.>>
<<Veramente è marrone>> fece notare Megan. E la puntualizzazione divertì parecchio Adrian che non prese sul serio neppure per un secondo le parole del fratello Elfo.

Trascorsero una serata piacevole, alla scoperta di nuovi mondi e differenti tradizioni. Scoprì il significato dei segni neri impressi sulle braccia degli Elfi. E entrambi i giovani mostrarono i propri. Ognuno di questi significava qualcosa di diverso, il più importante era quello che indicava a quale grado gli stessi appartenessero.
Coloro facenti parte alla stirpe reale possedevano i segni dei cieli. Una stella, come quella della piccola Astrid. Oppure il fulmine di Adrian.
Quelli come Christofer invece, di rango inferiore, erano marchiati a fuoco con lettere greche. L'alfa indicava il maggiore grado, raggiunto solo da esperti guerrieri.
Cheistofer vantava una rispettabile gamma, la terza lettera dell'alfabeto. Riconoscimento raggiunto grazie alla spiccata destrezza mostrata sul campo di battaglia. Il giovane ne andava parecchio fiero di quel marchio, perché malgrado la giovane età, possedeva spessore e rispetto tra i suoi compagni di uguale grado ma differente anzianità.

Le luci del giorno giunsero in fretta. Megan aveva trepidamente atteso il sorgere del sole con la speranza di scorgere il rumore di una porta schiudersi e rivelare, così, l'arrivo di qualcuno.
Ma Jack non era giunto quella notte, e neppure la mattina seguente; inondando di pensieri e preoccupazioni l'animo impaziente della giovane. Confusa e stanca, vagò per la casa senza trovare alcun ristoro, seppur spesso bivaccasse su divani e letti. Nelle ore successive, dormì poco e nulla. La stanchezza la stava letteralmente divorando a morsi.

Quando finalmente un sms illuminò lo schermo del suo iPhone, mostrando il tanto atteso e sperato messaggio di Jack, quasi non seppe resistere all'esaltazione. Lesse il testo sorridendo a denti scoperti.
"Lascia il telefono a casa. Spegnilo e nascondilo da qualche parte nella stanza così che non ci possano rintracciare. Poi accertati che non ci sia nessuno a seguirti e scendi giù in palestra. Apri la porta adiacente a quella del piccolo bagno. Non è l'ingresso dello sgabuzzino, come ti abbiamo fatto sempre credere; conduce ad un tunnel. Seguilo fino a quando non ti troverai di fronte ad un'altra porta, di ferro questa volta. Non puoi sbagliare perché sarà indicata col due scritto in numeri romani. Mi troverai lì fuori ad attenderti una volta arrivata. Io in realtà sono già qui. Ti aspetto. Ti porterò a visitare una parte del tuo mondo. Un luogo che ti farà sentire a casa. Come promesso tempo fa... ti porterò al mare. Non temere, questa mattina ho recuperato la mia auto. È ben protetta dalla cenere. Nessun Oscuro riuscirà a percepire la tua aura, né oseranno avvicinarsi".

Megan arrivò fino in fondo al testo senza più il sorriso impresso sul viso. Lo strano messaggio l'aveva turbata. Ma neppure per un secondo ebbe ripensamenti. Aveva bisogno di rivederlo e stare con lui anche solo per poche ore.
In casa c'era unicamente Jessica, riposava nella stanza di fronte; perciò non fu difficile agire.
Come ordinato, nascose il telefono e pure il bracciale, quello regalato da Elias col quale avrebbero potuto rintracciarla attraverso la sua aura, poi seguì i restanti punti del messaggio.
Quando si infiltrò nel tunnel, il freddo pungente e il puzzo di umido, quasi la spronarono nel fare retromarcia e tornare al sicuro nella casa, ma la voglia di trasgredire, il desiderio di provare cose diverse e, soprattutto, la felicità di rivedere Jack, spinsero i suoi piedi a camminare senza fermarsi.

La porta d'acciaio fu lì ad attenderla come descritto, e quando la spinse leggermente per aprire un piccolo spiraglio, lo avvistò immediatamente.
Jack l'attendeva poggiato distrattamente alla sua auto sportiva, la stessa che li aveva accompagnati tutti i giorni spensierati nell'amato Salento. Seppur stanco, il giovane non aveva perso la luminosità del sole. Malgrado il non farsi sentire ed il conseguente risentimento provato nei suoi confronti, Megan non seppe resistere nel corrergli incontro ed abbracciarlo felice.

<<Wow, era da tempo che non mi abbracciavi in questo modo>> si sorprese il ragazzo, contento della piacevole esternazione. <<Gli allontanamenti ti fanno bene a quanto pare.>>
Megan tornò a vestire un'espressione severa. <<Perché non hai risposto ai miei messaggi? Non sai quanto sono stata in pensiero per te. E poi spiegami come mai tutti sapevano del tuo ritorno tranne me.>>
<<Devi ammettere che ultimamente non ti sei tanto interessata al sottoscritto>> disse Jack gustando la rivincita, ed il colpo basso causò l'effetto sperato. La ninfa calò la testa mordendosi un labbro, colpevole.
<<Perciò ho ritenuto superfluo avvisarti di ogni mio spostamento. Dopotutto sono mancato solo un paio di giorni>> aggiunse. <<Mi ha fatto piacere ricevere così tanti messaggi da parte tua. Ho capito che ancora un po' ci tieni a me. Forse è anche per questo tuo mostrare interesse se ho deciso di ritornare.>>
<<Ma che stupido! Ovvio che tengo a te. Come non potrei?!>>
<<Mah, dimmelo tu... sono diventato un fantasma nella tua vita. Non mi parli nemmeno... non ti confidi più con me.>>
<<Forse perché non serve? L'hai dimenticato per caso? A te non serve che io mi confidi con te, tu preferisci origliare le chiamate>> la giovane spinse sulla ferita ancora aperta e Jack, beccato nel segno, si grattò il capo in imbarazzo.
<<Touché>> ridacchiò pizzicato. <<Beh in ogni modo andiamo, non vorrei che qualcuno si accorga della tua assenza e ci rovini la giornata.>>

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