27. STEVAN

Se alla vista non avessero accompagnato altri sensi, allora si sarebbe potuto giudicare, quello, un giorno di tiepida estate, per come il cielo sgombro da nuvole era unicamente dominato dal sole accecante. La limpidezza del vedere intorno era perfetta, pulita l'aria e riscaldato appena l'asfalto. Unico neo in tutto ciò, era il freddo pungente che penetrava nelle ossa e raggelava persino i più temerari, che quella mattina correvano per i sentieri battuti di Villa Borghese alla ricerca di una buona forma fisica; per alcuni un compito ben riuscito, per molti altri un'utopia travestita da cornetti farciti al mattino e grasse abbuffate a mezzogiorno e cena.

I due calmi viandanti non se ne curavano del freddo, per loro non era un problema. In fondo perché sarebbe dovuto esserlo, dopotutto, loro due, il freddo lo portavano dentro.
Argo passeggiava poco distante dal suo re; conoscendolo bene, sapeva cosa gli recava piacere o fastidio. E camminare troppo affiancato, col rischio di sfiorarlo di tanto in tanto, rientrava perfettamente in uno dei secondi casi; perciò prese le dovute precauzioni, procedendo con un mezzo passo a dividerli.

<<Che serpe quell'Alessio>> sbottò Argo, rompendo il silenzio. <<Chissà cosa avrà intenzione di spifferare ai Templari.>> Calò la testa a fissare le pietroline che lente sfilavano sotto i piedi, e nuovamente si dedicò ai propri pensieri.
<<Vorrà assicurarsi di non essere ucciso>> ipotizzò l'altro. <<E sicuramente, si riferiva agli incontri del sabato pomeriggio con te, mio caro Argo.>>
<<Dici?!>> domandò ad occhi sgranati cercando una nuova conferma.
Il potente Oscuro neppure si voltò; annuì solo, per poi puntare gli occhi nel cielo, seguendo in volo la danza di due pettirossi.
<<È impazzito allora>> aggiunse.
<<Io direi furbo, più che altro>> e il re alzò l'angolo della bocca in un sorriso, per metà divertito e per metà adirato. <<Certo, sa bene che questa non la passerà liscia, devo ancora trovare il modo di fargliela pagare, ma sono sicuro che come sempre saprò sfruttare il volgersi dei fatti a mio favore. Potrei usarlo come diversivo, ad esempio>> continuò a spiegare l'Oscuro, <<Alessio è forte più di dieci Templari messi assieme, e forse di più. Se di colpo impazzisse, sarebbe un bel problema tenerlo a bada mentre da qualche altra parte succede altro... difficile tenere sotto controllo due catastrofi.>>

<<Non son ben certo di aver capito cosa intendi...>>
<<Non ne avevo dubbi>> sospirò Stevan, interrompendo il discorso di Argo, nonostante tutto, quest'ultimo riprese il filo del discorso.
<<Ma sono sicuramente d'accordo con te. Spiegami solo come sia possibile che un Oscuro sia riuscito ad entrare nella Sede. Alessio non possiede il gruppo sanguigno adatto per eludere la cenere.>>

Stevan si apprestò a spiegare: <<Solo da qualche anno sono stati costruiti nuovi tunnel. La presenza di nuove vie che portano alla Sede è celata ai più dei Templari, solo alcuni ne conoscono l'esistenza. Si tratta di sottopassi brevi e di difficile individuazione. Come termine hanno una piccola cellula della Sede chiamata "prigione". Qui ci sono delle celle atte al mantenimento di Oscuri o comunque prigionieri indesiderati. Come puoi ben capire, il suolo delle prigioni è ben differente rispetto al resto della Sede, come pure i tunnel che conducono lì. Nel momento in cui viene catturato un Oscuro, però, le vie sotterranee vengono nuovamente cosparse di cenere, lasciando così isolata l'unica, o le uniche, celle della prigione in cui c'è l'ostaggio>> fissò negli occhi il suo sottoposto per capire se il messaggio fosse giunto a destinazione. Argo portò una mano al mento massaggiandosi la pelle cicatrizzata.
<<Certo, certo, tutto chiaro e tondo; in questo modo però nessuno potrà entrare lì dentro per liberarlo.>>
<<E chi ha mai detto che voglio liberarlo. Ognuno è artefice del proprio destino, ed Alessio ha deciso da solo quale sarà il suo.>>

<<Per quanto riguarda quel Templare?>> domandò Argo, riferendosi alla scomparsa di Jack.
<<So che è andato dai suoi genitori in Bretagna>> spiegò Stevan poco interessato. <<Farà sicuramente ritorno a breve... dubito riesca a stare troppo tempo lontano dalla sua dolce e indifesa amichetta>> sputò le parole. Si riferiva a Megan. <<Pensa che la causa di tutto ciò, accaduto l'altra notte, sia sua.>> Rise di gusto.
<<Ha avuto un tempismo perfetto>> aggiunse Argo unendosi al divertito sfogo.
<<Esatto! Tempismo perfetto. Gli amici di Alessandro avrebbero comunque attaccato la cerchia in difesa della città, quello stesso giorno. Lo scontro è solo avvenuto qualche centinaio di metro più avanti a causa del colpo di testa di quel moccioso. Povero piccolo>>, continuò con falsa disperazione, <<un sacco di vite pesano ora sul quel cuoricino dolorante.>>

Smisero di camminare quando giunsero ai parcheggi.
<<Da come ho ben intuito, hai richiesto un incontro solo per chiarirti le idee; non hai nulla da riferirmi, giusto?>> concluse alla fine.
Argo confermò il pensiero del suo capo. <<In realtà volevo esser certo di come muovermi d'ora in avanti. Oramai il sabato pomeriggio non potrà più esser dedicato a Cristian ed Argo, dunque volevo saper da te se sarà possibile continuare questo scambio di informazioni o potrebbe essere troppo pericoloso.>>
<<Tranquillo, il buon nome di Cristian non verrà oltraggiato. Gli Anziani si fidano troppo di lui. E Alessio terrà la bocca chiusa, ne sono certo. Sa cosa sono capace di fare. Non avrà il fegato di sfidarmi. In ogni caso non cambierebbe nulla. Anche se dovesse parlare il sabato è lontano. E noi agiremo prima.>>
<<Bene>> concordò l'Oscuro più basso. <<Tra due notti dunque, come concordato?>>
<<Sì...>> aggiunse soprappensiero il capo, <<troppo pericoloso temporeggiare ancora. Alessandro oramai dovrebbe aver smaltito il dimentico e presto ricorderà ogni cosa. Poco importa se la ninfa non è matura abbastanza. Se agisco prima è anche per colpa sua. Troppo spinta nel voler a tutti i costi condurre una vita che non le si addice. Non le importa di ciò che la vista ha predetto. La ragazza è intenzionata a vivere con leggerezza e normalità. Non posso permettere che si rovini tutto.>>
E anche se Argo si era perso gran parte del nesso della spiegazione, smarrendo il filo del discorso troppo presto, non lo riferì.
Sapeva cosa avrebbe dovuto fare, avrebbe agito seguendo gli ordini del suo re, del quale si fidava ciecamente. Non l'avrebbe mai tradito. Troppa stima e ammirazione lo legavano a questo. Fece un mezzo inchino prima di congedarsi. Poi riprese la via da solo tornando a dedicarsi al suo primo compito: tenere d'occhio Megan.

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