17. DELUSIONE

<<Ah sogna pure, fiorellino>> gli rispose di rimando lei, scacciando la vergogna <<vorrei ricordarti che l'unico ed il solito sfacciato sei tu, Cristian.>> Mostrare scontrosità nei momenti di disagio era sua abitudine, eppure lo pregò mentalmente affinché alle parole seguissero i fatti.
<<Si è vero lo sono, e sai cosa sono anche? Un tipo al quale piace giocare, e soprattutto amo giocare con te. Mi diverte vederti in difficoltà ed arrossire. Anche se è buio lo so che la tua faccia è diventata rossa come un pomodoro maturo>> sghignazzò divertito. In realtà il pensiero del gioco era lontano parecchio dalle volontà. <<Ah Megan Megan... stavo solo scherzando; perciò dì pure alla tua coscienza puritana di star tranquilla, il mostro non ti rapirà stanotte, e neppure la prossima.>>
<<Ah ah, divertente>> aggiunse la ninfa di colpo rattristata dall'ammissione, ma cercò di mascherare la delusione fingendo noncuranza, e a disagio armeggiò col cellulare sfogliando per qualche minuto le pagine del social network.

Fu Cristian a catalizzare nuovamente l'attenzione con una notizia ben lontana da scherzi e risate.
<<C'è stato un nuovo attacco questa notte. Abbiamo perso tre dei nostri>> le confidò il Templare.
<<Oh mio Dio, ma è terribile>> disse lei davvero rammaricata.
<<Eh già...>> fece spallucce lui, ormai avvezzo agli addii prematuri. <<Un altro mutante>> aggiunse rancoroso. <<È stato dapprima avvistato nei pressi della casa di Trastevere, purtroppo nei paraggi non c'era abbastanza forza, dato che era concentrata per la maggiore qui, dunque i Templari sono stati colti di sorpresa, se non fossero arrivati in tempo i rinforzi chissà quanti altri giovani sarebbero morti questa notte.>>
<<Ma sono così terribili questi mutanti?>> domandò Megan triste. Ma conosceva di già la risposta, l'aveva visto di persona e potuto constatare da sola quanto potenti potessero essere. Abbassò il capo percependo un nodo stringerle la gola. Si sentiva talmente in colpa per ciò che era successo. Percepì la causa di quelle morti pesare per la maggiore su se stessa.

<<No, non permetterò che tu ti senta in colpa per ciò che è successo>> la riprese lui. Con grande intuito era riuscito a leggere l'animo mortificato della giovane. <<Non sei di certo tu la causa del male nel modo, anzi, sei la ragione per la quale noi ancora combattiamo. Ci dai il motivo di credere che non tutto è perduto, che si può sperare in un domani migliore>> le afferrò la mano accarezzandone il palmo con delicatezza, donandole così un po' d'ossigeno. Megan vide scivolare su di se il rimorso, sentendosi nuovamente bene.
Con la mano libera le accarezzò la guancia e la ninfa dimenticò all'istante le colpe ed il dolore facendosi colmare di beatitudine e serenità. Si fece più vicina alla ricerca di calore, Cristian era un balsamo per il suo cuore sofferente, ma il Templare arretrò.
Spezzò il contatto maledicendo il suo incontrollato e stupido lato romantico. Non era abituato a fare i conti col nuovo se stesso, ma di certo odiarsi non avrebbe allontanato ciò che stava diventando, sarebbe servita una pulizia ben più profonda.
La fissò negli occhi leggendoci una preghiera bisognosa. Non ci sarebbe cascato una seconda volta, non dopo aver dovuto imparare a riconoscere sentimenti sconosciuti e, una volta accettati, sopportare un allontanamento forzato.

La situazione stava prendendo risvolti preoccupanti. Cristian stravolse il tono di voce riportandolo su gradini più duri. Interruppe il contatto ed aggiunse: <<ed è solo per questo che gli Anziani non hanno acconsentito al tuo spostamento. Perciò non pensare di averla vinta un'altra volta, sappi che questo è stato solo un episodio solitario.>>
E Megan non replicò, nonostante il lieve fastidio, capiva che malgrado i modi rudi di lui, il Templare agiva per il suo bene. Si fece bastare la piacevole esternazione di poco prima, riconoscendo quanto sforzo avesse fatto il giovane nel lasciarsi andare tanto.
Lo schermo del cellulare si illuminò e Megan soprappensiero lesse il messaggio appena arrivato.
"Spero tu stia meglio. Sono dispiaciuto per come è andata a finire la serata, ma sono fiducioso nel bis. Che questo possa arrivare il più presto possibile.
Christofer".

Una volta letto il testo ed il nome del destinatario, la ninfa tentò di nascondere lo scritto, ma fu inutile, il Templare sfacciatamente si era preso una libertà non concessa.
<<Non rispondi?>> domandò lui, fingendo una calma solo esteriore.
<<Sí, ma ora non mi va; ci penserò domani mattina>> rispose lei risoluta.
Nonostante la calma mostrata, riconobbe nelle parole del giovane il disappunto e la stizza, e questo la indispettì. Frequentare un Elfo o un qualsiasi altro ragazzo normale erano affar suoi. Il Primo Custode o gli Anziani non potevano avanzare nessuna decisone al riguardo. E Megan necessitava di sentirsi libera, di poter scegliere qualcosa che la facesse sentire nuovamente una ragazza qualunque.
<<Bene, ma sappi che dopo quello che è successo stanotte non otterrai mai il permesso per poter uscire da sola>> risoluto, la informò trionfante.
<<Bene>> gli fece eco lei <<vorrà dire che faremo un uscita-non uscita>> annunciò la giovane soddisfatta, col sorriso di chi sa di aver appena vinto una battaglia.
<<E questo cosa vuol dire?>> inarcò un sopracciglio.
<<Christofer è un Elfo non un normale, giusto?>>
<<Esatto, un insulso folletto, e quindi?>>
<<Quindi potremo conoscerci e passare una bella serata anche stando nella casa di Trastevere. È così grande e ha talmente tante stanze e piani da poter garantire piena privacy. E poi c'è la cenere, dunque sarò al sicuro e tu, o gli Anziani, non avrete nulla da temere.>>

Cristian percepì la serpe dell'odio strisciargli sotto pelle e, con lei, la sensazione di impotenza graffiargli la mente. Non avrebbe potuto obiettare questa volta. Fissò l'orologio al polso e decise che era arrivato il tempo di andare; non avrebbe sopportato oltre.
<<Fa come vuoi. Bada, però, in casa c'è anche il tuo ex, non penso sarà contento della visita.>>
E la totale indifferenza da parte di lui la mortificò. Megan ingoiò il boccone amaro. Pensava di volere questo, ma si sbagliava. L'assenza di una qualsiasi reazione da parte di lui la disturbò più di un divieto. Solo allora si accorse quanto invece quel modo di sufficienza con il quale Cristian aveva reagito alla notizia la rattristava profondamente.
Al contempo il giovane mostrò solo la maschera della finzione. Fremeva nell'abbandonare l'edificio consapevole di come non avrebbe potuto dire o far niente per cambiare le cose, la collera interna l'avrebbe distrutto se non fosse fuggito lontano da lei.
<<È quasi l'alba, e come promesso sono stato con te.>> Si allontanò velocemente raccogliendo le proprie cose in giro per l'appartamento. <<Cerca di tenerla in casa la tua amica. Per fortuna hanno previsto pioggia, dunque non sarà un compito tanto difficile, persino per una come te>> la umiliò, tentando di scaricare parte del rancore su di lei.
<<Nel pomeriggio verranno le ragazze per far compagnia ad Amanda, la tua presenza invece è richiesta in Sede. Gli Anziani vogliono solo accertarsi della tua buona salute, perciò non ci metterai molto, entro sera sarai nuovamente qui da lei. Usa nuovamente la scusa dell'università. Ti servirai dei tunnel per arrivare a destinazione.>>
<<Mi accompagnerai tu?>> domandò speranzosa la giovane.
<<No. Al mio posto ci sarà qualcun altro. Non hai nulla da temere sono spostamenti protetti e sicuri.>>
<<Ho capito>> aggiunse delusa Megan, calando il capo.
<<Ci si vede. Buona giornata>> la salutò frettolosamente senza attendere la cortesia in cambio. E quindi si richiuse la porta alla spalle lasciando che la calma del silenzio prendesse il suo posto e la turbolenza del suo essere.

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