16. COMPAGNIA
Una volta che il baccano andò a sfumare e le decine di Elfi, Templari, amici e conoscenti abbandonarono la casa, Megan cominciò a percepire l'intero stress della serata attanagliarle la gola. Più tentava di rilassarsi e più i mostri dell'inconscio la tormentavano impedendole di respirare con regolarità.
Aveva dovuto salutare malvolentieri i suoi amici e mai come allora sentì la necessità di avere al proprio fianco le persone che amava e la casa sicura di Trastevere. Ma non avrebbe mai abbandonato Amanda, anche se in molti avevano insistito per maggiore precauzioni, alla fine ne era uscita vincitrice, gli Anziani le avevano concesso un altro paio di giorni con la cara amica d'infanzia, ma la ninfa non sapeva tutta la verità.
<<Bene, ho appena finito di fare rapporto in Sede. È la cosa che odio di più, mi porta via talmente tanto di quel tempo... ma si deve fare.>> Cristian la raggiunse al piano rialzato e si posizionò a gambe divaricate e braccia conserte di fronte al letto. Misurare e rispettare quella distanza fra loro fu più difficile di quanto pensasse. La fissò dall'alto. Studiò quel piccolo corpicino indifeso e confuso stringere con troppo vigore le ginocchia al petto ed un'insolita sensazione di affetto e protezione lo attraversò scioccandolo come un fulmine a ciel sereno; e quando la ninfa alzò gli occhi tentando di intrecciarli a quelli di lui, Cristian per la prima volta ruppe il contatto distogliendo lo sguardo.
Amanda brontolò nel sonno, poi rotolò di lato e continuò a dormire.
<<Ma quanto gliene hai data di quella roba?>> domandò Megan preoccupata, ondeggiò avanti e indietro serrando con più forza le gambe al petto. <<Sicuro non l'avete drogata e non le accadrà nulla a livello di salute?>>
<<Stai tranquilla, ha nel sangue solo una goccia e per giunta è stata diluita con dell'acqua, ti assicuro che neppure se ne accorgerà domattina.>> Cristian distese le braccia in alto. <<E ora vado. Sono passato solo per vedere come andava. A quanto pare stai bene>> mentì. Lo capiva anche lontano un miglio in quale situazione di confusione versava, ma voleva che fosse lei a dirgli la verità e magari pregarlo di restare; come infatti accadde.
<<Do-dove vai? Non vuoi aspettare che si svegli?>> provava vergogna nel dire che in realtà l'avrebbe voluto vicino perché le immagini di quella sera la tormentavano e la paura di rimanere sola le faceva accapponare la pelle. Solo lui sarebbe riuscito a rasserenarla facendola sentire al sicuro. Una verità scomoda d'accettare, ma era pur sempre verità.
<<Sono stanchissimo, non dormo da due giorni e... e poi non penso sia una buona idea>> si morse un labbro studiando l'espressione di lei, ma questa non aggiunse nulla. <<Inoltre Amanda potrebbe dormire fino a domani mattina, oramai sono le tre e non penso si sveglierà presto.>>
Bastò un tenue rumore esterno a farla sobbalzare.
<<Ma questa è casa tua, potresti dormire sul divano di sotto>> insistette lei, e allora Cristian si lasciò andare alle risate.
<<Come mai di colpo sei diventata tanto ospitale, fiorellino? Vorrei ricordarti l'altro giorno. Sbaglio o eri proprio tu a scacciarmi malamente?>>
<<Non è vero, è solo che l'altro giorno...>> non sapeva cosa dire, il Templare aveva ragione, ma lui non poteva conoscerne il motivo. La Megan romantica e trasognante bramava più di qualsiasi altra cosa sentirlo vicino, ma la Megan razionale temeva di passare del tempo con lui per timore di ciò che avrebbe potuto risvegliare nel profondo la loro vicinanza. Ma quella sera si accorse che invece nulla si era assopito in lei, i sentimenti erano rimasti solo nascosti per ripresentarsi più impetuosi che mai.
<<L'altro giorno cosa, Megan?>> la stuzzicò lui col sorrisetto divertito, gli occhi però non seguirono le labbra e tradirono un malinconico sentimento che la ninfa non fu in grado di cogliere.
Alla fine raggiunse un compromesso, una decisone già presa da tempo ma comunque non dichiarata all'inizio, con l'unico scopo di farsi desiderare e sentirsi indispensabile per lei. <<Allora facciamo così, mi siedo qui di sotto fino a quando non ti addormenterai. Magari riposo un paio d'ore anch'io. Domani inizierò presto a lavorare ed ho un po' di cose da sistemare, perciò non mi troverai quando ti sveglierai, ma sappi che la casa è ben protetta e quando andrò via ci sarà qualcun altro a vegliare su di voi, quindi rilassati>> si accomodò sul bordo del letto di fronte alla ninfa per mantenere la stessa altezza degli occhi. <<Io non avrei mai accettato di farti rimanere qui. Una casa senza cenere antivampiricus è comunque un boccone troppo ghiotto per Alessandro, ma se ti dico anch'io di star tranquilla allora puoi fidarti, nessuno oserà avvicinarsi questa notte>> ammise sicuro di sé. <<Inoltre gli Elfi sanno spostarsi silenziosamente e sapranno muoversi per la casa senza farsi vedere o sentire. Amanda neppure se ne accorgerà.>>
<<Grazie>> disse la fanciulla davvero grata.
Cristian si alzò, portò le braccia in alto facendo sgranchire le giunture e poi fece qualcosa che stupì piacevolmente la ninfa; si piegò appoggiando delicatamente un bacio sul capo di lei e Megan, presa alla sprovvista dal gesto delicato, tenne bassa la testa per non rivelare il rossore sulle guance.
Il tempo correva lento. Megan continuò a rigirarsi nel letto senza però riuscire a prender sonno. Al suo fianco, Amanda russava allegramente prendendosi la gran parte dello spazio, mentre lei, rannicchiata sul bordo, ascoltava in silenzio i rumori della casa con la speranza di sentire un qualsiasi fruscio provenire dal basso. Il desiderio di dormire fra braccia sicure era grande, ma l'orgoglio pesava ancor di più.
Dato che il sonno tardava ad arrivare, causa per la quale si ritrovò a contemplare il soffitto in uno stato di maggiore agitazione, decise di alzarsi. A piedi scalzi e a guidarla la scarsa luce proveniente dallo schermo del suo cellulare, si incamminò per le scale tentando di farlo più silenziosamente possibile, e quindi raggiunse la cucina.
L'ombra sul divano rimase immobile.
Ma Cristian non stava dormendo, anche lui non si sarebbe fatto rapire tanto facilmente da Morfeo, non col desiderio pungente di sentirla stretta contro il proprio corpo.
Nonostante la veglia, non fiatò, seguì invece con interesse e divertimento gli spostamenti incerti della fanciulla mentre avanzava nell'oscurità, con solo uno spicchio di luna a farle da faro. Questa inciampò urtando rumorosamente una sedia e poi impiegò i seguenti trenta secondi ad ascoltare impietrita il silenzioso buio. Cristian soffocò una risata, ma si limitò a stare immobile sulla schiena.
La giovane, una volta accertata di non aver svegliato nessuno, proseguì; si versò dell'acqua in un bicchiere ma rimase ritta, poggiata alla cucina senza berne neppure una goccia. Non era la sete a tenerla sveglia quella notte e nemmeno la paura. Sapere di avere a pochi passi da lei Cristian bastava ad elettrizzarla e privarla del sonno.
"Così vicino eppure così distante... che pensiero sciocco e scontato, eppure così vero" sospirò e mandò giù il primo sorso.
Trascorse così i seguenti cinque minuti, alla fine fu Cristian a rompere il silenzio.
<<La finisci di fissarmi? Sai, questo tuo comportamento è parecchio inquietante in piena notte.>>
<<Disse l'uomo che passò mesi ad intrufolarsi nella mia stanza mentre dormivo>> sussurrò lei, col sorriso a sfiorare le labbra.
<<Touché.>> Cristian si portò a sedere e Megan si fece coraggio raggiungendolo.
<<Dunque sei sveglio.>>
<<Difficile dormire con la tua delicatezza, dolcezza. Ti muovi come un elefante in una vetreria.>>
Megan si vergognò della propria goffaggine, ma per la prima volta gliene fu grata.
<<E poi la tua amica russa come un camionista, impossibile anche solo sonnecchiare per chi come me ha l'udito di un Templare.>>
<<E sei stato sveglio per tutto questo tempo senza dire nulla? Allora eri tu lo spione nel buio.>>
<<Beccato. Ero curioso di vedere cosa facevi, fiorellino, se eri abbastanza sfacciata nel raggiungermi. Io avrei fatto finta di continuare a dormire e con la scusa del sonno ti avrei abbracciata, stretta a me e baciata fino all'alba.>>
Ne era certa, non si sarebbe mai abituata alla sfacciataggine di Cristian; quel suo modo di fare, senza peli sulla lingua, la rendeva innocua e spaurita come un agnellino. Odiava sentirsi così, con le parole a morire in gola ed il fuoco a dar vita al tremore. Le guance di Megan esplosero ardenti al sol pensiero. Ringraziò fortemente la sorella notte per la privacy donata.
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