[3]
Le ore successive passarono abbastanza in fretta. E per fortuna! Perché si, non vedevo l'ora di provare l'ebrezza della scuola, ma... sono stato in ansia per tutta la mattina, perché questa genia di Ivy non aveva fatto nessun compito per casa. Per quanto culo ho non li aveva chiesti a me. Ora. Sto sul mio banco aspettando che Dean la finisca di farmi la ramanzina.
"Perché non li hai fatti?"
"Mi avevi promesso che ti saresti impegnata "
E bla bla bla cavoli vari. Si, da come lo sto ascoltando si capisce il mio magnifico interesse per questa conversazione a senso unico. Ma comunque non è colpa mia. Io un giorno ritornerò nel mio vero corpo, quindi perché sforzarmi di immedesimare un ruolo che non è il mio?
-Ivy però! Ascoltami una buona volta. Sto cercando di aiutarti, lo sai. Tua madre vuole dei risultati, non puoi continuare così.-
-Si Dean lo so...Ora però andiamo a mangiare che ho fame?-
Detto questo mi alzai. Volevo assolutamente provare cose nuove in questa scuola. Come la mensa. La classica mensa nei film americani dove il protagonista fa nuovi incontri, scontrandosi con un nuovo personaggio.
Dean sospirò, e mentre io ero ero già fuori la porta, lui mi seguì.
-La mensa è dall'altro lato...-
Mi girai di scatto.
-Lo sapevo... ti stavo mettendo alla prova...-
Mi guardò non molto convinto. Ma d'altronde questa è la scusa più banale che esista al mondo, e poi tanto la usano tutti, quindi non ha più effetto.
-Mh...si, certo.-
Lo sorpassai e mi diressi nella mensa. Mensa. Davvero pensavo di poterci entrare? C'era un via vai di persone. Tra queste avrei sicuramente trovato una persona interessante per interagire. Doveva essere per forza così.Mi scontrai con un paio di persone.
"Forse loro potranno essere quelli giusti."
Salutai i ragazzi a cui andai incontro, ma non mi cagarono. Ne salutai altri, e pure questi non mi salutarono, parlavano tra loro dicendo che si dovevano sbrigarsi se volevano prendere gli spaghetti.
Mi rattristai. E Dean se ne accorse. Sembrava come se riuscisse a capire i miei sentimenti in qualche modo, e mi fece ricordare del mio caro amico Dream. Cavolo quanto vorrei stare con lui in questo momento, riuscirebbe a darmi la calma necessaria per continuare questa avventura.
Dean mi accarezzò la schiena, e mi disse di andare a mangiare da un'altra parte. Ci andammo a mettere in giardino, su una panchina e ci dividemmo un panino, perché a quanto pare io non avevo neanche i soldi per comprare qualcosa da sgranocchiare.
-Sicuro di voler fare a metà?-
-Non ti preoccupare! D'altronde lo facciamo sempre, no?-
Ridacchiai e annuii.
-Ramona! Basta a stare con il cellulare. Dovresti essere meno depressa e vivere la tua vita.-
-E tu pensa ai cazzi tuoi e guarda le stelle.-
Mi voltai. Due ragazze si stavano avvicinando verso di noi. Una aveva la pelle chiara e aveva i capelli raccolti in una bionda coda i suoi occhi erano verdi e brillavano come delle stelle. Sulla sua giacca teneva una spilla a stella. Accanto a lei, l'altra ragazza era vestita tutta di nero. Il cappuccio della sua felpa era alzato e copriva i suoi ricci capelli neri. Portava delle cuffie che erano collegate al telefono, dal quale, molto probabilmente, ascoltava della musica.
-Olive! Ramona! Siete arrivate finalmente!-
Disse in tono allegro Dean. Io continuavo a guardarle, molto probabilmente le conoscevo, così feci un sorriso e le salutai con un gesto della mano.
-Che ti prende oggi? Non mi distruggi le orecchie con i tuoi soliti saluti?-
Mi sputò la ragazza con le cuffie. Si chiamava Ramona da quello che avevo capito. Così Olive, l'altra, la guardò truce.
-Ramona! Ivy è una ragazza simpatica... perché la tratti così?-
In sua risposta Ramona alzò le spalle, e l'altra sospirò. Dean invece ridacchiò e aggiunse.
-Beh? Oggi pomeriggio ci incontriamo anche con Bianca e Stuart?-
-Ovvio!-
Esclamò allegra Olive. Mentre Ramona alzò le spalle, i miei occhi si illuminarono e tutti e tre lo notarono.
-Oggi usciamo?!?-
Dean mi guardò con aria dolce dicendomi che lo facevamo spesso. Non sapendo che dire, rimasi i silenzio. per fortuna che mi salvò la campanella. Le due ragazze ci salutarono e si diressero dentro la scuola per riprendere le lezioni.
-Okay, ora dove dobbiamo andare?-
Mi rivolsi a Dean.
-E ora abbiamo la lezione da soli. Tu hai la lezione di informatica e io poesia.-
Sgranai gli occhi. Come poteva lasciarmi da sola?!?! Non ce l'avrei mai fatta. Lui si alzò dalla panchina dove eravamo seduti, mi augurò buona fortuna e se ne andò. Rimasi bloccata lì, senza potermi muovere. Però dovevo muovermi, non sapevo neanche come arrivarci nell'aula di informatica.
Così presi mie cose e mi avviai.
.
.
.
Non fu molto difficile trovare l'aula. Grazie all'aiuto della bidella però.
Entrai nell'aula. Il professore e la maggior parte degli alunni non erano ancora arrivati. C'erano almeno cinque persone già sedute: quattro facevano gruppetto e l'altro, un ragazzo, era da solo. Stava giocherellando con i lacci azzurri della felpa. I suoi capelli erano mossi e castani e li arrivavano un po' più sopra delle spalle. Non riuscii a distinguere il colore degli occhi poiché erano nascosti da dei grandi occhiali rossi simili a quelli di Harry Potter.
Avrei potuto scegliere tra una marea di posti liberi, eppure quando guardai il ragazzo mi sentii la faccia andare in fiamme. Forse, dato che da quel che ho capito stavo provando tutte le sensazioni e sentimenti di Ivy, Ivy potrebbe essere innamorata di quel ragazzo.
"Eh eh. Ecco cosa potrei fare! Aiutarla!"
Pensai, senza rendermi conto dei danni che avrei potuto causare.
Così, senza pensarci due volte, mi misi seduta vicino a lui.
-Ciao! Sono Ivy!-
Mi presentai con il tono più allegro e gentile che abbia mai avuto.
Il ragazzo mi guardò male e si voltò dall'altra parte. Che figura di merda,ma mi sentii più in imbarazzo di prima quando mi disse in modo freddo:
-So chi sei. La mia pazza vicina di casa...-
Rimasi bloccata. Anche se avessi voluto controbattere non ci sarei riuscita. Per fortuna entrarono gli altri alunni insieme al professore che iniziò a spiegare, scusandosi prima per i ritardo che aveva fatto.
.
.
.
Rimasi tutta la lezione a pensare al ragazzo affianco a me. Notai che se la cavava in informatica, al contrario di me. Comunque volevo parlargli, ma non sapevo come iniziare un discorso. Così gli chiesi, di punto in bianco, quale fosse il suo colore preferito. Si voltò verso me con faccia disgustata. Rimase un po' in silenzio per poi scrivere sul banco:
"I colori non mi piacciono a prescindere."
Quando scrisse sul banco mi si illuminarono gli occhi, e sentii come se il mio cuore si scaldasse. Era come se avessimo un nostro modo per parlare. Così gli risposi chiedendogli come mai, ovviamente sempre scrivendo.
"Mi ricordano una persona..."
"Chi?"
"Qualcuno."
"Cioè?"
"Argh sei odiosa come lui! Se mi dici che disegni pure..."
"SI! MI PIACE DISEGNARE!! ANCHE A TE?!"
Dopo non mi rispose più... ci rimasi molto male, così gli scrissi:
"Scusami... sono stata troppo avventata."
Lasciato il messaggio cercai di concentrarmi sulla lezione e magari cercando di scrivere degli appunti. "Signor ragazzo antipatico che gioca con i lacci" lesse il messaggio, ma non mi rispose.
"Ma come ha fatto Ivy a innamorarsi di uno come lui?! Io avrei preferito cento volte Dean a questo coglione." Pensai.
Non me ne accorsi che la campanella già suonò. Vidi che il professore si avvicinò dove eravamo io e il ragazzo antipatico che dovevo conquistare.
-Ecco a te Elliot. Mi sorprendi sempre di più nella mia materia, sono proprio soddisfatto.-
Gli passò un foglio. Gli diedi una sbirciatina. Era un compito...sul quale c'era un solo errore.
-Grazie a lei professore.-
Il ragazzo, che a quanto pare si chiamava Elliot, si rivolse al professore con un grande sorriso e tanta gentilezza. Non avrei mai pensato potesse cambiare così velocemente.
-Hai fatto un compito perfetto... tranne per questo piccolo errore ma non ti preoccupare, non è rilevante.-
-Invece si prof, gli errori... vanno eliminati.-
-...-
Quella frase... Impossibile fosse lui. Senza pensarci due secondi di più me ne andai, o almeno era il mio scopo. Elliot mi guardava stupito, e ci credo. La mia reazione a quella frase era più che strana poiché mi alzai di scatto dalla sedia dirigendomi subito verso la porta. In classe eravamo solo noi tre e al professore la mia uscita di scena in tutta fretta non piacque. Infatti cambiò tono di voce. E rivolgendosi a me, disse:
-Ivy... non si saluta il professore?-
Io mi bloccai e mi voltai verso loro, ma il mio sguardo ricadde sul ragazzo. Mentre guardavo Elliot chiesi scusa al professore e lo salutai andandomene.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top