capitolo 56
Pov Clark...
Siamo arrivati, le donne sono tutte in cucina tranne lei.
-Siete arrivati finalmente, Clark, lei è in camera vostra sta riposando e non è stato facile placare la sua rabbia, ti ho avvertito. - Mi dice Rose e se lo dice lei, vuol dire che sono morto.
- Vado da lei. - lo dico senza pensarci troppo, mi tolgo subito il pensiero e vado in camera, busso ma non ricevo risposta, apro la porta lentamente, lei non si muove.
Mi avvicino piano, piano al letto e mi sistemo dietro di lei mettendole le braccia intorno alla sua vita stringendola senza svegliarla.
- Sei tornato? - mi irrigidisco sul posto "porca trota è sveglia."
- Si - rispondo semplicemente.
- State tutti bene? -
- Si. - sono di nuovo cauto ho paura di una sua reazione brusca.
- Bene, voglio restare sola. - un colpo feroce al petto ma continuo e la accarezzo ancora un po' ma lei mi stoppa subito.
- Ora! - si gira verso di me con due occhi pieni di pianto, rossi, sofferentemente tristi.
- Mi dispiace non averti detto nulla, davvero ma sapevo che ti saresti preoccupata per tutto il tempo, è stata una decisione presa in fretta e per proteggerti. - mi giustifico.
Non parla, non si muove e non sembra arrabbiata ma delusa.
- Scusami. - sento solo silenzio e poi all'improvviso lei inizia a piangere disperata, a singhiozzi, la stringo dolcemente a me e Susy non mi allontana, così ne approfitto per stringerla a me affinché si senta al sicuro e continuo ad accarezzarla fino a quando non si calma per poi addormentarsi del tutto, faccio anch'io altrettanto mi addormento stretta alla mia lei, è stata una giornata movimentata e la stanchezza cala su di me sentendo il suo profumo.
Mi risveglio e lei non è più accanto a me, ne approfitto per fare una bella doccia rigenerante.
Affrettandomi per andare a parlare con lei voglio subito risolvere le cose, non voglio allungare troppo il brodo.
La trovo in cucina che guarda i bambini giocare, sta attenta che non si fanno male, hanno appena iniziato a camminare e ogni tanto perdono l'equilibrio tirandosi delle capociate.
Sono vicino a lei, anche se ha sentito la mia presenza non si volta, è seduta, rigida come una corda di un arpa.
- Susy, scusami se ti ho fatto preoccupare. - mi guarda senza dire nulla e poi si volta di nuovo a fissare i bambini.
- Non fare così parliamone. - la imploro.
Si alza all'improvviso. - Tu vuoi parlare ora con me? E di cosa, di cosa! - alza le braccia agitandole in aria.
- Troppo facile caro mio. Tutti! E ripeto tutti lo sapevano, tranne me! - punta il suo pollice su di sé.
- Se io stamattina non scoprivo nulla me l'avresti detto? - sto per rispondere ma mi blocca.
- Stai zitto, zitto. Cercate di nascondermi le cose ma non ci riuscite, fate pena come attori. - sbraita a tutti.
- Susy stai esagerando. - la rimprovero. Ma non mi ascolta.
- Io! Io esagero? Bella questa, ora guarda che ricade la colpa su di me. - guardo tutti i miei amici anche loro non muovono un dito, la fanno sfogare.
- Sei uno stronzo! - appena la situazione non era più sottocontrollo e i bambini sembravano urtati dalle sue urla, la prendo subito di peso, nel frattempo lei si dimena e urla, la trasporto lungo tutto il giardino fino ad arrivare alla casetta.
Apro la porta e la richiudo subito per non farla fuggire.
- Basta, calmati ti ho chiesto scusa. Lo so che ho sbagliato, mi dispiace. - le ripeto.
- No Clark, mi avevi fatto una promessa e non l'hai mantenuta. Sono stufa, stanca delle tue bugie e dei tuoi sotterfugi, me l'avevi promesso - continua a piangere e a urlare.
Ha ragione glielo avevo promesso che non ci sarebbero più stati segreti di nessun genere ma questa è stata un'emergenza.
- Clark, non voglio più... -
Non la faccio finire sò cosa voleva dire ma non posso accettarlo, ci siamo promessi che se dicevo o nascondevo delle cose lei mi avrebbe lasciato.
La bacio, lei lotta mordendomi le labbra per allontanarmi per farmi male ma resisto perché lei è la mia vita, non glielo permetto di uccidermi con la parola "lasciarti" no, non voglio.
La spingo vicino la parete - Non farlo, ti amo. - le sussuro sulle sue labbra.
Siamo ancora in lotta - Ti amo. - i miei occhi piangono e lei mi guarda, mi vede e, si lascia trasportare dai miei baci si arrende diventando tutto più dolce, tutto più amore, mi prendo cura di lei cercando di risanare le sue ferite dimostrando tutto il mio trasporto su di lei.
Le alzo la gonna e le sfilo le sue mutandine senza mai slegarmi da lei senza perdere mai il suo contatto visivo.
- Ti amo - gli ripeto.
Accarezzando il suo corpo.
- Sei la mia vita. -
Strigendola verso di me.
Le prendo dalla vita e la tirò su, lei avvinghia le sue gambe intorno alla mia schiena e sento ormai sulla mia pelle nuda i suoi umori.
Lei piange silenziosamente. Io continuo amarla con le mie parole, abbracci.
La fisso baciandola e, piano, piano la faccio scivolare sulla mia asta dura tutta per lei. Socchiuse la bocca soffiando il suo respiro sulle mie labbra per la lenta intrusione, lei è calda umida solo per me, mi guarda, mi ama.
L'amo lentamente e lei gode lentamente, si scalda il piacere e la voglia che lei a di me e, io di lei ma voglio amarla teneramente.
- Sposami, domani, amami non uccidermi. Ti amo. -
Anche se andiamo piano l'orgasmo arriva prepotente, forte e sconvolgente lei urla un - Sì-
Ma non ho capito se era per la mia domanda o per l'orgasmo.
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