Capitolo 47

Pov Clark...

Finalmente ho sbolognato Martina al lavoro, si è lamenta di come fosse ingiusta la vita con lei proprio oggi che aveva una giornata libera, appena ha saputo che i programmi sono cambiati ha subito mandato un messaggio non so a chi, ma tanto lo vengo a sapere da Daniel.
Piove a più non posso, vado piano perché è facile fare un incidente quando è tanto tempo che non piove, si forma quella patina oleosa che ti fa perdere il controllo della macchina.

Appena arrivo metto come sempre la macchina al sicuro e entro dalla porta principale vedo Matt che spunta dalla porta.
- Ah, sei tu! - dice come se si aspettasse qualcun altro.
Lo seguo in cucina speriamo che c'è qualcosa da mangiare non ho ancora fatto colazione.

Entro in cucina saluto tutti e anche i miei bambini quando arrivo a tavola trovo ben poco una crepes, due fette di pane tostato, burro e marmellate.
- Scusate io mangio, non ho ancora fatto colazione. - mi faccio spazio tra di loro.

Le donne mi guardano disgustate ma hanno ragione, mi sto abbuffando come un maiale.
- Era la colazione di Susy. - dice jus.
Mi blocco con il boccone a mezz'aria e uno in bocca in fase di masticazione - Scusa. - ingoio.
- E che stamattina non ho mangiato. - mi giustifico.
- Tranquillo non avevo fame, mi si è chiuso lo stomaco. -
- Come mai? - chiedo.
- Come, come mai! - mi risponde.
- Si, sei nervosa per qualcosa? Abbiamo tutto sotto controllo. - le dico sicuro.

- Si. Ora scusami. - si alza e mi lascia solo. Jus si avvicina a me.
-Ma sei stupido o cosa? Lei era preoccupata per te e tu le rispondi così, io a volte non ti capisco. Comunque hanno parlato con James e lui ci aiuterà a scoprire qualcosa in più. - e se ne va.

- Isa, Matt vi dispiace se resto qui? - li chiedo il permesso.
- Forse non hai capito sei obbligato a stare qui. Abbiamo bisogno che tu e Susy non vi separiate. - Anch'io non voglio separarmi più da lei vorrei dirglielo a Matt ma non lo faccio.

- Grazie per quello che fate per noi. - rispondo.
- Anche Susy si è sacrificata per tutti noi quella notte. - mi ricorda Isa. Ed è vero si è presa una pallottola che non era indirizzata a lei e così coraggiosa e forte se non fosse per lei sarei morto. Credo che non troverò più una donna così...

La osservo mentre aiuta Anna e Cate per pulire la verdura sembra che mi voglia evitare, si ha scambiato due parole con me ma è stata cortesia ormai la conosco.

Mi avvicino a lei, l'aiuto a pelare le patate.
- Ti posso aiutare? - le chiedo.
- Se vuoi... -
- Susy ti voglio chiedere scusa per prima, a volte non mi accorgo di quanto sono insensibile, mi dimentico che hai paura dopo quello che tu hai fatto per me, cioè quello di salvarmi la vita e non ti ho mai ringraziato abbastanza. -

Non parla continua a pelare le patate senza emettere un fiato.

- Solo ora ho capito che ho sbagliato tutto con te, lo so, è troppo tardi ma io insisterò fino a quando non mi dirai di si. -

- No, non ti dirò mai di si. - fugge via. La seguo, percorro il corridoio, lei entra in una delle camere, mi affretto per non farmi chiudere fuori, e ci riesco. Lei spinge la porta per chiuderla io uso la spalla e il piede per bloccarla. A pensarci mi fa ridere la scena, potrei aprirla con facilità ma devo darle agio per non umiliata della sua poca forza.

- Apri! - urlo.
- No, vattene! - controbatte.
- Di cosa hai paura? -
- Di nulla, tanto meno di te, sei un uomo senza senso. - continua la nostra lotta. Passa jus e vede tutta la scena si mette a ridere battendo la mano sulla fronte, certo per chi ci vede siamo ridicoli, ora dico basta a questa sceneggiata e spingo di più per entrare e chiudere subito dopo la porta dietro di me per non farla fuggire.

Stiamo qualche secondo in silenzio lei è vicino al comò e con lo sguardo punta la porta del bagno ma io sono più scaltro di lei appena inizia a correre la blocco tra le mie braccia, cadiamo sul letto lei è sotto di me con le braccia chiuse sul petto mi spinge per avere una certa distanza da me.
- Ferma, non ti lascio andare fino a quando non ti calmi e non cerchi di scappare. - si dimena.

- Profumi di lei, mi dai la nausea. - la guardo, i suoi occhi sono arrabbiati.
- Dovevamo fare una gita stamattina, lo sai... ma come vedi sono qui con te e i bambini. - ride appena dico la frase.
-Dovrei crederti. Lasciami andare! - lotta.
- Perché dovrei mentire, continuo a ripeterti che voglio stare con te, che ho sbagliato, che mi dispiace. - la stringo più forte per bloccarla.

- Non mi fido più di nessuno, tanto meno di te! Tra tutti, tu, ti sei comportato più male, credevo in te, in noi ma, il tuo orgoglio ha superato tutto rovinando quello che c'era tra noi. - piange le sue lacrime rigano il suo bellissimo viso.

- Perdonami... - pronuncio davvero dispiaciuto, le asciugo le lacrime baciando le sue gote vorrei stare così per ore tenerla stretta tra le mie braccia e così burrosa.

- Non posso. - mi alzo liberando il suo corpo dalle mie grinfie ma prima di farlo l'abbraccio forte per l'ultima volta, lei sospira come se gli mancasse da tempo questo contatto, le bacio una guancia e respiro il suo profumo dolce.

- Perdonami, ti chiedo solo questo, se non vuoi darmi di più è okey ma perdonami. - la guardo ancora qualche secondo è seduta sul letto, mi fissa, sorrido e vado via...



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