Sussurri nella notte

Giada Nerea era rannicchiata in un angolo buio della casa piena di lividi e ferite . I suoi capelli biondi, disordinati e strappati, cadevano a ciocche, mentre i suoi occhi azzurri seguivano colmi di terrore il suo ragazzo avvicinarsi minacciosamente, con un coltello da cucina macchiato di sangue.
«Andrea, ti prego.» lo implorò. «Sono ancora io, la tua Giada.»
«No.» le rispose furioso e pieno d'odio. «Non sei più niente per me.» Sollevò l'arma con il volto deformato dalla rabbia. «Muori, lurida puttana!»
Fece per abbassare la lama, ma in quel momento, sfondando fragorosamente la porta, irruppe la polizia irruppe. Andrea si voltò, e, prima che potesse dire qualcosa, venne colpito da due proiettili, accasciandosi a terra in un silenzio agghiacciante.
Un poliziotto si avvicinò a Giada, avvolgendola in un cappotto pesante, cercando di proteggerla dal freddo e dalla paura.
«Va tutto bene.» le disse con voce calma e rassicurante. «È tutto finito.»
«C'è qualche altro sopravvissuto?» chiese preoccupato un altro agente.
«No.» rispose Giada con le lacrime che le rigavano il viso. «Sono tutti morti.»

***

«Fu così che la polizia mi salvò dalla furia omicida di Andrea in quello che tutt'oggi è chiamato il massacro di Mistwood.» disse Giada d'innanzi alla telecamera, sfoggiando un abito eccentrico dai colori vivaci che riflettevano la sua audacia e determinazione.
«Da allora ho fatto molta strada per riprendermi. Ma sono lieta di esserci riuscita. Amo voi follower quanto voi amate me.» concluse, illuminando lo schermo con un sorriso contagioso, mentre riceveva like e commenti positivi.
«Ogni giorno è una nuova sfida.» continuò emozionata. «Ma con il vostro supporto, mi sento invincibile. Volevo sapeste la mia storia per capire che nessuno è solo. Insieme possiamo superare qualsiasi ostacolo.»
Alcuni la facevano sentire amata e apprezzata scrivendole: Sei una vera guerriera! e Grazie per essere così autentica!, alimentando la sua determinazione a continuare a ispirarli non solo come sopravvissuta ma anche come simbolo di resilienza.
Il suo passato doloroso era diventato un messaggio di speranza per chiunque avesse affrontato difficoltà simili. Ogni suo video raccontava la sua verità creando una comunità di supporto, dove ognuno si sentiva compreso e meno solo.
Dopo aver risposto a qualche commento, Giada si alzò dal suo posto.
"È ora di prepararsi per la giornata." pensò.
Prima fece colazione, poi andò in bagno.
«Oggi è un nuovo giorno per brillare.» si disse mentre si sistemava, pronta a conquistare il mondo.

***

Arrivata al caffè per una sessione di autografi, Giada fu accolta con sorrisi entusiasti e cartelli colorati da un gruppo di follower in sua attesa.
«Giada, sei la migliore!» gridò una ragazza, mentre un altro le porgeva un quaderno.
Lei lo firmò, inebriata dal calore dell'affetto che la circondava.
«Grazie per essere qui! Ogni vostro messaggio mi dà la forza di andare avanti.» disse guardando negli occhi i suoi fan.
Ogni interazione era un momento prezioso, un'opportunità per connettersi e condividere la sua vicenda e fare qualche selfie.
«La tua storia mi ha aiutato per superare le difficoltà.» le disse una giovane donna con le lacrime agli occhi.
Giada la strinse forte, sentendo il peso della sua responsabilità.
«Non sei sola. Insieme possiamo affrontare qualsiasi cosa.» le rispose, volendo trasmetterle forza e speranza.
Finiti gli autografi, si sedette per un breve incontro con alcuni follower selezionati.
«Cosa vi piacerebbe vedere nei miei prossimi video?» chiese con entusiasmo e curiosità infantile.
«Sorprendici.» le risposero in coro tra le risate.
Il suono della sveglia del telefono interruppe il momento.
«Mi dispiace, ma adesso devo andare.» annunciò con fare teatrale e facendo l'occhiolino. «Il mio servizio fotografico mi attende. Se mi cercate mi trovate in televisione.»
I follower applaudirono e risero mentre Giada usciva dal caffè, rinvigorita dai nuovi affetti e connessioni.

***

«Pronta a brillare Giada?» le chiese il fotografo, sistemando le luci del set per catturare ogni dettaglio.
«Prontissima!» rispose lei su di giri.
Quando cominciarono Giada posò in diverse location con vestiti appariscenti e sgargianti.
Ogni scatto esprimeva la sua creatività.
«Proviamo qualcosa di diverso.» propose arrampicandosi su un muretto per una posa più audace.
Il fotografo annuì, visibilmente colpito.
«Adoro il tuo spirito!» esclamò mentre il click della macchina fotografica riempiva l'aria.
Finite le foto, si passò al video per la diretta televisiva.
«Ciao a tutti! Oggi vi porto con me in un'avventura dietro le quinte.» iniziò tutta radiosa. «Non vedo l'ora di mostrarvi come abbinare questi look per ogni occasione!» aggiunse sfoggiando il suoi innumerevoli capi di abbigliamento. «Insieme possiamo creare qualcosa di fantastico!»
La giornata si concluse con un brindisi con il suo team, celebrandone il successo.
«Grazie a tutti per il vostro lavoro incredibile! Non vedo l'ora di condividere tutto con i miei follower.» disse soddisfatta.

***

Sfogliando il quaderno sul tavolo della cucina, Giada cercava l'idea perfetta per il suo prossimo video. Le parole autenticità e creatività le danzavano in testa, ma era seccante la pressione di dover continuamente sorprendere i suoi fan.
"Potrei fare un video sui miei trucchi per affrontare le giornate difficili." pensò annotando l'idea per poi cancellarla.
"No, l'ho già fatto. Devo trovare qualcosa di nuovo."
Si alzò avvicinandosi alla finestra, osservando il mondo esterno, cercando l'ispirazione dai colori vivaci dei fiori nel giardino.
«Forse un video sulla bellezza della vita quotidiana?» mormorò tra sé, mentre un sorriso iniziava a formarsi sul suo volto.
Con rinnovata energia, tornò al tavolo, pronta a scrivere. I commenti dei suoi fan le risuonavano nella mente, e sapeva che, qualunque fosse l'idea, doveva essere vincente.
Cercando tra i messaggi ricevuti qualcosa che la potesse ispirare, uno diverso da tutti gli altri attirò la sua attenzione: La richiesta d'aiuto di una madre preoccupata.
Signorina Nerea, mi chiamo Agatha. Ho sentito parlare di lei e della sua capacità di aiutare i ragazzi. Dei bulli hanno chiuso mio figlio Billie nella vecchia villa Poe per tutta notte. Ora sta bene ma è ancora traumatizzato dall'accaduto. Può venire a parlare con lui? Ha bisogno di qualcuno che lo rassicuri e io non ci riesco.
Giada, non se lo fece ripetere due volte. Sapeva che la paura di un bambino era qualcosa da non ignorare, e la sua reputazione come influencer e sostenitrice dei giovani la rendeva la persona giusta per questo compito.
Certo, vengo subito. Dobbiamo assicurarci che Billie si senta al sicuro. Rispose prontamente.

***

Direttasi verso il salotto, Giada trovò Billie seduto sul divano, con gli occhi grandi e spaventati, abbracciandosi le ginocchia. Era un ragazzino di otto anni, con capelli neri disordinati e lentiggini che punteggiavano il suo viso pallido e l'espressione di chi aveva vissuto un incubo. La madre lo guardava preoccupata e piena di ansia.
«Ciao Billie, sono Giada, mi ha chiamato la tua mamma.» iniziò per stabilire un contatto. «Ho sentito che hai avuto una brutta esperienza. Vuoi dirmi cosa è successo?»
Lui annuì lentamente, ma la sua voce tremava.
«Quei ragazzi... mi hanno chiuso nella villa... e...»
Giada notandone l'esitazione, si sedette accanto a lui, mantenendo un tono rassicurante.
«Va bene, prendi il tuo tempo. È normale sentirsi spaventati. Puoi dirmi cosa è successo, quando ti senti pronto.»
Dopo un momento di silenzio, Billie finalmente parlò, a bassa voce. «Erano più grandi di me. Hanno detto che dovevo andare con loro... dicevano che volevano giocare con me. Ma poi... mi hanno chiuso dentro. Hanno riso e...»
«Cosa hai visto dentro la villa?» chiese Giada, incoraggiandolo a continuare.
Billie si strinse le spalle perso nei ricordi.
«Era buio, freddo, pieno di ragnatele e... uno strano odore.»
Giada si sedette più vicino a lui per rassicurarlo.
«Capisco che sia stato spaventoso. Ma ora sei al sicuro, e io sono qui per aiutarti a stare meglio. Vuoi raccontarmi di più a riguardo?»
Il bambino guardò il pavimento mentre le lacrime cominciavano a scendere.
«Quei ragazzi dicevano che era un gioco, ma non era divertente. Ho visto ombre muoversi e ho sentito dei rumori strani. Pensavo che non sarei mai tornato a casa. Quando finalmente sono venuti a liberarmi, ero così spaventato che non riuscivo a muovermi.»
«È normale sentirsi così.» gli disse «Ma ora sei al sicuro. Affronteremo questa paura insieme. Non sei solo, ci sono sempre persone pronte ad aiutarti. Vuoi parlare di come affrontare i bulli?»
Billie alzò lo sguardo pieno di speranza.
«Vorrei solo che non succedesse mai più e che smettessero di farmi paura..»
Lei gli poggiò la mano sulla spalla, cercando di trasmettergli conforto.
«Senti, anch'io ho avuto paura in passato. Un ragazzo che amavo, Andrea, è stato cattivo con me, la mia famiglia e i miei amici, Marco e Sara. Sembrava un bravo ragazzo, ma qualcosa dentro di lui lo faceva comportare in modo terribile.»
Il bambino le lanciò uno sguardo pieno di domande.
«Perché?»
«Non lo so esattamente.» rispose Giada riflettendo. «Aveva una vita difficile e crescendo ha affrontato molte cose brutte. A volte le persone, non sapendo gestire rabbia e dolore, possono diventare violente. Pensano che ferire gli altri li faccia sentire più forti, ma creano solo più dolore.»
Billie ascoltava attentamente, cercando di comprendere.
«E cosa gli è successo?»
«Un giorno, la sua rabbia è esplosa. Ha fatto del male a me, a chi mi stava vicino, e anche a se stesso. Ma ho imparato che non è colpa di chi subisce la violenza. È importante, come stiamo facendo ora, parlarne e chiedere aiuto prima che sia troppo tardi.»
Il bambino annuì facendosi più determinato.
«Voglio essere forte come te ed affrontare le mie paure.»
Giada lo incoraggiò con un sorriso.
«E lo sarai. Il coraggio non è non avere paura, ma dimostrare la tua forza affrontando le tue paure, ma non devi fare tutto da solo. Hai già i tuoi genitori al tuo fianco e, come me, troverai altre brave persone disposte ad aiutarti se saprai come cercarle.»
Sul volto di Billie si fece strada un sorriso.
«Grazie. Prometto che sarò forte e coraggioso.»
«Ci conto allora.» rispose l'influencer sentendo un senso di speranza crescere in lui. «Ricorda, non importa quanto sia buio il momento, c'è sempre una luce che ci guida verso la sicurezza e la felicità.»
Il bambino la abbracciò e, mentre Giada ricambiava, finalmente le venne l'idea che stava cercando per il suo prossimo video.

***

«Salve a tutti, miei fantastici followers!»esclamò Giada esultante davanti la telecamera del computer. «Vi annuncio il nuovo video che intendo fare e credetemi quando vi dico che sarà qualcosa di straordinario.» si fermò un attimo per accumulare suspense. «Un documentario su villa Poe. Sbugiarderò le leggende di quel luogo scoprendone i veri segreti.»
Il suo telefono vibrò con i commenti dei fan in diretta. Alcuni entusiasti, altri preoccupati.
Giada, sei sicura di voler andare lì? È un posto pericoloso! scrisse uno.
Per favore, non farlo! Ho sentito storie terribili su quella villa! aggiunse un altro.
«Capisco le vostre preoccupazioni, davvero!» rispose. «Ma voglio assicurarvi che prenderò tutte le precauzioni necessarie. Ho fatto ricerche approfondite e contattato esperti per garantire la mia sicurezza. Non voglio che la paura mi impedisca di cercare la verità!» I suoi lineamenti si rilassavano mentre continuava. «Inoltre, voglio che questo viaggio sia un'opportunità per noi di esplorare insieme. Condividerò ogni passo del percorso con voi, e spero che possiate accompagnarmi in questa avventura!»
I commenti continuavano a scorrere, tra favorevoli e scettici.
Sei coraggiosa Ma fai attenzione! scrisse un fan.
«Grazie! Prometto di essere prudente.» rispose lei con il cuore che batteva forte per l'emozione. «E chi sa, potremmo scoprire qualcosa di incredibile! Rimanete sintonizzati, per questo viaggio emozionante!»

***

Era già il tramonto quando Giada e gli esperti arrivarono davanti all'imponente Villa Poe, avvolta da una fitta vegetazione. Le torrette e le finestre a ogiva sembravano occhi che scrutavano l'esterno come un predatore in attesa.
Varcando la soglia fu percossa da un brivido, come se avesse attraversato un muro invisibile, trasparente e parzialmente intangibile.
Respirando profondamente, si voltò verso il gruppo, i cui volti esprimevano un misto di eccitazione e apprensione.
«Siamo qui per scoprire la verità dietro le leggende.» disse cercando di infondere coraggio. «Svelati i segreti della villa, non farà più paura.»
All'interno vi era una densa atmosfera di storia. Le pareti erano adornate con arazzi narranti battaglie antiche, illuminate da una luce fioca che creava inquietanti ombre danzanti intorno a loro.
Al centro della stanza si ergeva maestoso lo scheletro di uno Stegosauro, le cui cavità oculari seguivano i movimenti dei visitatori come un guardiano silenzioso.
Giada si avvicinò incuriosita a una statua di divinità dimenticata.
«Questa villa è stata costruita negli anni '30 da Thimoty Poe.» spiegò reverentemente uno degli esperti. «Avido, ambizioso e proprietario di una leggendaria collezione di oggetti rari.»
Giada annuì, colpita dalla ricchezza di storie che si celavano dietro ogni oggetto.
«Immaginate che storie verrebbero fuori da queste mura se potessero parlare.» mormorò, mentre il suo sguardo si posava su un'arma rituale esposta in una teca di vetro. Le incisioni sulla lama raffiguravano sacrifici umani, rendendola sia inquietante che affascinante.
«Ogni pezzo ha un significato profondo.» continuò l'esperto, avvicinandosi. «Per esempio, le spade e i pugnali antichi venivano utilizzati in cerimonie di culto.» La donna si sentì avvolta da un'energia palpabile, come se qualcosa cercasse di raggiungerla ma fosse trattenuta. «Siamo qui per svelare i misteri di questo luogo.» disse carica di emozione. «Ogni oggetto qui racconta una storia e noi l'ascolteremo.»
Addentrandosi sempre più nella villa, l'aria di mistero si intensificava.
Le ombre sembravano prendere vita, e ogni scricchiolio delle assi del pavimento presagiva il preludio di qualcosa.
Giada si sentiva sempre più attratta da un corridoio che si snodava a sinistra, con un'invitante luce fioca.
«Esploriamo anche questa parte.» suggerì, fissando una porta decorata con incisioni intricate.
«Va bene, ma facciamo attenzione.» rispose uno del gruppo con un misto di curiosità e paura.
Aprendo con decisione la porta, trovarono una stanza buia, odorante di umidità, con una serie di misteriosi oggetti impolverati disposti su un tavolo.
«Chissà cos'altro c'è?» disse frugando tra candele consumate e fotografie sbiadite.
Nell'ispezione, si avvicinò casualmente a un angolo buio, parzialmente nascosto da un vecchio arazzo sbiadito, scoprendo un piccolo meccanismo di legno a forma di pomello.
«Cos'è?» si chiese premendolo.
Con un rumore sordo, una sezione del muro si spostò, rivelando un passaggio.
«Dobbiamo vedere dove porta.» disse coraggiosamente.
Uno degli esperti guardò il varco con apprensione.
«Non sappiamo cosa ci aspetta laggiù. Dobbiamo essere pronti a tutto.»
Ma Giada era già entrata illuminando il cammino con la luce della torcia. Il corridoio si allargava, rivelando un piccolo studio con una scrivania con un vecchio diario dalle pagine ingiallite e fragili.
«Questo è interessante!» esclamò, avvicinandosi con cautela.
Leggendolo, capì che apparteneva a Thimoty Poe. Dalle parole sembrava divertirsi a praticare sacrifici umani per riti satanici in una stanza misteriosa di cui non veniva rivelata l'ubicazione.
«Dobbiamo scoprire di più su questo luogo.» disse.

***

Giada e i suoi accompagnatori esplorarono ogni piano, scoprendo angoli nascosti e oggetti misteriosi, ma non c'era traccia della stanza nominata nel diario. Le risate e le conversazioni riempivano l'aria, mentre il gruppo si preparava a lasciare il luogo.
«È stata un'esperienza incredibile.» disse un accompagnatore raccogliendo le sue cose. «Ma è meglio andarcene prima che faccia buio.»
Lei annuì, ma un senso di inquietudine le serpeggiava dentro, come un brivido lungo la schiena, venendo colta da un impulso irrefrenabile.
«Aspettate un attimo!» esclamò, avvicinandosi al gruppo. «Volevo dirvi che ho deciso di rimanere qui per un po'.»
Loro si scambiò degli sguardi preoccupati.
«Giada, è pericoloso rimanere qui sola di notte.» avvertì preoccupato uno di loro. «La villa ha una reputazione inquietante con storie di persone che non sono mai tornate. Inoltre, qualche malintenzionato potrebbe farsi vivo in un luogo deserto come questo.»
«È vero.» aggiunse seriamente un altro del gruppo. «Abbiamo già trovato il diario. Per oggi accontentiamoci.»
Giada, consumata dalla curiosità, non volle sentire ragioni.
«No. Non me ne vado senza trovare quella stanza. Prometto di essere prudente.»
Dopo un breve scambio di parole, cedettero e la lasciarono sola nella villa, augurandole buona fortuna.
Tornata nella sala grande, Giada contemplò i caldi colori del tramonto sfumare nel blu della notte, pronta a riprendere la ricerca della stanza dei sacrifici. All'improvviso vide un'ombra riflessa sui vetri infranti delle finestre. Si voltò terrorizzata, ma non c'era nulla.
«Me lo sarò immaginato.»
L'ombra ricomparve in un angolo della stanza, facendole battere il cuore sempre più forte.
«È solo un gioco di luci.» tentò di convincersi.
L'immagine si fece sempre più definita, e la donna stringeva i pugni, ripetendosi che non era reale. La figura assunse la forma di un ragazzo dai capelli scuri, un volto pallido, occhi vuoti, privi di vita e con il corpo pieno di tagli sanguinanti.
«Marco. Non può essere. Tu sei morto.» disse indietreggiando ansimante.
«Giada...» le rispose la figura in tono grave.
A quelle parole, tentò di fuggire, ma si ritrovò davanti alla figura di una ragazza con altrettante ferite.
«Sara...» fu tutto quello che riuscì a dire, con il poco fiato che le rimaneva.
«Perché?» rispose lei con un fare accusatorio.
«No! Vi prego! Non fatemi del male.» li implorò, terrorizzata.
Le apparizioni erano graduali, come un incubo che prende forma, ma la loro presenza era innegabile. Si coprì il volto con le braccia, spaventata, quando le furono addosso. Ma poi, riaprendo occhi, si rese conto di essere di nuovo sola.
"Non può essere stato reale." pensò. "Mi sono immaginata tutto."
Si voltò per andarsene, pentitasi di essere rimasta, ma, quando i suoi occhi si posarono sulla sala grande, vide che lo scheletro di stegosauro era scomparso.
«Dove è finito?» mormorò tremante.
Sempre più decisa a fuggire, corse verso la porta, ma la maniglia non si muoveva.
«No, no, no!» esclamò tirando con tutte le sue forze.
Provò a sfondarla senza riuscire a scalfirla, come se la villa stessa non volesse lasciarla andare.
Improvvisamente sentì degli scricchiolii dietro di lei. Voltandosi inorridita vide che il grande scheletro di stegosauro era vivo e si stava muovendo minacciosamente verso di lei.
Superata la sorpresa iniziale, balzò in uno dei corridoi della casa con la creatura alle calcagna.
"Non fermarti." si ripeteva.
Ogni passo la allontanava dal pericolo immediato, ma la paura le stringeva il cuore.
Il percorso si allargava e restringeva, come se respirasse, e sembrava non avere fine.
"Devo andarmene da qui."
Non si illudeva che quello scheletro fosse l'unico pericolo, ricordando con ansia le leggende che aleggiavano nel luogo.
"Non voglio sapere cos'altro c'è." pensò impaurita. "Dev'esserci un'altra uscita."
Finalmente, intravide una porta socchiusa in lontananza. Senza pensarci due volte, si fiondò dall'altra parte, chiudendola, con un colpo secco, dietro di sé. Non sapeva cosa avrebbe trovato, ma almeno avrebbe potuto riposarsi.
Appoggiatasi al muro per riprendere fiato, vide che la stanza era avvolta da un'oscurità opprimente, dominata da un grande letto a baldacchino posizionato al centro. L'aria era densa di polvere con il lampadario appeso al soffitto che oscillava leggermente come un pendolo.
«Devo calmarmi.» si ripeté, estraendo con mani tremanti il telefono dalla tasca, sperando di poter chiamare aiuto. «Per favore, funziona.» mormorò, ma il suo viso si incupì quando vide che non c'era segnale.
Il panico crebbe in lei come un'onda inarrestabile.
"Non può essere." pensò respirando affannosamente.
Mentre si chiedeva cosa fare, le luci del lampadario si accesero da sole, rivelando un uomo alto e robusto dai capelli biondi brizzolati e una donna magra dai capelli castano scuro, entrambi segnati da ferite, con i volti pallidi e gli occhi spenti e inquietanti.
Il cuore le si fermò per l'incredulità.
«Mamma, papà.» sussurrò.
«Giada.» dissero in coro, le loro voci cariche di delusione. «Come hai potuto?»
Non aspettò che questa nuova visione svanisse, aprì la porta per uscire, ma precipitò in un vuoto innaturale, avvolta dalla più totale confusione.
La caduta parve durare un'eternità prima di fermarsi dolcemente, come accolta da un abbraccio invisibile. Si ritrovò in una stanza sotterranea, avvolta da una luce innaturale di cui non si vedeva la provenienza. L'aria era fredda, umida e odorante di muffa. Ripresasi dallo spavento, cominciò a guardarsi intorno.
Il pavimento era coperto di detriti e rifiuti, ma ciò che catturò la sua attenzione furono i fucili appoggiati contro una parete di pietra, alcuni con l'impugnatura lucida e altri consumati dal tempo. Accanto ad essi, un mucchio di monete d'oro brillava debolmente, mescolato a gioielli sbiaditi e a un paio di orologi d'epoca rotti. Giada si chinò per esaminare un braccialetto d'argento e sentì un brivido salirgli lungo la schiena.
Spostandosi, notò un grande baule dalle cerniere arrugginite e il coperchio socchiuso. Aprendolo cautamente, vi trovò un coltello insanguinato, un diario malandato senza pagine, e una maschera di legno dal volto deformato in un'espressione di terrore.
Si rese conto inorridita che quella stanza era un mausoleo di segreti e misfatti, un luogo dove le vite di altri si erano intersecate in modi terribili. La sua mente correva, immaginando le storie di chi era venuto prima di lei, cercando di nascondere le proprie azioni.
Guidata dall'istinto di sopravvivenza, Giada si avvicinò ai fucili, afferrando quello meno consumato dal tempo. Controllò rapidamente la canna e, con un sospiro di sollievo, si rese conto che era ancora carico. La consapevolezza di potersi ora difendere contrastava con l'angoscia che la circondava.
"Devo uscire da qui." pensò con lo sguardo che si posava su un'uscita in lontananza, parzialmente nascosta da un velo di ombre.
Ormai armata, varcò il passaggio, determinata a proseguire l'esplorazione per trovare un'uscita e andarsene da lì.
Ogni passo rimbombava nell'aria silenziosa, e l'ombra che la seguiva si faceva sempre più densa, facendole battere il cuore all'impazzata. Davanti a lei, l'aria si fece pesante e cominciò a contorcersi, fino a prendere forma. L'immagine di Andrea apparve con il volto pallido e gli occhi vuoti come le precedenti visioni, con la differenza che lui aveva fori di proiettile che gli bucavano il petto.
Giada sentì un nodo alla gola, ma non si lasciò sopraffare.
«Cosa vuoi da me?» gli sibilò con voce tremante ma carica di rancore e veleno.
«Giada.» sussurrò lui, la sua voce sembrava un'eco lontano. «Non scapperai da me.»
«Non sei reale.» gli rispose, cercando di mantenere la calma. «Sei solo un'illusione, un ricordo.»
Ma l'apparizione si avvicinò, il suo sguardo penetrante sembrava attraversarla, come se vedesse dentro di lei.
«Ogni passo che fai ti riporta a quella notte.» continuò Andrea con la sua voce che si insinuava nella mente di Giada come il sibilo di un serpente.
In risposta gli puntò contro il fucile.
«Sei morto.» disse furiosamente. «Non puoi più farmi niente.»
Andrea la sfidò con un ghigno. «Non ti libererai mai di me.»
Con un gesto deciso, lei sparò e l'immagine si dissolse nell'aria come fumo.
L'eco dello sparo rimbombò nel corridoio, con Giada che accelerò il passo, volendo andarsene il prima possibile.
Il suo cammino la portò di fronte a una porta il cui legno, consumato dal tempo, scricchiolava sotto il peso della storia. Con un respiro profondo, la spalancò e si ritrovò in una stanza illuminata da un fuoco tremolante. Al centro, un altare di pietra, macchiato di sangue e segnato dal passare degli anni, emanava un'aura inquietante, mentre gli occhi delle statue di diavoli sulle pareti sembravano puntati su di lei.
La donna iniziò ad avvicinarsi completamente su di giri.
«Questa è la stanza dei sacrifici.» si disse. «I guai che ho passato sono stati ricompensati.» Ora doveva solo uscire da lì.
Improvvisamente, l'aria si fece densa e un'ombra con occhi fiammanti si materializzò davanti a lei.
«Benvenuta, Giada Nerea,» sussurrò con una la voce che sembrava un eco di mille tormenti. «Hai finalmente trovato il cuore di questo luogo.»
«Chi sei? Perché sei qui?» gli chiese tremante.
«Thimoty Poe...» rispose l'entità, «...con i suoi riti abbietti e i suoi esperimenti, ha aperto un varco nel regno dei morti. Purtroppo, ha perso il controllo della situazione.»
Giada, guardandosi intorno in cerca di risposte, continuava a non capire.
«Perché non vi siete manifestati quando ero con gli altri? Perché altre persone sono entrate e uscite senza conseguenze?»
L'essere ghignò rivelando denti affilati.
«Solo quando non c'è nessuno di virtuoso a proteggerle, il male di questa casa si risveglia. Tu eri al sicuro finché erano qui, perché non portavano con loro l'oscurità. Ma ora che se ne sono andati, la tua sola malvagità ci ha svegliati.»
«Non sono malvagia!» protestò con voce tremante «Non ho fatto nulla di male!»
«Puoi nascondere al mondo ciò che hai fatto.» la derise l'entità. «Ma non puoi cancellarne l'esistenza.»

***

La luce fioca della stanza rivelava i volti tesi di Giada e Andrea, con lei che stringeva un coltello insanguinato mentre lui la guardava, serrando i pugni furioso.
«Come hai potuto fare tutto questo?» le chiese, incredulo e deluso. «Credevo che mi amassi!»
Sul volto di Giada si formò un sorriso beffardo.
«Amarti? No. Ti ho usato, approfittando dei tuoi problemi.»
Andrea non riusciva a credere alle sue parole.
«Perché?»
«E te lo chiedi?» Giada fece un passo avanti, il coltello luccicante tra le sue dita.
«La gente è disposta a tutto per un attimo di notorietà. La vera fama si costruisce sulle macerie degli altri.»
Andrea scosse la testa, cercando di afferrare il significato delle sue parole.
«Ma a che prezzo?»
«A che prezzo?» Giada rise, un suono freddo e tagliente. «La vita è un palcoscenico, e io ho deciso di essere la protagonista. Voglio essere al centro dell'attenzione e che tutti mi notino.»
«Ma non è giusto! Non puoi semplicemente usare le persone che ami!» Andrea si fece avanti, il cuore che batteva forte.
Giada rise sadicamente. «Amare? Non ho mai avuto bisogno di quell'emozione debole. Gli affetti sono solo catene che ci legano a persone che non meritano il nostro tempo. I miei amici, i miei genitori... che importa?»
Andrea, sopraffatto dalla rabbia, fece un passo verso di lei.
«E pensi che così sarai felice?»
«Ovvio. Sarò piena di fan che mi adoreranno e penderanno dalle mie labbra. La fama è potere, dopotutto.»
Il ragazzo sentiva che stava per esplodere.
«Come puoi essere così... fredda!»
«Fredda?» Giada inclinò la testa con fare sarcastico. «Io sono libera. Libera da legami, da sentimenti che mi renderebbero debole. La vita è un gioco che intendo vincere.»
Andrea, non potendo più sopportare le sue parole, si lanciò verso di lei. Con un movimento rapido, cercò di afferrare il polso di Giada, tentando di disarmarla.
«Non la farai franca!» esclamò, il suo viso a pochi centimetri dal suo.
Giada cercò di resistere, ma la forza di Andrea era inarrestabile, facendole scivolare il coltello dalle mani.
«Non scapperai da ciò che hai fatto!» urlò Andrea.
La lotta tra i due si intensificò con entrambi in preda a una furia illimitata. Mentre Andrea cercava di riprendere il controllo, Giada, colpita e ferita, si ritrovò a indietreggiare, il dolore che le attraversava il corpo.
Con un movimento rapido, il ragazzo recuperò il coltello ed iniziò ad avvicinarsi minacciosamente.
Giada si preoccupò, capendo di dover guadagnare tempo.
«Andrea, ti prego.» implorò simulando una voce tremante e rotta dalla paura. «Sono ancora io, la tua Giada.»
«No.» le rispose furioso con gli occhi che emanavano un odio profondo. «Non sei più niente per me...»

***

La risata demoniaca dell'entità risuonava nella stanza.
«Hai ucciso i tuoi genitori, i tuoi amici, e incastrato un ragazzo infelice che hai sedotto e ingannato solo per essere popolare. E hai finto di essere una brava ragazza aiutando le persone solo per metterti in mostra. Sei stata proprio cattivella.»
"Devo scappare." pensò cercando una via di fuga con la gola serrata dal terrore, mentre la creatura avanzava verso di lei. "Non posso morire qui." si ripeteva.
«Hai nascosto al mondo cosa hai fatto, ma non puoi nasconderlo a noi. E adesso è ora di pagare il conto.» Le sussurrò la creatura con un ghigno inquietante.
Con un gesto disperato, cercò di fuggire, ma ogni porta sembrava chiusa, ogni via d'uscita bloccata. La villa, con i suoi segreti e le sue ombre, si era trasformata in una prigione.
"Non posso morire qui." continuava a ripetersi terrorizzata.
«Non voglio finire così.» implorò, ma le sue parole si persero nel silenzio.
Sparò un colpo di fucile contro l'essere ma la pallottola lo attraversò senza danneggiarlo.
«Le armi non possono niente contro di noi.» la sbeffeggiò schioccando le dita.
A quel gesto il fucile si sciolse tra le mani di Giada come neve al sole.
«Ti sei divertita.» continuò «Ma è il momento di pagare il conto.»
L'ombra le fu addosso e le sue urla di terrore e impotenza risuonarono per l'intera villa.

***

Da quella notte, nessuno rivide più Giada Nerea.
Scomparsa come altri prima di lei, divenne un'ombra che si unì alle storie inquietanti che circondavano quel luogo maledetto. La sua assenza si intrecciò con le leggende locali, trasformandola in un simbolo di mistero e paura.
Nella notte, si sentivano le sue grida di aiuto, mescolate a quelle delle altre vittime scomparse, come un coro di disperazione.
La villa, come un predatore silenzioso, tornò ad attendere, pronta a inghiottire qualunque malvagio avesse varcato la sua soglia, continuando a tessere la sua tela di mistero e paura.

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