2. LE BACCANTI
Uscii quando il cielo era buio, calandomi dalla finestra della mia stanza, certa che i miei zii non mi avrebbero permesso di andare ad una festa con una ragazza appena conosciuta in un bar. Avevo infilato un cuscino sotto le lenzuola e, chiusa a chiave la porta della mia stanza, adducendo nuovamente come pretesto del mio ritiro un forte mal di testa. Avevo deciso di indossare un abito a palloncino color crema. Con il tovagliolo che Charlotte mi aveva consegnato il giorno prima in mano mi diressi verso la sua via. Ero già passata di lì quella mattina e avevo scoperto che l'indirizzo corrispondeva a una bella casa su due piani che sembrava fuori luogo in un posto come quello. Charlotte si trovava già là fuori, al volante di una decappottabile rosso fuoco, i corti capelli corvini avvolti in un foulard vermiglio e una sigaretta tra le labbra cremisi. Mi resi conto, con un tuffo al cuore, che ero lì per lei.
-Sei in anticipo- si allungò per aprire la portiera del passeggero –meglio così-
-Io ... - sospirai –non sono sicura del perché sono venuta- ero ancora in tempo per fuggire. Avrei potuto andarmene.
Lei fece spallucce. –Sei venuta, è questo che conta, ora sali, dobbiamo fare un po' di strada prima di arrivare-
Bene, quello era il momento in cui avrei dovuto voltarmi e tornare alla mia vecchia vita. Ripensai a Kevin, al suo sorriso crudele. Fu come se degli spilli mi si conficcassero nel cuore. Indietro non si tornava. E io quella sera avevo solo bisogno di dimenticare.
-Allora?- mi punzecchiò Charlotte, gli occhi azzurri illuminati dalla luna.
Mi accomodai sul sedile e lei sfrecciò lungo la strada, il vento che le muoveva i capelli come le dita di un amante. Mi aggrappai al sedile, la paura di essere sbalzata fuori che mi serrava la gola. – Dov'è questa festa?- domandai titubante.
-Nel bosco- storse il nasino. Indossava un abito rosso scuro stretto in vita da una cintura.
-Cosa?- dovevo aver sentito male.
Le sfuggì una risatina. –Mai sentito parlare delle Baccanti?-
-Ehm no- mi sentii a disagio. Avrei dovuto sapere?
-Si tratta di un gruppo molto esclusivo che raccoglie adepti in tutto il mondo, persone che vogliono ricordare i bei tempi andati, che non vogliono essere coinvolti nei problemi moderni, come quello del muro... sai vero del muro?-
-Certo che lo so- c'era qualcuno che non lo sapeva?
-Ecco, noi non ci interessiamo di quelle cose, non siamo come quei giovani che si buttano in strada per sostenere i liberi costumi e l'unione della città, noi pensiamo come gli antichi, siamo seguaci di Bacco... non dirmi che non sai chi è Bacco -
-Certo che so chi è Bacco – esclamai, infastidita.
-Ecco, noi celebriamo feste in onore di Bacco -
Ma in che situazione mi ero cacciata? E tutto per colpa di Kevin. –Ehm, suppongo che ci sarà il vino-
-Esatto- piegò le labbra in un ampio sorriso –rilassati, ti divertirai-
Dubitavo che mi sarei divertita, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro, per cui cercai di rilassarmi e di godermi il viaggio. Più facile a dirsi che a farsi.
Il luogo in cui la festa si sarebbe svolta era una radura tra gli alberi al centro della quale era stato allestito un enorme falò. Charlotte parcheggiò la macchina lì vicino.
-Bel posto, vero? Si possono vedere le stelle-
Aveva ragione, le stelle brillavano nel cielo nerissimo.
Charlotte mi condusse in mezzo a un gruppo di ragazze che si stavano dipingendo la faccia con qualcosa di rosso che mi fece pensare subito al sangue oltre che alle labbra della mia nuova amica.
-Questa è una mia ospite- mi presentò.
-Sono Jennifer – mormorai imbarazzata.
-Qui il nome non ha nessuna importanza- mi sussurrò Charlotte all'orecchio -ha importanza solo chi sei- mi accarezzò la guancia con il dorso della mano. La sua pelle era morbida e profumata.
Annuii, il cuore che batteva all'impazzata per l'ansia. Charlotte andò da quelle ragazze e prese il liquido rosso che si trovava dentro un vaso. Era strano come la guardavano. Come se fosse stata una creatura meravigliosa. Una dea pagana. Il modo in cui si muoveva non faceva che sottolineare questa sensazione. Ritornò da me poco dopo e con gesti rapidi mi sfiorò il viso.
-Ora va meglio- sussurrò.
-Cosa succederà?-
-Lo scoprirai- sorrise, un sorriso che abbagliava ogni cosa. Quanto era bella! Non sembrava nemmeno umana. Ciocche nere le ricadevano sul viso.
-Non puoi dirmi qualcosa?- avevo bisogno di sapere.
-Stasera sei mia ospite, l'obiettivo è divertirsi-
Divertirsi. Sembrava Kevin.
-Bevi- una bottiglietta.
-Cos'è?- fissai il liquido rosato che si trovava dentro.
-Vino-
Non avrei dovuto bere. Scossi la testa. Charlotte rise.
-Peggio per te- bevve lei un lungo sorso. -È delizioso- si leccò con lentezza le labbra. -Molto buono-
Una ragazzina magra stava gettando delle erbe nel falò. Un gran fumo si alzò da esso e un profumo pungente avvolse l'aria. Sbattei le palpebre, sorpresa da un capogiro. Mi sentivo la testa leggera e le ginocchia molli. Un attimo dopo due delle presenti estrassero serpenti da piccoli cesti e se li avvolsero intorno al corpo.
-Fa parte del rito- mi assicurò Charlotte.
Le ragazze iniziarono a ballare intorno al falò. Muovevano languidamente i corpi e lanciavano gridi acuti, i serpenti che si contorcevano intorno a loro. Altre iniziarono a spogliarsi. Gli abiti scivolavano a terra, senza vergogna per i loro corpi nudi sotto la luce argentea della luna. Stranamente quella scena non mi destò preoccupazione, anzi, mi sfuggì una risata. Cominciai a muovere i fianchi, persa nella danza. Charlotte mi passò accanto. Anche lei si era privata degli abiti e serpenti neri le percorrevano il corpo candido. Ci misi alcuni secondi a capire che quelli erano tatuaggi. Si mise di fronte al fuoco, circondata dalle altre e gridò delle parole in una lingua sconosciuta, quindi, estratta una lama chissà da dove, si ferì e sangue rosso cupo corse sulla sua pelle bianca. Una delle adepte si gettò su di lei e bevve il liquido con avidità. Charlotte l'allontanò.
-Non prima degli spiriti- ruggì, la voce crudele.
E fu allora che vidi sollevarsi sopra il falò una figura nera e da essa ne scaturirono molte altre, tutte con forma antropomorfa che si disposero di fronte alle ragazze. Alcune si limitarono a osservarle, altre le presero per mano e le condussero in mezzo ai cespugli. Nel frattempo dalla terra si erano aperte fontane di miele e di vino. Spinta da chissà quale desiderio mi avvicinai a una di esse e accostai la bocca. Il sapore corposo del vino mi invase. Chiusi un attimo gli occhi per assaporarlo. Non ne avevo bevuto di così buono nemmeno da Kevin che si vantava di avere le cantine più fornite di tutti gli Stati Uniti.
-Bevi quanto desideri- mi sussurrò Charlotte, improvvisamente al mio fianco.
Mi voltai verso di essa, ebbra di vino. –Cosa sono quelle ombre?- fissai i suoi occhi che mi parvero brillare più che mai nella notte. Gemme azzurre.
-Spiriti- mi passò una mano tra i capelli. Il sangue le colava ancora lungo il corpo, confondendosi con i tatuaggi.
-Sei stata tu a chiamarli?- assaporai il tocco della sua mano bollente sul mio viso gelato. Socchiusi gli occhi.
-Loro c'erano già, sono invisibili, io ho semplicemente dato a loro la possibilità di mostrarsi- mi prese il viso tra le mani a coppa e si avvicinò. Il suo viso divenne tutto il mio mondo. Mi resi conto, con sorpresa, che aveva una pelle liscia e labbra carnose come mai ne avevo vista. -È così dalla notte dei tempi, noi siamo il mezzo-
-Cosa succederà ora?- la realtà si distorceva. Mi resi conto di essere ubriaca anche se non avevo bevuto più di un sorso di vino. Era Charlotte che mi ubriacava. Era vino. Peggio. Era veleno.
-Gli spiriti si uniranno alle adepte- con il pollice mi accarezzò le labbra, facendomi rabbrividire.
-E io?- mormorai. Avevo l'impulso di abbracciarla. -Cosa farò io?-
-Tu questa notte sei mia- e a quel punto posò la sua bocca purpurea sulla mia.
Chiusi gli occhi e lasciai che le sue labbra sfiorassero le mie lentamente, come se volessero accarezzarle. Mi sentii inebriata e mi chiesi nuovamente quanto fosse forte il vino che avevo bevuto.
-Tranquilla- mi sussurrò all'orecchio –tranquilla- e affondò le labbra sul mio collo, passandomi una mano tra i capelli e sfiorandomi con l'altra la guancia.
Ricordai Kevin i suoi denti che mi penetravano nelle carni, le sue mani ruvide e violente sul mio seno. Mi sfuggì un gemito.
-Festeggiamo la libertà- mi spiegò Charlotte, calda come fuoco. -L'incenso e il vino servono a far uscire i nostri desideri nascosti-
Le accarezzai i capelli. Morbidi. Era bello stare con lei. Chiusi gli occhi. Non avevo più timore del suo giudizio.
-Ti ho voluta non appena ti ho vista- sussurrò. -E tu vuoi me-
La baciai. Lei mi assecondò. Lenta, delicata, amorevole. Le sfiorai la pelle. Tremavo.
-Non qui- ansimò Charlotte, si tirò indietro.
-Dove?- cercai di baciarla ancora.
-Sei troppo importante per essere sedotta davanti a tutti- mi prese per mano e mi condusse in mezzo a dei cespugli. Nascosti dalle altre. -Qui-
La tirai verso di me e la baciai di nuovo. Doveva essere il vino. Non riuscivo a pensare che a Charlotte. La conoscevo così poco, eppure volevo esplorarla. L'urgenza mi bruciava.
Con gesti rapidi ed esperti lei mi fece scivolare il vestito lungo il corpo, mi aiutò a sdraiarmi, delicata come se fossi una bambola. Kevin era stato molto più brusco, mi aveva strappato praticamente di dosso l'abito che indossavo quel giorno nel suo appartamento e mi aveva presa senza tener conto delle mie proteste, dei miei ripensamenti.
-Ormai si è in ballo, amore, si balla-
Charlotte mi baciò in tutto il corpo, mi sfiorò la pelle e mi morse sul collo con delicatezza estrema, mi accarezzò i seni. Era così morbida. L'erba mi sfiorava il corpo. I suoi capelli mi finivano addosso. Serpenti nerissimi su di me. Intorno a noi si legavano grida. Doveva essere un sogno. La luna le illuminava lo sguardo e lo rendeva più intenso. Raggi argentei sul suo corpo bianchissima. –Rilassati- mi sussurrò all'orecchio.
Chiusi gli occhi e mi rilassai, il resto venne da sé e prima di accorgermi gettai un grido che interruppe il silenzio della notte.
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