9. Max diventa improvvisamente un ✨sottone✨
Maggie non aveva mai voluto vedere un Gran Premio di Formula 1, neppure per caso. Non le era mai interessato e non riusciva a capire che cosa ci fosse di bello nel tifare delle macchine che correvano.
Beh, in realtà, a lei non piaceva guardare nessuno sport. Quello che amava era giocare, gareggiare. Non era mai stata una tipa da mettersi seduta sul divano per una qualsiasi competizione.
Quindi lei stessa si sorprese quando quella sera di domenica 24 ottobre il suo primo istinto fu di selezionare il canale di Sky per assistere alla gara di Max. Selene era uscita con il suo appuntamento ed era da sola.
Dopotutto, perché mai avrebbe dovuto dire a quel borioso che forse, forse, un po' ci sperava nel vederlo vincere? Era così divertente prenderlo in giro riguardo a quel suo ego spropositato!
Non c'erano testimoni a provare quel suo atto peccaminoso, giusto?
Si concesse di rilassarsi contro lo schienale del divano, con il bastone appoggiato al bracciolo al suo fianco. Gli occhiali da vista, che doveva utilizzare solo per leggere e guardare uno schermo, erano ben calati sul viso, pronti a scrutare ogni dettaglio di quella gara.
Non sapeva nulla delle regole, non aveva idea nemmeno di chi commentasse le gare. La sua unica certezza era il numero di Max, il 33, visto che persino su Instagram ce l'aveva nel nome utente. Stop, finito lì.
Ben presto, quella specie di semaforo con le luci rosse si spense completamente e la gara ebbe inizio. Max, che si trovava in testa, si ritrovò ruota a ruota (o almeno, era quello che il commentatore aveva detto) con... Hamilton? Sì, forse, Maggie non ne aveva idea. Stava dicendo? Ah certo, certo, l'olandese venne superato dalla macchina nera appena partiti.
Maggie non poté evitare di pensare che forse fosse anche un po' colpa sua, dopotutto... l'unica volta che guardava una gara, il pilota per cui "tifava" sbagliava la partenza!
La cosa che sorprese di più la ragazza fu, però, l'entusiasmo dei commentatori. Si sarebbe aspettata un commento piatto, un'analisi banale e piena di frasi buttate di qua e di là a caso, invece si ritrovò davanti due voci cariche, pronte a tirar fuori il meglio da quella gara.
Non era così male, la F1.
Max, comunque sia, rimase in seconda posizione per diversi giri - Maggie ci mise un po' a capire che la colonnina alla sinistra dello schermo indicasse i nomi dei piloti, visto che l'unico che conosceva era proprio Verstappen. Inoltre, si trovò costretta a digitare su Google che cosa fosse quel DRS di cui parlavano tutti.
Quel mondo era più complicato di quanto si aspettasse. Bello sì, ma anche pieno di logica e di ragionamenti.
Al giro 11 l'olandese si fermò al pit-stop (anche quello rigorosamente cercato su internet) e poco dopo anche quello che era primo fece la stessa cosa - il prosciutto, come l'aveva rinominato la spagnola.
Max tornò a guidare la gara e Maggie si scoprì... agitata.
Non ne capiva il motivo: era nato per quello, no? Allora perché temeva così tanto che qualcuno in quella gara potesse farsi male? Perché aveva paura che lui si ferisse?
Con il fiato sospeso ed il cuore che batteva più velocemente, continuò a guardare il Gran Premio. Le importava poco e niente degli altri piloti, in realtà, ognuno stava facendo la sua gara, però venne inesorabilmente attratta da quel rosso vivo.
Da quelle macchine scintillanti che recitavano sulle fiancate 16 e 55.
Le Ferrari.
Quelle che Max aveva definito come le sue nemiche più grandi. Non la Mercedes, non la McLaren. Ma la Scuderia dal Cavallino rampante.
Gli ultimi giri furono quelli che provocarono a Maggie un attacco di cuore. I team radio di Max (ormai la rossa aveva capito persino cosa fossero!!!) mostravano tutta la pressione che aveva addosso, seppur guidasse con una precisione incredibile.
Doveva essere atroce correre a quella velocità.
Avrebbe potuto paragonare quella ansia a ciò che provava lei ogni volta che sfilava, tuttavia credeva che sarebbe stato riduttivo. Sì, Maggie poteva sbagliare un passo, poteva inciampare, ma si sarebbe rimessa in careggiata ed avrebbe continuato. Se l'avesse fatto Max, invece... forse non sarebbe nemmeno sopravvissuto per raccontarlo.
Era uno sport maledettamente pericoloso. Però era bello.
Era intrigante.
Le venne da sorridere istintivamente quando al giro 55, ossia ad uno dalla fine, la voce di Max risuonò per la sua televisione: can this Haas please get out of the way? La spezzava il fatto che avesse persino detto please.
La distanza con Lewis Hamilton (i suoi miglioramenti da inizio gara erano più che evidenti!!) si accorciava sempre di più e cominciarono l'ultimo giro praticamente attaccati.
Le stava venendo un infarto, ne era sicura.
Tenne le dita incrociate per tutto il tempo, senza neanche accorgersene, e tirò un sospiro quando la macchina blu di Max tagliò il traguardo. Vittoria.
A quanto sembrava, non aveva portato nemmeno così tanta sfortuna! Sarebbe potuta andare mooolto peggio quella gara!
Maggie esultò pacatamente, con tranquillità. Batté le mani e si mise a strillare un 'Woooo' di incoraggiamento. Tutto normale, insomma.
Era davvero contenta per Max. Era bravo sul serio, quell'imbecille patentato. Certo, lei avrebbe continuato comunque a dire che fosse piuttosto scarso se lui glielo avesse chiesto un'altra volta, ma in cuor suo sapeva che non era la verità.
La spagnola terminò la visione completa del Gran Premio, seguendo persino la premiazione ed il podio. L'inno olandese risuonò, precedendo quello austriaco della scuderia, e Max incominciò a sorridere.
Se solo non l'avesse trovato così fastidioso, Maggie avrebbe anche detto che era carino quando sorrideva. Ma piuttosto che ammettere una cosa del genere si sarebbe tagliata entrambe le mani e se le sarebbe infilata in gola pur di soffocarsi.
Spense la televisione non appena partì la pubblicità e si decise a fare qualcosa di produttivo, ossia ascoltare parte della discografia di Taylor Swift. Era diventato il suo passatempo preferito quello, visto che aveva smesso di uscire con gli amici ed era sparita.
Era raro che uscisse con Selene, visto che non voleva infastidirla dovendosi fermare ogni cinque minuti per far riposare la gamba. Piuttosto che annoiare la sua migliore amica, si sarebbe rinchiusa in casa per anni. Dopo tutto ciò che la sua fengári aveva fatto per lei, il minimo era impedirle di morire di noia!
Si sdraiò sopra al proprio letto, con soltanto la luce soffusa dell'abat-jour sul comodino a fare da illuminazione, ed accese lo stereo con il piccolo telecomando. Non aveva avuto nemmeno bisogno di cambiare il CD, dentro c'era già l'album che voleva ascoltare.
Evermore.
Per una volta, lo preferì a Folklore e lasciò che le note di Willow le provocassero dei brividi lungo tutto il corpo. Ascoltò silenziosamente, senza nemmeno cantare. Le piaceva chiudere gli occhi e godersi la musica, era un sollievo per lei quando poteva farlo.
Lentamente, scivolò nell'abbraccio del sonno.
Passarono circa tre ore, che lei trascorse a dormire, e nel frattempo la musica era terminata. Lo stereo si era automaticamente spento dopo il suo periodo di inattività.
A svegliarla fu la suoneria del suo cellulare, che giaceva abbandonato accanto a lei. Maggie aprì lentamente le palpebre, sembrava quasi uno zombie. Allungò la mano e rispose.
<<Pronto?>>
Prima ancora di poter capire chi fosse il mittente, visto che non aveva letto il nome del contatto, una serie di esclamazioni inglesi ed una musica sparata davvero forte le fecero scattare i timpani, che si misero istintivamente in azione.
<<Meisje>>
La ragazza si irrigidì, ancora distesa sopra le coperte morbide. <<Millie, come sai qual è il mio numero?>>
<<Sempre a fare domande, tu, meisje>>
<<Meglio farne tante che non farne per niente come te, no?>>
<<Ahh, accidenti, riesci ad insultarmi anche a notte fonda lì>>
<<Mi spieghi perché mi hai chiamato? Stavo dormendo>>
Per un attimo Max si zittì. <<Volevo sentire la tua voce>> sussurrò piano, così tanto che Maggie per poco non lo sentì.
Ma quando le sue orecchie percepirono la frase, i suoi occhioni blu si spalancarono. <<Sei ubriaco, Max?>>
<<Un po'>> borbottò l'altro, incominciando a ridere. <<Ho vinto, sai?>>
<<Sì>> confidò lei, consapevole che, con tutto l'alcol che aveva in corpo, il giorno dopo Max non si sarebbe ricordato neanche il suo nome. <<Lo so, ho visto la gara>>
<<Stai scherzando?>>
<<No, volevo capire che cos'è questa Formula 1, e soprattutto volevo trovare il modo migliore per dirti che sei uno stupido>> fece, sorridendo. Esitò, prima di continuare. <<Sei stato bravo>>
<<Lo sono sempre, bravo intendo>>
<<Adesso non esagerare>>
<<Sei tu il problema, meisje>>
<<Eh, perché?>>
<<Perché mi fai venire voglia di strozzarti la maggior parte delle volte, però è... è bello quando mi prendi in giro, quando trovi il modo di insultarmi in modo creativo>>
Maggie sorrise ancora, con il cuore toccato da quelle parole. <<Domani non ti ricorderai nemmeno come ti chiami>>
<<Probabile, ma a chi importa? Ho vinto>>
<<L'hai già detto, tonto>>
<<Lo so, lo ripeto>>
<<Continua a festeggiare, Max, su. Te lo meriti. Hai guidato molto bene oggi>>
<<Lo dici solo perché sai che mi sarò dimenticato tutto entro domani?>>
<<Esatto>> annuì la spagnola, divertita da quello strano scambio di conversazione. <<Vai, Verstappen. Festeggia. Poi quando torni voglio vedere il trofeo, okay?>>
<<Okay>> sussurrò lui.
<<Attacco, eh? Divertiti, su>>
<<Va bene>>
<<Allora ciao, Max>>
<<Aspetta solo un secondo>>
<<Che c'è?>>
<<Sei bella, cazzo>>
Maggie trattenne il fiato, dimenticandosi improvvisamente come respirare. Il suo cuore si fermò, lasciandola lì, immobile, a non sapere bene cosa fare.
<<Ciao meisje>> fu l'ultima cosa che Max le disse, prima di attaccare lui la telefonata.
L'ex modella era rimasta ancora ferma, incredula di fronte a quella confessione. Di che diamine si era ubriacato Max Verstappen per dirle una cosa del genere? Cosa che, tra parentesi, da sobrio non avrebbe dichiarato nemmeno sotto tortura?
Si morse il labbro, appoggiandosi il cellulare sopra il cuore.
L'ultima volta che qualcuno le aveva detto una cosa del genere il mondo le era crollato addosso.
Anche in quel caso sarebbe andata così?
Che le sarebbe successo se si fosse concessa il permesso di affezionarsi a quell'idiota patentato di un pilota? Sarebbe andato tutto a puttane ancora? Maggie non era certa di avere la forza sufficiente per vivere la stessa cosa due volte.
A malapena era sopravvissuta alla prima.
Tanti pensieri si fecero vivi per la sua testa, ma la voce della sua ragione passò sopra a tutte le altre, mostrandosi ancora una volta potente ed imbattibile.
Credi sul serio che uno come lui possa volerti bene? A te, che sei inutile?
Non sei più nessuno, Maggie Soler.
Ti ha iniziato ad infastidire solo perché sua sorella ha voluto fare amicizia con te. Non ti avrebbe mai notata, altrimenti. Non così, non da zoppa.
Prima eri bella.
Maggie ebbe la forza di controbattere a sé stessa. <<Ma lui ha detto che sono bella ora>> pigolò.
Era ubriaco, ragazzina.
Non ti considera.
Non sei nessuno, né per lui né per nessun altro.
Accettalo. Morirai da sola, troppo terrorizzata per fare anche solo un passo.
Sei una codarda.
Smetti di fare l'eroina della tua storia, sei scappata. Impara ad affrontare le conseguenze.
Codarda.
Codarda.
Codarda.
Le lacrime di Maggie cominciarono a bagnare la federa del cuscino. <<Basta, ti prego>> sussurrò.
Codarda.
Codarda.
Codarda.
<<Basta, basta, basta. Per favore>>
Ma le voci nella sua testa non smisero mai di farla sentire inutile, neppure quando il sonno si impose nuovamente su di lei.
Le sembrò, in lontananza, di percepire ancora un eco.
Codarda.
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