6. Sorprese

L'ultima cosa che Maggie si aspettava quel giorno era di trovarsi davanti Max Verstappen in tutta la sua statura, fermo sull'uscio dell'appartamento di Selene con in mano una busta chiusa. Rimase a fissarlo incredula, con un sopracciglio alzato. Non riusciva a capire se stesse sognando o meno.

<<E tu che ci fai qui?>> gli domandò, sorpresa e confusa allo stesso tempo. <<Ti ha chiesto Victoria di...?>>

<<Chiudi il becco, Margaret>> le rispose il pilota, facendosi spazio accanto a lei ed entrando in casa. Probabilmente memore delle minacce dell'ultima volta di Selene, si sfilò le scarpe e le lasciò sotto l'appendiabiti. <<Non c'è la tua dolce metà oggi?>>

<<No, è tornata in Spagna. Tu, comunque, ancora non mi hai risposto. Che ci fai qui?>>

Max scrollò le spalle, buttandosi a sedere sul divano soffice. <<Passo a trovarti>>

<<Perché?>>

<<Ma tu non apprezzi mai la compagnia, meisje?>>

<<Di solito sì, ma se è la tua no>>

<<Divertente>>

<<Non era una battuta>> esclamò la ragazza, appoggiando il bastone al muro e lasciandosi cadere indietro con la schiena. <<Seriamente, Millie, che ci fai qui?>>

<<Sei una rompicoglioni, sai?>>

<<Sono d'accordo, ma romperli a te è ancora più divertente>> rispose lei, accennando un leggero sorriso. <<Su, rispondi, o ti caccio a calci>>

<<Ho il vago sospetto che non ci riusciresti mai, non ce la faresti nemmeno a spostarmi di mezzo centimetro>>

<<Ed io ho il vago sospetto che tu stia deviando il discorso>> lo rimbeccò. <<Che cos'hai in quella busta?>>

Max sospirò, lanciandogliela, esattamente come aveva fatto lei qualche giorno prima quando gli aveva dato il regalo di compleanno. <<Mi... ah, accidenti! Mi dispiaceva non prenderti niente, okay?>>

<<Mi... hai fatto un regalo?>> l'espressione di Maggie si addolcì, mentre fissava la busta e si mordeva l'interno della guancia. La aprì, estraendo un vinile perfettamente impacchettato. E non era un vinile qualsiasi, no: era Folklore di Taylor Swift.

<<Spero che tu non ce l'abbia>> si affrettò ad aggiungere il ragazzo e la spagnola giurò di aver visto l'ombra di due chiazze rosse comparirgli sul viso!

<<No, non ce l'ho>> lo rassicurò, con un sorriso. <<Sai che hai preso il mio album preferito di sempre?>>

<<Ah, mi è andata bene allora>>

<<Hai tirato a caso?>> rise la rossa. Max si ritrovò a pensare che quel suono fosse uno dei più belli che avesse mai sentito. <<Ti è andata bene, allora>>

<<In realtà, mi ricordavo alcuni versi della canzone della tua suoneria. L'ho sentita quando Victoria ti è corsa dietro la prima volta. Quindi ho fatto una breve ricerca e... niente, ho preso l'album>> le spiegò, completamente stravaccato sul divano.

Maggie piantò la mano sul bastone e si avvicinò al giradischi, che lei stessa aveva regalato a Selene per il compleanno l'anno precedente. Inserì il vinile e lo lasciò partire. Il fruscio che tanto adorava riempì la stanza, mentre le note di the 1 risuonavano dolcemente.

Si voltò verso Max. <<Grazie>> bisbigliò. <<Non dovevi farmi un regalo>>

<<Quanto costano le tue medicine?>> fu però la domanda di lui, secca, diretta, quasi come se l'intero scopo di quella visita fosse farla parlare. A quanto pareva... aveva saputo la verità sulla sua malattia.

<<Max...>>

<<Lo immaginavo>> fece, alzandosi in piedi ed avvicinandosi a lei. Si sorprese quando, quella volta, Maggie non scattò indietro velocemente come al suo solito. L'aveva fatto, sì, si era spostata, ma non come se avesse preso la scossa. Ne approfittò per guardarla fermamente negli occhi. <<Perché mi hai fatto un regalo, pur sapendo che non saresti riuscita a pagarti le medicine?>>

<<Te l'ho detto...>> sussurrò lei, così piano che Max quasi faticò a sentirla. <<Perché chiunque merita un regalo di compleanno>>

<<Sì, ma tu non hai preso le medicine>>

<<Ascolta, probabilmente Victoria ha parlato e va bene. Ho l'osteonecrosi e le medicine mi fanno sborsare più di duemila euro all'anno, è vero, ma non è il prezzo di una scatola il problema. Non mi fanno praticamente più niente, non succede nulla se per una volta non le prendo>>

<<Tu sei un'idiota!>> affermò Max, incrociando le braccia al petto.

Maggie alzò un sopracciglio. <<Prego?>>

<<Sei la persona più cretina di questo pianeta, Margaret! Dovevi prenderti le medicine, non farmi un regalo!>>

<<Tu come fai a sapere i prezzi delle mie medicine?>>

<<Le ho cercate, idiota!>> le rispose, con lo stesso tono che usava Selene quando voleva rimproverarla di qualcosa. <<Anche se ti fanno poco e niente, le dovevi comprare lo stesso! Idiota! Cosa prendi? Alendronato? Risedronato? Ibandronato?>>

<<Tutte, tutte quelle di cui hai letto. Acido Zoledronico...>> confessò finalmente. <<Ogni sei mesi devo fare un'iniezione di Denosumab>>

<<E quanto costa quello?>>

<<625 euro. Mentre l'Acido Zoledronico arriva anche a 140 euro a scatola>>

Max la fissava a bocca aperta. <<Così tanto?>>

Maggie annuì. <<Per questo non volevo dirlo e nemmeno Selene sapeva niente. Avrebbe voluto pagare lei per me ed io non voglio, mi sentirei troppo in colpa. Sei contento adesso, Max? Sai che le mie medicine costano tanto. Per non parlare delle visite mediche ogni mese. Non mi servirà a niente prendere pasticche e farmi iniezioni, se poi non riuscirò a fare i controlli. L'osso cederà prima di quanto si pensi!>>

<<Mettiti le scarpe>> le ordinò il pilota, indietreggiando e tornando a sedere sul divano. Il vinile era ormai passato alle note di Cardigan.

<<Cosa?>>

<<Hai sentito. Forza, mettiti le scarpe>>

<<Ma che vuoi fare?>>

<<Andare a comprarti le medicine, tipo ora. Quindi muoviti. O giuro che ti prendo di peso e ci andiamo così>>

<<Oh assolutamente no! Non voglio essere in debito con nessuno!>>

<<Ma debito di cosa, idiota?>> le domandò. <<Sbrigati, su!>>

<<Non ci pensare per niente!>>

<<Ti prendo di peso? Giuro che lo faccio!>>

Capendo chiaramente di non avere nessuna possibilità di scamparsela, Maggie si arrese. Sbuffando e borbottando parole in spagnolo come 'desgraciado', si convinse ad infilarsi gli stivaletti.

Si presentò di nuovo di fronte a Max, che nel frattempo aveva spento il giradischi e si era rimesso le sue di scarpe. La stava aspettando di fronte alla porta, fermo a controllare qualcosa al cellulare. Non appena sentì il rumore del bastone, bloccò lo schermo, mettendo via il telefono e prestando la sua totale attenzione a Maggie. <<Pronta, meisje?>>

<<Continuo a credere che sia una pessima idea>>

<<Perché, meisje, hai paura di stare con me?>>

Maggie tese i muscoli, scoppiando in una risata nervosa. <<No>> sentenziò, ma i suoi occhi tradivano la menzogna. <<Perché mai dovrei avere paura di te?>>

<<Non lo so, Margaret, dimmelo tu, visto che tremi ogni volta che mi avvicino a te>>

<<Non è vero>>

<<Ah no?>>

<<No!>> fece la ragazza, togliendo la propria giacca di jeans dall'appendiabiti e legandosela in vita. <<Forza allora, se proprio dobbiamo andare in farmacia>>

<<Ora hai cambiato idea?>>

<<Sta zitto, Verstappen>>

<<Almeno dimmi in quale farmacia dobbiamo andare, dove le prendi di solito?>>

<<Quella ad un chilometro da qui>>

<<E vuoi andarci a piedi? Vuoi davvero farti un chilometro con il bastone?!>>

<<Cos'è, ti vergogni di farti vedere con me?>> lo prese in giro lei, tentando di distogliere al meglio la conversazione dalla precedente domanda di Max. <<Un chilometro è niente!>>

<<Idiota>> la richiamò l'olandese, scoccandole un'occhiataccia. <<Lo dico per te. Un chilometro è tanto, visto che devi camminare con quell'affare! Rischi di farti male!>>

Maggie avrebbe tanto, davvero tanto voluto rispondere in modo ironico, eppure una morsa allo stomaco le impedì persino di parlare. Era una sensazione strana, un qualcosa che non aveva mai provato. Forse...

Forse Max non è così male come credo io, si ritrovò a pensare.

<<E poi, se ti fai male mentre sei con me, dopo potrebbe sembrare colpa mia!>>

No, okay, come non detto.

Stupida lei che ci sperava pure.

<<Certo, come no?>>


Margaret Soler era la persona più fastidiosa che Max avesse mai incontrato, senza dubbio! Per tutto il tragitto non aveva detto nemmeno una parola, probabilmente protestando per la decisione di trascinarla fuori casa con la forza. Nemmeno Victoria riusciva a fargli bollire il sangue nelle vene tanto quanto faceva lei!

<<Forza su, dimmi il nome preciso dei farmaci che prendi>>

<<Entro anche io, ormai sono di casa qui, visto che ci ho lasciato la metà di tutti i soldi che avevo guadagnato negli anni passati>> si lamentò la spagnola, precedendo Max e facendosi strada nella farmacia. Tenne la porta aperta, affinché anche lui potesse entrare. <<Dai Millie, sei lento>>

<<Tua sorella è lenta>> replicò lui, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.

Aspettarono più o meno pazientemente l'arrivo del loro turno ed al momento di chiedere, la farmacista fece una delle figuracce più grandi di quell'anno. Visibilmente annoiata, si abbassò e depositò sul bancone una confezione di Levonelle.

Sì, Levonelle.

La pillola del giorno dopo.

Maggie aprì la bocca per parlare ma la richiuse subito, mentre Max non riuscì a non scoppiare a ridere. <<Signorina, mi sa che c'è un problema di fondo qui>> fece lui, quasi piangendo.

<<Eh? Non volete la pillola?>>

La rossa scosse il capo. <<Sono Maggie Soler, sono la ragazza con l'osteonecrosi>>

A quelle parole, la farmacista divenne così rossa da assomigliare ad un peperone. <<Ah... sì, certo... ora ehm... prendo i... i tuoi farmaci... Alendronato, Risedronato, Ibandronato... ti servono tutti giusto, giusto? Anche gli altri?>> iniziò a balbettare e Max si morse forte la lingua per smettere di ridere.

<<Sì, stavolta anche l'Acido Zoledronico. Niente Denosumab invece, la seconda siringa di quest'anno ce l'ho>>

<<Bene, allora... vado...>>

Non appena la donna sparì, Max e Maggie si scambiarono un'occhiata divertita. L'espressione della povera farmacista non se la sarebbero dimenticata così tanto facilmente.

Sì, forse non si sopportavano, forse discutevano ogni volta che si trovavano uno accanto all'altra, però non potevano negare che molto spesso riuscivano entrambi ad essere divertenti, a farsi ridere reciprocamente.

La poveretta tornò da Maggie e Max con in mano tutte le confezioni delle medicine della prima e li depositò sopra al ripiano. <<Allora, tesoro>> le disse, con quanta più gentilezza possibile. <<L'Acido Zoledronico è aumentato di venti rispetto al solito, quindi...>>

<<Ah non si preoccupi, ci penso io>> si intromise Max. <<A quanto ammonta il totale?>>

<<821,38 euro>>

A quella cifra, Maggie percepì un peso depositarsi sopra al cuore. Max, però, non si voltò a guardarla neppure una volta, già sicuro che sul suo viso avrebbe trovato un'espressione di preghiera per non farlo pagare. Utilizzò una delle proprie carte ed afferrò il sacchetto con le medicine.

Senza aspettare, si diresse verso l'uscita e la spagnola si affrettò ad andargli dietro. Quello stupido sarebbe stato capace anche di lasciarla lì e mettersi a correre piuttosto che evitare il discorso.

<<Max!>> lo richiamò. <<Aspettami, accidenti!>>

Lui non si fermò, probabilmente pensando che Maggie stesse scherzando, che lo stesse chiamando di continuo giusto per infastidirlo. Ma quando la gamba della ragazza cedette e lei sbatté con il ginocchio a terra, provocando un tonfo sordo, fu accanto a lei in un nano secondo.

<<Maggie!>>

La spagnola subito non si accorse nemmeno di come la mano del pilota si fosse posata sul suo braccio, di come la stesse aiutando a rimettersi in piedi. Quando lo vide, però... quando lo vide scattò indietro, deglutendo.

I suoi respiri divennero improvvisamente più pesanti, mentre scuoteva la testa e cercava di darsi un contegno. Tuttavia ormai era troppo tardi, Max aveva visto. Aveva visto ancora una volta quel lato di sé che lei aveva tentato disperatamente di nascondere.

<<Maggie, stai bene?>>

<<S-sì>> sussurrò lei, tremava da capo a piedi ed i suoi occhi si erano fatti lucidi. <<Sto bene, scusa. A-andiamo, p-per favore>>

L'olandese annuì delicatamente e senza fare domande, cosa che a Maggie fece incredibilmente piacere. Quella reazione doveva sicuramente aver fatto nascere dei quesiti in Max, era ovvio, ma il suo stare zitto, il suo rispettare la volontà della ragazza riuscì a farlo crescere ai suoi occhi.

Il chilometro di ritorno fu molto faticoso per Maggie, che dovette fermarsi più e più volte. Si sarebbe aspettata una proposta del tipo 'Se vuoi ti prendo in braccio io' con tono malizioso da parte del pilota, eppure lui non disse nulla. Sembrava perso nei suoi pensieri, come se stesse rimuginando sulla questione.

Arrivati all'appartamento della ragazza, entrambi si fermarono. Lui continuava a tenere lo sguardo basso e lei non resistette più.

<<Millie>> fece. <<Smettila di fare così, dai. Guardami in faccia, ti fai una benedizione agli occhi nel frattempo>>

<<Tu dici che non è vero, dici che non ti faccio paura, allora perché ogni volta che ti passo accanto, che ti sfioro, ti sposti?>> Max ignorò volutamente quell'accenno di ironia da parte dell'altra, andando subito al sodo.

Maggie sentì le parole morirle in gola, e per la prima volta da quell'anno sentì il bisogno di un abbraccio. Ma Selene non c'era e lei, quell'abbraccio, se lo sarebbe dato da sola ancora una volta.

<<Io... vedi...>>

<<È perché non ti piaccio? Perché non ti sto simpatico?>>

Quell'unico dubbio, nascosto nello sguardo di Max, non sfuggì a Maggie: davvero non ti piaccio?, le stava domandando. Davvero balzi indietro ogni volta pur di non toccarmi?

<<Mi spiace>> gli sussurrò. <<Mi spiace davvero>>

Ed erano delle scuse sincere, visto la bugia che stava per raccontargli.

<<Però non posso farci niente. È come se fosse un istinto naturale del mio corpo>>

<<Credi davvero che, visto che non ti piaccio, ti farei del male? Do quest'impressione?!>>

<<No, è che...>>

<<Non ti toccherei mai, Margaret. Mai>> le rispose, con determinazione e convinzione. <<Nemmeno tu mi fai impazzire, però sei una brava persona. E se c'è una cosa che non farò mai più è mettere le mani addosso a qualcuno>>

<<L'hai già fatto?>>

<<Un paio di volte, sì. E ho giurato a me stesso che sarei diventato migliore. È quello che ho fatto. E forse dovresti farlo anche tu>>

<<Diventare migliore?>>

<<No, provare a capire che le persone intorno a te non vogliono farti del male>>

Maggie premette il bottone per chiamare l'ascensore e sospirò. <<Non tutte le persone sono buone>>

<<Io sì>>

<<Giusto...>> annuì la rossa, accennando un sorriso. <<Tu però sei permaloso>>

<<Non è vero mai! Tu ti sogni le cose, meisje!>>

<<Sì sì>> rispose l'altra. Nel frattempo l'ascensore aprì le proprie porte, schiudendole dietro la schiena di Maggie. <<Max... ascolta...>>

<<Devi andare, o ti si chiude l'ascensore>>

<<Riguardo a quello che ti ho detto...>>

Max scosse il capo, porgendole il sacchetto con le medicine. <<Lascia stare, va bene così>>

<<Mi dispiace lo stesso>>

<<Va bene così>> ripeté, invitandola con un cenno del capo a sbrigarsi.

Maggie si infilò dentro la scatola grigiastra, il bastone sbatté a terra, provocando un rumore con l'eco. <<Ci proverò>> gli disse, prima di premere il tasto che segnava il numero 2, quello del suo pianerottolo.

<<A far cosa?>>

<<A trovarti simpatico>>

Il pilota si lasciò scappare un sorrisetto. <<Non dovresti faticare così tanto>>

<<Vedremo>>

Dopo qualche istante di silenzio, Max prese parola ancora. <<Margaret?>>

<<Sì?>>

<<Quella maglia è bellissima>>

<<Anche il vinile>>

Le porte dell'ascensore iniziarono a chiudersi e l'olandese capì di doversi sbrigare. <<Allora... ciao meisje>>

<<Ciao, Millie>>

Appena un secondo prima che Maggie scomparisse totalmente in quella scatola, si sentì un'altra frase, una sola, che fece scoppiare Max a ridere: <<Sei un idiota>>

E sì, forse un po' un idiota lo era.

Ma Margaret Soler lo era di più, senza dubbio.

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