45. Men-eater (Selene's Version)

Mi hanno chiamata puttana.

Mi hanno dato della troia.

Mi hanno detto che se continuerò così avrò la stessa reputazione di Messalina, passata alla storia più per i suoi amanti che per altro.

Mi hanno raccontato delle voci che girano su di me.

Mi hanno urlato contro che non sono altro che una cagna, che persino un bambino minuscolo, un esserino senza problemi, sarebbe inorridito da me e dal mio comportamento.

Tutto ciò perché mi innamoro.

Mi innamoro facilmente.

E questo è il mio difetto fatale.

Selene asciugò in fretta quella lacrima che minacciava di rovinarle il trucco, ignorando la sensazione di frustrazione cocente che le bruciava nel petto.

Era andata male un'altra volta.

Perché? Perché ogni volta si innamorava, se poi finiva in quel modo? Delusa. Ferita. Pugnalata nell'animo dalle persone che invece avrebbero dovuto farla sentire speciale.

Che senso aveva possedere un cuore colmo di così tanto amore solo per straziarlo?

Più si guardava intorno e più vedeva coppiette mano nella mano, a sbaciucchiarsi, a ridere, magari sentendo anche le farfalle nello stomaco. E non poteva fare a meno di provare rabbia. Perché non era giusto.

Non era giusto che qualcuno avesse tutto e qualcuno avesse niente. Non era giusto che qualcuno incontrasse l'amore della sua vita per puro caso, che bastasse semplicemente scontrarsi con sua sorella, non era giusto che lei, invece, dopo aver cercato per tutti quegli anni non fosse mai riuscita a sentirsi a casa.

Anche la relazione con Lorenzo era affondata.

<<Siamo troppo diversi io e te>>

Le aveva detto, rifilandole la solita scusa, la stessa che lei aveva continuato a sentire ripetutamente, volta dopo volta, appuntamento dopo appuntamento. Solo...

Solo che a letto con lei ci andavano volentieri, quello sì.

Lì non erano troppo diversi.

È semplice approfittarsi di qualcuno che si sente solo, dopotutto... cosa si ha da perdere?

Se le avessero chiesto quale fosse la sensazione di svegliarsi dopo un appuntamento, magari anche il quarto, con l'altro lato del letto vuoto, Selene non avrebbe saputo rispondere. Era un dolore inimmaginabile, così forte da continuare a farla sentire sbagliata.

Sono io il problema.

Sono io che non vado bene per gli altri.

Sono troppo...

Sono semplicemente troppo.

Sapeva di non essere una persona semplice con cui convivere. Sapeva alle volte di comportarsi come una bambina dell'asilo. Sapeva di non essere perfetta.

Però...

Che bisogno c'era di ricordarglielo continuamente? Qual era lo scopo di dirle in faccia che era lei quella sbagliata? Quella che non valeva la pena conoscere?

La prendeva sempre sul ridere, faceva commenti ironici, scherzava, più sarcastica e pungente possibile, e mascherava i suoi veri sentimenti.

Non si sbagliava Chandler Bing quando diceva 'I use sarcasm as a defense mechanism'. Perché alla fine della fiera, quando tutti i venditori se n'erano andati e avevano portato con sé i propri guadagni e i profitti, buttarla sul divertente era l'unica soluzione per non crollare.

Ormai impossibilitata a smettere di piangere, si sedette sulla panchina del Roseto Principessa Grace e lasciò al proprio corpo la libertà di sfogarsi.

Non poteva tornare a casa in quelle condizioni, Maggie si sarebbe sicuramente preoccupata da morire e non poteva lasciare che ciò accadesse. L'amica aveva sicuramente problemi molto più gravi dei suoi e non valeva la pena disturbarla in quel modo.

Aveva subito uno stupro.

Lei invece cosa aveva?

Niente di più di un cuore spezzato.

Come poteva paragonarlo a tutti i pensieri che soffocavano la sua sorellina?

Ormai singhiozzando, si assicurò che non ci fosse nessuno intorno - dopotutto, era il pomeriggio di un giorno lavorativo - e affondò la faccia nelle mani. Da quando conosceva il segreto di Maggie prestava sempre il triplo più attenzione a chi la circondava, però...

Però in quell'occasione avrebbe tanto, tanto, voluto gridare. Gridare così forte da spaventare gli uccellini, così rumorosamente da sfogare tutta l'angoscia e la delusione che celava dentro al cuore.

Solo che non poteva. L'avrebbero presa per pazza.

Da quando in qua ti importa di quello che pensano gli altri?, le domandò la voce nella sua testa.

Da quando so che rimarrò da sola, da quando sono una credulona che perde tempo infinito dietro all'amore.

Riusciva già a vedersi in futuro. Con l'Alzheimer che le mandava a puttane il cervello, facendole dimenticare i momenti belli. Conoscendolo, conoscendo la sua passione per farle tornare a galla i ricordi tristi, non ci sarebbe stato un giorno in cui non si sarebbe ricordata soltanto di ciò che l'aveva fatta soffrire durante tutta la vita.

<<Hey>>

Al suono di una voce di fronte a lei, Selene alzò di scatto il capo. C'era un ragazzo, lì, inginocchiato, che la guardava con fare preoccupato. E i pensieri brutti sparirono all'istante, come se avesse appena afferrato i bordi della sua maschera per indossarla di nuovo sopra al cuore.

<<Stai bene?>> le domandò. Gli occhi marroni fissi su di lei. <<Ti ho sentita piangere. È tutto okay?>>

E seppur la spagnola volesse davvero rispondergli con gentilezza, forse troppo stanca di tutta quella maledetta situazione, sbottò. <<No che non è okay! Niente di tutto questo lo è!>>

L'altro scattò leggermente indietro istintivamente, sorpreso da quello sfogo inaspettato. A lei, invece, sembrò quasi di sentir riecheggiare nella testa quell'infame della sua coscienza che le sussurrava ironicamente "Brava" ancora una volta.

Selene scosse il capo, gli occhi bassi. <<Scusa, è stata una giornata terribile>> sospirò. <<Grazie per esserti fermato, comunque, ma va tutto bene>>

<<Di nulla. Però... vuoi parlare? Mi ricordo di aver sentito da qualche parte in un programma cinese che aprirsi con gli sconosciuti è più soddisfacente che con i conoscenti>>

<<Non è cinese, è il programma di MUX TNT R4, quello in cui il nonnetto, che sembra davvero il nonno di Heidi, fa le pulizie nelle case della gente>>

<<Ah>>

Senza neanche volerlo, quel breve scambio di battute le strappò un accenno di sorriso. <<Comunque no, sul serio, è tutto okay>>

<<Sicura? Io sono disposto ad ascoltare!>>

<<Perché?>>

<<Eh?>>

<<Perché vuoi ascoltarmi? Perché sono bella? Perché l'unica cosa che posso fare io per gli altri è andarci a letto?>>

Come se un lampo di realizzazione avesse colpito il ragazzo, questi strinse le labbra. <<È questo che è successo?>> azzardò.

Selene si asciugò l'ultimo accenno di lacrima dalla guancia. Si era decisa a parlare. Lo si vedeva nelle sue iridi, più spente del solito. <<La sai una cosa? Sono stanca>>

<<Di cosa?>>

<<Di essere trattata come un oggetto. Ogni volta che qualcuno prova ad uscire con me, finisce sempre in un modo: io che mi sveglio da sola in una stanza. Le persone non stanno con me perché provano sentimenti, vogliono scoparmi e basta ed io sono stanca. Sono... stanca>>

L'altro annuì debolmente, giusto per farle intendere di aver capito il discorso, e poi iniziò a parlare. <<Hai deciso di smettere di credere nell'amore, dunque?>> mormorò, sedendolesi accanto.

<<Non vedo il motivo per i sentimenti di esistere, se poi ogni volta finisco distrutta. In un modo o nell'altro, tutto ha la stessa conclusione. Non vado bene per nessuno...>>

<<Secondo me, invece, c'è qualcuno giusto per te. E tutti gli amori che stai provando ora, tutte queste delusioni, non faranno altro che fortificarti, che farti "fare esperienza". Così, quando troverai quel qualcuno di speciale, saprai cosa fare. Saprai che non dovrai fare nulla per farlo rimanere, perché lo farà già di suo>>

<<Per te, tutto ciò è una gavetta dunque? E il premio qual è, mh? La più grande delusione d'amore della storia? Oh no, certo, il dolore. Il premio per eccellenza!>>

<<Il sentimento più bello di tutti>> la corresse piano, quasi titubante. Sembrava che avesse paura di parlarle, forse per allontanarla ancora di più dal concetto in sé dell'amore. Amore che per lui era una cosa meravigliosa.

La corvina fece di no con la testa. <<Fidati... fidati, non è bello. Non può esserlo>>

<<L'amore è stupendo invece. Ma tu ora lo stai vivendo con gli occhi di qualcuno ferito. E non è giusto>>

<<Non è giusto?>> la voce di Selene divenne stridula, quasi ironica. <<Non è giusto per me!>> esclamò. <<Sono anni, ANNI, che tento di trovare la persona adatta. Anni interi sprecati accanto a persone che non mi hanno mai meritata, e nonostante io lo sapessi, nonostante lo sapessi, non ho fatto nulla. Sono rimasta , al loro fianco. E sai perché?>>

<<No... no, non lo so>>

<<Perché sono sicura di non meritarmi nemmeno io>> sibilò a denti stretti. <<Non riesco a trovare una sola qualità in me, nemmeno una, per cui valga la pena rimanermi accanto. Per cui valga la pena anche solo provarci>> confidò. <<E se... e se non sono capace io di amarmi, come può farlo qualcun altro?>>

Per la prima volta da tanto tempo buttò fuori ciò che veramente pensava. E per la prima volta non se ne pentì. Neppure per un istante.

<<Da quanto non ne parli?>>

<<Non ho mai sentito la necessità di farlo. Vivo con la mia migliore amica, e lei... lei ha problemi molto più grandi dei miei, non posso caricarla anche di ogni cosa che mi saltella nella testa. Non sopporterei l'idea di vederla in pensiero per me!>>

<<Non vuoi caricarla tu... o lei non vuole ascoltarti?>>

L'insinuazione nella sua voce colpì Selene così forte da farle risalire la rabbia nel petto. Come si permetteva uno sconosciuto di parlare così della sua unica metà?

<<Lei non è così>> mormorò, cercando di calmarsi. <<Lei non è così>> ripeté.

<<E com'è?>>

<<È gentile, è buona. E so che se glielo chiedessi, seppur non riesca a camminare molto a lungo, andrebbe a prendermi ogni singola stella dal cielo, solo per rendermi felice, perché mi vuole bene. E non ti lascerò fare commenti su Maggie, non te lo concedo. Non quando è l'unica persona che per me vale qualcosa>> affermò, seria più che mai. Gli occhi, seppur rossi ed ancora vagamente inondati di lacrime, trasmettevano una sicurezza pazzesca.

Perché chi toccava Maggie doveva fare i conti con lei.

<<Okay, okay, ho capito>> l'altro alzò le mani. <<Mea culpa, non avrei dovuto parlare di qualcosa che non so, però... se tu stai così, se stai male e sei sicura che non ti lascerà da sola, perché non gliene parli? Non c'è niente di male nel confidarsi con i propri amici!>>

<<Te l'ho già detto! Lei ha...>>

<<Lei ha i suoi problemi, sì>> la interruppe. <<Ma sono certo che il tempo per te lo ritaglierebbe. Farebbe bene ad entrambe confidarvi, se state male, se avete dei crucci che vi tormentano!>>

<<I miei non valgono nulla in confronto ai suoi!>>

<<L'hai già detto, okay, ed io ho capito, ma questo non significa che sia vero. Ascolta, io non ti conosco, non so nemmeno il tuo nome, però se ho compreso qualcosa è che tu invece ne vali la pena. Lo si vede nei tuoi occhi che vuoi solo qualcuno che ti ami per quella che sei. E allora, se lo vuoi veramente, non farti condizionare da tutte le volte in cui è andata male>>

<<Sei un cazzo di filosofo, sai?>>

<<Fingi che siano solo gocce di pioggia, che tutte le delusioni non siano altro che acqua. Prima o poi smetterà di piovere, sconosciuta, e il sole tornerà a splendere anche per te>> recitò l'altro, in una cantilena dolce e soave.

Selene non riuscì a trattenere il sorriso che le era spuntato in volto. Quelle parole... le aveva dette lei stessa a Maggie diverso tempo prima, seppure in un contesto molto molto diverso. Forse era vero, dunque.

Forse è vero che l'universo restituisce un favore a chi se lo merita.

<<Selene>> mormorò, istintivamente, invitandolo a chiamarla per nome. <<Mi chiamo Selene, credo sia più carino di sconosciuta>>

<<Direi di sì>> il ragazzo le si avvicinò, porgendole la mano per presentarsi. <<Sam>>

<<Claflin?>>

<<Magari>> Sam scoppiò a ridere, notando con piacere come fosse riuscito a tirar su l'umore della ragazza. <<Comunque sia, ripeto, andrà tutto bene alla fine, è una promessa. Troverai la tua persona e sarai felice!>>

<<Grazie per avermelo detto>>

<<Grazie per aver ascoltato, suppongo>>

Sospirando, Selene lasciò andare la presa sulla sua mano e indietreggiò. Nei suoi occhi ora non c'era più delusione, c'era speranza. Ed era stato proprio quello sconosciuto a dargliela. <<Non so se ci rivedremo mai più, però... grazie>>

<<Sei una che ripete le cose molte volte, vero?>> le domandò, beccandosi in risposta un'occhiataccia divertita. <<Sono contento di aver parlato con te, Selene. Hai un bel nome, tra l'altro. Luna in greco, no?>>

<<Luna in greco>> confermò lei. <<La mia migliore amica mi chiama fengári per questo, è letteralmente la traduzione>>

<<Bello>>

<<Grazie>>

<<Dunque... a mai più>>

<<A mai più>>

Sam allora, una volta ricevuto il medesimo saluto ripetuto, si incamminò, facendo per uscire dal Roseto. Poi, però, si fermò e con un sorriso enorme sulle labbra si voltò di nuovo verso Selene. <<Sai una cosa?>> la richiamò.

<<Mh?>>

Ma prima ancora che potesse spiegarle, si diresse verso di lei e la afferrò per il polso, trascinandola fuori dall'ombra delle piante. I raggi del sole la bagnarono, ricoprendola di luce pura.

Scintillava.

Satellite di quella Terra tanto crudele.

Chiuse gli occhi, alzando la testa verso il cielo e godendosi la sensazione di calore sulla pelle. Il leggero venticello le fece svolazzare i capelli, alcuni le finirono in bocca, ma non le importava.

Perché quella che stava provando era una sensazione di pace incredibile.

Non ricordava l'ultima volta in cui aveva potuto prendersi del tempo per sé.

In quel periodo soprattutto, che era stato incredibilmente complicato per lei, partendo dall'addio-non-addio di Maggie, passando per il suo cercarla insieme a Max. La parte ancora più faticosa però era stata riprendersela sana e salva.

Ma era finita.

Era tutto finito.

Perché andava tutto bene.

Ora andava tutto bene.

<<Perché l'hai fatto?>> ebbe il coraggio di sussurrare, una volta che i raggi che aveva addosso si assopirono. <<Te ne stavi andando, perché sei tornato indietro?>>

<<Perché volevo che fosse chiaro che tutto quello che ti ho detto non è una cosa che dovrà entrarti da un orecchio ed uscirti dall'altro, okay? Esattamente come il sole, che splende tutti i giorni. Ci sono le giornate brutte, sì, ma ci sono anche giorni come questo qui. Ed è in momenti così che devi pensare che tutto quello che hai passato ti ha fortificata. E non dovrai mai permettere che ti offuschino. Promesso?>>

Gli occhi della ragazza si fecero lucidi. <<Promesso>>

<<Allora direi che stavolta posso andare sul serio, no?>>

<<Io invece direi che... che forse dovrei offrirti un caffè, no?>>

Sam le rivolse un'occhiata curiosa e divertita al tempo stesso. <<Ci stai provando con me?>> scherzò, osservandola poi sorridere.

<<No>> Selene scosse il capo. <<No, voglio... voglio solo ricambiare il favore a qualcuno che è stato gentile con me>>

<<Accetto volentieri la tua offerta>>

<<Ah, una cosa sola...>> le guance della corvina si fecero rosse, così tanto che sembrava si fosse presa un'insolazione sul momento. <<Potrei, e sottolineo potrei, aver dimenticato il portafogli a casa...>>

<<Pago io, pago io!>>

<<Sì, per stavolta, che ma ti giuro che prima o poi te ne offro uno io!>>

<<Sì sì>>

Lui allora prese a camminare, seguito a ruota da lei, che nel frattempo stava cercando di convincerlo che sul serio gli avrebbe offerto un caffè.

<<Sam, dico davvero!>>

<<Sì, Selene, sì, forza dai, andiamo al bar>>

<<Sì, ho capito, però...>>

<<Va bene, me lo offri tu. Andiamo? I bar chiudono tra poco!>>

<<Ma non chiudono alle otto? Sono le quattro>>

<<Eh ma di questo passo, se non ti spicci, si fa notte!>>

<<Ma...!>>

Con il sorriso in volto, Selene decise che, in quel caso, non valeva la pena replicare.

Che per una volta, forse, poteva rimanere in silenzio e godersi la pace.

Se la meritava.

Più di tutti.

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