40. Dove sei?
<<Siamo sicuri di volerlo fare?>>
<<Non abbiamo altra scelta>>
<<C'è sempre un'altra scelta, Maan>>
<<No, invece. È una questione di vita o di morte>>
<<E allora lotteremo, con le unghie e con i denti>>
<<Puoi giurarci, soldato. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per adempiere alla nostra missione>>
<<È un comando, capitano?>>
<<Sì, è un comando!>>
Dopo qualche istante di silenzio, Max sospirò, passandosi una mano in faccia. <<Quindi? Hai finito con il discorso motivazionale, Massimo Decimo Meridio? Ti ho dato corda per farti fare otto battute, adesso possiamo per favore metterci al lavoro?>>
<<Quanto sei noioso, tonto>>
<<Scusa se sto cercando di impegnarmi per recuperare la mia ragazza, nonché tua migliore amica. Hai presente, giusto?>>
Selene gli rispose unicamente con una smorfia, però annuì nel mentre e si sedette al tavolo, il suo computer davanti. Aprì il portatile, inserendo velocemente il pin 0111, la data di compleanno di Maggie, e sullo schermo comparvero sette pannelli aperti di Safari.
<<Che accidenti hai cercato, che c'è solo Google Maps?>>
<<Le sette case di cui sono a conoscenza della famiglia Soler>> spiegò schiettamente, scrollando le spalle. <<Mi ricordo che Mags spesso mi aveva parlato delle gite che faceva con i suoi genitori quando ancora andavano d'accordo, e citava delle città spagnole>>
<<Credi che possa essere in una di queste?>>
<<Beh sì, ma per quello che ne so io, quella pazza potenzialmente è in Brasile in questo momento>>
La risposta dell'amica fece scuotere il capo all'olandese. <<Sei incredibile, Maan, sto tentando di fare un discorso serio>>
<<Tu? Serio?>>
<<Quella era la mia battuta, non rubarmela>>
<<Sai una cosa, olandese dei miei stivali? Questa è la nostra unica pista, okay? Non ho idea di dove la mia migliore amica sia, non so come stia, e sono terrorizzata. Quindi sei pregato di non rompere il cazzo e farmi fare tutte le battute che voglio!>>
Il pilota sorrise flebilmente, passando il braccio intorno alle spalle di Selene e avvicinandolesi ancora di più. <<Scusa, kleine zusje, hai ragione, ti lascerò commentare come vuoi>> (sorellina)
<<Che significano quelle parole che hai detto?>>
<<Ti ho insultata>> borbottò in fretta lui, sfregandosi l'occhio sinistro con l'indice della stessa mano. <<Ho detto che sei intelligente come un babbuino>>
L'altra allora mise su il broncio, fulminandolo nel modo più freddo possibile. <<Invece di perdere tempo a chiamarmi con nomignoli strani in olandese, pensa a dove Maggie potrebbe essere!>>
<<Ci sto pensando! Non rompere le scatole!>>
E non ti ho insultata, Maan, avrebbe voluto aggiungere.
Non ti ho insultata nemmeno per niente.
Gli scappò anche da ridere, pensando a come avrebbe reagito l'amica se avesse saputo davvero il significato di zusje. Probabilmente si sarebbe commossa, anzi... l'avrebbe fatto sicuramente.
E non potevano sprecare nessuna opportunità.
Maggie era sparita da quasi due giorni ormai e loro due non avevano nessuna pista se non quella.
Erano talmente preoccupati per la ragazza che avevano passato praticamente ogni ora di quell'arco di tempo insieme, intenti a pensare e ad analizzare le rispettive lettere. Quella di Victoria era ancora lì, invece, chiusa: non si sarebbero mai permessi di ficcare il naso negli affari della bionda.
<<Ed ora? Abbiamo visto quali sono le location, in quali posti queste case sono situate, ma... poi? Andiamo lì, visitiamo ogni casa e preghiamo Iddio di trovarla?>>
<<No, certo che no, dobbiamo studiare la situazione, tonto. Mi sembrava ovvio!>>
<<Con te nulla è ovvio, rompipalle>>
<<Mettiamo da parte gli scherzi un secondo, Max...>> la spagnola si fece improvvisamente seria, gelando l'atmosfera. Indicò una delle vie sullo schermo, più pacatamente possibile. <<Questa è appena fuori Madrid, nella periferia. Onestamente la escluderei>>
<<Per la sua storia con la città?>>
<<Esatto. Voglio dire, molto probabilmente non è lontana dalla capitale, però sicuramente non così vicino al luogo in cui le... santo cielo, non riesco nemmeno a dirlo>>
<<Non ti preoccupare, Maan, so bene cosa vuoi dire>> la rassicurò, passandole la mano dietro la schiena con fare fraterno. <<La prossima casa?>>
<<La prossima... ah, sì, ecco...>>
E così facendo, i due analizzarono ciascuna delle opzioni proposte da Selene, così meticolosamente che sembrava stessero architettando una rapina. Anzi, forse nemmeno un criminale avrebbe fatto ricerche in modo così assiduo!
Arrivarono alla settima casa, però, con un pugno di mosche in mano. Non erano riusciti a tirar fuori niente dal cilindro di quella sessione.
Innervosita, Selene batté il pugno contro il tavolo, facendosi anche male. <<Accidenti>> sibilò a denti stretti. <<Non ho più idee, maledizione. Non so dove mettere le mani, Max>>
<<Non ti preoccupare, la troveremo!>>
<<E come? Tutti i posti di cui ero a conoscenza sono finiti. E non penso nemmeno che sia andata dai suoi genitori, perché altrimenti sarebbe stato troppo ovvio. Inoltre sono certa che in un modo o nell'altro sua madre si sarebbe messa in contatto con me se l'avesse vista particolarmente giù di morale!>>
<<Sì, su questo hai ragione... che facciamo allora, Len?>>
La spagnola sospirò, appoggiandosi allo schienale della sedia e portando gli occhi lucidi al soffitto. <<Non lo so>> confidò, la voce tremolante. <<Non lo so, Max>> aggiunse poi, ruotando la testa per incrociarne lo sguardo.
<<Non fare così, dai. Stai facendo tutto il possibile, non dannarti!>>
<<Mi sento un'inutile idiota, è questa la verità. Perché se non avessi perso tempo, se avessi fatto di testa mia e ti avessi parlato ugualmente di Lucas... avremmo potuto far spostare Maggie a casa tua, tu saresti potuto venire qui al mio posto... non lo so, ma una soluzione l'avremmo avuta. Ed invece lei ha sentito la necessità di andarsene per proteggerci, ed io non posso sopportarlo!>>
<<Sel...>>
<<Non posso sopportarlo, perché tre anni fa le ho promesso che l'avrei protetta a costo della vita e non sono stata in grado di mantenere la parola data>>
Max sentì il cuore rompersi per l'amica, Selene amava mostrarsi dura di fronte agli altri e poi dentro era una cucciola tenera e gentile, doveva starle costando tantissimo allora essere lì in quel momento.
<<Ascolta>> le disse, parlandole quanto più naturalmente possibile. <<Non hai colpa di nulla, tu. Non avresti potuto fare nulla. Maggie magari sarebbe venuta a stare da me, sì, ma non si sarebbe sentita al sicuro e piuttosto avrebbe pensato di essere un peso. Così facendo, invece, ha preso una decisione che l'ha fatta sentire al sicuro. Dobbiamo vederla in questo modo!>>
<<Se così si sente al sicuro... tornerà?>>
<<Questo non lo so, Sel, però di una cosa sono certo, ossia che la ritroveremo e le faremo capire che non si libererà di noi così tanto facilmente! Le staremo accanto fino alla fine!>>
Selene si irrigidì involontariamente e Max lo notò all'istante.
<<T-tutto bene?>> domandò, confuso. <<Perché hai fatto quella faccia?>>
<<Posso... posso raccontarti una cosa?>>
<<Tutto quello che vuoi, lo sai>>
<<Prometti che non proverai pena nei miei confronti?>>
<<Certo, te lo prometto>>
Prendendo un respiro profondo, la corvina piantò gli occhi in quelli dell'amico. <<Sono predisposta per l'Alzheimer, Max. È molto più che probabile che ad una certa età andrò completamente fuori di testa, non mi ricorderò più di nulla, e questa cosa mi fa impazzire>>
<<Dio, io non...>>
<<Tu e Maggie siete gli unici a saperlo. Per questo voglio ritrovarla, Max. Perché se questi sono quei pochi anni che ho prima di iniziare a dimenticare tutto, allora voglio passarli in compagnia delle persone che amo! Tu e lei, nello specifico>>
In un impulso, l'olandese scattò in avanti, avvolgendo l'amica in un abbraccio.
Ora capiva cosa intendesse Maggie quando lo definiva the best hugger in the world: c'era qualcosa di estremamente accogliente nel modo in cui stringeva le persone. La fece sentire al sicuro in un baleno.
<<Ti ho già promesso che la ritroveremo...>> incominciò a dirle, ancora tenendola stretta. <<Quindi sarebbe inutile dirlo ancora. Però sappi che farò il possibile per rendere questo tempo che possiamo passare insieme memorabile>>
<<Grazie di cuore, Max, non hai idea di quanto significhi per me>>
<<Hai ribadito più volte che non smetterai mai di prendermi in giro, Maan, ma so che mi vuoi bene. Esattamente come io ne voglio a te. Allora non pensare neppure per un istante che non mi importi di questa situazione, okay?>>
La ragazza annuì, il mento poggiato contro la spalla di Max.
<<Grazie>>
<<L'hai già detto>>
<<Voglio ripeterlo ancora>>
<<Ti stai affezionando a me, vero rompipalle?>>
Selene trattenne una risatina, ma poi tornò seria. <<Sì...>> sussurrò. <<Ma non mi sono solo affezionata a te. Ti considero più mio fratello di quanto lo sia mia sorella biologica. Sei una delle poche persone che risponde ai miei scherzi, che ride insieme a me, e ti sono grata per avermi permesso di immagazzinare così tanti bei ricordi>>
L'olandese, un po' emozionato, aumentò ancora la presa su di lei, strapazzandola nell'abbraccio. <<Sarò felice di averti come cognata, Selene>>
<<Lo stesso vale per me, hermano>>
<<Grazie, zusje>>
<<Che significa zusje, sul serio?>>
<<Sorellina>> le tradusse, sentendola sorridere. <<Significa anche che sei una rompiscatole, però>>
<<Non avevo dubbi!>>
Maggie sospirò, la nuca poggiata contro il vetro della finestra ad osservare la luce della luna. Il cuore le faceva male in cento modi differenti, ognuno più doloroso del precedente.
Le mancava Monaco.
Le mancavano Max e Selene.
E si sentiva sola, si sentiva dannatamente sola.
L'unica cosa che aveva fatto in quei giorni, oltre a piangere e disperarsi, era stata ascoltare Taylor Swift, pregando che in un modo o nell'altro quella musica potesse aiutarla a non crollare. Però... però forse era un po' tardi per quello.
Come poteva prendere che una donna che nemmeno conosceva, che le parole che scriveva avessero il magico potere di restituirle un po' di gioia?
Aveva sempre fatto affidamento su di lei, sui suoi album, sulle melodie superbe che componeva, ma... ma dopotutto, chi era Taylor Swift, se non un'estranea? Non era un'amica con cui confidarsi, non era una spalla alla quale aggrapparsi.
Era una sconosciuta. Una sconosciuta la cui voce, però, sembrava darle conforto.
E mai come in quel momento le fu grata per aver iniziato a cantare, per aver deciso che la musica fosse la strada da seguire.
Le note finali di seven le vibrarono nel petto, facendole venire la pelle d'oca. La faceva pensare a Max, quella canzone. Your dad is always mad, soprattutto quella frase.
In realtà... ogni singolo brano si collegava a lui. In un modo o nell'altro, riusciva sempre a trovare quell'elemento tipico del ragazzo nei testi dell'americana.
<<Chissà che cosa starà facendo ora...>> si ritrovò a sussurrare, piano. <<Spero... spero che sia con una ragazza, spero che... che si stia innamorando di lei>>
Ma non era vero.
Non lo era per nulla.
Perché il solo pensiero di Max con una donna che non era lei riusciva ad ucciderla nel profondo, in un modo viscerale e devastante. E forse... forse, se avesse dovuto esagerare, avrebbe detto che... avrebbe detto che faceva più male dello stupro.
Sì.
Sì, l'avrebbe detto. E non se ne sarebbe neppure pentita.
Lo stupro l'aveva uccisa, l'aveva distrutta e resa un milione di piccoli pezzetti polverosi, ma dover lasciare andare Max...
Quello era stato peggio.
Si era veramente innamorata di quell'olandese da strapazzo, del suo modo di fare, del suo sarcasmo, della sua abilità di farla sentire speciale sempre e comunque. Max non l'aveva giudicata, non l'aveva pressata, non le aveva chiesto nulla in cambio. Gli era bastato starle accanto.
Max Verstappen era un emerito idiota. Era un tonto, uno stupidotto. Ma era anche la persona che era riuscita a rimetterle insieme il cuore, era stato la colla che aveva tenuto attaccati i suoi pezzi.
Max Verstappen aveva iniziato ad essere una casa per lei.
Max Verstappen era la sua anima gemella.
Maggie Soler era sicura di veramente poche cose in vita sua, ma quella... quella era una certezza che non le avrebbero mai e poi mai smontato.
Incontrarlo... ne valeva la pena.
Lui ne valeva la pena.
E se patire lo stupro, se soffrire, aveva significato passare i migliori mesi della sua vita al suo fianco, allora avrebbe rivissuto tutto da capo. Solo per incontrarlo ancora. Solo per innamorarsi una volta ancora.
Maggie si morse il labbro, il pugno stretto all'altezza del cuore.
<<Mi manchi tanto>>
E nel frattempo guardava il cielo, lo stesso cielo che in quel momento si trovava anche sopra la testa di Max. Era l'unico collegamento che potevano avere, per il bene di entrambi, e sarebbe dovuto bastare.
Lucas era un pazzo, era uno psicopatico disposto a tutto. Lei l'aveva vissuto sulla sua pelle.
Quindi, se poteva impedire a Selene di soffrire, se poteva impedire a Max di farsi male, avrebbe rinunciato ad ogni maledetta cosa che la rendeva felice, stando in silenzio. Si sarebbe spezzata le gambe ancora ed ancora, fino a renderle un cumulo di briciole, ma avrebbe sopportato.
Per loro.
Per la sua amata famiglia.
Non poteva permettere che succedesse loro qualcosa. Non poteva rischiare che vivessero lo stesso strazio che era toccato a lei.
Lucas voleva Maggie, non i suoi amici.
Non trovandola lì, se ne sarebbe andato. L'avrebbe cercata ancora e forse l'avrebbe anche trovata. Ma la cosa che veramente contava era che Max e Selene fossero al sicuro. Tutto il resto era solo un grande ed inutile contorno.
<<Starete bene, starete meglio, ragazzi. Ve lo prometto>>
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