36. Verità

<<MI SIETE MANCATE TANTISSIMO!>>

La voce acuta di Victoria percosse l'aria, facendola vibrare, mentre gettava le braccia intorno alle spalle di Maggie e Selene e le tirava a sé. Le strinse entrambe fortissimo, stritolandole quasi. Mancava pochissimo e le avrebbe uccise sul colpo!

Le due spagnole scoppiarono a ridere di getto, sorprese da quel gesto tanto carino quanto inaspettato. <<VIC!!>> strillarono a loro volta. <<CI SEI MANCATA ANCHE TU!>>

<<Come state, ragazze? Oh! Sono così felice di vedervi!>>

<<Benone!>> fu la risposta di Selene, che rivolse un mega sorriso all'olandese e nel mentre poggiò il braccio sopra la testa della sua migliore amica, spettinandola. <<Ma direi che questa signorina qui sta meglio di tutti!>>

<<Perché?????>> Victoria si sfregò le mani.

<<Eh, perché secondo te?>>

<<Len, non dirmi che è quello che sto pensando!>>

<<È QUELLO CHE STAI PENSANDO VIC!>>

<<MA SERIA?!>>

<<SERIA SÌ!>>

Mentre quelle due sparlavano, Maggie si limitò a fissarle con il sopracciglio alzato. <<Voi due non siete normali>> commentò, ma se non avesse aperto bocca forse sarebbe stato molto meglio, perché non appena Victoria si voltò verso di lei, il suo 'tormento' iniziò.

Trascinandola a sedere sul divano, la bionda incominciò a tartassarla di domande, di cui la prevalente fu: <<Ma tu e Maxie?!>>

<<Che vuoi sapere, Vic?>> sospirò la rossa, già consapevole di dove quel discorso sarebbe andato a parare. Era meglio prepararsi psicologicamente!

<<Quindi è vero???? State insieme??????>>

Lasciandosi scappare un minuscolo sorriso ed arrossendo per l'imbarazzo, annuì. <<>> sussurrò. <<Sì, stiamo insieme>>

<<AHHHHHHHHHHH>> trillarono la Verstappen e la fengári insieme, battendosi un dieci euforicamente. Sembravano quasi più contente loro che Maggie stessa! Il loro urlo durò per almeno una ventina di secondi, martoriando i timpani della loro povera compagna.

<<SONO COSÌ FELICE PER VOI, MAGS!>> aggiunse Victoria, portandosi la mano al cuore.

La diretta interessata rispose soltanto con un cenno del capo, un piccolo gesto che però sommato all'intensità dei suoi occhi esprimeva tutto ciò che non sarebbe mai stata in grado di raccontare a parole.

Era grata per avere accanto due persone come Max e sua sorella, ed ancora di più per Selene, che per tutti quegli anni era stata la sua spalla, la sua metà perfetta.

Rivolse uno sguardo alle sue amiche, intente a guardarsi e a ridere per qualcosa che lei non era riuscita a cogliere, troppo persa nei suoi pensieri per interessarsi alla realtà. La gola le si seccò, mentre la sua mente le proponeva una nuova idea.

A quanto sembrava... la verità sarebbe dovuta venire a galla un'altra volta.

Per Victoria.

Per lei, che era il motivo dietro a quella sua ritrovata gioia.

Senza quella bionda spumeggiante, piena di vita e di luce, Maggie sarebbe stata ancora sola, ferma con Selene in quel tempo vuoto, insignificante. Se non l'avesse incontrata, se non si fossero scontrate quel giorno, tutto ciò che la spagnola era stata capace di riacquistare non sarebbe mai esistito.

Il suo segreto sarebbe rimasto soltanto una ragnatela di lame, pronte a squarciarla ad ogni movimento.

I frammenti del suo cuore che si erano riuniti grazie a Max sarebbero stati niente di più che piccoli pezzi di vetro colorato, inutili se non per un mosaico da esporre nella vetrina della vita.

Era cambiata, Maggie. Ancora ed ancora.

E se c'era una cosa che aveva imparato in quei lunghi mesi era che viaggiare sulle proprie gambe a volte non bastava. Lei, poi, quello lo sapeva bene: serviva un bastone per affrontare i percorsi più complicati, per non cadere. L'appoggio migliore, allora, rimaneva l'amicizia.

Le labbra le tremarono un poco ma si fece forza.

Ora che aveva affrontato il luogo dove era stata stuprata, sapeva di potercela fare. Lei e Max avevano oltrepassato quel confine ormai ed erano tornati vittoriosi. Il campo di guerra dove Maggie aveva combattuto per sopravvivere ora era soltanto un vicolo vuoto, privato della luce e di tutte le sue possibilità.

Lo stupro era polvere, polvere che si era collezionata sui suoi capelli, sul suo cuore, sulla sua luce. Polvere che sarebbe volata via con il vento, polvere che sarebbe scomparsa nel tempo.

Niente era eterno.

Nemmeno la vita umana.

E allora non valeva la pena perderla stando in silenzio, giusto?

<<Vic>> sussurrò, chiamando il nome dell'amica. <<Victoria>> ripeté, osservando l'altra voltarsi subito verso di lei.

<<Hey dimmi! Sei stata parecchio in silenzio, non volevo disturbarti!>>

Prendendo un respiro profondo, Maggie abbassò per un solo secondo lo sguardo, affrettandosi a ripiantarlo negli occhioni della ragazza. <<Sai qual è la cosa di Taylor Swift che amo alla follia, quell'elemento che mi fa capire che non ci sarà mai nessun'altra persona a prendere il suo posto nel mio cuore?>> chiese, pacatamente.

<<No... qual è?>>

<<La sua capacità di riuscire ad agguantarti il cuore e polverizzarlo in un solo istante per l'intensità della sua voce, delle parole che usa. Ma soprattutto... ma soprattutto la sua abilità nel descrivere sempre come mi sento>> si interruppe, scuotendo lievemente il capo. <<Nella sua canzone Tolerate it c'è una frase che... che mi fa tremare ogni volta. I used my best colors for your portrait. Ho usato i miei colori migliori per il tuo ritratto, dice>>

Victoria trattenne il fiato, come se improvvisamente qualcosa nel suo cervello si fosse acceso. Come se la realizzazione la stesse toccando secondo dopo secondo.

<<Significa che quel ritratto è stato realizzato con la parte migliore di me. Significa che ora quei colori non potrò più utilizzarli, perché li ho finiti per dipingere qualcun altro. Qualcuno che mi ha lasciata, qualcuno che mi ha uccisa>>

Selene deglutì, accennando un piccolo sorriso per incoraggiare sua sorella. L'aveva detto lei, fin dal principio: c'era qualcosa di speciale in quella coppia di fratelli. Ed ora, a quanto sembrava, aveva capito cosa.

Era la verità, la capacità dei Verstappen.

Erano la loro sicurezza, la loro gentilezza, la loro spontaneità la soluzione a quel quesito.

Erano semplicemente le loro persone a fare la differenza.

<<Maggie...>>

E così, mentre le sue iridi blu vagavano nei ricordi, decise a metterci una pietra sopra una volta per tutte, Maggie Soler raccontò la sua verità per la quarta volta.

Victoria si coprì la bocca con la mano, mentre le parole la investivano. Scoppiò a piangere silenziosamente, gli occhi spalancati e terrorizzati di fronte a quella storia. Qualcosa in lei si ruppe, devastato.

Tremava, sì, eppure sembrava che le avessero appena piantato un pugnale nel petto, visto il modo rigido in cui se ne stava.

<<Vic, non piangere, ti prego>> la supplicò Maggie, non riuscendo più a proseguire. Le si spezzò la voce. Il senso di colpa che provava verso l'amica, per averla fatta reagire in quel modo, era quasi più forte del proprio dolore.

<<Mi...>> l'olandese aprì la bocca, pronta a dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo.

Da dove cominciare? Cosa poteva dire ad una persona che aveva vissuto un incubo del genere? Come poteva anche solo pensare di essere in grado di consolarla?

Dio...

<<Dì qualcosa, per favore. Per favore, mi sta uccidendo questo silenzio...>>

Ma Victoria non riusciva a produrre neppure una sillaba, troppo scioccata per connettere il cervello alla bocca. Se le avessero detto di avere una malattia terminale, probabilmente avrebbe fatto meno male.

Di tutte le persone al mondo, era toccato proprio a Maggie.

Quanto maledettamente ingiusta era la vita?!

Proprio a lei...

<<Scusami>> fece allora la spagnola, mordendosi il labbro. Si sporse verso l'amica, poggiandole le mani sulle ginocchia. <<Perdonami Vic, non avrei mai dovuto dire niente, ho solo... ho pensato che sarebbe stato meglio se lo sapessi e... scusa, non...>>

La bionda non la fece neppure finire di parlare che le si gettò addosso, abbracciandola. Le piantò una mano sulla schiena e l'altra dietro la nuca, fornendo così un calore immenso: Victoria abbracciava esattamente come suo fratello, era una cosa di famiglia anche quella, dunque.

<<Maggie...>> la chiamò piano. <<Mi dispiace>> le sussurrò. <<Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare. Non te lo meritavi, tesoro mio, sei l'ultima persona al mondo che avrebbe dovuto patire una cosa del genere. Ti chiedo perdono per averti fatto pensare di aver sbagliato, ma voglio che tu sappia che potrai sempre contare su di me. Per qualsiasi cosa, io sono qui. Sempre!>>

<<Grazie Vic>> replicò la Soler, annuendo debolmente e ricambiando la stretta. <<Ti voglio bene>>

<<Anche io, tantissimo!>>

Selene avrebbe voluto unirsi all'abbraccio ma non fece in tempo. Il campanello, infatti, trillò proprio in quel momento. Corse ad aprire, lasciando le sue amiche strette l'una all'altra, e fece un gran sorriso quando si ritrovò davanti Max.

Lo salutò con un piccolo schiaffetto sulla nuca, invitandolo ad entrare. Si spostò sul lato sinistro della porta, incrociando poi le braccia al petto con il suo solito fare sicuro. <<Che ci fai qui, rompipalle?>>

<<Pensavo avessimo finalmente superato la fase in cui dici che ti sto sulle palle per passare a quella in cui finalmente ammetti che mi vuoi bene!>> la rimbeccò il ragazzo, calandosi il giubbotto dalle spalle e depositandolo sull'appendiabiti.

<<Quello mai, tesoro, caschi male se continui a sperarci!>>

Max scosse il capo, divertito, e subito prestò la propria attenzione a sua sorella e alla sua ragazza. Le trovò ancora abbracciate, mentre piangevano entrambe.

<<Hanno visto Titanic e si sono commosse?>> chiese piano a Selene, alzando un sopracciglio. <<Sono strane, Maan, che hanno fatto?>>

La spagnola si appoggiò con la testa alla spalla dell'olandese e sussurrò: <<Le ha detto la verità>>

<<Seria?>>

<<Mh mh>> confermò. <<E ora stanno piangendo entrambe, mentre tentano di consolarsi a vicenda>>

<<Sempre detto che Vic è una drama queen>>

<<Mai peggio di te, tonto>>

A quelle parole, i due si scambiarono un'occhiata divertiva, che era carica di infinito affetto fraterno.

Come dicevano in Grey's Anatomy, biology doesn't matter, love matters: era quello che Selene provava nei confronti di Maggie, Max e persino Victoria. Li considerava più un fratello e due sorelle che amici, voleva più bene a loro che allo stesso sangue del suo sangue.

Erano la sua definizione di famiglia, quei ragazzi, e non li avrebbe mai sostituiti, per niente e con niente al mondo.

<<Hey bellezze!>> esclamò il pilota, attirando su di sé gli sguardi delle due amiche. Le raggiunse, cacciando un braccio intorno alle spalle di Selene e trascinandola con sé. Si chinò per scompigliare i capelli alla sorella e dopodiché fece il giro del divano per raggiungere Maggie. A lei schioccò un bacio sulla guancia, buttandolesi a sedere accanto subito dopo.

<<Hey tonto!>>

<<Avete smesso di piangere, signore mie?>>

<<Tu quindi sapevi tutto?!>> ignorando il tono pacato di Maggie, Victoria puntò l'indice contro il fratello, minacciosa. Una volta ottenuto un "Sì" come risposta, proseguì con il suo discorso. <<Io ti avviso, Max Emilian Verstappen, se da oggi in poi non tratterai l'amore mio con il dovuto rispetto, ti porterò da un veterinario e ti farò castrare, hai capito?!>>

Istintivamente, l'olandese andò a coprirsi il cavallo dei pantaloni con le mani, facendo scoppiare a ridere le due spagnole, che per poco non si sentirono male.

<<Sì, sì, lo so, sorellina. Ma non ti preoccupare, non ho la minima intenzione di comportarmi male!>>

Maggie si voltò a sua volta a guardarlo. <<Sarà meglio per te!>>

Lui allora scattò in avanti, agguantandola da dietro e tirandola verso di sé, facendola scontrare contro il suo petto. La avvolse con le braccia, pizzicandole la guancia. <<Che hai da lamentarti tu? Ti ricordo che ho guidato ventisei ore andata e ritorno solo per farti contenta!>>

<<Sei un pilota, non è questo che fai nella vita? Girare in tondo? Guarda il lato positivo, puoi farlo anche accompagnando me in giro, visto che la Terra è una sfera!>>

<<Ma non era piatta?>>

<<Ma stai zitto>>

La risata improvvisa di Selene interruppe ogni proposito di Max di ribattere. La spagnola stava fissando lo schermo del proprio cellulare con le lacrime agli occhi e nessuno sapeva perché.

<<Ehm... fengári?>>

<<Sì, love?>>

<<Che hai fatto?>> chiese Maggie sorridendo piano. Ormai ci era abituata agli scatti improvvisi di Selene, sì, ma non per quello facevano meno ridere. <<O meglio, cosa ti fa ridere?>>

<<Stavo cercando una foto di un babbuino che mi ero salvata per metterla a paragone con il tuo ragazzo, però sono incappata in uno screen stupendo!>>

<<Non so se prenderla come un'offesa>> borbottò il pilota, scuotendo poi il capo. <<Di che screen stai parlando?>>

<<Una chat con Mags sul mio ex!>>

<<Oh cielo>>

Victoria, che era quella palesemente meno informata sui meravigliosi ragazzi con cui Selene era uscita, batté le mani euforicamente. <<Coraggio! Dicci tutto, sono curiosissima!!>>

<<Mags, te lo ricordi Jude?>>

<<Quello che faceva lo spazzacamino a Bruxelles?>>

<<Nooo! Non cadermi così in basso, quello era Jérome!>> Selene sospirò, fingendosi offesa. <<Accidenti, Mags, non ti ricordi nulla!>> la prese in giro.

<<Amore, se mi ricordassi e mi segnassi i nomi di tutti i ragazzi con cui sei uscita, probabilmente avrei un elenco delle Pagine Gialle! Quindi su, coraggio, rammentami questo nome>>

<<Axèl!>>

<<Embè? Sempre francese è! Jérome, Axèl, che differenza fa?!>>

<<Fa la differenza che uno faceva l'imprenditore e quell'altro lo spazzacamino!>>

<<Sì, okay, ma qual è il succo dello screen?>>

Selene allora ghignò maliziosamente, come se non aspettasse altro che quella domanda. Incominciò a leggere sul proprio cellulare, non prima di aver rivolto un'occhiata rapida alla sua migliore amica.

Mags, devi tirarmi fuori da qui!

Eh? Fengári, ti ricordo che sei a 234km da Monaco!

Me lo stai rinfacciando?

Potenzialmente.

Perché devo tirarti fuori da lì? È un imprenditore! Pensavo volessi quello! E poi, sono le tre di notte, non dovresti star facendo altro?

Sì, dovrei!

Peccato che il signorino, quando gli ho chiesto di darmi una sculacciata, mi abbia tirato frastornato un ceffone in faccia...

AHAHAHAHAHAHAHA

MI SENTO MALE

<<NON CI CREDO>> il suono della risata fragorosa di Max riempì la stanza. <<Ti prego, dimmi che non l'ha fatto sul serio!>>

<<Vorrei poterti dire di no, Emilian, ma purtroppo è così>>

<<Sei la regina dei casi umani, fengári, lasciatelo dire!>>

<<La regina di sto cazz...>>

<<SELENE!>>

<<Ao, che volete? È un'arte anche quella!>>

<<L'arte del fallo>>

<<Ossia l'arte di sto caz...>>

<<SELENE!>>

<<Ancora?!>>

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