35. Matilda
Matilda, you talk of the pain like it's all alright
But I know that you feel like a piece of you's dead inside
La pioggia tamburellava incessante sul vetro della finestra, illuminata unicamente da un flebile raggio di luna: era notte inoltrata, ormai, e l'orologio segnava le ore 02:21. Il continuo ticchettio le rimbombava nelle orecchie, impedendo a Maggie di provare anche solo a dormire.
Continuava a rigirarsi sotto le coperte, in attesa di prendere sonno. Non si sentiva a casa, non ci riusciva. La Spagna non era più speciale per lei, a quanto sembrava. L'unica cosa che rivoleva era il suo letto di Monaco, era tornare nel suo appartamento a ridere e scherzare insieme a Selene. Selene che, tra l'altro, ora dormiva nella brandina accanto alla sua, russando bellamente ed ignorando qualsiasi altro fattore esterno.
La sua mente sapeva che c'era soltanto una cosa da fare e forse era per quello che non riusciva a dormire. Ora o mai più, continuava a ripetere quella fastidiosa vocina interiore che sembrava non volerla mai lasciare.
I suoi genitori avevano ospitato lei ed i suoi amici per qualche giorno e l'indomani sarebbero ripartiti. C'era solo una possibilità, prendere o mollare.
<<Che faccio?>> sussurrò a sé stessa, mordendosi il labbro inferiore.
Se la sua guru l'aveva aiutata con il motto di shake it off, quella volta Taylor Swift non poteva fare molto per aiutarla. La testolina di Maggie era completamente orientata verso Clean, in quell'occasione.
Now that I'm clean, I'm never gonna risk it - diceva la canzone. Ed era proprio quello il problema. Rischiare o no? Scegliere di aprirsi ancora, correndo il pericolo di venire straziata ancora, oppure continuare a tenere chiuse le porte del suo cuore?
In un impulso, figurando le labbra di Max sulle proprie, afferrò il suo cellulare, abbandonato sul comodino, e, sfregandosi gli occhi a causa della fastidiosa luminosità, aprì la chat con l'olandese. L'ultimo accesso risaliva a due ore prima ma... tentare non costava nulla, giusto?
Max, scrisse, sei sveglio per caso?
Era ovvio che non lo fosse.
Scusa se ti scrivo a quest'ora, ma... se sei sveglio, puoi farmi un favore?
In attesa di una risposta che probabilmente non sarebbe mai arrivata, bloccò lo schermo del telefono e lasciò cadere il dispositivo accanto a sé.
Sospirò, piantando lo sguardo sul soffitto. L'ultima luna passata in Spagna l'aveva spesa a piangere, tormentata da incubi riguardo alla notte in cui era stata uccisa.
Probabilmente, se avessero detto alla sé di inizio 2021 che sarebbe tornata a Madrid si sarebbe messa a ridere, fortemente convinta delle sue idee.
Dio, quante cose erano cambiate.
E quante ancora sarebbero mutate, soprattutto.
Una vibrazione la riscosse dai suoi pensieri. Era un messaggio. Da Max.
Che c'è, lieverd? È successo qualcosa? Stai bene? - chiedeva, probabilmente terrorizzato. Ormai doveva averci fatto la pelle con lei, a furia di preoccuparsi per la sua sicurezza!
Sì, sto bene, però... puoi venire ad aiutarmi? Vorrei alzarmi dal letto ma non ce la faccio con la gamba, non sono abituata a stare così alta
Certo, ma sei sicura che vada tutto bene?
Devo parlarti di una cosa, dopo
Ti dispiace? <3
Mi stai facendo preoccupare, piccola
Tu vieni, per favore, poi ti spiego tutto
Adesso mi alzo, due minuti e sono da te ❤️
La vista di quel piccolo cuore rosso bastò per risollevarle il morale, per farle provare quel calore che tanto amava, per sentirlo irradiarsi in tutto il corpo. L'effetto Verstappen, come lo chiamava lei.
Tempo mezzo minuto e Max si presentò sull'uscio della porta della stanza, notando immediatamente Selene addormentata e stravaccata sul proprio letto. Cercò di ignorarla il più possibile, seppure il volume del suo russare fosse molto più che alto, e prestò la propria attenzione a Maggie.
Le si inginocchiò accanto, afferrandole la mano. <<Stai bene, meisje?>> le chiese, sottovoce. <<Ti fa male qualcosa? Posso portarti in ospedale, se ti serve!>>
<<In ospedale no...>> mormorò la rossa, prendendo un respiro profondo. <<Lì no, ma ho bisogno che mi accompagni in un altro posto>>
<<Adesso? Sono le due e mezza di notte, tesoro, è tutto okay?>>
<<Adesso>> ripeté lei, ansiosamente. <<Per favore>> supplicò.
Max allora annuì e senza esitare le fece scorrere le braccia intorno alla vita, tirandola con delicatezza verso di sé. Una volta assicurata la presa, per evitare di farle male, la aiutò a rialzarsi.
Erano così vicini che le loro labbra si sfioravano.
Ma le stelle dei baci che erano destinati a scambiarsi non si incontrarono in quella specifica occasione, non riuscendo a formare la perfetta costellazione dei loro cuori.
Maggie fece un leggero passo indietro ed afferrò il bastone, garantendosi un appoggio sicuro. <<Puoi venire con me?>>
<<Certo>>
<<Non mi chiedi neppure dove?>>
<<Maggie...>> sussurrò il pilota, lasciandosi scappare un piccolo ghigno divertito. <<Con te verrei persino in capo al mondo>>
Quando Maggie gli chiese di accostare, Max realizzò immediatamente dove lo stesse portando.
Non c'era bisogno di parole, il nervosismo della ragazza parlava già da sé. Lo si poteva vedere nei suoi occhi il terrore che stava provando, era tanto evidente quanto il sole. E poi... c'era solo una strada.
La spagnola fece per aprire la portiera ma la mano dell'olandese si posò sulla sua spalla, bloccandola immediatamente. I loro sguardi si incrociarono, dando vita a centinaia di nuovi ecosistemi nel loro stomaco, e lui non seppe trattenersi.
<<Meisje...>> bisbigliò. <<Non devi farlo se non te la senti... non sei obbligata ad affrontare questo posto>>
<<Devo, invece, se voglio mettere un punto a questa storia>> rispose lei, interrompendosi subito dopo. <<M-mi... mi tieni la mano?>>
Max annuì, sporgendosi verso il sedile del passeggero per lasciarle un delicato bacio sulla guancia. <<Scendiamo, dai, sappi che non ti lascerò per nulla al mondo>>
<<Me lo prometti?>>
<<Certo che te lo prometto>>
Era davvero un uomo di parola, Max Emilian Verstappen, perché una volta di fianco alla ragazza avvolse le dita intorno alla sua mano libera, non mollando la presa neanche un istante.
Insieme, lentamente per evitare che lei facesse fatica a camminare con il bastone, raggiunsero l'ingresso del piccolo vicolo ombroso, quello stesso vicolo in cui tre anni prima era stata trascinata con la forza.
Le case intorno adesso erano state completamente terminate, mentre un tempo erano in fase di costruzione. Non c'era nessuno all'epoca, ora invece le finestre erano tutte illuminate.
Chissà, si ritrovò a pensare, se solo fosse successo quell'anno, forse si sarebbe salvata, forse qualcuno avrebbe sentito le sue grida di terrore, di dolore.
Max si fermò, appena prima di scomparire nel buio della notte del vicolo. La guardò negli occhi, la stessa attenzione che le aveva prestato quando lei gli aveva raccontato la verità. <<Possiamo ancora tornare indietro, piccola. Sei la persona più forte che conosca, anche se non proseguiamo. Ricordatelo sempre!>>
<<Sei un tesoro, Max...>> incominciò. <<Ma ripeto, devo farlo. Solo... voglio farlo con te>>
<<Allora facciamolo, mijn liefste, facciamolo insieme. Io sono qui con te, qualsiasi cosa accada, okay?>> (amore mio)
<<Okay>> e così dicendo, Maggie si appoggiò alla spalla del ragazzo, dandosi la spinta necessaria per raggiungere le sue labbra. Gli lasciò un bacio così leggero, così limpido, che soltanto un angelo avrebbe potuto replicare.
Già se lo poteva immaginare, il suo angelo. Una donna, sicuramente. Magari pure tenera ed ironica, quasi come Selene. Camille. Sì, era un bel nome, quindi perché no?
<<Pronta?>>
<<Se è con te? Sì, sempre>>
Facendosi coraggio, le dita di nuovo strette a quelle di Max, Maggie avanzò piano per il vicolo, fermandosi poi improvvisamente. C'era ancora quella crepa per terra, allora. La stessa crepa dove le prime gocce di sangue avevano iniziato a cadere.
Le sembrò quasi che la gola le si stesse stringendo, riempiendosi di così tanta aria da soffocarla. Non riusciva a respirare.
Troppi ricordi.
Troppi maledetti ricordi di quella notte.
<<M-Max...>> tremò, nervosamente. <<Max, ho... ho paura>>
<<Sono qui, kleine, sono qui>> le rispose lui, aumentando la presa sulla sua mano. <<Puoi farcela, piccola, puoi farcela>>
A quelle parole, Maggie deglutì rumorosamente e riuscì a calmarsi, concentrandosi sul suono della voce del ragazzo. Coraggio, puoi farcela!, ripeté mentalmente.
Puoi farcela.
Si costrinse a guardarsi intorno, non potendo fare a meno di scrutare minuziosamente la parete alla sua destra. Vi appoggiò il bastone e fece scorrere le dita libere contro la pietra gelida. <<Qui è... qui è dove mi ha colpita la prima volta, dove ha tentato di soffocarmi e dove mi ha sbattuta quando ho tentato di fuggire, dove mi ha infilato le dita nelle mutande per farmi stare ferma...>>
<<Mi spiace, piccola>>
<<Lo so...>>
<<Sei straordinaria, Maggie Soler, sul serio>>
Ignorando quel commento, seppur avesse iniziato a sorridere istintivamente, indicò un secondo punto su quella stessa facciata. <<Lì... lì invece è dove mi trovavo quando mi ha strappato i vestiti di dosso>>
Un brivido percosse la schiena dell'olandese, che non poté fare a meno di sentire il freddo avvolgergli le ossa.
Poi fu il turno dell'asfalto. <<Lì è dove mi ha penetrata, talmente forte da riuscire a lacerare le mie pareti interne. È per... è per questo che ho cominciato a sanguinare. Poi... poi, siccome non riusciva ad avere un orgasmo completo, mi ha presa a pugni, ancora ed ancora. Sembrava volesse vedermi morta, lì, ai suoi piedi e alla sua più completa mercé. E forse... anzi, senza forse, nel suo intento ci è riuscito per bene>>
<<Sei sopravvissuta, Maggie, non ce l'ha fatta, sei ancora viva>>
<<Sì, questo è vero, ma... ma è riuscito a portarmi via la cosa che amavo di più, Max>>
<<Il mondo della moda?>>
<<No, la... la capacità di riuscire a fidarmi degli altri>> confidò, le lacrime che cominciavano a risalire, creando un velo lucido sopra ai suoi bellissimi occhi azzurri. <<E forse... forse anche la capacità di innamorarmi davvero>>
<<Che... che vuoi dire?>>
<<Come posso pretendere che...>> scuotendo la testa, Maggie si voltò, per fronteggiare Max, e staccò la mano dalla sua, andando a recuperare il bastone. <<Come posso chiederti di aspettarmi? Come posso chiederti di rinunciare a ogni cosa per me? Non potremo mai andare ad un parco divertimenti, o in spiaggia, in vacanza insieme, non potremo mai camminare per la strada mano nella mano, non potremo... forse non potremo mai nemmeno andare a letto insieme. Non posso chiederti di rinunciare a tutto ciò che potrebbe renderti felice, non potrei sopportarlo>>
<<Maggie, tu non...>>
<<Non posso portarti via la felicità perché qualcuno l'ha strappata a me. Sai... non ho mai capito quella frase della Sposa Cadavere prima di ora. Quando Emily rinuncia a Victor, dice "io ero una sposa ed hanno distrutto il mio sogno, ma adesso ho rubato il sogno di qualcun altro". Ecco... io non posso farti questo>>
Max fece di no con la testa, andando ad afferrare Maggie per le spalle. <<Tu... tu non mi hai portato via niente, maledetta rompicoglioni. Se possibile, mi hai dato e mi dai più di quanto potranno mai fare gli altri in tutta la loro vita. Sei l'unica persona di cui non mi stancherei mai. Perché per te, per te Maggie, rinuncerei a qualsiasi cosa!>>
<<Ti meriti di meglio di qualcuno che non potrà mai darti niente di più di un bacio. Non posso chiederti di rinunciare a quello che ogni persona dovrebbe avere!>>
<<Meisje, io non voglio baci da te. Non è per il tuo corpo che sono qui al tuo fianco oggi. Ancora non riesci a capirlo, vero?>>
<<Capire cosa?>>
<<Che sono innamorato della tua anima e di nient'altro! Non mi interessano i baci, non mi interessa fare l'amore con te, voglio la persona che sei, Maggie. Mi sono innamorato di te per quella che sei ora, non per quella che eri prima!>>
<<Come puoi amare qualcuno come me? Eh? Non sono più niente di speciale!>>
<<Tu sei speciale! Lo sei sempre stata! Mi sono innamorato di te appena ti ho vista, Maggie, non appena ti ho guardata la prima volta. Non mi avevi neppure mai parlato, anzi, mi ignoravi, non riuscivi a guardarmi in faccia, eppure sapevo che c'era, che c'è, qualcosa di grande tra di noi!>>
<<Io non... Max, io non so cosa dire...>>
<<Non hai bisogno di aggiungere nient'altro, piccola, l'ho già detto io>>
<<No... no, io devo...>> mordendosi il labbro, piantò gli occhi in quelli di Max. <<Te quiero>>
Quella piccola frase in spagnolo le sfuggì dalle labbra autonomamente, senza che potesse nemmeno provare a fermarla.
Si paralizzò, incredula di averlo detto sul serio.
C'era... c'era riuscita.
Ce l'aveva fatta.
Provò a far finta di nulla, a tentare di rimangiarsi quelle due parole per non mettere in imbarazzo il ragazzo, che sicuramente non voleva dirle nulla, ma lui la interruppe. La avvolse tra le sue braccia e, sfiorandole le labbra con le proprie, la tenne stretta.
<<Ik van je hou>> (ti amo) le mormorò all'orecchio, poi tornò a guardarla e si avvicinò sempre di più. Si trattava di millimetri, ormai.
Max poi indicò con la mano il vicolo. <<Ricominciamo da qui>> le disse. <<Questo è il posto dove sono cominciati i problemi. Ma questi problemi finiscono qui>> terminò, quasi fiero di essere riuscito a ricordarsi le parole a memoria.
E Maggie sapeva bene il perché.
<<È una semi-citazione di Il sangue dell'Olimpo, è Percy Jackson. Come facevi a...?>>
<<L'ho letto, Sapientona>>
<<Stai scherzando, Max??>>
<<No>>
<<Ma l'hai letto sul serio?>> ora Maggie aveva la bocca spalancata, indecisa se crederci o meno!
<<Certo! Ho iniziato a leggerli poco dopo essere tornati dall'Olanda, quando Victoria ha partorito. Ho letto tutte le saghe e tutti i libri! Solo per te, meisje, pensa tu quanto puoi essere importante!>>
Avendo già un po' iniziato a piangere, quel tenero gesto di Max fu la goccia che fece traboccare il suo vaso. Maggie avvolse le braccia intorno al collo del pilota e lo strinse forte, nascondendo il viso contro il suo petto. <<Grazie per avermi accompagnata...>> fece, quasi timidamente. <<Grazie per essere qui, davvero. Non avrei potuto sognare niente di meglio!>>
<<Te l'ho detto, ti seguirei fino in capo al mondo, mia piccola rompicoglioni>>
<<Grazie per essere la persona migliore del mondo!>> esclamò in aggiunta, le labbra posate contro il tessuto della sua giacca. <<Ti amo>> ripeté in inglese.
Afferrandole il viso tra le mani, Max lasciò cadere la fronte contro la sua. <<Ti amo>>
Qualcosa nel petto di Maggie cambiò, la sensazione fu quella di una piccola scossa. Come se in quell'esatto momento, in quel preciso istante, un frammento del suo cuore si fosse attaccato agli altri, come se finalmente una delle sue ferite si fosse chiusa.
Se le cicatrici erano il segno dei sopravvissuti, allora avrebbe davvero voluto averne tante, tante, tante. Ma ad una sola condizione...
Che tutte avrebbero dovuto portare il nome di Max Verstappen.
Il nome di quel ragazzo che le aveva salvato la vita.
Che le aveva insegnato ad amare di nuovo, secondo dopo secondo.
Il nome della persona che amava e che avrebbe amato per tutti gli anni che le restavano.
<<Ti amo>>
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