3. Un cuore di ghiaccio
<<FACEVI DAVVERO LA MODELLA?!>>
L'urlo di Victoria fu così forte che Maggie dovette allontanare il telefono dall'orecchio pur di non rovinarsi il timpano destro. Si ritrovò a fare una smorfia stringendo le palpebre, come se in qualche modo quel gesto potesse attutire il fastidio.
Accidenti, si lamentò mentalmente, questa ragazza ha un megafono a posto della voce!
<<Beh... sì>> annuì, seppur consapevole che la bionda non potesse vederla. <<Come lo sai?>>
<<Potrei aver googlato il tuo nome per trovare il tuo profilo Instagram e potrei essere incappata in almeno cento articoli su di te>> le spiegò Victoria, e dal tono che aveva usato si capiva che si fosse leggermente imbarazzata. <<Ma... Maggie, perché hai smesso? Ho visto le tue foto, eri bravissima!>>
In attesa di una risposta, la Verstappen non poteva vedere come gli occhi della spagnola si fossero spenti, come il suo sguardo si fosse perso nel vuoto e come il suo cuore avesse smesso di battere.
Maggie non rispondeva e non sembrava nemmeno particolarmente intenzionata a farlo.
Come diceva qualche vecchio filosofo, quanto si ha in cuore, spesso è da nascondere.
Seguendo questa frase, probabilmente sarebbe stata lì in silenzio anche per un'ora. Ci pensò la sua migliore amica ad intervenire, a strapparla da quella situazione scomoda. Seduta accanto a lei, la ragazza scattò in piedi e le strappò il cellulare dalle mani. Premette sul bottone rosso senza esitazioni e lo gettò sul divano, nel punto dove fino a pochi istanti prima c'era stata lei.
Cadendo in ginocchio per terra, avvolse le braccia intorno al busto di Maggie e la strinse forte a sé. Sapeva quanto dolore le provocasse parlare di quel passato che tanto aveva amato e tentò di fare il possibile per confortarla.
Sperava che in qualche modo il calore del suo corpo potesse farla sentire a casa.
Anche se dubitava che bastasse per cancellare quello.
<<Mags>> chiamò piano, indietreggiando per incontrare lo sguardo dell'amica. <<Hey, va tutto bene?>>
L'altra annuì e pigolò un "Sì" così piano che lei quasi credette di averlo sognato.
<<Lo sai che sono qui, Mags. Parlami, coraggio. Puoi farlo!>> la incoraggiò, stringendole forte le mani. <<Guardami, dai, amore>>
Finalmente gli occhi di ghiaccio di Maggie si fermarono nei suoi e lei poté tornare a respirare. Cielo, di quel passo sarebbe morta a breve. Ogni volta che l'amica si perdeva, le veniva un infarto!
Il cellulare abbandonato prese a suonare ancora, facendo ascoltare loro in ripetizione la seconda parte di This is me trying di Taylor Swift.
Il nome di Victoria Verstappen troneggiava sullo schermo scintillante, raffigurante la polaroid di Maggie bambina abbracciata a sua mamma. Era la sua foto preferita, quella.
<<Che faccio?>> domandò la spagnola, scuotendo la testa. <<Devo risponderle, o...? Oh accidenti, non lo so!>>
<<Fai quello che ti senti di fare, Mags. Non ti costringerò, lo sai>>
<<Dimmi solo tu che faresti a posto mio, perché di questo passo continuerà a chiamarmi per sempre!>>
<<Le risponderei>> mormorò l'altra, con un accenno di sorriso. Stava provando ad essere quanto più carina possibile. <<E le direi che adesso non puoi parlare, per qualche strano impegno che ti sei ricordata di avere>>
<<Io non ho un impegno...>>
<<Hey, che vorresti dire con questo?! Sei impegnata con me!>>
Facendosi coraggio, rinforzata e sorridente dopo le parole dell'amica, Maggie rispose alla chiamata - probabilmente numero novecento - e prese un respiro profondo. <<Victoria, scusa, ho avuto problemi con la linea>> mentì. <<Non riuscivo più a sentirti>>
L'amica non riuscì a sentire nient'altro della conversazione ma la vide soltanto attaccare nell'arco di due minuti. <<Fatto?>> le domandò quindi, retoricamente.
<<Sì, ho fatto. Ma ti giuro, fengári, non ce la faccio già più>> sbuffò Maggie, incrociando le braccia al petto. <<Continua a mandarmi messaggi e a chiedermi cose!>>
<<Mi chiedo come mai tu abbia accettato la sua proposta, visto che sapevi già che sarebbe andata a finire così>>
<<Perché... mi guardava in modo strano>>
<<Che vuol dire?>>
<<Tu mi guardi così perché sai tutto quanto. Lei... lei invece... lei ha visto soltanto la mia gamba ma non mi guardava con pietà>>
<<Come ti guardo, scusa?>>
<<Selene, per favore>> borbottò Maggie. <<Non ti ci mettere anche tu>>
L'amica sorrise, sospirando. <<Okay, lo ammetto, ti stavo prendendo in giro. Però... forse non è poi tanto male averla conosciuta, Mags. Pensaci, potresti tornare com'eri prima>>
<<Ero una ragazzina ingenua>>
<<No, eri una sognatrice>> la corresse dolcemente. Avvolse le mani intorno ai polsi di Maggie e la aiutò a rialzarsi, facendole da appoggio. Il bastone giaceva a qualche metro da loro. <<Non hai idea di quanto splendessi, Maggie. Mi piacerebbe vederti farlo di nuovo>>
<<Pensi sul serio che Victoria potrebbe riuscirci?>>
<<Forse>> confermò. <<Non è la persona in quanto tale, ma è per la gioia che emana. Non la conosco di persona, quindi non posso essere certa di quello che dico, ma... la seguo su Instagram, Mags, potrebbe essere quello di cui hai bisogno per stare bene>>
<<Ma tu?>>
<<Io?>> Selene sorrise, mostrando la schiera di denti bianchi e perfetti. <<Io sarò sempre qui, accanto a te. Sei più mia sorella tu di quanto lo sia la mia biologica. Sono stata fatta per volerti bene e sta pur certa che non ti abbandonerò!>>
Maggie si lasciò cadere in avanti, sprofondando nell'abbraccio caldo dell'amica. <<Ti voglio bene>>
<<Anche io, tantissimo>>
E gliene voleva davvero.
Selene García Fernandez era la persona più genuina, spiritosa e piena di vita che lei avesse mai incontrato. Era figlia di un padre spagnolo e di una madre americana ed erano cresciute insieme. Si erano incontrate durante il terzo anno di scuola elementare e da allora erano sempre state in classe l'una accanto all'altra. La sua famiglia era ricchissima, davvero tanto, ed infatti la casa in cui Maggie abitava a Monaco apparteneva a Selene - che gliel'aveva donata senza esitazione.
Con i capelli neri come il carbone, mossi e tagliati poco sopra le spalle, Selene era bellissima. Aveva due occhioni verdi che ti incantavano e sul naso troneggiavano delle lentiggini così chiare da essere appena visibili. La labbra erano piccole ma perfettamente proporzionate. Sembrava una dea.
Maggie la chiamava 'fengári' proprio per quello. Il nome dell'amica derivava dal greco antico, Selene era infatti la Titanide della Luna, personificazione della Luna Piena. Ed in greco moderno luna si diceva proprio fengári.
Nonostante andasse poco d'accordo con la sua famiglia, principalmente con sua sorella maggiore Emilia, faceva di tutto per loro e con ogni mezzo. La sola differenza è che spesso non era ricambiata.
Per sua fortuna, aveva trovato un'amica fenomenale. Capelli rossi e occhi azzurri celavano una ragazza tenera e gentile, sempre solare. Eppure quel sole si era spento tre anni prima e non pareva intenzionato ad accendersi di nuovo.
Lo scopo di vita di Selene era far sì che Maggie tornasse a sorridere davvero.
Fino a quel momento non c'era mai riuscita. Sperava che in qualche modo Victoria potesse trovare il modo, anche se la cosa la uccideva. Un'estranea sarebbe riuscita dove lei aveva fallito per tutti quegli anni? Forse. Ma non aveva tempo per la gelosia, l'importante era che Maggie stesse bene.
Per Selene contava solo quello.
Un tempo Margaret Soler era la modella più richiesta d'Europa e la sua reputazione era eccezionale. Girava voce che fosse figlia di una divinità, visto com'era bella. La sua dolcezza però era la cosa che traspariva di più.
Le truccatrici, le parrucchiere... tutte le donne che l'avevano incontrata ne decantavano il sorriso e gli occhi pieni di gioia. "È una delle ragazze più buone con cui abbia mai lavorato" aveva detto qualcuno. "Vorrei che sfilasse per sempre" aveva aggiunto qualcun altro.
Ma così non era stato.
Maggie era sparita all'improvviso e nessuno sapeva il motivo. Avevano provato a cercarla, a contattarla, ma lei era diventata più brava a sfuggire di quanto gli altri si aspettassero. Si era nascosta a Monaco, nell'appartamento stupendo di Selene, fino a quando il suo nome non era sparito dalle bocche degli altri.
Certo, c'era ancora qualcuno che sperava in un suo ritorno, ma la realtà era che l'avevano cancellata, come se non fosse mai esistita.
Dal momento stesso in cui aveva smesso di apparire, il suo viso aveva iniziato a scomparire dalle menti di chi l'aveva guardata per tutto quel tempo. Selene scherzosamente la chiamava 'la Kendall Jenner d'Europa', a quanto pare quel commento era invecchiato piuttosto male!
Era incredibile come la concezione di memoria dell'uomo fosse cambiata. Una ragazzina alle prime armi con il successo un tempo sarebbe stata ricordata, non pretendeva di diventare la nuova Marilyn Monroe ma nemmeno di scomparire.
Tuttavia... era stato un favore per lei.
Aveva potuto rifugiarsi in quasi totale tranquillità ed anche quando camminava per le strade di Monaco non c'erano stati problemi. Dopotutto... chi mai guarderebbe una ragazza con un bastone?
Probabilmente solo Victoria.
Maggie si sentiva anche piuttosto in colpa per come aveva trattato il fratello dell'olandese. Non era riuscita a guardarlo nemmeno in faccia. L'aveva percepita lo stesso la confusione che si era generata, la curiosità del ragazzo nel capire.
Avrebbe tanto voluto poter tornare quella di prima, quella che riusciva a fare amicizia anche con le pietre, ma non poteva. Non sapeva nemmeno come fare.
C'era qualcosa nel suo petto che le impediva di cambiare, come una specie di squarcio nero nel suo cuore. Era quello il blocco che la faceva sentire costantemente una delusione, un peso, e avrebbe dato tutto l'oro del mondo pur di toglierlo.
E ci aveva provato, Dio se l'aveva fatto.
Ma aveva sempre miseramente fallito.
Selene le citava spesso frasi famose, più per mostrare il fatto che i suoi studi di filosofia alle superiori avessero mostrato i loro frutti che per altro, una in particolare: ogni fallimento è un passo verso il successo.
Chissà se anche per lei sarebbe stato così. Chissà se ogni caduta l'avrebbe portata prima o poi a liberarsi dal suo trauma.
Odiava con tutta sé stessa il suo non essere in grado di ricominciare a vivere, eppure... allo stesso tempo ne era quasi grata. In quel modo, era diventata invisibile. Non sapeva se avrebbe mai avuto il coraggio necessario per tornare sotto gli occhi della gente, affilati ed aguzzi come lame.
Forse su di lei stava bene il velo scuro dell'ignoranza, dopotutto.
<<Mags, stai bene?>> la voce di Selene la distrasse dai suoi pensieri, facendola tornare nel mondo reale, quello in cui non era altro che un minuscolo granello di sabbia custodito in una clessidra danneggiata.
<<Sì sì, sto bene. Stavo soltanto pensando>>
<<A cosa?>>
<<A prima>>
Ecco come si riferivano al passato, loro due. Semplicemente con quella parola, 'prima'. Non accennavano a niente, a nessun evento, se non a quelli che le riguardavano o che trattavano della loro amicizia.
Quel periodo era un campo minato, un luogo troppo pericoloso per essere attraversato, pieno di trappole da evitare ad ogni costo.
Evitando l'argomento, si salvavano a prescindere. Era impossibile ferirsi se non si aveva niente di doloroso a portata di mano: quella era una cosa che Maggie aveva imparato con il tempo.
<<Vuoi che...>>
<<Stavo pensando a quel giorno>>
<<Maggie...>>
<<Alla mia ultima sfilata>> sussurrò ancora, malinconica. Sugli occhi era comparso un velo lucido, pronto a cadere e a liberare tutte quelle esili gocce che stava tenendo indietro. <<A come tutto è cambiato nel giro di due ore>>
Selene si inginocchiò per terra, accanto alle gambe di Maggie, che se ne stava seduta sul divano con lo sguardo basso. <<Tesoro, non addentrarti in quei ricordi, fa troppo male...>>
<<Non mi sto addentrando, Selene. Sono già dentro da un pezzo>> la voce dell'amica si era abbassata terribilmente, ridotta ad un bisbiglio. <<Non puoi scappare da un luogo in cui sei circondato da specchi, in cui continui a rivedere la tua immagine>>
<<Mags...>>
La rossa deglutì, battendo le palpebre lentamente. <<Alle volte vorrei che tutto questo finisse, che tutti i rumori che mi circondano cessassero, che sorgesse il silenzio eterno. Ma io non ho pace>> confidò. <<Non ce l'ho>>
<<Un giorno ce l'avrai, te lo prometto. Un giorno tutto questo sarà solo un brutto ricordo!>>
<<Un giorno... sì, me lo ripeto anche io>> annuì Maggie, debolmente. <<Ma la realtà è che sono passati quasi tre anni ed io sono rimasta ferma nel tempo. C'è polvere intorno a me, fengári, e forse rimarrà lì per sempre>>
<<Vorrei tanto poter assorbire il tuo dolore, Maggie. Te lo giuro. Vorrei tanto essere io quella a soffrire, ma purtroppo non posso. E darei via ogni cosa per vederti felice, se dovesse servire. Voglio che tu stia bene...>>
<<Come posso stare bene, se poi sono sempre lì?>>
<<Troveremo il modo di tirarti fuori da quella gabbia, Margaret. Fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia. Ti giuro sulla tomba di mia sorella che riuscirò ad aiutarti!>>
Un piccolo sorriso sfuggì alla spagnola, che mosse leggermente il capo per incontrare lo sguardo dell'amica. <<Tua sorella non è morta>>
<<Ancora>> la corresse Selene, scrollando le spalle e sospirando. <<Che ci vogliamo fare? Tra un po' la uccido io!>>
<<Sel...>>
<<Non pensare a me, amica mia>> fece, stringendole la mano. <<Sappi soltanto che io ti starò sempre accanto, anche se forse te l'ho già detto un centinaio di volte. Sei troppo importante per me per scivolare via così>>
<<Non capisco come tu possa aggrapparti ancora a me, se non sono in grado di contare nemmeno su me stessa...>>
<<Lo faccio perché so che mi sosterrai. So che anche se fossi dolorante, in fin di vita, tu resisteresti e staresti in silenzio soltanto per me, per aiutarmi. Ed io farei lo stesso per te>> dichiarò, porgendole il mignolo. <<Promettimi che ci proverai, se arriverà l'occasione>>
<<A far cosa?>>
<<A superare tutto quanto, a lasciarti il dolore alle spalle>>
<<Sel...>>
<<Promettimelo, ti prego>>
Le iridi azzurre di Maggie tremolavano, gli occhi erano stracolmi di lacrime. <<Te lo prometto>> fece, intrecciando il dito a quello dell'amica. <<Se avrò la forza, ci proverò>>
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