26. Persi nel silenzio

Se Maggie avesse avuto un centesimo per ogni volta che le sue paure l'avevano costretta a fare un passo indietro, a quell'ora avrebbe avuto un patrimonio immenso a sua disposizione.

Qualsiasi convinzione che aveva veniva velocemente spazzata via dallo scorrere inesorabile del tempo. Dopotutto, sapeva bene che ogni promessa fatta in realtà era una menzogna travestita, ma le sue però... le sue erano coltellate al petto ogni volta che respirava. Una condanna pronunciata parola per parola quando il suo cuore batteva più veloce nei pressi di Max.

Aveva sbagliato a lasciare che, per una volta, non fosse il suo cervello a decidere. Aveva visto in diverse occasioni che cosa significasse per lei permettere ai suoi sentimenti di prendere il sopravvento, eppure se l'era concesso lo stesso.

L'aveva baciato, e così facendo aveva ceduto l'ultimo frammento della sé passata che le era rimasto, la capacità di amare qualcuno, la possibilità di mostrare sé stessa ad un'anima buona e pura. Era terrorizzata.

Perché se Max se ne fosse andato, avrebbe portato con sé quella parte. E lei non avrebbe mai potuto sopportarne la perdita.

Così era scappata, di nuovo.

Aveva approfittato del ritorno di Victoria e Tom dal supermercato ed aveva chiesto a quest'ultimo di aiutarla a rientrare. Separarsi dalle labbra di Max era stata, tuttavia, la cosa più difficile di tutte: la sensazione di casa che solo lui le faceva sentire continuava a vibrarle nelle ossa.

"And I can go anywhere I want. Anywhere I want, just not home", cantava Taylor Swift in "My tears ricochet".

Quelle parole le erano balzate subito alla mente mentre Max la fissava rientrare, con sguardo affranto. Perché lui era la casa di cui aveva bisogno.

Come avrebbe mai potuto chiedergli di restare, se tutto quello che faceva lei era rovinare ciò che aveva di più caro? Dove avrebbe trovato il coraggio di supplicarlo di nuovo di non lasciarla da sola?

Doveva proteggerlo in qualche modo, si era detta. Doveva evitare a tutti i costi che, dopo aver sofferto per suo padre, dovesse patire anche per causa sua.

E dunque aveva scelto la strada più semplice, quella che però faceva tanto male nel lato sinistro del petto: aveva smesso di prestargli attenzione.

Aveva smesso di guardarlo, di cercarlo, aveva finto che non le importasse nulla dei suoi discorsi, delle sue battute. Si era rintanata nella sua stanza per tutto il resto del pomeriggio ed anche per quella mattina, uscendo solo quando necessario e con l'aiuto di Victoria.

Lì, aveva iniziato a pianificare. Max doveva odiarla, era la cosa migliore.

Lo avrebbe perso, sì, avrebbe avuto il cuore spezzato in eterno, ma se sopportare quel dolore significava che lui sarebbe stato finalmente libero allora sarebbe stata in silenzio fino al suo ultimo respiro.

Quel ragazzo la stava salvando giorno dopo giorno e non lo sapeva nemmeno. Non sapeva quanto fosse terrorizzata del tocco di qualcuno, non sapeva per quanto tempo avesse desiderato tornare a vivere, non sapeva quanto la sua presenza la stesse cambiando. E non avrebbe mai dovuto venirne a conoscenza.

Se gli vuoi bene, lascialo andare, diceva la voce nella sua testa.

E così sarebbe stato.

Era ufficialmente il 25 dicembre, mancavano solo due giorni al rientro a Monaco. Una volta finito il soggiorno in Olanda, infatti, avrebbe fatto il possibile per fargli cambiare idea sulla sua persona. Avrebbe mostrato quel lato della propria anima che detestava, quello che la faceva essere impulsiva, quello che le aveva provocato più sofferenze che gioie.

Doveva proteggerlo, in ogni modo e con qualsiasi mezzo.

Ben presto, a casa Verstappen venne l'ora dello scambio dei regali, che avvenne appena finito il grande pranzo. Maggie, in tutto ciò, non aveva parlato praticamente per niente e quelle poche volte che l'aveva fatto era stato per rispondere a qualche domanda fatta dai parenti di Max.

La famiglia si spostò in salotto, con Blue Jaye che si sedette necessariamente accanto alla spagnola. Subito, appoggiò la testa sulla sua spalla. Era molto entusiasta dei regali, non vedeva l'ora di riceverli, dopotutto era solo una bambina, ma se poteva passare qualche secondo in più con Maggie allora l'avrebbe fatto senza nessuna esitazione!

Max non poté fare a meno di rivolgere un'occhiata alla sorella e non riuscì a non pensare a quanto anche lui avrebbe tanto voluto una famiglia unita da piccolo. Blue Jaye e Jason, il più giovane dei suoi fratelli, stavano ricevendo tutto quello che lui e Victoria non avevano mai avuto. E se da un lato era contento per loro, dall'altro moriva dentro al ricordo di quanto orribile la sua infanzia fosse stata.

<<Maggieeeee!>> trillò Victoria improvvisamente, scattando in piedi con un pacco tra le mani. Attirò l'attenzione dell'amica e subito glielo depositò in grembo, stando attenta a non sfiorarle neanche minimamente il ginocchio.

<<Vic, non dovevi regalarmi nulla, lo sai!>>

<<Oh, ma come ti viene in mente? Tu e Selene siete state così carine a farlo a me che io non potevo non farlo a voi!>>

Effettivamente, così era stato. Selene, anche non potendo essere lì, aveva acquistato per l'olandese una collana d'oro con il pendente a forma di stella cometa ed aveva chiesto a Maggie di consegnarglielo. Quest'ultima, invece, le aveva regalato un capo d'abbigliamento firmato Chanel ed un profumo di Dolce e Gabbana.

<<Apri! Apri!>> la incitò Vic, battendo le mani, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. <<Sono curiosa di vedere se ti piacerà o meno!>>

<<Mi piacerà sicuramente!>>

E così dicendo, Maggie lo aprì. Scartò la carta rossa a pois bianchi e la consegnò a Blue Jaye, che iniziò a giocarci. Le sorrise brevemente e tornò a prestare attenzione al regalo. Spalancò la bocca quando si trovò davanti una delle cose più belle che avesse mai visto.

Piegata dentro alla scatola c'era una felpa di colore nero che sul davanti, all'altezza del cuore, presentava le sue iniziali in oro, MS, e sul retro c'erano ricamati nello stesso colore i contorni di una foto che lei, Max, Victoria e Selene si erano scattati tutti insieme l'ultima volta che si erano visti.

Era bellissima.

Per poco non le venne da piangere e dovette trattenersi con tutte le sue forze per non farlo!

<<Ti piace?>> le domandò l'amica, innocentemente. <<Appena ho visto com'era venuta quella foto ho pensato subito a quanto sarebbe stato bello vedercela indosso. Così l'ho fatta fare anche per Selene, poi quando torni gliela consegni da parte mia, mi raccomando!>>

<<È stupenda, Victoria!>> dandosi una spinta con il bastone, la spagnola si tirò su e permise alla bionda di abbracciarla, ricambiando nel modo più ampio possibile.

Fu successivamente il turno del regalo di Max.

Quando Jos fece il suo nome, Maggie percepì un brivido correrle lungo la schiena. Chiese gentilmente alla zia del ragazzo di passargli la confezione rigida di forma cilindrica allungata. Una volta preso, lo consegnò al destinatario.

Quella fu la prima volta dal bacio del pomeriggio precedente in cui i loro sguardi si incrociarono e per entrambi fu evidente la scossa al cuore che ne derivò.

Max strappò la confezione e si trovò tra le mani un tubo portadisegni alto almeno cinquanta centimetri. Sorpreso, girò il tappo per toglierlo ed estrasse un pezzo di carta liscia tenuto chiuso da un nastro blu glitterato.

Quando lo sciolse, la carta si srotolò e si trovò tra le mani un disegno meraviglioso. C'era lui, in ginocchiò vicino alla sua macchina, appoggiato sulla ruota anteriore, il giorno in cui aveva vinto. I tratti erano così lineari e precisi che Max dubitò persino fosse fatto a mano e non si trattasse della foto originale.

Maggie si schiarì la voce. <<So che non è perfetto, ma... ecco, ci tenevo a dartelo lo stes...>>

Ma l'olandese la interruppe ancora prima che potesse finire di parlare. <<È bellissimo, Maggie>> le disse, ancora un po' incredulo di fronte a quella meraviglia.

Maggie.

Il cuore le fece male in un modo nuovo, non sentendo più quel meisje che tanto le piaceva, tuttavia doveva farci l'abitudine. Era giusto che Max stesse accanto a persone che se lo meritavano, non a qualcuno come lei, che non poteva dargli neppure la metà di quanto meritasse.

<<Ne... ne sono contenta>> gli sorrise debolmente, portando di nuovo lo sguardo a terra. <<Era... beh, era tanto che non disegnavo, spero ti...>>

<<L'HAI DISEGNATO TU?!>> Max era letteralmente a bocca aperta, così come Victoria e Tom, che si erano avvicinati per vedere meglio il regalo. <<DAVVERO?!>>

<<Sì? È così strano?>> domandò scherzosamente, rivolgendo un'occhiata ai due fratelli e subito dopo a Tom. <<Voglio dire, lo so che non sembro una disegnatrice, ma...>>

<<No no>> Max si affrettò a precisare. Non riusciva nemmeno a trovare le parole giuste per descrivere la sensazione che gli riempiva l'animo in quel momento. <<È che, wow, è talmente bello che... sembra che tu abbia stampato una foto. È perfetto!>>

<<Ripeto, ne sono contenta>>

Se le persone avessero potuto leggere nel pensiero, sarebbero stati tutti stupiti, in quella stanza, da ciò che circolava nella sua testa.

Smettila.

Smettila di guardarlo, di sorridergli, di desiderare ogni volta qualcosa in più.

Tu non lo meriti.

Forse te lo saresti meritato prima, ma non ora.

Quindi non fare tanto la vittima e pensa piuttosto a quanto tu faccia pena, ragazzina.

Non sarai mai più la stella brillante che eri.

<<Max>> lo chiamò suo padre. <<Ora tocca a te darlo a lei!>>

<<Ah...>> il viso del ragazzo si fece improvvisamente un po' rosso. <<In realtà, non ho niente. Ho fatto l'ordine ma la consegna ha subito un ritardo. Il pacco dovrebbe arrivare a Monaco tra un paio di giorni>>

Maggie sapeva che quel regalo, lei, non l'avrebbe mai visto, però fece finta di nulla, curvando leggermente le labbra verso l'alto. Rimase lì, ad osservare il resto delle consegne e, proprio come prima, parlò soltanto quando fu il suo turno.

Aveva comprato per Luka e Lio dei giocattoli adatti alla loro età e per Blue Jaye, alla quale leggere piaceva tanto, quello che al tempo era stato il suo libro preferito: il Piccolo Principe, che in olandese veniva trasposto come De kleine Prins.

Osservò la gioia comparire sul viso della bambina, che non esitò a saltarle addosso per gettarle le braccia intorno al collo. La strinse così forte e con così tanto amore che soltanto quell'affetto le sarebbe bastato per risanare metà delle sue ferite.

<<Maggie, non dovevi!>> la ringraziò Jos, traducendole tutte le parole di ringraziamento della figlia. <<Hai già fatto regali a Victoria e Max!>>

<<Oh no, dovevo. Dopotutto, Blue Jaye è carinissima!>>

Maggie sentì lo sguardo di Max bruciarle addosso e il non poter ricambiare la divorò, fu come venire travolta dalle fiamme senza neppure una via d'uscita, ma resistette.

Resistette e si aggrappò con tutta sé stessa a quella sensazione.

Perché gli voleva bene.

Perché voleva salvarlo.

Perché, alla fine dei conti, il suo cuore, per lui, batteva eccome.

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