25. Le ceneri della fenice

Aveva avuto un attacco di panico.

Aveva avuto un cazzo di attacco di panico di fronte a Max e Victoria.

Come accidenti aveva potuto permettere che succedesse una cosa del genere?

Era sempre stata brava a mascherare quei momenti, Selene non aveva mai saputo dei suoi flashback passati, non aveva mai assistito a nessuno dei tanti che aveva vissuto, e allora perché le era successo proprio davanti ai fratelli?

Non era più riuscita a respirare, almeno fino a quando Max non le aveva iniziato a parlare all'orecchio. Aveva dovuto aggrapparsi a tutta la sua forza di volontà per restare ad ascoltare la sua voce, per concentrarsi solo ed unicamente su quella.

L'aveva salvata ancora una volta, Max. E lui non sapeva nemmeno quanto.

Aveva provato ad ignorarlo, quella mattina, ci aveva provato ad evitare la vicinanza di una figura che non fosse quella di Victoria, ma, alla fine, era stato proprio quel tonto a risparmiarle altri momenti devastanti.

Se la sua anima era frammentata, Max era colui che stava rimettendo insieme i suoi pezzi. Maggie non poteva farci nulla, doveva soltanto accettarlo. Sei fottuta se speri di liberarti di me, le aveva detto lui.

Come avrebbe potuto, lei, andare avanti così, a mentire riguardo al motivo che la faceva soffrire così tanto? Come avrebbe potuto continuare a tacere? A fingere che tutto quello che le passava per la mente non la spaventasse a morte?

Max prima o poi avrebbe avuto la necessità di sapere. Aveva già voluto vedere la sua vita da modella, quanto tempo ancora ci sarebbe voluto prima che le chiedesse del suo carattere, della sua vita, di quanto fossero reali i suoi vecchi sorrisi? Sicuramente, molto meno di quanto lei avesse sperato.

E cosa avrebbe fatto, allora?

Sarebbe scappata come al solito? Avrebbe avuto il coraggio di lasciarsi tutto quanto alle spalle, fuggendo come la peggiore dei codardi?

Maggie cercò di non pensare più di tanto alla sua crisi, aveva bisogno di sapere che almeno la sua mente fosse dalla sua parte, smettendo di trasmettere quei ricordi strazianti. Necessitava di un momento di pace, di un solo frangente in cui potersi liberare del dolore.

Ci pensò Blue Jaye a darglielo.

Proprio quella piccoletta, che seppur così piccola aveva capito subito che ci fosse qualcosa che non andava. Proprio lei.

Aggrappandosi con la mano alla giacca di Jos per fargli tradurre il tutto in inglese, la bambina puntò il dito verso Maggie e, con il sorriso più grande e luminoso che la spagnola avesse mai visto, disse: <<Papà, posso andare a giocare fuori con zia Maggie?>>

Jos ridacchiò, sorpreso di fronte a così tanta confidenza. <<Zia Maggie?>>

<<Mh mh!>>

La diretta interessata, che non aveva capito una ceppa visto che padre e figlia stavano parlando in olandese, fece una smorfia confusa. <<Ehm, scusate, state parlando di me?>> attirò la loro attenzione, alzando una mano e accennando un sorriso.

Il padre del suo amico annuì. <<Sì, Blue Jaye mi ha chiesto se può andare fuori a giocare con te, è un modo per convincerti, Maggie>>

Gli occhi della ragazza si illuminarono per un istante, rischiarando quella nube di panico che li invadeva. <<Oh sì, certo, se vuole andare fuori la accompagno!>>

<<Grazie Margaret>>

<<Ah di nulla!>>

Così dicendo, la bambina si sentì tradurre la risposta e corse subito ad afferrare la mano di Maggie, sfregandosela contro la guancia con fare tenero. Con lo sguardo, la invitò ad uscire ma da sola la spagnola non poteva muoversi.

Dovette chiedere aiuto a Max, che non esitò a sollevarla, avvolgendole la vita con le braccia per farla alzare. Una volta che la sua gamba sana toccò terra, Maggie si aggrappò ancora di più al pilota. Quest'ultimo non le diede neanche un motivo per dubitare.

Ogni passo che facevano, lui la teneva e faceva in modo che non scivolasse sul pavimento, leggermente bagnato a causa dell'acqua provocata dalla neve sciolta. Esatto, proprio la neve, che ricopriva i suoli della cittadina olandese in modo raffinato e pulito.

Arrivati fuori, Max si fermò per concedere a Maggie un istante di riposo e solo quando ebbe la conferma che stesse bene riprese a muoversi. Per scendere le scalette di pietra invece, ricoperte di ghiaccio, dovette sollevarla di peso.

Finalmente raggiunsero la parte piana ed il bastone di lei affondò nel manto bianco, dandole la stabilità di cui aveva bisogno. Per sicurezza, il pilota non la lasciò andare. Le fu sempre accanto, in qualsiasi momento.

Osservavano Blue Jaye, quei due, mentre giocava a creare un pupazzo di neve e rideva, rideva come non mai. Piena di voglia di vivere, era tutto ciò per cui Maggie avrebbe dato la vita. Era la rappresentazione vivente di una gioia che lei aveva perso.

<<Max?>> sussurrò piano, attirando l'attenzione del ragazzo e lasciando che la propria testa si appoggiasse contro la sua spalla. <<Posso chiederti una cosa?>> gli domandò e nel mentre lui le circondò la schiena con il braccio per riuscire a sorreggerla al meglio.

<<Spara, rompicoglioni>>

<<Che faresti se me ne andassi ora?>>

A quelle parole, i muscoli dell'olandese si tesero. <<Di cosa stai parlando, Maggie?>>

<<Dico... che faresti se ora... se ora io decidessi di voler andare via?>>

<<Perché questa domanda?>>

<<Tu rispondi e basta>>

Sospirando, Max appoggiò la propria testa sopra a quella della spagnola. <<Ti lascerei andare, se è quello che vuoi veramente>> rispose. E si sarebbe fermato lì, se solo un'ondata di coraggio non lo avesse improvvisamente investito. <<Ma se... ma se ti dovessero costringere, ti verrei a riprendere, maledetta rompicoglioni>>

Il sorriso che era comparso sul viso di Maggie si incupì improvvisamente. <<Mi spiace per prima>> bisbigliò, i suoi occhi fissi su Blue Jaye. <<Non avreste dovuto vedere>>

<<Non è la prima volta che succede, no?>>

<<No>>

<<Perché non me ne hai mai parlato? Lo sai che non ti avrei mai giudicata, meisje>>

<<Non è un qualcosa di cui mi piace discutere>> Maggie scrollò le spalle. <<So che mi avresti supportata lo stesso, però... non è semplice>>

<<Non ho mai pensato il contrario>> la voce calda di Max alle sue orecchie parve la melodia più bella del mondo. <<Ci sono tante cose di te che non so, questo è vero, me ne rendo conto. E non voglio nemmeno forzarti a parlarmi, voglio che sia chiaro, ma... je bent belangrijk voor mij, meisje>> (Sei importante per me, meisje)

<<Fingerò di aver capito>>

<<Ti ho detto che sei fastidiosa>>

<<Ed io ci credo>>

<<Credici, nanetta, perché è la verità>>

<<Se quella è la verità, io sono Mago Merlino>>

Max ridacchiò, marcando la presa sulla ragazza. Il suo profumo di fiori gli riempì le narici, portandolo a percepire una condizione di quiete che non aveva mai provato prima. <<Sai una cosa, Soler? Non ce la faccio più, ho bisogno di farti vedere il mio regalo di Natale per te>>

<<Ma sei pazzo? È la Vigilia, in Spagna si dice che porta sfortuna aprirli prima del giorno stesso!>>

<<Eppure qualcosa mi dice che ti farà molto piacere, meisje>>

<<Se proprio insisti>> acconsentì lei, sbuffando divertita. <<Sai che sei una rottura di palle incredibile? Che devo fare?>>

<<Riesci a tenerti in piedi da sola? Se sì, chiudi gli occhi!>>

<<Ma ce l'hai dietro? Comunque sì, ho il bastone puntato, riesco a reggermi>>

<<Bene bene, allora, se riesci a tenerti. Non guardare, mi raccomando!>>

<<Sì sì, va bene! Non guardo!>> Maggie non fece nemmeno in tempo a distogliere l'attenzione dall'olandese che improvvisamente qualcosa la colpì al petto ed una sensazione di gelo si manifestò sul suo viso.

Neve.

In faccia.

<<Oh!>> esclamò per la sorpresa, lo sguardo spalancato. <<MA SEI IMPAZZITO?!>>

Max scoppiò a ridere, dovendo addirittura tenersi la pancia con le mani. Stava morendo, se lo sentiva! La scena era stata troppo bella per lasciarla passare senza neanche un po' di divertimento.

Maggie aveva chiuso gli occhi nel momento esatto in cui lui si era abbassato per raccogliere una manciata neve. Non esitando, la modellò per formare una palla e gliela tirò addosso con quanta più delicatezza possibile. Ora, piccoli fiocchi bianchi giacevano tra i suoi capelli rossi, spiccando brillanti.

Era l'unica rosa fiorita nel campo deserto e desolato della sua vita.

<<Max, sei morto, sappilo!>> lo minacciò la ragazza, non riuscendo a trattenere un sorriso. Si scrollò un po' di neve di dosso e si accorse di aver attirato l'attenzione di Blue Jaye con la sua voce. La invitò ad avvicinarsi e la abbracciò da dietro, chinandosi per lasciarle un bacio sulla guancia. <<Piccola, mi fai un favore?>> chiese, ed aspettò che suo fratello le traducesse per andare avanti. <<Puoi raccogliermi della neve?>>

La bambina annuì, entusiasta di poter fare qualcosa per la sua nuova amica. <<Perché?>> le domandò. Max tradusse.

<<Oh, perché ho intenzione di rendere tuo fratello il pupazzo di neve più grande della storia!>> e così dicendo, Maggie rivolse uno sguardo al ragazzo, che intanto stava finendo di riportare la frase a Blue Jaye. Si accorse di star sorridendo con un tuffo al cuore.

La piccina si chinò e creò accuratamente una bella palla bianca da passare a Maggie. Pronta a far drizzare i capelli a Max, quest'ultima lo puntò, caricando con la mano sinistra. Purtroppo, non poteva lasciare il bastone, sul quale si appoggiava con la destra.

Capendo questo suo dispiacere, il pilota allargò le braccia, avvicinandolesi di qualche passo. <<Forza meisje, colpiscimi se hai coraggio!>>

<<OH, non l'hai detto sul serio, disgraziato!>> Maggie si finse offesa, minacciandolo con fare teatrale. <<Ora giuro che ti faccio a fette!>>

<<Voglio vederti provare, rompicoglioni!>>

La rossa scagliò la sua prima palla di neve contro l'olandese, colpendolo all'altezza dello sterno e sorridendo vittoriosa. Blue Jaye gliene preparò subito un'altra, pronta anche lei a fare il culo a suo fratello!

Max nel frattempo finse di replicare "all'attacco" e si limitò a rilanciare indietro soltanto un paio di palle di neve. Aveva visto quanto Maggie si stesse divertendo a giocare insieme a lui e Blue Jaye e solo per quel motivo sarebbe rimasto lì, in piedi, a fare da bersaglio per tutto il tempo che gli era rimasto.

Era troppo bella quando sorrideva, Maggie. Dio, se lo era!

Gli ricordava una principessa, così regale tanto quanto sublime. Avrebbe dato tutto quello che aveva pur di continuare a vederla così, avrebbe rinunciato ad ogni cosa. Solo per lei.

Anzi, solo per il suo sorriso.

Solo per avere l'onore di averla accanto per qualche altro minuto.

Una decina di minuti dopo, Jos venne a richiamare sua figlia per farla parlare al telefono con alcuni suoi zii e dunque la bambina lasciò da soli Max e Maggie.

I due ragazzi nel frattempo ansimavano, raggianti e giocosi. Era passato così tanto tempo da quando lei aveva visto la neve per l'ultima volta che non ricordava neppure quanto fosse bello divertirsi in compagnia di qualcuno.

Anzi, neanche con qualcuno.

Con Max.

Che per lei era più speciale di qualsiasi altra persona.

Con Max.

Che stava facendo di tutto per farla stare bene, per metterla a suo agio.

Con Max.

Che lei aveva iniziato a vedere sotto una luce diversa. Che aveva smesso di considerare uno stupido, o un borioso, o addirittura anche un idiota.

Quel ragazzo era la cosa migliore che le fosse mai capitata, oltre a Selene, e non avrebbe mai, mai potuto trovare parole sufficientemente buone per esprimere la gratitudine che provava nei suoi confronti.

Lo vide anche quando il suo ginocchio si affaticò e minacciò di farla cadere. Max le fu subito accanto, circondandole la vita con le braccia e dandole tutta la stabilità di cui aveva bisogno, lei non aveva avuto nemmeno bisogno di chiedergli aiuto.

<<Stai bene, meisje?>> le sussurrò, osservandola con fare preoccupato.

<<Sì sì, è tutto okay. È tutto apposto>>

<<Sei sicura? Se vuoi rientrare ti porto d...>> fece per dirle, ma lei lo interruppe semplicemente scuotendo la testa.

<<No>> mormorò lei, rivolgendogli uno sguardo dolce. <<Voglio... voglio essere una ragazza che si è divertita con una persona importante per lei ancora per qualche altro minuto. Ti... ti prego>>

Max annuì, togliendo la mano destra dal suo fianco per portarla alle ciocche frontali dei suoi capelli, afferrò un piccolo fiocco di neve e lo tolse, facendo arrossire l'amica.

Maggie sentiva centinaia di farfalle svolazzarle nello stomaco e non capiva come ciò fosse possibile.

Era convinta di essere morta.

Era convinta che non avrebbe mai più provato sentimenti per qualcuno.

Eppure eccola lì, tra le sue braccia, con il cuore che batteva così veloce che lei stessa si era convinta che a momenti sarebbe esploso.

Eccola lì, a rendersi conto che senza quel pilota da strapazzo avrebbe perso tutto ciò che le era rimasto.

Eccola lì, a capire che Max Verstappen per lei non era più solo un amico.

I loro sguardi si intrecciarono ancora e quella volta Maggie non ebbe dubbi.

Si alzò in punta di piedi - per quanto faticoso quel gesto fosse -, dandosi una spinta con il bastone e lasciandolo cadere a terra, tra la neve. Si aggrappò alle spalle robuste dell'olandese che, confuso, non sapeva che cosa pensare.

Ma la sorpresa per lui venne un momento dopo.

Quando le labbra soffici di Maggie incontrarono le sue.

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