16. Un nuovo membro in famiglia

Maggie Soler era la persona più imprevedibile del pianeta, davvero.

Max non era mai riuscito a leggere i suoi movimenti e i suoi pensieri. Era come se di fronte a lei ci fosse costantemente un muro che bloccava ogni altra cosa. Difficilmente era riuscito a scalfire quella parete, a realizzare che cosa quella ragazza dai capelli rossi avrebbe fatto.

Era impossibile prevedere le sue azioni, semplicemente perché lei stessa non lo sapeva. Forse per questo, una delle tante peculiarità della spagnola era proprio l'effetto sorpresa che riusciva ad ottenere ogni volta!

Un momento da aggiungere alla lista di cose che avevano stupito il pilota, che era molto lunga ed era stata testimone persino dei suoi anni peggiori, era quello che mostrava Maggie quella mattina.

Persino in quell'occasione lei lo sorprese.

Persino in quell'occasione non riuscì a capire le sue intenzioni prima che fosse lei stessa a spiegargliele.

Perché Victoria stava per partorire e lui era rientrato quella mattina a Monaco dopo il Gran Premio dell'Arabia Saudita. Perché Maggie non aveva nessuna intenzione di fargli perdere uno dei momenti più importanti della vita di sua sorella.

Così, quando gli si presentò alla porta, con l'aria di qualcuno che stava per sparare coriandoli in aria, e iniziò a bussare con frenesia, Max rimase di stucco.

<<Disturbo?>> gli chiese, seria come non mai, ma con gli occhi di un azzurro più vivo.

<<Tu non disturbi mai, meisje, ma cosa ti porta qui?>>

Il discorso della sera prima continuava a scintillare vivo nella mente di entrambi.

<<Tom dice che non rispondi al telefono, cosa che normalmente sarebbe un grande favore all'umanità, ma ho bisogno di parlare con te>>

<<Tom?>>

<<Sì, Tom, Millie. Tuo cognato, hai presente? O sei ancora rincoglionito? Ah no, aspetta, quella è una tua caratteristica costante!>>

Max le lanciò una fulminata, appoggiandosi all'uscio ligneo della porta e cacciando uno sbadiglio. <<Meisje, o parli o te ne vai. Voglio andare a dormire!>>

<<Okay, vedrò di essere quanto più chiara possibile allora! C'è un forno. E dentro questo forno c'è una pagnotta!>>

<<Ma che cazzo stai dicendo?>> la interruppe il pilota, mentre sulle sue labbra iniziava a formarsi un sorriso dovuto al blaterare buffo e scollegato della ragazza. La trovava tenerissima. <<Ammettilo che ti sei fumata qualcosa prima di venire qui>>

<<Sta zitto, e fammi finire di parlare! Questa pagnotta è stata in forno per 9 mesi ed è arrivato il momento di tirarla fuori, perché altrimenti rischiamo di bruciarla e di rovinare il forno stesso. Mi segui?>>

<<No>>

<<Pff, di cosa mi sorprendo? Dopotutto, tu non capisci mai niente!>> lo rimbeccò, portandolo a sbuffare.

<<Meisje, mi spieghi di che stai parlando? Che accidenti è questa storia della pagnotta e del forno? Hai deciso che vuoi cambiare mestiere? Vuoi fare il panettiere?>>

<<Sei un demente, sai?>>

<<Oh, ma senti da che pulpito! Vuoi parlare? Su su, scattare!>>

<<Okay ma...>>

<<Parla e non rompere i coglioni>>

<<Sempre amorevole>>

Fintamente offesa, Maggie iniziò dunque a spiegargli la storia: aveva ricevuto una decina di minuti prima una chiamata da Tom per chiederle un favore. Victoria era entrata in travaglio e nessuno della sua famiglia riusciva a contattare Max per avvisarlo. Così l'ingrato compito era toccato a lei, che aveva preparato uno zaino in fretta e furia ed aveva chiesto a Selene di accompagnarla.

<<VICTORIA STA PARTORENDO?!>>

<<Sì, MA NON URLARE, IDIOTA!>>

<<Stai urlando anche tu!>>

<<Max!>> lo richiamò Maggie, guardandolo di traverso. Finalmente, il pilota si zittì e lei poté continuare a parlare. <<Victoria sicuramente avrà bisogno della sua famiglia, devi tornare a casa!>>

<<A casa?>>

<<Boh sì, non so. Vuoi farle una videochiamata mentre è in sala parto?>>

A quelle parole, così spontanee quanto buffe, Max si lasciò scappare una risata, che fece fare una giravolta al cuore di Maggie. <<In effetti, potrebbe essere una buona soluzione!>>

<<Sei fulminato se pensi davvero che ti lascerò farle una videochiamata. Forza, non perdere tempo e vai a preparare un borsone con alcune cose! Si torna in Olanda!>>

<<Ammettilo che in realtà sei venuta qui perché ti mancavo!>>

<<In realtà più perché volevo legarti al letto e frustarti ma direi che anche la tua opzione sia plausibile>> rispose la spagnola, sospirando. Il bastone toccò terra mentre avanzava e faceva un passo. <<Ah, e forse mi sono dimenticata di specificare una cosa>>

<<Ossia?>>

Le sue labbra si stirarono verso l'alto, leggermente maliziose. <<Io vengo con te>>


<<Ma perché dobbiamo proprio volare? Non possiamo andarci in macchina?!>> sbuffò Maggie, sfregandosi le mani sulle braccia. Continuava a fissare l'imponente jet privato del pilota ed era totalmente sbiancata. A quanto sembrava, non le piaceva per nulla quell'idea.

Max si voltò a guardarla, totalmente divertito di fronte a quella reazione. <<Ma guarda un po'. Meisje, per caso hai paura?>>

<<Sta zitto>>

<<Uh uh, non pensavo fossi così una fifona! E comunque, in macchina da qui ci vogliono quattordici ore. Per quando arriviamo, il bambino l'hanno pure battezzato>>

La spagnola gli scoccò l'occhiata più gelida che qualcuno gli avesse mai rivolto. <<Se non taci, giuro che ti sbatto il bastone sulla testa e te la apro in due tipo anguria!>>

<<Che minacce dolorose, meisje>>

<<Se proprio dobbiamo salire, muoviti. Tua sorella sta per partorire, il minimo che tu possa fare è andare lì da lei!>>

<<Sei tu che stai perdendo tempo, meisje!>>

Per tutta risposta, lei alzò il bastone, sollevandolo e minacciò di colpirlo. L'olandese scosse il capo, mascherando una risata, e si avventurò per le brevi scalette che portavano all'interno del jet.

Maggie lo seguì subito dopo, titubante a causa del suo appoggio. Finalmente però si abbandonò sul morbido sedile, di fronte a Max, ed estrasse un libro dalla borsa.

<<Tu preferisci sul serio leggere?>>

<<Che parlare con te? Sì>>

<<Pensavo avessimo superato quella fase in cui tu mi odi ed io ti prendo in giro!>> replicò lui, alzando un sopracciglio e fissando la ragazza con fare ironico.

<<Mi fai bollire il sangue nelle vene, Verstappen, e siccome mi prendi per il culo ti riserverò il trattamento del silenzio>> rispose scherzosamente, non distogliendo gli occhi dalle pagine profumate. Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: lo scontro finale.

<<Non hai detto di aver letto Percy Jackson venti volte?>>

<<Sì, ma ogni tot ho bisogno di ricordare a me stessa perché Silena Beauregard meritava di meglio>>

<<Che le succede, perché?>>

Maggie non gli rispose. Trattamento del silenzio, giusto?

<<Sei una bastarda, meisje, ora mi hai messo curiosità!>>

<<Cerca su Internet>>

<<Ammettilo che era un modo per farmi leggere i libri!>>

<<Chissà>>

<<Pff. Sei noiosa>> si lamentò. Ma comunque, senza farsi vedere, aggiunse cinque libri al suo carrello Amazon.

Solo per lei.

Perché quella maledetta ragazza lo tormentava, perché era sempre e comunque nei suoi pensieri. Era sempre, sempre, sempre lì. E non accennava a togliersi di torno.

Non che lui lo volesse, quanto meno.


L'attesa all'ospedale fu sicuramente la parte più lunga e stressante di tutte. C'erano volute diverse ore di volo per raggiungere i Paesi Bassi e nonostante il tempo trascorso Victoria non aveva ancora dato alla luce suo figlio.

Max era nervosissimo: faceva avanti e indietro per il corridoio chiaro e luminoso, come se da quei passi derivasse il futuro di tutta la sua famiglia.

Maggie lo fissava ferma sulla sua seggiola blu, reggendosi la testa tra le mani. <<Max!>> esclamò ad un certo punto ad alta voce, riuscendo a bloccare la serie di passi del pilota. <<Ti puoi mettere a sedere, per favore? Mi stai facendo innervosire>>

<<Ah tu sei nervosa? Io sono nervoso!>>

<<Ma va? Non l'avevo notato! Ma non è facendo i cento chilometri che aiuti tua sorella a partorire, quindi non rompere le palle e mettiti seduto!>>

<<Sono nervoso!>> ripeté ancora il pilota, fermandolesi davanti ed appoggiandosi alla parete con la schiena. <<Che posso farci? Mia sorella sta per avere un bambino! Sto per diventare zio per la seconda volta! È... wow, non so nemmeno come descriverlo!>>

Maggie allora gli fece cenno di accomodarsi sulla sedia di fianco a lei e lui, seppur titubante, la accontentò. Una volta seduto, la ragazza gli piantò la mano sulla spalla e gli parlò nel modo più carino che conosceva. <<Ascolta, lo so che sei nervoso, è normalissimo. Ma non puoi scavare un buco nel pavimento dell'ospedale!>>

<<Vorrei solo conoscere mio nipote!>>

<<Lo capisco, tonto, ma non è camminando che il parto si velocizza! Devi stare tranquillo e rimanere seduto, rischi di ostruire il cammino per persone che hanno fretta sennò!>>

Max prese un respiro profondo, annuendo. Si sporse leggermente verso Maggie e, preso da uno slancio, forse per via del momento tenero, lasciò cadere la testa sulla sua spalla, sentendo il suo corpicino minuscolo irrigidirsi.

Nonostante la tensione che le si stava accumulando nelle ossa, la spagnola non si mosse di un millimetro. Rimase ferma, capendo che la cosa di cui lui aveva più bisogno in quel momento era di qualcuno disposto a stare lì e a tenergli compagnia.

<<Sai una cosa?>> mormorò, attirando l'attenzione dell'olandese. <<Perché non provi un po' a dormire?>>

<<Dormire? Ora?>>

<<Sì, ora>> confermò lei, annuendo. <<Per qualsiasi cosa, rimango sveglia io. E appena qualcuno mi avverte, prometto di chiamarti. Hai bisogno di riposarti un po' e soprattutto sei troppo nervoso>>

<<Ma tu...>>

<<Io sto sveglia, non preoccuparti>>

<<Meisje...>>

<<Dai, su, non meisjarmi, va bene così>>

<<Hai appena usato meisje come verbo?>>

<<Problemi?>>

<<No no>>

<<Allora dormi>>

<<Come lei comanda, capo>>


Neanche a dirlo, due secondi dopo aver chiuso gli occhi Max scivolò in un sonno abbastanza profondo sulla spalla della ragazza. Maggie fece il possibile per farlo dormire in una posizione che fosse comoda anche a lei, ma alla fine dovette arrendersi.

Sollevò la spalla, in mondo che la testa del ragazzo rimanesse ferma lì e si appoggiò meglio allo schienale della sedia. Se la sua nuca fosse caduta in avanti, Max si sarebbe fatto male al collo e quella era l'unica cosa che voleva evitare. Passando tempo, estrasse il cellulare dalla tasca, per rispondere al messaggio di Selene, ed il suo primo istinto fu uno.

Scattarsi una foto con Max.

Lo fece, infatti.

Aprì la fotocamera di Instagram, che secondo lei faceva le foto migliori, scelse il filtro più leggero ma bello che aveva e premette il pulsante bianco. Il piccolo suono dello scatto fu l'unica cosa che si sentì in quel corridoio per diversi minuti.

Maggie fissò l'immagine per qualche istante, trovandola decisamente troppo carina per lasciarla nel dimenticatoio della sua galleria. Dovendo prendere una decisione, con il cuore che galoppava nel petto, sostituì l'immagine di lei e sua madre con quella che aveva scattato con Selene tempo prima. E la schermata home, che mostrava la sua migliore amica, tramutò in Max.

Le faceva male uno specifico punto del torace sotto lo sterno, considerando che aveva dovuto sostituire sua madre, ma era la cosa migliore. Non poteva rimanere ancorata a quel passato, non totalmente per lo meno.

Non quando le persone che le avevano donato la vita non le parlavano più e non volevano più sentire il suo nome. Non quando coloro di cui si fidava di più, i suoi genitori, l'avevano lasciata da sola nel momento più difficile.

Si concesse di roteare leggermente la nuca, posando gli occhi sul viso rilassato del pilota. Vorrei essere come te, si ritrovò a pensare, senza nessun problema, senza timori, senza paure, senza il costante sentimento di essere inutile.

Ma lei era Maggie Soler ed era destinata alla sofferenza.


Finalmente, dopo momenti interminabili, un'infermiera raggiunse i due ragazzi, fermi dove li aveva visti l'ultima volta. Max dormiva ancora e Maggie, nonostante la promessa di rimanere sveglia, si era appisolata con la testa contro quella del pilota.

La donna per fortuna ebbe la decenza di svegliare prima lei e così la spagnola sbatté le palpebre diverse volte, rendendosi conto di dove si trovasse. <<Il bambino è nato?>> domandò, in inglese, speranzosa. Sentiva l'ansia crescere man mano.

Quando ottenne un cenno positivo come risposta, per poco non saltò dalla gioia. Si voltò verso Max e scosse il suo braccio con vigore, riuscendo a svegliarlo. <<Max!>> trillò, sorridente. <<Max! Sveglia! È nato! È nato!>>

Il ragazzo scattò di colpo, sollevandosi dalla spalla di lei e spalancando la bocca. <<Davvero?!>> chiese in olandese, poi lo ripeté in inglese affinché anche la sua compagna capisse.

<<Sì, è nato!>> confermò l'infermiera, sorridendo. <<Quando volete, potete entrare a visitare la famiglia!>> e così dicendo, allegramente, li lasciò da soli.

Max sentì gli occhi farsi lucidi e subito si gettò su di Maggie, stringendola in un abbraccio improvviso ed euforico. Lei si lasciò scappare una specie di urletto per la sorpresa ma non si mosse.

Lottando contro sé stessa, contro tutte le sue paure, ricambiò il gesto. E sorrise. Sorrise davvero, con una gioia che ricordava di aver avuto anni prima per l'ultima volta. Era felice per Max, così tanto!

Quando sciolsero la stretta, su entrambi i loro visi c'era uno sguardo sincero, uno di quelli che lasciava trasparire tutte le sensazioni, tutti i pensieri, tutti i sentimenti.

Maggie si alzò in piedi, porgendogli la mano.

Per la prima volta da tre anni, il tocco di qualcuno non la spaventava più.

Per la prima volta da tre anni, aveva iniziato a fidarsi.

Aveva iniziato a fidarsi di Max.

Dio, se si fidava di lui.

<<Forza, tonto>> lo incoraggiò, osservandolo mentre le afferrava la mano con la sua. <<Abbiamo un bambino da conoscere!>>

L'olandese le rivolse il sorriso più bello che Maggie avesse mai visto in vita sua ed annuì. <<Andiamo a conoscere mio nipote allora. Che ne dici, meisje?>>

<<Dico che è una gran bella idea, tonto>>

Prima di fare qualsiasi passo, però, il ragazzo si fermò, lo sguardo molto più addolcito. Con le dita sempre intrecciate a quelle della spagnola, si avvicinò a lei di un passo e si chinò.

Le schioccò un leggero bacio sulla guancia, che le fece andare il viso in fiamme, e riprese a camminare.

La trascinò, quasi, fino alla porta e con le labbra che andavano da un orecchio all'altro bussò, fino a quando non ricevette un 'avanti' come risposta.

<<Chi è?>> la voce di Victoria li raggiunse mentre si facevano vedere, i suoi occhi raggianti si posarono su di loro e si illuminarono ancora di più!

<<Un tonto ed una meisje!>> fu la risposta di Max, che fece scoppiare a ridere tutti quanti.

<<Ragazzi! Venite su! Avete un bambino da conoscere!>>

<<Sì!>>

<<Sì!>>

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top