13. Il cuore di un 'orange'
Non era raro trovare Max a casa di Maggie in quel periodo e viceversa. Passavano parecchio tempo a chiacchierare, spesso persino ore a scambiarsi messaggi su Whatsapp in cui si prendevano in giro. L'olandese aveva addirittura mandato alla spagnola la foto della tavoletta del water fluorescente!
Erano diventati quasi amici. Quasi, esatto, perché piuttosto che ammetterlo Maggie si sarebbe volentieri tirata una martellata in faccia. Dopotutto, stando a quello che tutti sapevano, a quella ragazza Max non piaceva per nulla!
Non si sarebbe mai sognata di confessare di fidarsi di quell'idiota!
Non ancora, per lo meno.
Anche quel giorno erano insieme e Max le stava raccontando del Gran Premio del Qatar, che aveva corso proprio quella domenica, arrivando secondo. <<È colpa tua, Margaret, è incredibile. Continui a gufarmi i risultati!>> le stava dicendo, fintamente offeso.
Lei gli rispose incrociando le braccia al petto, alzando le sopracciglia. <<Io non gufo, io esprimo la realtà. Mi sentivo saresti arrivato secondo e così è stato>>
<<Perché non ti giochi i numeri al lotto? Magari ci fai fortuna>>
<<Sì, sì, perché no? Allora, direi, 33 e 2 per cominciare. Poi ci penso per bene, però!>> affermò, osservando il pilota alzare il dito medio per mostrarglielo. Scoppiò a ridere, mentre lo schermo del suo cellulare - sempre con lo sfondo raffigurante lei e sua madre - si illuminò.
Amoreee, non ci crederai mai. Ho rimorchiato una tipa stupenda!, era Selene, in tutta la sua naturalezza. Dove sei tu?
A casa, perché?
Perché me la sto portando lì. Amore, ti prego 🥺🥺🥺
Mi stai chiedendo seriamente di andarmene? Seriamente?!
Mags, ti supplico
Stavo scherzando, fengári, considerami già con un piede fuori dalla porta. Dammi cinque minuti, però, il tempo di prendere la borsa e cacciare Max!
Uh uh, c'è anche il nostro olandese volante? 😉
Pensa alla tua conquista, piuttosto 🙄
Maggie bloccò lo schermo del telefono e si alzò in piedi, aggrappandosi al bastone con tutta la forza che aveva in corpo. Titubò ma mantenne comunque l'equilibrio.
Max iniziò a fissarla confuso. <<Che c'è? Avevi un porcospino sotto al cul...>>
<<MAX>> lo interruppe lei, fulminandolo. <<No, in realtà Selene sta tornando con la sua nuova conquista e mi ha chiesto di sgomberarle casa>>
<<Sgomberarle? Cioè, ti ha chiesto di andartene?>>
<<Beh, in sostanza... sì>> annuì la rossa, affrettandosi a raggiungere la sedia sulla quale aveva appeso la propria borsetta e rivolgendo un'occhiata al pilota. <<Scusa tonto, ma dobbiamo andarcene entrambi. Mi chiuderei nella mia stanza ad ascoltare Taylor Swift ma ho come il presentimento che le cuffiette e la musica a palla non fermeranno quelle due donne>>
<<Due?>>
<<Sì, non l'hai mai capito? Selene è apertamente bisessuale!>> gli spiegò, lasciandolo a bocca aperta.
<<No, non lo sapevo. Dai vostri racconti, ho sempre pensato fosse uscita unicamente con dei ragazzi>>
<<No, no. È solo che le storie con le ragazze sono molto più normali rispetto a quelle con voi teste di cazzo!>> fece Maggie, con un sorriso largo ed inquietante.
<<Perché ho il vago sospetto che anche non parlando di me tu abbia trovato il modo perfetto per insultarmi?>> replicò lui, scuotendo il capo divertito e passandosi una mano tra i capelli. Da quando Maggie gli aveva fatto notare di avere un ciuffo particolarmente ribelle, aveva sempre fatto in modo di tenerlo a bada.
<<Perché l'ho fatto, in effetti!>>
<<Sempre divertente, meisje>>
<<Mai quanto te, tesoro>> affermò, ridacchiando. Si avvicinò subito alla porta, aprendola e lasciando passare l'olandese. <<Forza su! Dobbiamo essere fuori di qui in meno di due minuti>>
<<Dove vuoi andare tu in due minuti, che nell'arco di cinque inizierà a piovere?>>
<<Che posso fare? Non posso andare in garage>>
Max sospirò. <<So già che me ne pentirò, ma... vuoi venire da me? Così almeno non ti annoi>>
<<No>>
<<Come no?>>
All'espressione del pilota, la spagnola si mise a ridere. <<Sto scherzando, idiota>> gli disse. <<Però dobbiamo spicciarci. Selene sarà qui a minuti e non ci tengo a far finta di non conoscerla, mentre zoppico e tutti mi guardano male>>
Colpito da quelle parole, Max le strappò le chiavi dalle mani e si occupò lui di tutto. La lasciò raggiungere l'ascensore e quando lei gli tentennò davanti, faticando su un passo, si preparò ad afferrarla.
Aveva i riflessi buoni, era pronto a prenderla. Per fortuna, però, non fu necessario,
Raggiunsero il piano terra abbastanza velocemente e solo allora Maggie sembrò rendersi conto di una cosa: non potevano andare a casa di Max a piedi, era troppa strada per lei da fare così. Dovevano prendere la macchina.
L'auto del pilota era bellissima, una di quelle offerte dalla sua Scuderia, ma alla spagnola l'estetica non sarebbe potuta importare di meno.
Quando lui la oltrepassò, si avvicinò allo sportello del passeggero e glielo aprì, invitandola a sedersi. La guardava come se improvvisamente fosse lui quello di fretta, come se i ruoli si fossero invertiti.
Ma il tempo per Maggie si era fermato ancora, paralizzandola in quella realtà che continuava a desiderare di dimenticare.
Non c'era tregua per lei, in quel mondo di ombre e ricordi taglienti.
Stringendo forte l'impugnatura del bastone, la ragazza si fece coraggio. Doveva resistere.
È solo una macchina, pensò, ripetendolo quante più volte possibili. È solo una macchina ed io mi fido di Max. Lui è una brava persona. È stupido, ma non è cattivo. Sali in macchina, fallo.
Ci pensò la sua coscienza ad aggiungere altre parole a quella matassa intricata e distorta: dimostrami ancora una volta che non hai smesso di essere attaccata alla vita, dimostrami che puoi ancora lottare.
E così lei lo fece, reagì.
Dandosi forza, si chinò, appoggiandosi al meglio con la mano al tettuccio scuro ed infilandosi dentro. Si sedette sul sedile morbido e un po' scavato e fece scivolare il bastone tra le gambe, tenendolo fermo per evitare che sbattesse e ammaccasse la carrozzeria. Max altrimenti l'avrebbe uccisa di sicuro!
Una volta chiuso lo sportello alla spagnola, il pilota si precipitò al volante, intravedendo la familiare macchina di Selene in lontananza. Mise in moto e la radio si accese subito.
Prima ancora di togliere il freno a meno, Max si voltò a guardare la sua compagna di viaggio. <<Senti... ho...>>
<<Hai?>>
<<Ho preparato una cosa per te>> sussurrò, iniziando a distogliere lo sguardo e piantandolo infine sulla strada asfaltata; lo faceva spesso quando era nervoso. <<Dato che, beh, la musica per te è importante, ecco...>>
<<Max, sei diventato Winston Churchill? Anche lui balbettava, sai?>>
<<Divertente, Margaret. Io sto cercando di dirti che ho fatto una chiavetta unicamente con Taylor Swift solo per te e tu mi prendi in giro, bello!>>
Maggie lo fissò incredula, con la bocca leggermente aperta. <<L'hai fatto davvero?>> chiese piano, con un sorriso che iniziava a spuntare.
<<Boh sì, non mi sembrava una brutta idea. È vero che è la prima volta che sali in macchina con me, ma...>>
<<Grazie>> lo interruppe, provocandogli un rossore intorno alla zona delle guance. <<Direi di metterla su, allora, no? Anche se per qualche minuto>>
Max gliela porse, con tanto di fiocchetto verde, e le concesse l'onore di selezionarla sul display del cruscotto. Le note della prima canzone, Tim McGraw, del primo album della cantante risuonarono per la vettura.
Lui ne approfittò per partire ed ogni tanto si girava per osservare Maggie canticchiare le parole, trovandola sempre sorridente. Si ritrovò a desiderare di continuare ad avere quella visione ancora a lungo e parlò.
<<Che ne dici di fare un giro un po' più largo?>> le propose, sperando con tutto sé stesso in una risposta positiva, ma lei si irrigidì all'istante e gli sembrò di vedere i suoi occhi farsi pieni di lacrime.
<<No!>> gridò istintivamente la ragazza, con un tono sorprendentemente alto, scattando ad afferrare il bastone.
Max per un attimo temette che volesse sbatterglielo in testa in quel preciso momento, mentre stava guidando. <<Va bene, va bene>> si affrettò a dire, facendo cenno di no con la testa. <<Andiamo direttamente a casa mia, non c'è problema. Era giusto per farti finire a cantare un altro paio di canzoni, ma va bene lo stesso!>>
Lei non rispose e Max temette di aver distrutto tutto ciò che era riuscito a costruire in quel lasso di tempo, fin dal giorno in cui si erano incontrati per la prima volta e lo aveva malamente ignorato per parlare con Victoria.
Una volta parcheggiato di fronte all'appartamento del pilota, Maggie si gettò quasi fuori dalla macchina, come se i sedili fossero improvvisamente diventati di fuoco e la stessero bruciando viva.
Quello che Max non poteva sapere era quanto quella similitudine rispecchiasse la realtà: Maggie era come bruciata. Ma non dai sedili, no. Da quella vita che continuava a risucchiarle la linfa vitale, a buttarla giù ogni volta che provava a risollevarsi.
E per lei non c'era neppure più la speranza di salvezza.
Eppure l'olandese non ne aveva idea, perché quella ragazza non si azzardava a parlare, candela consumata dalla fiamma potente ed indomabile della vita.
La fece accomodare in casa, sul divano, e la osservò chinarsi in avanti, afferrandosi il viso tra le mani. Tremava come una foglia, da capo a piedi, e pareva terrorizzata.
Max le si avvicinò piano, con delicatezza, e si inginocchiò di fronte a lei. La guardava in un modo totalmente strano anche per lui, deciso soltanto a consolarla e a non farla sentire da sola.
<<Maggie>> sussurrò, attendendo pazientemente che fosse lei a guardarlo, a parlargli. <<Hey>>
<<S-scusa>> le sentì dire a bassa voce, mentre veniva scossa dai singhiozzi del pianto. Una lacrima scivolò dall'unico punto del suo viso non coperto dai palmi delle mani, cadendo sull'enorme tappeto.
<<Va tutto bene>> la rassicurò, mettendosi seduto con le gambe incrociate. <<Piangere fa bene, è il miglior metodo per sfogarsi>>
<<Ho rovinato tutto quanto... di nuovo>>
Max cercò di ignorare il brivido che gli corse lungo la schiena. <<No>> bisbigliò, allungandosi e poggiandole una mano sul piede, coperto da un paio stivaletti bassi neri. <<Non hai rovinato niente, meisje>>
<<Sono un'idiota>> continuò a ripetere lei, però.
<<Eh no!>> Max acutizzò la voce. <<L'idiota qui sono io! Non rubarmi il titolo!>>
Quella battuta, purtroppo, non riuscì a far sorridere Maggie, che si accucciò su sé stessa ancora di più. <<Non posso>>
<<Cosa?>>
<<Non posso continuare così>>
<<Ascolta, meisje, so che non vuoi parlare e tantomeno con me, ma devi reagire. Qualsiasi cosa sia successa, qualsiasi cosa ti porti a soffrire così tanto, devi avere il coraggio di andare avanti. Tu sei fortissima, e sognati che possa ripeterlo di nuovo. Sei una brava persona, Maggie!>>
<<Non ce la faccio>> confidò lei, singhiozzando. <<Non ne ho la forza>>
<<Ce l'hai invece, kleine>> le disse, sorridendole pacatamente. <<Ce l'hai, devi solo trovare il coraggio di lasciarla uscire. Puoi fare tutto quello che vuoi!>>
<<Mi spiace...>> mormorò. <<Non volevo che... che andasse così...>>
<<Da quanto tempo è che non ti abbracciano davvero, Margaret?>>
A quella domanda, la ragazza rialzò la testa, finalmente separando le mani dal viso. I suoi occhioni azzurri, straordinari e belli, erano totalmente rossi ed ancora coperti da un velo lucido.
<<Selene mi abbraccia tutti i giorni>>
<<No, voglio dire... da quanto tempo non ti sfoghi davvero con qualcuno?>>
<<Io...>>
<<Forza, dai>> le disse, alzandosi in piedi e fermandolesi davanti. Allargò le braccia. <<Ti vergogni, Margaret? Vieni qui!>>
Maggie non sapeva bene cosa fare, incredula di fronte a quel gesto dell'olandese. Strinse le mani a pugno, conficcandosi le unghie nella carne, come se quello potesse aiutarla a riflettere. Il suo istinto le diceva di rimanere ferma, di non rischiare di peggiorare quella situazione già precaria, ma il suo cuore...
Il suo cuore per la prima volta da tanti anni prese il sopravvento.
E lei si si tirò su, senza bastone.
Ciondolò, ma venne subito avvolta dalle braccia muscolose di Max, che la strinsero e la sostennero. Maggie riuscì a percepire il calore penetrarle nelle ossa, riscaldandola finalmente dopo tutti quei giorni passati a congelare.
Fu come trovarsi in primavera, quando l'ultima pioggia invernale lasciava spazio ai fiori sbocciati, alle piante verdi e rigogliose. Quando il sole tornava a splendere.
<<Non voglio che il mondo mi veda>> bisbigliò piano.
<<Perché non pensi che capirebbe>> completò Max, aumentando di poco la stretta e lasciando cadere la testa delicatamente sopra a quella della spagnola, poggiando la guancia contro i suoi capelli rossi.
<<Già>>
<<Io ci proverò>>
<<Mh?>>
<<Ci proverò. A capirti, dico. Pian piano, ti prometto che proverò anche ad aiutarti>>
Staccandosi dall'abbraccio, Maggie scosse il capo, osservando Max indietreggiare, per non darle la sensazione di torreggiare su di lei. <<Non posso essere salvata>> dichiarò, amaramente. Sulle sue labbra si formò un sorriso triste e malinconico.
<<Non ho intenzione di farlo, infatti. Tu e solo tu puoi salvare te stessa, nessun altro. Sei l'unica cosa di cui il tuo corpo ha bisogno, sei l'unico appiglio al quale la tua mente può aggrapparsi>>
<<Sagge parole, persino per te>>
<<Che ci vuoi fare, Margaret? Anche gli idioti a volte sanno bene cosa dire>>
Dopo qualche istante di silenzio, Maggie fece nuovamente 'no' con la testa. <<Tu non lo sei>>
<<Un idiota?>>
<<Esatto, non lo sei. Non lo sei neppure lontanamente>>
<<Allora perché continui a chiamarmi così?>>
<<Because it's funny pissing you off>> gli rispose in fretta, mentre lui rideva e si passava una mano tra i capelli.
<<È divertente, eh?>>
<<Parecchio, in effetti>>
<<Allora sappi, meisje, che adesso è guerra!>>
<<Che paura>>
<<E hai ricominciato a prendermi per il culo, a quanto vedo!>>
<<Non ho mai smesso, in realtà>>
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