12. Max e Maggie fanno amicizia con il corriere di Amazon

Da quando avevano ascoltato Red (Taylor's Version) insieme, Max e Maggie si erano avvicinati molto di più. Se prima parlavano a malapena e di solito litigavano, adesso riuscivano ad intrattenere delle conversazioni più o meno normali.

Sì, si prendevano in giro lo stesso, però c'era una situazione di stallo, di calma, dovuta soprattutto al fatto che Max fosse rimasto davvero molto sorpreso dall'avvicinarsi della spagnola, dal suo sederglisi accanto.

Forse, Margaret iniziava a fidarsi di lui, a non considerarlo come una specie di bomba ad orologeria. E la cosa gli faceva immensamente piacere.

Quella ragazza pareva essere l'unica a riportarlo con i piedi per terra ogni qualvolta iniziasse a fantasticare sul titolo mondiale, ogni singolo istante in cui si concedeva di sporgersi oltre il confine della sua mente.

C'era passata, lei. Sapeva che volesse dire cadere, testuali parole sue almeno.

Max sospirò, osservando la fotografia sul suo cellulare con un sorriso stampato sul viso: quella che raffigurava lui e la spagnola mentre si facevano una smorfia a vicenda, subito dopo aver ricominciato a scherzare una volta ascoltato l'album.

Quella che aveva impostato senza pensarci troppo come sfondo della schermata home.

Era la prima foto che si facevano insieme e l'olandese si ritrovò a sperare che non fosse neppure l'ultima.

Erano venuti bene, doveva ammetterlo. Soprattutto lei. Anzi, specialmente lei. Margaret era bellissima, sul serio. C'era qualcosa che lo attirava: forse si trattava di quell'espressione angelica ma dannata. Sì, sì, probabile.

Un messaggio lo riportò alla realtà, distogliendolo da quella rete intrigante di pensieri che Margaret Soler sembrava tessere ogni volta nella sua mente: ti ricordi che fra due ore parti, vero?. Il suo preparatore atletico a quanto pare aveva iniziato a pensare che il suo 'pilota preferito' soffrisse di Alzheimer.

Sì che mi ricordo, gli rispose, un po' piccato. Tu ti sei ricordato di dire a Phoebe che è bella? Lo sai che si incazza sennò.

Continua a fantasticare su quella ragazza piuttosto, Maxie!

Di che stai parlando?

Pff, vuoi dirmi sul serio che non sei stato imbambolato tutto il tempo a guardare le foto di quella ragazza di cui parli di continuo? Devo rinfrescarti la memoria? "Mi fa incazzare da morire ed è così fastidiosa che la strozzerei, però quando la guardo mi passa tutta la rabbia", testuali parole tue

Sei uno stronzo, sai?

Tu sai che posso aumentarti il carico in palestra, vero?

E tu sai che posso licenziarti, no?

Trovalo un altro come me!

Pick me, scrisse ridacchiando, ricevendo in risposta uno sticker che recitava 'Fuck off bitch'. 

Fece per accendere il televisore, quando si sentì bussare alla porta. Sbuffando, si alzò di corsa. Sia mai che fosse il corriere che gli aveva portato il pacco che aveva ordinato su Amazon!

<<Arrivo>> trillò.

Quando aprì, però, si trovò davanti, con sua somma sorpresa, proprio Margaret. Con tanto di bastone, ovviamente, ed una confezione di gelato alla nocciola, che alzò per mostrargliela.

<<Margaret!>>

<<Ciao idiota!>> lo salutò, con una specie di sorriso a decorarle le labbra. <<Disturbo?>>

<<Se ti dico di sì, tu che fai?>>

<<Ti dico che non me ne importa niente lo stesso e che più che una domanda che pretendeva risposta era un modo per dirti 'Fammi entrare e mettere seduta perché sennò la gamba mi si stacca qui'. Chiaro, no?>>

<<Ovvio>> annuì lui, sconsolato. <<Ma prego, Margaret, si accomodi pure>>

Lasciandogli il barattolo di gelato tra le mani, Maggie si fece spazio nell'appartamento e la prima cosa che notò fu la valigia aperta sul pavimento dell'olandese. <<Stai andando in guerra?>>

<<Ehh, possiamo definirla così, dai. Dopotutto, è difficile e complicato. Le pistole purtroppo sono fuori moda ormai e quindi mi servo di armi importanti>>

<<Mi prendi in giro?>>

<<Ma no, come potrei mai, meisje?>>

<<Stupido>> replicò lei. <<Domenica c'è il Gran Premio?>>

<<Sì, Qatar>>

<<Oh, parti oggi?>>

<<Tra due ore devo essere al mio jet>> le spiegò, indicandole il divano di pelle bianca liscissima. <<Siediti dai, sennò ti si stacca davvero la gamba>> fece, infilando il gelato nel congelatore e tornando subito da Maggie.

<<No no, allora. Se devi partire, vado. Ero passata solo per romperti un po' le palle, non volevo niente di che. E ti ho portato il gelato giusto perché ti vedo sciupatello>>

<<Senti chi parla>> la rimbeccò, ma si accorse subito del leggero cambio di espressione in Margaret. Sembrava di nuovo la sé che lui aveva conosciuto la prima volta, quella più fredda e rigida. Quindi si affrettò ad aggiungere: <<Non mi dai fastidio, eh. Puoi restare quanto ti pare>>

<<No, dai, stai partendo. Vado a casa!>>

<<Casa tua è lontana da qui, dove stavi andando a piedi?>> si interessò lui, confuso. Un ciuffo di capelli fluttuava elettrico sulla sua testa, a mo' di squalo.

<<Ah, ero andata dal fisioterapista. In realtà mi ha accompagnato Selene in macchina, le ho detto che avrei fatto una sosta qui e quindi è andata al suo bar di fiducia per farsi una birra>> rispose, ma i suoi occhi erano fissi sul ciuffo ribelle che si era diviso in due metà perfette. Le scappò una risata.

<<Che hai da ridere, Margaret?>>

<<Non sapevo che... che avessi una ragazza>>

<<Non ho una ragazza>> ribatté il pilota confuso. <<Ma di che stai parlando?>>

<<Come no? Mi sa che l'hai trascurata un bel po'>>

<<Perché? Margaret, ma sei sicura di non aver fumato nulla?>>

<<No, beh, hai un palco di corna più grande del cervo che Selene ha voluto mettere nel nostro presepe lo scorso anno!>> affermò, ridendo. <<Ti entra il casco con quelle corna? Oh no, aspetta, sono capelli!>>

<<Non capisco se ti sei drogata o meno>>

<<Sì, ed in realtà dentro quel gelato c'è la cocaina che mi è avanzata>>

<<Ohh, ora è tutto chiaro. L'hai portata da me per nasconderla!>>

<<Sì, esatto!>> annuì la rossa, serrando le labbra, coperte da un rossetto rosso-mattone. Era un colore, giusto? Il rosso mattone. Sì, no? Beh okay, fingiamo di saperlo con certezza. <<Quante gare mancano alla fine del Mondiale?>>

<<Tre, quella per cui sto partendo, poi c'è l'Arabia Saudita ed infine Abu Dhabi>>

<<Oh, che bella Abu Dhabi! Ci sono stata tanti anni fa!>>

<<Sì?>>

<<Sì, beh, quando ancora potevo camminare, certo>> mormorò Maggie, battendo le palpebre come a distogliersi volontariamente da quel déjà vu. <<Tanto arrivi secondo, te l'ho detto>>

<<Ma la smetti di gufare?>> le chiese, facendo le corna con una mano e toccandosi il pacco con l'altra per mandar via la sfortuna. <<Come minimo il pilota del jet muore>>

<<Non così drammatico, dai>>

<<Giusto, hai ragione. Quel poveraccio non c'entra nulla. Magari muoio io>>

<<Accidenti Max!>> esclamò Maggie, ridendo per non piangere. <<Sei una maledetta Drama Queen, te l'hanno mai detto?>>

<<No, sei la prima>>

<<Uhh, quale onore!>>

Il loro battibecco andò avanti per un'altra decina di minuti circa, almeno fino a quando il campanello di casa Verstappen non suonò ancora. Quella volta era sul serio il corriere.

Si trattava di un ragazzo, che indossava la propria divisa, e teneva sottobraccio un pacco piuttosto grande. Sudava così tanto che, seppur non fosse casa sua, Maggie lo invitò ad entrare per offrirgli un bicchiere d'acqua.

Max corse subito a prenderlo e la spagnola nel frattempo si alzò in piedi, osservando lo sguardo del corriere terminare sul suo bastone. Replicò all'occhiata con un sorriso gentile.

<<Tutto bene?>> gli domandò, in inglese. <<Sembri affaticato>>

<<Sì, grazie, sto bene>> le rispose. <<È faticoso dover portare i pacchi per le scale, non dico qui, ma in generale. Non posso lamentarmi, però, è il mio lavoro per vivere>>

<<Certo, lo capisco>>

<<Ah, io sono Hans>>

<<Io mi chiamo Maggie, e quello scorbutico con l'acqua è Max!>> si presentò la rossa, intanto che l'olandese tornava e porgeva il bicchiere al corriere.

<<Quello è il mio pacco?>>

<<Oh sì, certo>> fece il ragazzo, depositandolo tra le mani del pilota, scambiandolo per l'acqua. La bevve tutta in un sorso, palesemente grato per quel gesto gentile che la ragazza gli aveva donato.

<<Che hai ordinato?>> chiese Maggie a Max, curiosa. <<Dubito che tu abbia comprato un libro>>

<<Perché ne dubiti? Magari ne sono cinque!>>

<<Oh sicuro, come potrei mai avere un'opinione diversa da quella? Su forza, che hai comprato? Quel pacco è grande come le tue corna>>

<<Ma la smetti, Margaret?>>

<<Di prenderti per il culo? No>>

Il corriere sorrise. <<Io vado allora, vi ringrazio tantissimo per l'acqua e per i minuti di riposo>>

<<Di nulla>> affermò Maggie. <<Buon lavoro>>

Max non la vide spostarsi indietro quando l'altro ragazzo le si avvicinò e qualcosa nel suo petto fece male: perché con lui invece lo faceva?

<<Anche a voi! Arrivederci>>

L'olandese chiuse la porta dietro alle spalle del corriere e si dedicò totalmente al suo pacco. <<Tra poco devo andare>> notò, lanciando un'occhiata all'orologio. <<Però prima voglio aprire il mio fantastico ordine>>

<<Che diamine hai ordinato di così grosso?>>

<<Non vuoi saperlo>>

<<Beh in realtà sì, ormai hai catturato la mia attenzione. Non riuscirei a dormire senza sapere che cosa hai ordinato di così importante>>

<<Sei una stronza, sai?>>

<<Oh sì, lo so>>

Il pilota sospirò, incominciando a distruggere il cartone da imballaggio. Non disse nulla, almeno fino a quando non estrasse il contenuto del pacco. <<Contenta?>>

Maggie lo fissava incerta sul cosa dire o fare, con una risata pronta a scoppiare che si formava dietro le labbra curvate in su. <<Ah...>>

<<Ti piace, cara Margaret?>>

<<È un... copritazza? Quelli del WC?>>

<<Sì, ma non è UN copritazza, è IL copritazza. La sua particolarità? È fosforescente!>>

L'ex modella si portò una mano alla bocca, per coprirla. <<Ah, sì?>>

<<Sì, e diventa azzurro o verde fosforescente>>

<<E... di grazia, perché l'hai comprata?>>

<<La vera domanda è perché no?>>

<<Oh beh certo, giusto. Chi non vorrebbe mai... un copritazza verde fluo>>

<<Ah ah, meisje, divertente>>

<<Mi spieghi una cosa? C'è un punto che non mi quadra>>

<<Solo uno?>>

<<¡Dios mío, eres tonto! Che ci fai con una tazza fluo?>>

<<Che ci fai su una tazza, di solito?>>

<<Eh okay, ma perché fluo?>>

<<Te l'ho detto, perché no?>>

Senza dargli nemmeno il tempo di aggiungere altro, Maggie scoppiò a ridere ed il suono limpido della sua risata riempì la stanza, mentre si chinava in avanti per reggersi la pancia. Max non poté fare a meno di seguirla ed il dolce profumo di fiori che la spagnola emanava gli riempì le narici.

Fin da quando si erano seduti vicini, quell'aroma perfetto gli era rimasto impresso nella mente, come una croce sopra al cuore.

Aveva cercato per tanto tempo un profumo che gli piacesse tanto quanto gli piaceva quello ma non l'aveva mai trovato.

Beh, almeno fino a quel momento.

Il cellulare della spagnola prese a squillare e lei se lo sfilò subito dalla tasca per rispondere, dando una veloce controllata al mittente. Si mise a parlare in spagnolo così velocemente che Max non carpì nemmeno una sillaba, probabilmente - anzi, sicuramente - era Selene.

Quando attaccò, piantò gli occhioni azzurri in quelli dell'olandese. <<Mi spiace lasciarti ora che hai finalmente trovato una degna compagna di vita, visto che quella tavoletta fosforescente ti piace parecchio, ma Selene mi sta aspettando qui fuori>>

<<Quindi vai a casa?>>

<<Beh sì, tanto tu devi partire>> rispose l'altra, alzando le spalle. Si scostò una ciocca ramata dal viso e Max si ritrovò a pensare che avrebbe tanto voluto essere lui quello a toglierla.

<<Giusto>>

<<E poi, devi montare la tua tavoletta fluo prima di andare, per forza! Pretendo una foto, soprattutto, mentre è colorata>>

<<Te la manderò sicuramente>>

<<Le persone normali si inviano foto di gatti, tu no. Tu mi invii foto di tavolette del bagno>>

<<Hey, guarda che me l'hai chiesto tu, meisje!>>

Maggie sorrise, avviandosi verso la porta. Fece per appoggiare la mano sulla maniglia ma il suo ginocchio cedette leggermente e lei rovinò in avanti, sbattendo contro la parete ed afflosciandosi.

Max scattò subito e le fu accanto in un attimo.

Si trattò di una questione di secondi, ma entrambi percepirono la breve scossa che li attraversò quando il ragazzo la afferrò per il braccio, aiutandola a tirarsi su.

<<Maggie, stai bene?>>

<<Sì, sì, è normale che faccia così. Scusa, credo di averti ammaccato la parete>> mormorò, per sdrammatizzare, facendo un passo indietro.

<<A chi importa della parete, Margaret!>>

<<Beh giusto, puoi sempre ordinare della carta da parati fluorescente su Amazon per coprire il tutto>>

<<Non so perché, eh, non riesco proprio a capirlo, ma in questo momento ti sto augurando tantissimo una diarrea istantanea>> le rispose, facendola ridere.

<<Noo, la diarrea solo sulla tavoletta fluo>>

<<Vai va, o ti prendi a calci!>> la minacciò scherzosamente, osservandola mentre si spostava fuori dall'uscio dell'appartamento, ferma nella stessa posizione in cui l'aveva trovata appena le aveva aperto.

<<Buona gara, idiota>> gli augurò, sinceramente. Poi si zittì e sembrò riflettere su qualcosa. Sul suo viso troneggiava un sorrisetto quando aggiunse: <<E stavolta magari non chiamarmi, okay?>>

<<Che... io non... io non ti ho chiamato!>>

<<Ne sei sicuro, Verstappen?>> replicò la spagnola, dandogli le spalle e cominciando a scendere pian piano le scale che l'avrebbero portata al piano terra, dove Selene la stava aspettando.

<<No, ora mi devi spiegare! Non ti ho chiamata, o sì?>>

<<Non lo so, cabrón, tu non te lo ricordi?>> fece, ridacchiando.

<<Margaret! Non ignorarmi>>

<<Pensa a montare la tua tavoletta, piuttosto>>

<<Così mi distrai, dopo non guido bene. Sarebbe colpa tua, eh, sappilo. Piccola nana malefica>> Max ci provò davvero a carpire altre parole alla ragazza, ma lei aveva la bocca completamente cucita.

<<Tanto te l'ho detto che arrivi secondo!>> gli gridò dal basso, prima di raggiungere la macchina della sua migliore amica ed aprire lo sportello. <<Ciao idiota!>>

<<Bastarda!>>

Senza rispondere, Maggie fece scivolare il bastone tra le mani di Selene e lei lo afferrò, aiutandola a sedersi nel migliore dei modi. Chiuse lo sportello e lasciò che le note della radio, che stava passando Trust di Olivera, le beassero i timpani.

La sua migliore amica si mise a cantare, mentre guidava, e lei si perse nei suoi pensieri.

Pensò al modo in cui non era scattata indietro quando Hans le si era avvicinato, a quanto pian piano Max si stesse ritagliando uno spazietto tutto suo, pensò a quanto avesse iniziato a fidarsi di quell'idiota capelluto.

Era la verità: si fidava di Max Verstappen.

Sapeva che non le sarebbe mai successo nulla con lui vicino, l'aveva visto quando per più di due volte aveva fatto in modo da impedirle di cadere a terra per colpa della gamba, quando era rimasto immobile e fermo per non provocarle reazioni mentre ascoltavano Red insieme, quando la guardava e desiderava capire ma non faceva domande per non ferirla.

Poteva chiamarlo idiota quanto voleva, ma lui era una persona migliore di quanto lei non fosse mai stata. E lo sapeva perfettamente.

<<Stasera per cena pensavo di fare il Polbo à Feira, che te ne pare?>>

La voce di Selene la distrasse da quel piccolo angolo di silenzio che la sua mente le aveva permesso di ritagliare.

<<Per me va bene, è tanto che non mangiamo cibo di casa!>> acconsentì, già pronta leccarsi i baffi. Quel piatto era uno dei suoi preferiti di sempre, con polpo, patate, paprika e peperoncino. E la fengári cucinava DA DIO.

<<Mi togli una curiosità, Mags?>>

<<Spara>>

<<Perché Max ti ha dato della bastarda?>> le domandò divertita, frenando di fronte al vialetto del loro appartamento.

<<Potrei avergli gufato la gara>>

<<Ma no! Dai!>>

<<Eh sì>>

Selene scoppiò a ridere. <<Povero Cristo>>

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