1. Il primo raggio di sole

Victoria Verstappen era una tipa solare e tenera, avrebbe abbracciato anche il suo peggior nemico se avesse potuto. Non c'era modo di spezzare il suo entusiasmo ed il suo sorriso più allegro correva da un orecchio all'altro senza mai incresparsi.

Le piaceva ridere e fare battute. Spesso approcciava anche gli anziani in fila al supermercato giusto per farli divertire e per scambiare qualche parola. C'era chi le rispondeva male, certo, e chi scherzava insieme a lei. Era bello, nonostante tutto.

Si sentiva sempre più a casa ogni volta che tornava in un posto e la riconoscevano, ricordandola per via della gentilezza passata.

Anche quella volta sperava che fosse così, in effetti.

Quel fine settimana l'avrebbe speso in compagnia di sua madre e di suo fratello, Max, a Monaco. Era davvero un sacco di tempo che non passavano giorni interi insieme e non vedeva l'ora. Aveva lasciato suo figlio, Luka, con il suo fidanzato ed era partita.

Il Principato era stato fin dal primo momento uno dei suoi posti preferiti nell'intero mondo. Forse era il sole, forse era il mare, forse era suo fratello... non sapeva spiegarlo, ma adorava Monaco tanto quanto amava i Paesi Bassi. Il clima era piacevole ed i raggi caldi del sole le baciavano la pelle con dolcezza. Una delle cose che preferiva di più in assoluto era chiudere gli occhi e godersi il calore.

Si calò gli occhiali scuri sugli occhi mentre scendeva dal Taxi con la sua valigia poco appariscente - arancione fluorescente - e si guardò intorno. Stava cercando il suo adorato fratellone, che le aveva promesso sarebbe venuto a prenderla.

Non riusciva a vederlo da nessuna parte e più allungava il collo per sbirciare in ogni angolo e più le sembrava di star facendo il cosplay di una giraffa bionda. Poi lo riconobbe.

A bordo della sua bella macchina sfarzosa (che ad esseri sinceri a Victoria non piaceva per niente) pareva proprio a suo agio. Max era sempre stato così, era sempre stato abituato alle gioie dovute alla vittoria. Non era male, suo fratello, nonostante quel difettuccio costituito dalla necessità di ottenere sempre un premio.

<<Max!>> gridò Victoria, attirando la sua attenzione. Lo osservò parcheggiare poco più in là e poi lui le corse incontro per abbracciarla. Gli gettò le braccia al collo di fretta, come se fosse la sua necessità più grande, e lo stritolò. <<Mi sei mancato tanto, fratellone!>>

Lui, in risposta, la sollevò di poco e la fece ridere. <<Mi sei mancata anche tu, Vic!>> esclamò, ricambiando poi la stretta. <<Scusa il ritardo, un tipo ha avuto un incidente e gli si è fermata la macchina. C'era un ingorgo>>

<<Non mi importa, voglio solo abbracciarti, fratellone>> fu la risposta, mentre Victoria gli si appiccicava di nuovo addosso. <<Allora, andiamo? Ho una fame da lupi!>>

<<Per forza!>> lo sguardo del fratello si posò sulla sua pancia, gonfia come un palloncino. <<Come stai il mio nipotino?>> chiese. <<Spero che tu non ti sia sforzata troppo per venire qui, sorellina>>

<<Sto benone, rottura di scatole!>> sbuffò lei, alzandosi in punta di piedi per lasciare un bacio sulla guancia di Max. <<Andiamo?>> gli fece gli occhi dolci.

<<Sì, sì, andiamo!>>

<<Va a prendere la macchina, intanto! Io ti aspetto qui, non ho voglia di camminare!>>

<<Solo perché sei incinta, solo per questo! Sennò ti farei fare i cento chilometri di corsa, sappilo>>

<<Sì fratellone, sì...>>

<<Mi stai prendendo in giro?>>

<<Noo>>

<<Divertente>>

Victoria osservò Max scuotere il capo e girare i tacchi, sbuffando e blaterando qualcosa su quanto le sorelle minori fossero noiose. Lei gli gridò dietro un <<Sei insopportabile!>> giusto per insultarlo un po'.

Gli voleva un bene dell'anima, però. Quello sì.

Emilian, come lo chiamava quando voleva prenderlo in giro, era stato il suo angelo custode per tutta la sua infanzia, proteggendola e prendendosi tutte le colpe quando loro padre scopriva di un danno compiuto dai figli.

Se la ricordava bene la volta in cui Jos Verstappen non ci aveva più visto dalla rabbia quando Max aveva perso una gara sui kart. Era stato il momento più brutto, o almeno per lei, perché suo fratello, di certo, ne aveva visti di peggiori. Nonostante quello, però, quella notte Max non si era schiodato dal suo letto e l'aveva tenuta stretta fino all'alba, cullandola e calmandole il pianto.

Per quanto lo insultasse e gli dicesse di tutto e di più, Vic lo amava. Dopo tutto quello che aveva fatto per lei, Max era diventato la parte complementare della sua anima.

<<Ti voglio bene>> sussurrò piano, consapevole che lui non potesse sentirla.

Victoria si voltò per afferrare il suo bagaglio, nonostante il pancione ingombrante, ma si scontrò con qualcuno. Chiuse gli occhi, forse preparata a cadere per terra, ma l'unico tonfo che si sentì fu quello metallico di fronte a sé.

Aperte le palpebre, si trovò davanti una ragazza dai lunghi capelli rossi. Seduta sul marciapiede. O meglio... gettata sul marciapiede. Accanto a lei giaceva un bastone nero, come quelli degli anziani, solo leggermente più giovanile. Che fosse il suo?

La ragazza alzò lo sguardo da terra e lo posò su Victoria, accorgendosi subito del pancione. Il fastidio nei suoi occhi sparì in quell'esatto istante e venne sostituito da una specie di sorriso.

<<Tutto bene?>> si affrettò a chiedere la Verstappen, preoccupata. <<Ti giuro, scusami, mi sono girata senza guardare. È colpa mia! Ti sei fatta male?>>

Lei scosse il capo. <<Sto bene, sto bene>> rispose, in un inglese perfetto ma con un leggero accento. Spagnolo? Sì, possibile. <<Solo... ti dispiace spingere il bastone verso di me? Non riesco ad alzarmi, altrimenti>>

<<Oh certo, scusami!>> Victoria fece il possibile per chinarsi a raccoglierlo ma alla fine dovette accontentarsi di passarglielo con i piedi <<Mi spiace non potermi abbassare, davvero!>>

<<Va tutto bene!>> la confortò subito la rossa, mostrandole i suoi meravigliosi occhi blu. <<Non ti preoccupare. È stato un incidente, succede. È anche colpa mia, non ho guardato dove stessi andando>> poi afferrò il suo bastone e cercò di farsi leva con esso, sollevandosi soltanto di pochi centimetri. Ricadde indietro, trattenendo un gemito di dolore. Strinse le palpebre, digrignando i denti.

<<Aspetta, prendi la mia mano!>> si offrì lei allora, mordendosi il labbro e fissando intensamente l'altra ragazza. <<Ti prego, lascia che ti aiuti!>>

La rossa sembrava titubante, forse distratta dal fatto che il pancione di Victoria fosse grande quanto la sua testa o, più probabilmente, non volendo che si sforzasse nell'aiutarla. Tuttavia, capendo di non riuscire ad alzarsi da sola, allungò il braccio di fronte a sé ed afferrò la mano della bionda.

Subito, tentennò, la sua gamba destra cedette leggermente e Victoria si spicciò a piantarle il bastone nella mano, sorreggendola.

<<Grazie davvero>> sussurrò la rossa, sospirando di sollievo quando sentì il proprio peso alleggerirsi sul bastone da passeggio. <<Non volevo farti faticare!>>

<<Oh non ti preoccupare. Ci pensa già il mio fidanzato a farmi la predica! Victoria...>> disse, scimmiottando la voce di Tom, il suo fidanzato, strappando un sorriso all'altra <<Sei incinta di sette mesi! Non puoi fare questo, quello, bla bla bla. Onestamente? Sono incinta, non stupida!>>

L'altra scoppiò a ridere e Victoria non riuscì a non pensare a quanto quel suono fosse meraviglioso. <<Beh, hai ragione. Comunque sia, auguri>> sussurrò. <<Auguri per tutto quanto. Spero che tu possa avere il finale di gravidanza migliore di sempre, sul serio. Buona fortuna!>>

Forse per gli ormoni, forse per via delle belle parole, gli occhi di Victoria si riempirono di lacrime. <<Oh, grazie mille! Sei dolcissima!>>

Il suono di un clacson, quello di Max, fece saltare la Verstappen, che si portò la mano al cuore.

<<Vic, ma ti vuoi muovere?!>>

<<Sì, sì, arrivo!>> urlò, rivolta all'autista. <<Beh, io devo andare. È stato un piacere, ehm... buttarti per terra?>>

La rossa annuì, divertita. <<Per me, dunque, è stato un piacere... essere buttata a terra>>

<<VIC>>

<<ARRIVO, ROMPICOGLIONI>> sbottò in olandese, facendo alzare un sopracciglio alla rossa. <<Io sono Victoria, comunque>> le porse la mano ancora, solo che quella volta era per presentarsi.

<<Margaret, ma mi chiamano tutti Maggie>>

<<Ciao Maggie, allora>>

<<Ciao Victoria>>

Senza darle nemmeno il tempo di salutarla un'ultima volta, Maggie sparì di fretta. Il suo bastone batteva freneticamente per terra e sembrava che il suo passo fosse molto più affaticato del normale. Victoria avrebbe tanto voluto proporle di farsi dare un passaggio, ma... qualcosa nello sguardo di lei l'aveva dissuasa.

Salì in macchina con Max, con la testa ancora ferma su quella giovane testa rossa.

<<Chi era la ragazza con cui stavi parlando?>>

<<Eh?>>

<<Ci sei, sorellina? Ti ho chiesto chi sia la ragazza con cui parlavi prima>>

<<Ah, non lo so. L'ho incontrata in quel momento per la prima volta. L'ho buttata per terra e l'ho aiutata a rialzarsi. Maggie>>

<<Maggie?>> ripeté Max, alzando le sopracciglia. <<Si chiama davvero Maggie?>>

<<Hey!>> lo riprese la sorella, fulminandolo. <<È un bel nome!>>

<<Sì sì>>

<<Ti ricordo che tu ti chiami Emilian>>

<<Max Emilian>> la corresse, facendole roteare gli occhi.

<<Guarda che lei si chiama Margaret, me l'ha detto lei che la chiamano tutti Maggie>>

<<Che affaraccio>>

<<Perché non stai zitto?>>

<<Perché ti conosco, sorellina, e se c'è qualcosa che so è che tu vuoi incontrare di nuovo quella ragazza, non è così?>>

Victoria sbuffò. <<No>>

<<No?>>

<<Okay sì, voglio incontrarla ancora. Che c'è di male in questo?>>

<<Niente, ma... non è che stai un po' esagerando?>> le domandò il fratello, scrollando le spalle. <<Certo, fai come vuoi, però l'hai appena incontrata. Ci hai parlato per due minuti, come fai a dire di volerla vedere di nuovo?>>

<<C'è qualcosa in lei, Max, qualcosa che mi fa credere che sia tanto sola>>

<<Ora come minimo ha diciotto figli, sei mariti e venti gatti>>

<<Stupido. Tu non li hai visti i suoi magnifici occhi blu!>>

<<Qui le opzioni sono due, sorellina, o ti sei completamente giocata l'ultimo neurone funzionante che avevi in quella tua testolina bacata o ti sei innamorata di lei>>

<<Max...>>

<<Hey, che vuoi? Lo sai che ti supporterei anche se fossi sull'altra sponda!>>

<<Ma ti pare una cosa da dire? Sono incinta!>>

<<Questa cosa la usi solo quando ti fa comodo, disgraziata. Victoria, mi passi il piatto? Scusa mamma, sono incinta. Funziona bene come scusa, lo ammetto!>>

<<Decerebrato che non sei altro. Sono incinta, e beh... penso che tu sappia bene come funziona la riproduzione, no? Sai, quando un uomo tira fuori il suo p...>>

<<VIC>>

<<Hai chiesto tu, eh!>>

<<Non voglio sapere della tua vita sessuale>> sentenziò subito Max, frenando di fronte al suo appartamento e parcheggiando nel garage. <<Ma non penso nemmeno che quella ragazza sarebbe disposta a vederti di nuovo. Dopotutto, le sei andata a sbattere contro. Era la prima volta che vi vedevate>> una volta sceso dalla vettura, afferrò il bagaglio della sorella dal sedile posteriore e lo trasportò fino all'ingresso. <<Non siete amiche, non vi conoscete nemmeno>>

<<Potrebbe essere l'amore della tua vita, fratellone>>

<<Sì Victoria, sì>>

<<Daiii, ti prego!>>

<<Ti prego cosa? Che hai in mente di fare, sorellina?>>

<<Aiutami a trovarla, ti supplico. Poi giuro che ti trovo una ragazza con cui scopare e...>>

A quella parole, lo sguardo di Max si sgranò. <<Tu stai male, Victoria. Tu stai male sul serio>>

<<Oh andiamo! Fallo per me!>>

<<No>>

<<Max...>>

<<No>>


<<Maaaxxx>>

<<Cazzo Vic, sono passate due ore! Non pensi sia il caso di smetterla?>>

<<Solo se mi aiuti>>

<<Sai che ti dico? Va bene, ti aiuto. Ma voglio una cosa in cambio>>

<<Cosa?>>

<<Il tuo silenzio. Per i prossimi... ottantadue anni>>

<<Ottantadue?>>

<<Esatto>>

<<Affare fatto!>>

Max sbuffò, estraendo il suo cellulare dalla tasca e sbloccandolo. Victoria lo vide entrare su Whatsapp e digitare qualcosa. Neanche due secondi dopo, sentì il suono familiare che seguiva l'invio di un messaggio.

<<Che stai facendo?>>

<<Ti aiuto, idiota>> le rispose, tirandole un pugnetto affettuoso sopra al capo.

<<Non capisco>>

<<Beh, sarebbe strano il contrario>>

<<Max>>

<<Scusa, scusa>> alzò le mani lui. <<Ho scritto a Leclerc>>

<<A Charles? Perché?>>

<<Perché è di Monaco? Conosce più gente lui di tutti noi piloti. Quindi è molto probabile che, vivendo tutto l'anno qui, abbia già visto quella ragazza. Gli ho detto che ha i capelli rossi, gli occhi blu e cammina con un bastone, ah e che si chiama Maggie. Confermi la descrizione?>>

<<Confermo! Grazie fratellone!>>

<<Ora aspettiamo che mi risponda. Nel frattempo, puoi iniziare>>

Victoria lo guardò confusa. <<A far cosa?>>

<<Come a far cosa? A praticare la nobile arte del silenzio, ecco cosa>>

<<Bastardo>>


1 nuovo messaggio non letto (Charles Leclerc)

C: Sì, sì, ho capito di chi parli. So che è spagnola ma che vive a Monaco da un paio d'anni. Non ci ho mai parlato personalmente ma mi hanno detto che è molto, molto riservata. Non so dove abiti, sinceramente, ma tutte le mattine Charlotte la vede passeggiare con il bastone nella zona del quartiere della Condamine, quindi presupponendo che abbia problemi nel camminare non dovrebbe vivere molto lontano da lì. Dì a tua sorella che se vuole ce l'accompagniamo io e Charlotte, anche se non penso che Maggie sia molto propensa a parlare.

M: Va bene così, grazie. Sai che ha fatto alla gamba?

C: No, neppure nessuno dei miei amici sa qualcosa. Ripeto, lei è molto riservata. Si vede raramente in giro, escluse le volte in cui va a passeggiare.

M: Ho capito. Grazie ancora.

C: Niente!


Max lesse i messaggi alla sorella, osservandola illuminarsi. <<Sei contenta ora?>>

<<Felicissima!>>

<<Adesso sai dove trovarla. Prego, parti pure>>

<<Come?>>

<<Che c'è, ora?>>

<<Tu non mi accompagni?>>

<<No? Non ho intenzione di farmi gli affari di quella poveraccia!>>

<<Sì sì, dicono tutti così>>

<<Victoria>> esclamò, a mo' di rimprovero.

<<Che c'è? Sto dicendo la verità! Secondo me, un paio di mesi di conoscenza e va a finire che sei innamorato perso di lei!>>

<<Come no?>>

<<Scommettiamo?>>

<<Ma neanche morto!>>

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