Chapter 8
Lance era in modalità iperattiva. Correva di qua e di là nella casa, cercando le cose che gli sarebbero tornate utili. La coperta, il cibo, l'acciarino, una pietra per levigare le frecce se ce ne sarebbe stato bisogno, l'infuso di erbe per la sua pelle, una borraccia, le bende, una pelle enorme che gli sarebbe servita da tenda e sempre altre erbe, ma per curare.
Aveva rivelato tutto ai suoi genitori. Tutto tutto. E l'avevano lasciato partire. Doveva ammettere che grande merito era stato di sua sorella - non avrebbe mai finito di rigraziarla per questo - ma alla fine avevano capito che c'era in gioco più di una semplice cotta, e speravano vivamente che Lance ci sarebbe riuscito.
"Non mi serve nient'altro?" Gridò Lance.
"Tieni, dei ricambi, porta anche una coperta in più se c'entra." Gridò sua mamma dall'altra stanza.
Lance mise i cambi nella sacca, e provò ad infilarci una coperta, ma non entrava.
"Dai, fa niente, e mi raccomando, stai attento."
"Sì, mamma."
La mamma lo tirò a sé e lo abbracciò, baciandolo sulla fronte.
"Goditi le vacanze." Disse, con una faccia abbastanza pervertita.
"Tranquilla, lo farò."
Poi passò a salutare tutti i suoi fratelli e sorelle più piccoli, fino a stringere tra le braccia Myra.
"Grazie." Sussurrò.
"Ringraziami quando starete insieme. Ora vai, idiota."
Lance mise la sacca sulle spalle e percorse la solita stradina verso il fiume, felice come non mai.
Keith prese tutte le cose che aveva ammucchiato nel letto e le ficcò nella sacca. Scostò le liane e uscì dalla tenda. Suo padre non sapeva niente, ma pazienza. Non gli avrebbe fatto male sparire qualche giorno. Non era di certo la prima volta.
Non sapeva perché lo stava facendo. Avrebbe dovuto tagliare Lance fuori dalla sua vita. Ma le sue gambe continuavano a mettere un passo davanti all'altro, continuavano ad andare verso di lui. E lui le lasciava correre, illudendosi che sgridarsi senza effettivamente fare qualcosa fosse abbastanza.
Quando arrivò al fiume, Lance era già lì ad aspettarlo. Wow, era la prima volta che succedeva. Doveva tenerci davvero tanto.
"Ti sei fatto una bella dormita, testa calda?" Lo schernì subito.
"Ti senti tanto importante solo perché sei arrivato una volta prima di me? Devo ricordarti che non è mai successo?"
"Appunto, mi sento importante perché non è mai successo."
Keith sospirò.
"Andiamo a vedere questo meraviglioso posto non raggiunto dall'incendio." Disse con finta enfasi.
"Seguimi!" Disse Lance saltellando e afferrando l'arco.
"Grazie per l'illuminazione. Non ci ero proprio arrivato."
Dopo un po' di silenzio, Keith iniziò a notare che si allontavana da Lance. Se prima riusciva a toccarlo allungando un braccio, ora doveva poggiare sulle ginocchia e sbracciarsi più che poteva.
"Non abbiamo tenuto conto del fatto che il letto del fiume non è regolare."
"Non possiamo allontanarci troppo, soprattutto la notte."
"Perché?"
"Se succede qualcosa, non ci sarà il tuo principe a salvarti!" Lance gonfiò il petto in fuori e ci poggiò il palmo sopra.
"Non sono la tua principessa." Borbottò Keith.
Lance lo sentì, e ammutolì all'istante.
"A proposito, non mi hai più detto niente di lei."
Lance continuò a non rispondere. Sembrava rimanerci male.
Continua, disse la parte aggressiva suo cervello.
"Non starà male senza di te tutti questi giorni?"
"Sì, suppongo." Disse Lance, pensando a sua sorella.
"Mi dispiace." Keith percepiva la tensione nell'aria. Non gli dispiaceva affatto.
"Beh, pazienza. L'avevo avvertita."
"Oggi è un bel giorno per camminare." Disse Keith.
"Sì, speriamo di non incappare nella pioggia, anche se la adoro. Sarebbe un casino." Disse Lance, ansioso di cambiare argomento.
"Ti piace la pioggia?"
"È una cosa stupenda! Una benedizione dal cielo! Hai mai provato a farti una doccia sotto la pioggia? È una sensazione bellissima."
Keith sorrise, cercando di buttarsi alle spalle il peso di non essere l'unico per Lance.
"E poi quando piove c'è il rifornimento d'acqua. È una cosa buona per tutti."
"Noi usiamo una diga che porta l'acqua in villaggio direttamente dal fiume."
Lance si abbassò e sfiorò l'acqua con la punta delle dita.
"Mi piace l'acqua. È così limpida."
"Penso di preferire il fuoco. È più... vivo. Potrei stare ore a guardarlo."
"Hai ragione, è come una cosa viva. Se non lo alimenti ogni tanto, potrebbe spegnersi."
"Già..." Disse Keith. Forse lui era proprio quello. Una fiammella spenta.
L'acqua spegne il fuoco... pensò.
Lance guardò Keith.
"Immagina come sarebbe se il fiume non esistesse."
"Saresti già morto, strangolato, da me."
"Anche io sarei felice di non avere un confine tra noi due, Keith."
"Sei così idiota."
"Sul serio. Le due tribù che si aiutano. Niente odio. Niente guai. Famiglie miste. Sarebbe un sogno."
"Ormai l'odio verso l'altra tribù è una cosa nel sangue. Te lo insegnano da bambino, e i più ottusi non riescono a staccarsi da questa credenza nemmeno da grandi. Si accaniscono, senza motivo."
Fece una pausa.
"Io non ci ho mai dato retta. Chiedevo perché odiavamo la tribù, e rispondevano sempre che era cattiva, che aveva fatto cose brutte, ma i primi a fare cose brutte eravamo noi. Gli adulti sono tutti uguali. Giustificano le proprie azioni dando la colpa all'altro. Non ci ho mai creduto, nemmeno da bambino. Ma sapevo sarebbe stato meglio non ribellarsi."
"Noi cerchiamo di vivere dimenticandoci di voi. Cerchiamo di ignorarvi, di dimenticarci dei torti che ci avete fatto, andare avanti come se voi non esisteste. Ma ti guardi in giro, e c'è povertà, e non riesci a non pensare che la colpa sia vostra."
"Non ho mai appoggiato le azioni di mio padre, né del capo. Il grande incendio..." Prese un respiro. "Io so com'è stato. L'ho visto."
"In che senso?"
"Ero un bambino. Vedevo tutti che correvano e scappavano, ma non c'era via d'uscita. Difficile credere a quanto si spinge l'uomo per una scemenza."
"Non capisco."
"Ho attraversato il fiume, Lance."
"Ah."
Keith voleva azzardare.
"Nessuno mi ha notato. Può sembrare una cosa stupida, ma penso di averti visto."
Lance scrutò bene Keith.
"Non ricordo molto dell'incendio."
Keith fece spallucce. Pazienza, era passato per stupido.
Rimasero in silenzio per un po'. Quando il sole era alto, Lance proprose una pausa. Keith si asciugò il sudore dalla fronte, immerse le mani nel fiume e si sciacquò il viso. Lance rimase ad osservarlo, intontito, come in un sogno. L'acqua aveva bagnato delle punte dei capelli, più lunghi del solito, che portava. Era distratto continuamente da infiniti particolari nelle sua azioni, che gli aumentavano il battito cardiaco e lo lasciavano come se gli avessero risucchiato via il respiro.
Riprenditi, si disse.
"Cosa hai portato da mangiare?" Chiese Lance.
"Un po' di cose. Ora mi va la frutta." Keith agguantò una mela e le diede un morso.
Lance invece prese del pane e ci infilò un po' di carne tagliata sottile dentro.
Keith sventolò la mano per farsi aria.
"Che caldo. Di solito durante le ore di punta non esco."
"Si vede. " Borbottò Lance, riferendosi alla pelle chiara.
"Almeno nella capanna si mantiene il fresco."
"Non eri più il tipo da: wow, viva il fuoco!"
"Sì, ma..." Keith socchiuse un occhio quando si rese conto di non avere scusanti. "Lascia stare."
Finirono di mangiare, e dopo aver oziato un altro po', si rimisero in cammino per tutto il pomeriggio, e si accamparono per la notte.
"Di questo passo, saremo lì entro domani mattina." Disse Lance.
Keith non poteva fare a meno di notare che era sempre più angosciantemente lontano da Lance. Ci saranno stati più di tre metri di distanza.
Si sedette sotto la tenda improvvisata.
"Beh, allora... Buona notte." Disse Lance.
"Buona notte." Rispose Keith. Si infilò nella tenda e la coprì per chiuderla.
Sospirò, facendosi stretto per scaldarsi.
Che lo volesse o no, non poteva eliminare Lance dalla sua vita.
Ormai era troppo importante per lui.
L'altro ieri volevo ringraziarvi per le 400 visualizzazioni, poi oggi vedo che sono già a 500.
Io vi amo.
Comunque piccolo spoiler: godetevi il prossimo capitolo.
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