Capitolo 5 - Per me lei è molto più di questo


Dorian

<< Un arco, frecce, stivali, corde, coltelli ... Ma dico, è forse impazzita? O semplicemente ci crede idioti? Non le possiamo dare tutte queste cose che potrebbe usare benissimo contro di noi! >> Mi urla Sebastian mentre faccio finta di non averlo sentito, guardandomi in giro come se non avessi alcuna colpa, fissando un punto a caso, inutile, nella parete della cucina.

Sbatte, prepotente, la mano sul foglietto di carta che solo la mattina avevo dato a Dorothy, dicendole di appuntarci sopra tutto quello di cui aveva bisogno; io non riesco a capire se sia più incazzato con lei o invece con me, per quello che ho fatto, per il rischio al quale ho sottoposto tutti quanti.

E' sorpreso, sbigottito, lo vedo. Forse anche leggermente irritato, direi, perché tutto questo gli sembra una presa in giro bella e buona.

Lo capisco, ma non dovrebbe esserlo, però. Doveva, a buona logica, prevedere questa sua mossa. Io l'ho fatto, conoscendola, ma sopratutto essendo consapevole già in precedenza di ciò che avrebbe scritto senza ombra di dubbio.

A volte, però, penso che in realtà, anche io, questa ragazza non la conosco così bene come credo, e presto mi potrei benissimo meravigliare di qualcosa.

<< Dorian, di' qualcosa! >> Mi incita di nuovo con sguardo accusatore e gli occhi sgranati verso di me mentre calca ancora di più le parole scritte sul foglio. Credo che con la forza che ci mette potrebbe perfettamente piegare il tavolo proprio in quel punto.

<< Non hai pensato, dico, alle conseguenze che questo potrebbe comportare? >> Si porta le mani tra i capelli biondi, facendole scorrere un paio di volte avanti e indietro.

Ok. E' irritato.

<< Se lei scappasse? Dopotutto avrebbe tutti i mezzi a disposizione, e te lo sai benissimo, perché la conosci ! Che faremmo noi, eh ?! >>

Altamente irritato.

<< Che faremo quando verranno a requisirla e lei magari non ci sarà?! >>

Definitivo: estremamente irritato.

<< Glie lo spiegherai te che le abbiamo dato così tanta libertà perché ... aaammmhhh ... >> Mi urla incastrando l'ultimo pezzo della frase tra i denti con la mano sapendo che non voglio che parli a voce alta, sopratutto quando Dorothy potrebbe benissimo sentire, come è già parzialmente successo.

Sento qualcosa dentro di me fremere, ma do' colpa alla rabbia. Non voglio che ne parli, ma sopratutto non voglio che lei sappia.

<< Non c'ho pensato, semplice. >> Dico forse troppo ingenuamente allontanandomi dal tavolo e allargando le braccia in segno di resa, del tutto consapevole della mia stupida azione.

Non c'ho pensato proprio, è veramente andata così se devo essere sincero con me stesso. L'ho guardata negli occhi e le parole mi sono uscite fuori di rimando, andate, naturali. Come lei. Senza pensare a quelle che potevano essere le conseguenze.

<< Dorian! ... >> Seb si alza e mi viene incontro. E' incazzato, lo capisco da come mi stringe il braccio per non farmi allontanare. Lo capisco perché lo sarei anch'io se lo avesse fatto lui. Infatti mi guarda fisso, diretto, negli occhi come per capire se sto dicendola verità o se stia facendo uno dei miei doppi giochi. << Non puoi non pensare. Non più. Lo so che per te è difficile sopportare questa situazione, più che per noi, ma devi considerare il fatto che Peeter e me dipendiamo in tutto e per tutto da Dorothy. >> Fa una piccola pausa lasciando andare un sospiro. << E non possiamo permetterci di perderla. Non dimenticartelo. >> Conclude sfinito mollandomi il braccio. Lo guardo: è rosso per la sua presa dura e violenta contro la mia carne.

Torna silenziosamente a sedersi e a passarsi le mani tra i capelli per la frustrazione.

So che Dorothy per loro è importante, fondamentale. La sua stessa vita protegge le loro famiglie, le lascia vivere, sopravvivere alla brutalità della guerra. Grazie a lei possono mangiare e non avere paura di essere picchiati dai soldati o che gli rubino qualcosa.

E' una garanzia.
Un oggetto di scambio.
E per quanto possa essere brutto è così.

Per me lei è molto di più di questo.
Assolutamente molto di più di tutto questo.

Al solo pensiero di vederla come fine di tutto questo progetto insensato mi vengono i brividi. Dentro di me conosco l'amoralità degli ordini che ci sono stati impartiti, ma sono ordini e in quanto tali li devo rispettare, nonostante sia consapevole di provare dei forti sentimenti contrastanti al riguardo.

Per questo mi giro verso di Seb e fra i denti gli dico: << Nemmeno io posso permettermi di perderla. E non lo farò. >>

🌲🌿🍂🌱🌳

Dorothy

Da quando Dorian mi ha detto che andremo nel bosco l'ammirazione nei suoi confronti è cresciuta esponenzialmente, ribaltata da prima praticamente. Ed io che pensavo che quel musone sarebbe stato l'ultimo a concedermi qualcosa.

Semplicemente non me l'aspettavo, non da lui, tanto che quando me lo ha detto in quel modo sfrontato credevo di aver capito male. Quando ho compreso mi è anche scappato un sorriso veloce, e penso che l'abbia anche notato dato che ha fatto una faccia da ebete rincoglionito quando l'ho fatto. Chissà poi perché, ... A volte penso che quel ragazzo sia quasi più strano di me.

Sicuramente le urla sue e di Sebastian che provengono dal piano inferiore sono su quello che ho scritto sul biglietto. Ne sono sicura al cento per cento, infatti non provo neanche a ascoltare le loro parole, tanto so che discutono di quello.
Mi viene quasi da ridere a pensare all'urlo iniziale di Seb che ha elencato tutto quello che ho scritto con un tono del tutto preoccupato. Caro Seb, cosa credi che avrei scritto di voler avere un nuovo abitino o delle nuove scarpe? Perché dopo tutti questi giorni si meravigliano ancora così tanto?

Forse, anzi, molto probabilmente, quello che tra tutti qua dentro mi ha capito di più è proprio Dorian. Questo, da una parte mi fa piacere, dall'altra, terribilmente paura, perché vuol dire che potrebbe benissimo notare il mio punto di debolezza. Se non l'ha già fatto.

Le frecce, i coltelli, l'arco, ... le ho scritte apposta. Per sfidarli.
Un conto è farmi fidare di loro attraverso la loro gentilezza, un conto concedermi ciò che voglio, come se fossi veramente libera come prima. Voglio vedere fino a che punto si vogliono spingere, perché so già che siamo oltre il limite del lecito.

Guardo l'orologio e sono le sei di pomeriggio, l'ora di tagliare la legna con Dorian. Oh, almeno stasera avremo un argomento attivo di conversazione, penso. Forse.

Mi butto giù dal letto e mi stringo i lacci degli scarponcini. Sì, sono rimasta ancora una volta tutto il giorno chiusa qua dentro. Finché non avrò quello di cui ho bisogno le uscite extra nel bosco sono ancora off-limits. Per ora.

Scendo velocemente le scale appoggiandomi sullo scorri-mano fino ad aprire la porta d'ingresso, senza neanche degnare di uno sguardo Seb che è ancora in cucina, abbastanza sconvolto dopo le urla con Dorian.

La mia foga di uscire è talmente tanta di farmi fare questo: creare una bolla tutta intorno a me, dove può essere presente solo ed esclusivamente la natura ed io.
Appena metto piede fuori mi fermo in piedi e riempio i polmoni di aria fresca, di aria umida per la brina che sta iniziando a depositarsi sul prato, del rumore degli uccelli che cantano tra i rami, del vento che soffia attraverso le foglie degli alberi.

Tutto questo in estrema e necessaria tranquillità, non accorgendomi che sono impalata da un paio di minuti e che Dorian mi sta fissando con l'accetta in mano.
Questo ragazzo è veramente strano, a volte inquietante.

Lo raggiungo frettolosamente con le mani in tasca della mia felpa leggera, mentre ovviamente ha già distolto lo sguardo da me.

<< Perché mi stavi fissando? >> Gli dico neanche salutandolo.

<< Te invece perché eri ferma impalata sull'uscio? >> Ruoto gli occhi verso l'alto, appoggiando le braccia sui fianchi: a volte è veramente, estremamente irritante.

<< Come sei scontroso ... >> Però non l'ha negato che mi stava fissando, penso tra me e me. Ne quasi compiaciuta. Davvero? Sono ridicola.

<< Mi stavo solamente godendo un minuto di aria fresca. Sai, praticamente un minuto su ventiquattro ore! >>

<< Non dipende da me questo. Pensavo che lo avessi capito stamani. >>Mi risponde e mi guarda negli occhi, fermandosi da quello che stava facendo.

Io non posso che abbassare lo sguardo dinnanzi al suo, mordendomi, stuzzicandomi, il labbro inferiore, perché ha ragione. Ha ragione perché è stato l'unico ad avermi proposto una certa libertà, andando anche contro i suoi doveri nei miei confronti: è stato umano.

<< Scusami.>> Gli dico intrecciandomi in modo impacciato le mani mentre lo vedo annuire con lo sguardo, sbattendo un paio di volte le palpebre. Sempre intensi i nostri discorsi, eh. << Io non intendevo quello. So che non dipende da te, oggi ho anche sentito dalla mia stanza che discutevi con Sebastian per questo e ... >>

Ma vengo interrotta bruscamente. << Cosa? Hai sentito la nostra discussione? >> Mi chiede facendosi avanti mentre la pelle del suo volto si tira e le pupille dei suoi occhi si dilatano nella mia direzione.

Dal tono della sua voce sembra quasi allarmato, preoccupato, come se non avessi dovuto ascoltare.

Per questo cerco di avvicinarmi anche io, per capire meglio e rispondo sincera. << Sì, c'è, ho sentito che ha letto il biglietto che mi avevi dato, dopo non ho più ascoltato perché sapevo parlavate di quello. >>

<< Quindi non hai sentito tutta la nostra conversazione? >> Chiede.

<< No. >>

Lo vedo quasi tirare un sospiro di sollievo per quello che gli ho detto, come se fosse una grande rivelazione. Tanto che si gira e tira in alto le braccia sopra la testa, lasciandomi a parlare contro la sua schiena.

<< Perché, non dovevo ascoltare? >> Mi faccio nuovamente avanti verso di lui.

<< Non ti hanno insegnato che non si origliano le conversazioni altrui? >>

Questa sua risposta mi da' quasi fastidio, come se fossi stata colpita. << No, mi hanno insegnato ad essere furba e a sfruttare tutto quello che può andare a mio vantaggio. >> Gli dico con un tono di sfida avvicinandomi ancora di più a lui che intanto si è girato ed è tornato a guardarmi dritta negli occhi.

<< Potevamo benissimo parlare di un argomento che tu non dovevi conoscere. Però lo hai fatto comunque: hai origliato la nostra conversazione. >>

<< Non penso che vi siate detti dei segreti nell'orecchio! >> Rispondo mimando le virgolette con le mani.

<< Cos'è, tu non hai dei segreti Dorothy? >> Mi dice abbassando lateralmente la testa per guardarmi meglio.

Cos'è, non hai segreti Dorothy? E' la prima volta che mi chiama con il mio nome, e sentirlo uscire dalle sue labbra mi fa uno strano effetto, come se lo avessi già sentito pronunciare. Questo mi fa venire i brividi.

<< No. >> Gli rispondo forse troppo secca mentre lui continua ad avvicinarsi a me, tanto che credo ci stiamo toccando, ma sono troppo spaventata o incredula per accorgermene veramente.
Si sta avvicinando troppo. Forse è già troppo vicino.

<< Non è vero, tutti ne abbiamo. >> Mi sussurra di scatto all'orecchio mentre sento il suo respiro scontrarsi violentemente sul mio collo. << E tu ne hai tantissimi. >>












Spazio autrice
Buonasera a tutti cari lettori! Volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto o lo stanno facendo, il mio racconto. Le letture continuano ad aumentare, ed io non posso che esserne felice. 💙 Grazie!

Detto questo non voglio condizionare nessuno riguardo a quello che accadrà 😇

Se il capitolo vi è piaciuto votate e commentate!!!

Al prossimo capitolo ❤❤ ziuliaarn

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top