Capitolo 39 - Non c'è niente di romantico nella morte
Dorian
Questo avanti e indietro dalla rete a casa va avanti tutta la settimana, e le informazioni che Doorthy ed io riusciamo a ricavare sono poche, ma comunque fondamentali. La prima cosa che ci eravamo preimpostati era capire come la rete funzionasse: se fosse sempre attiva e se fosse possibile spegnere l'elettricità. Abbiamo anche pericolosamente provato a creare un cortocircuito con l'acqua, ma niente. Secondo Dorothy però, ci sono dei momenti in cui la spengono, come quando fanno manutenzione, per esempio, o quando le truppe militari prendono, o perdono, terreno e devono spostarla. Dobbiamo soltanto sorvegliarla e aspettare, prima o poi sarà il momento buono, così ha detto, e credo che sia abbastanza ostinata. Ogni mattina mi trascina fino a qui e non leviamo le tende fino a sera; mi sembrano delle giornate vuote ma almeno le posso stare vicino.
In tutto questo sono riuscito a fare delle foto a Dorothy. Sono bellissime, lei è bellissima. Ha deciso che è arrivato il momento di prendere in mano la situazione. Pensa che questo fantomatico figlio dei dunkijisti la vedesse, forse, potrebbe chiedere qualcosa in cambio di queste piccole, ma potenti, foto. Sono d'accordo con lei anche se, d'altra parte, queste foto mi piacerebbe tenerle per me. Soprattutto questa, in cui Dorothy cammina tra gli alberi con aria felice, ha addirittura fatto un mezzo sorriso.
Non solo con la rete abbiamo fatto progressi, ma anche tra di noi. Almeno dal mio punto di vista. Secondo me Dorothy, in tutta la sua vita, non è mai stata abituata a ricevere attenzioni, e forse è per questo che è così affascinata da mio modo di fare, della mia voglia di rincorrerla, di cercare di prenderle la mano nonostante lei si scansi ogni volta. Tutte le volte che camminiamo vicini non riesco a reprimere questo impulso: ho sempre voglia di toccarla, sentire il calore della sua mano sulla mia, vedere come la sua faccia e i suoi occhi cambiano ogni volta che le sussurro qualcosa all'orecchio, come prima che le ho rivelato che è tutto il giorno che vorrei baciarla. Lei si è scansata e ha abbassato la testa, ma io sono riuscito a notare che è arrossita. Non so se abbia paura o semplicemente non sappia come comportarsi... Quello che so è che più tempo le passo accanto, più mi sembra di stare bene. Quando sto con lei mi dimentico quasi di quello che devo fare qui, chi sono, della guerra. Dorothy è per me l'antidoto contro tutta questa brutalità. Dorothy non è una ragazzina che si riempie i capelli di fiori e la testa di sogni, l'unica cosa di cui l'ho vista colma è la rabbia e la paura. Di rabbia ne ha tanta, tantissima, a volte credo che vada in overdose e scoppi. Si arrabbia, è impulsiva, vorrebbe mollare tutto e andarsene. Ho avuto paura a volte. Dorothy non è una persona con cui scherzare, va presa sul serio: quando vuole ha la delicatezza di una farfalla ma anche la brutalità di un sicario.
Quello che ancora non riesco a capire è il motivo per il quale non voglia ammettere che anch'io le piaccio, perché so che è così, lo noto, tutti lo hanno notato. È snervante, oltre ad essere un basso colpo per il mio ego. È possibile che non le faccia nessun effetto? No, no. L'ho notato il modo in cui mi guarda, come se fossi un enigma da risolvere o una trappola da disinnescare. Forse deve ancora trovare dentro di lei il modo per farlo.
Dopo una lunga giornata sugli alberi torniamo verso casa, attraverso il bosco. Dorothy cammina davanti a me. I suoi capelli stanno sventolando per il vento e per il movimento causato dalla camminata, e mi viene voglia di toccarli, di toccarla. Allungo la mano e faccio scivolare una ciocca di capelli scuri tra le mie dita.
Lei se ne accorge immediatamente. Si volta. «Che stai facendo?»
Scuoto le spalle. «Niente. Mi era venuta voglia di toccarti i capelli.»
Lei mi guarda con un sorrisetto strano sulle labbra, ma non risponde.
«Che cosa c'è?»
«Non possiamo sempre fare quello che vogliamo.»
Aggrotto le sopracciglia. «E' un modo di dire o una frecciatina nei miei confronti? Se lo è, fidati, non l'ho colta...» Allargo le braccia. «E sai perché? Perché questo è tutto quello che in questo momento mi sento di fare. Voglio toccarti i capelli perché ne ho voglia, voglio stare con te perché lo desidero, e, voglio andarmene da qui perché voglio vivere.»
Dorothy reprime un sorriso sotto le labbra e non risponde. So che condivide quello che dico ma è così che reagisce per qualsiasi cosa io faccia, non è cambiato molto. Io faccio un passo avanti, mi comporto con lei nella maniera più libera e sensibile possibile e lei si chiude in sé stessa, o, meglio, mi chiude fuori da quello che è il suo mondo. È raro trovare un momento in cui molli la presa, ma io non demordo, questo è sicuro.
«Sai vero che cosa dobbiamo fare non appena rientriamo, sì?» Le domando facendo un po' il sarcastico.
È dura dimenticarsene.» la sento sospirare.
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«Allora?» Mi chiede spostandosi i capelli per riuscire a guardarmi.
Scuoto la testa e vedo la delusione dipingersi sul suo volto. Non ha preso neanche un etto, e, dal momento che ha anche i vestiti addosso, perché se è categoricamente rifiutata di spogliarsi, questo vuol dire che non solo non è ingrassata, ma anche che perso quello che aveva preso nelle settimane precedenti.
«Io non lo faccio apposta, lo sai. Non so come sia possibile. Mangio come tutti voi, tutti i giorni. Questo è semplicemente il mio fisico! Non riesco ancora a capire perché stiamo facendo ancora tutte queste cose se ce ne dobbiamo andare. Che senso ha?»
Guardo verso il basso senza sapere che cosa rispondere. Diglielo, Dorian, su, diglielo. «Dorothy.» Le prendo le mani tra le mie. «Lo sai che tutto questo non dipende da me, ma tu devi avere una possibilità, un piano B per la tua vita.»
Apre leggermente la bocca prima di parlare. «Che stai dicendo?»
Forza! «Dorothy, ascoltami, adesso non sto scherzano, sono serissimo, quindi ascoltami molto bene. Sai bene quant'è rischioso il nostro piano, potrebbero succedere mille cose, ci sono troppe variabili...»
Mi interrompe. «Dorian?»
Scuoto la testa in segno di disapprovazione. «No, aspetta, fammi finire. E' davvero molto pericoloso, ma questo non vuol dire che io non sia pronto a rischiare, perché, fidati, scappare con te sarebbe la cosa più bella che potrei fare nella mia vita, per quanto sarà anche la più rischiosa. Però dobbiamo tenere conto che qualcosa potrebbe andare male, potrebbe succedere di tutto: i dunkisjisti mi potrebbero catturare, oppure potrebbero catturare te, uno dei due potrebbe essere ferito e rimanere indietro. Le incognite sono troppe per essere del tutto sicuri.»
Mi molla le mani e comincia a gesticolare con le sue. «Annulliamo queste incognite allora! Ci deve essere un modo per essere più sicuri!»
Le riprendo nelle mie e continuo a toccarla. Si deve rilassare. Non riuscirò mai a finire questo discorso. «Dorothy, no, no. Lo sai che questo non è possibile. Sei stata come me lassù tutta la settimana e credo che tu abbia capito che in questo momento non ci sono certezze, ma solo tante incognite. Adesso ascoltami bene. Se tutto dovesse andare bene sarebbe il giorno più bello della mia e della tua vita, noi scapperemmo per chilometri per i boschi finché non saremo certi di essere in un luogo sicuro. Dal quel momento in poi decideremo che cosa fare, in che direzione continuare, quale vita avere. Ma, se qualcosa non dovesse andare come abbiamo pensato, tu devi fare quello che ti dico.»
Scuote la testa e si muove leggermente indietro, lontana da me. «No, Dorian, no. Dimenticatelo! Non lo farò mai!»
«Ascoltami.» La prendo per le spalle. «Se ci dovessero catturare, se questo dovesse succedere, tu devi negare tutto. Hai capito? Dovrai farlo. Dovrai dire che non sapevi che cosa io volessi fare, che non sapevi della fuga, che tu non c'entri niente, che è stata tutta una mia idea...»
Dorothy si scrolla dalla mia presa. «Dorian! No! Mai! Non lo farò mai! Come puoi pensare che ti potrei fare una cosa del genere? Sai benissimo che cosa ti farebbero se sapessero che mi volevi portare via! Ti ucciderebbero seduta stante! Perché mi vuoi fare questo?»
La nostra conversazione è certamente degenerata. Adesso stiamo quasi urlando, non so se per la rabbia o per la troppa emozione. «Voglio solo che tu abbia una possibilità se tutto questo dovesse finire male.»
Scuote la testa e sento che la sua voce si è quasi incrinata. «Stai tergiversando. Non credo che ce la farei a mentire e vederti morire subito dopo! Hai idea di quello che mi stai chiedendo? Ti taglierebbero la gola davanti ai miei occhi, lo sai questo, vero? Come pensi che potrei reagire?»
Cerco di abbracciarla perché sento che in questo momento è giusto, ma lei si scansa un'altra volta. «Dovrai mettere su la tua migliore maschera e fare finta che non sia io quello davanti a te.»
«Perché mi chiedi questo? Sai che non potrei farlo! Come...Come credi che io possa sopportarlo? Tu lo faresti? Ti gireresti dall'altra parte se mi dovessero giustiziare? Perché devi essere tu quello che deve pagare?»
«Non ti giustizierebbero mai, non dopo le foto che abbiamo mandato. Sarebbero degli stupidi.»
«Non mi hai risposto.» Continua a scuotere la testa. «Dimmi: ti gireresti dall'altra parte se dovessero cercare di uccidermi?»
Deglutisco. No, ovvio che no, non ce la potrei mai fare. «No, non resisterei. Mi farei uccidere pur di impedirlo.»
Dorothy sposta lo sguardo da me ai suoi piedi un paio di volte, ed io faccio uguale. Mi stupisco di come possiamo essere tanto chiari su alcuni fronti e non riuscire ad esprimerci in altrettanti altri. In quest'ultima settimana ci sono state tante cose tra di noi, c'è stato tanto. Carezze, sguardi, rincorse, alcuni baci, emozioni. Ho provato tantissime emozioni, delle emozioni forti che credo di non aver mai provato in tutta la mia vita. Non so se è perché viviamo in questa continua situazione di stallo o perché la persona con cui le condivido è proprio lei, ma tutto mi sembra amplificato. Sono già stato con delle ragazze, ma non mi sono mai sentito come mi sento ora. Ho paura di romperla, di farle male; non fisicamente, quello non potrei mai, ma dal punto di vista emotivo. Mi sembra così fragile.
Dorothy si avvicina a me come se mi leggesse nel pensiero, come se sapesse quello che voglio in questo momento.
«E' una cosa triste, lo sai, vero?» Dice, mentre dopo mi passa le dita tra i capelli, come se fossero in disordine, cosa che non sono. Sento la gola secca. È così ogni dannata volta, ogni volta che ci ritroviamo a una distanza del genere. Non riuscirò mai a capire perché mi senta in questo modo.
Prendo la parola mentre le appoggio una mano sul collo e la faccio risalire fino alla sua guancia. Ha la pelle d'oca. «Un'altra persona avrebbe detto l'incontrario; che sarebbe una cosa molto romantica.»
Fissa le mie labbra mentre concludo questa frase, lo noto che le fissa, perché, sì, non le sta guardando, ma letteralmente fissando. La sto guardando e non so come ma mi ritrovo le sue labbra che pigiano sulle mie, calde. Dorothy o ti dà tutto o niente, e di certo non ti chiede il permesso per fare qualcosa.
È un bacio intenso, per me lo è, ma dura poco perché so che lei non si sente a suo agio qua dentro. È un 'anima libera e preferisce non stare al coperto, in tutti i sensi, e per questo sento che tutto questo le fa male. Non vedo l'ora di essere chilometri e chilometri lontani da qui.
Per oggi penso di aver concluso con le dichiarazioni di terrore, fino ad adesso, perché Dorothy mi lancia questa bomba che mi fa tutto intendere che non farà mai quello che le ho detto.
«Non c'è niente di romantico nella morte.»
SPAZIO AUTRICE
Buonasera a tutti. Prima di parlare del capitolo volevo solo dre un grande grazie a tutti coloro che stanno leggendo, seguendo questa storia nonostante sia davvero passato tanto tempo dall'ultima volta che ho aggiornato. Spero di essere più stabile adesso. ❤️
Spero che il capitolo vi piaccia. Non manca troppissimo alla fine.
Fatemi sapere che cosa ne sapere nei commenti o su instagram❤️
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