Capitolo 29 - Prima o poi te ne saresti andata
Dorothy
Camminiamo nel bosco a passo svelto. Mi sembra molto strano essere di nuovo qui dopo così tanto tempo. Certo, una settimana non è certamente un mese, ma, essendo abituata a passare qui ogni minuto della mia vita, saltare anche solo per un giorno questa mia routine mi fa sentire strana.
Non appena Dorian è uscito dalla mia camera ho cominciato ad asciugarmi e vestirmi più veloce che potevo.
Quando l'ho visto seduto nella mia stanza, nonostante fossi tremendamente arrabbiata con lui, non sono riuscita a non essere felice. Non lo so perché, ma rivederlo mi ha fatto questo strano effetto, che non mi aspettavo. Probabilmente perché credevo che non sarebbe tornato, ma mi sentivo, stranamente, felice quando l'ho visto in camera mia.
Ho cercato di non darlo a vedere perché non voglio che noti questa parte di me. Mi fido di Dorian dopo tutto quello che abbiamo trascorso insieme ma, a volte, ha dei strani comportamenti, che non comprendo e che mi fanno andare in confusione. Poi ci sono certe situazioni, come questa, in cui non riesco proprio a capire chi sia. Per questo non voglio che entri in contatto con la mia parte umana, quella che prova delle emozioni diverse dalla paura, nonostante tutto. Non voglio perché non so come poi reagirei se non dovesse essere vero quello che penso. Non posso buttarmi a capo fitto in una cosa così grossa e che non conosco assolutamente!
Anzi, alla quale sono totalmente estranea.
Scendo velocemente le scale con l'arco sulla spalla e le scarpe nuove ai piedi. Sono un po' dure, ma sono bellissime.
Noto che di sotto non c'è nessuno. Esco dalla porta senza avvisare, tanto so che lo ha già fatto Dorian. Ecco, sotto questo punto di vista è molto prevedibile. Dorian ha un assoluto bisogno di avere tutto sotto controllo, deve essere sicuro al cento per cento che tutto vada secondo i suoi piani, e se non è così, va nel pallone. D'altra parte è successo così nel bosco quando abbiamo incontrato quell'uomo. Non se lo aspettava...
Esco dalla porta e trovo Dorian ad aspettarmi seduto per terra con un fucile tra le mani.
Gli vado accanto. «Perché il fucile?»
Lui, avendomi sentito, si gira con la testa verso di me. Ha il sole negli occhi. «L'ultima volta non è andata particolarmente bene, no?»
In effetti... «Ah, già... Allora è meglio portarlo. Poi se vogliamo cacciare qualcosa ci potrebbe sempre tornare utile.»
Lui fa una faccia soddisfatta, come se fosse contento che gli do ragione, e stringe il fucile in una mano sola. «Prima non te l'ho chiesto: hai più fatto incubi? Poi sono andato via e non ho avuto il modo di saperlo, ecco.»
Sento un piccolo sorriso spuntarmi sulle labbra. Cos'è, prima se ne va e poi si interessa di me? «Sì, ne ho avuti.» Su di te, ma questo non lo dico.
«Mi dispiace di essere andato via.» Risponde Dorian rigirandosi. Il tono della sua voce si è trasformato.
«Non è colpa tua. Hai detto che dovevi farlo.»
«Dovevo, appunto. Non volevo.» Dice mentre si alza in piedi e si scuote i pantaloni.
Io lo guardo mentre fa tutto questo ma non proferisco parola. Dovevo, non volevo.
«Cos'hai dietro?» Mi chiede guardando quello che ho sopra le spalle, solo per cercare di cambiare discorso, perché so che lo ha fatto per questo motivo.
Alzo le braccia per fargli vedere l'arco che mi pende da una spalla. Ho anche un piccolo zaino con dentro poche cose: una corda, un accendino, un paio di coltelli, che ci potrebbero servire solo per cacciare, se mai ne avremmo l'occasione. Sinceramente non ho idea di che cosa mi debba dire, ma, non si sa mai e quindi mi sono portata un po' di tutto.
«E nello zaino?»
«Poche cose. Ma come mai mi fai il terzo grado?» Gli chiedo e rido. Spero che sia uno scherzo. Cos'è? Di punto in bianco deve essere lui ad avere dei dubbi riguardo alla mia fedeltà?
Dorian non mi risponde, ma si piega sulle gambe e incomincia a tastarmi i polpacci e poi le caviglie, come per sentire se nascondo qualcosa. Ed infatti tocca proprio il coltello che mi metto sempre in quel punto.
D'istinto scanso la gamba facendo un passo indietro. «Ma che ti prende? Che stai facendo?»
Mi sistemo i pantaloni verso il basso.
Dorian si tira su e si mette di fronte a me. «Niente. Controllavo solo che fosse tutto a posto. Pensavo che ti fossi rammollita un po' dopo tutti questi giorni chiusa in casa. Magari ti saresti dimenticata di quello.» Dice indicandomi con il dito la caviglia sulla quale ho legato il mio coltello.
La faccia da strafottente che ha indossato quando ha sentito il mio coltello mi fa imbestialire. «Rammollita, io?» Gli chiedo quasi urlando mentre si gira e, dopo essersi passato il fucile sulla spalla incomincia a camminare.
No, questa volta mi deve rispondere. Che cosa crede, che basti una settimana senza fare due tiri a rendermi normale e quieta? «Dove credi di andare?»
Non mi degna di uno sguardo. Allungo il passo e mi metto accanto a lui, continuando a camminare. «Adesso tu mi rispondi!» Gli dico puntandolo con lo sguardo.
Dorian fa finta di niente e, come se non mi avesse sentita si mette a fischiettare guardando i cielo. Si permette anche di ridere!
«Dorian!» Lo richiamo toccandogli la spalla e facendolo girare verso di me.
Mi guarda in faccia e poi scende fino ai piedi. «Allora te le sei messe...»
Continuo a guardarlo. Ma mi ha sentito o no? «Allora?»
«Uuh, ma da quando sei diventata così insistente? Quando sono arrivato, questa mattina, Peeter mi ha detto che durante tutta la settimana non sei mai uscita. Ha anche detto che non ti aveva mai visto così docile.» Dice tutto d'un fiato e poi si fa rispuntare quel sorrisetto da schiaffi sulla faccia.
Cerco di mantenermi calma. eppure lo sa quanto mi da noia quando una persona mi prende in giro senza che io ne sappia il motivo. «E tu?»
«Io ho pensato che sia più un aggettivo da attribuire ad un cucciolo. Non ti descriverei mai come docile!» Dice, mimando le virgolette con le dita.
«E come mi descriveresti?»
«Come noiosa!» Risponde puntandomi gli occhi addosso.
Forse la sua voleva essere una battuta, ma da come l'ha detta non credo. Mi zittisco. Sono davvero noiosa? Ho sempre pensato che essere noioso fosse negativo. Una persona noiosa non è certamente interessante. Forse è questo che voleva dirmi Dorian, che non sono interessante. Mi rabbuio e mi metto dietro di lui per camminare in fila indiana, ma, sopratutto per far sì che non lo noti. Noiosa e permalosa, quindi. Doppio punto.
«Guarda che la mia non era un'offesa, eh.»
«Perché, che cosa dovrebbe dire "noiosa"?»
«Sei proprio permalosa! Noiosa nel senso che sei impicciona e curiosa.»
«Potevi dirmi che ero così allora se sono così tanto noiosa.»
«Dorothy ti volevo solo stuzzicare...»
«A che fine?»
«Di vederti così.»
«Così come?»
«Indispettita.»
«Perché lo hai fatto?»
Alza le spalle. «Mi andava di farlo.»
Ecco, è di questo che parlo! Io non riesco proprio a capire! Lascio perdere.
Vedo un grasso piccione su un albero. Ci verrebbe un sughetto succulento con tutta quella ciccia! Cerco di non fare rumore e prendo una freccia dalla faretra che, come l'arco, avevo sulle spalle. Piantono bene i piedi per terra e miro.
Una mano mi si para davanti. «Che stai facendo?» Chiedo al proprietario della mano, sottovoce, per non far scappare il piccione.
«Metti la freccia posto. Non siamo venuti qui per cacciare.» Dice togliendosi finalmente da davanti.
«E che cosa siamo venuti a fare nel bosco, allora?»
«Per parlare.»
🌲🌿🍂🌱🌳
Abbiamo raggiunto una piccola radura che, nonostante non sia ancora arrivata del tutto la primavera, è già fiorita.
Sono contenta di stare nel bosco, mi da un senso di libertà che non ha uguali. Forse questo è dato dal fatto che qui non esistono confini, limiti, imposizioni. Sei solo tu e la natura, che devi rispettare. Abbiamo camminato un bel po' per raggiunger questo luogo; l'obiettivo era quello di farlo in silenzio, così da vedere anche qualche animale, così da ricordarsi dove tornare per cacciare, ma credo che Dorian non abbia ben capito questo concetto: quando cammina nel bosco sembra che stia passando un trattore! Fa tantissimo rumore! Non riesco ancora a capire come fa a cacciare se non è capace di farlo in silenzio. Il silenzio è la cosa più importante in questo ambito.
Il campo è fiorito di tanti piccoli fiori viola e bianchi. Non ho idea di che specie siano, ma sono molto belli, eleganti, e sprigionano un odore molto forte, quasi noioso, ma sopportabile.
Ci siamo messi a sedere al centro di questo. Ho messo da una parte lo zaino, arco e frecce; non troppo lontani, però, ormai non ci possiamo fidare più di niente.
Mi guardo intorno e cerco di dimenticare tutto quello che sto passando, la mia vita. Se tutto il resto non ci fosse questo potrebbe essere un momento bellissimo, quasi romantico. Un prato. Dei fiori. Due ragazzi felici. Ma non è così, purtroppo.
«Allora...» Dice Dorian schiarendosi la voce e mettendosi meglio a sedere, in modo tale che mi sia accanto ma allo stesso tempo possa vedermi in faccia.
Mi sembra nervoso.
«Allora, Dorothy, devo dirti alcune cose, ma prima di questo devo avvertirti. Non ti comunico quello che sto per dirti per ferirti o per farti stare ancora più male di adesso, anzi, io voglio che tu stia bene con te stessa e, quello che sto per dirti, per quanto doloroso sarà sentirlo, spero che ti faccia bene. Spero che tu non reagisca troppo male perché non saprei come comportarmi, davvero. In questi mesi ho cercato di capirti ma, sinceramente, non ci sono mai riuscito. Per me resti sempre un grande punto di domanda, e forse mi va anche bene così.»
A chi lo dici, penso tra me e me. Se penso a tutte le volte che ho cercato di capire chi fossi Dorian non mi basterebbero due mani. Forse sotto questo punto di vista ci assomigliamo molto. Ma non dico niente di tutto questo.
«Mi fai preoccupare così.»
Dorian mi guarda negli occhi con uno strano sguardo amareggiato. «Non è facile comprendere quello che sto per dirti e allo stesso tempo non è facile per me dirtelo. Sotto un punto di vista mi fa sentire in colpa, perché so che ci starai male ed io non voglio vederti soffrire.»
Che cosa sta cercando di dirmi?
Si schiarisce la voce e punta lo sguardo davanti a se. Non riesce a guardarmi. «Quando sono andato via sono andato giù al villaggio, a Plast. Mi sono fatto vedere un po' in giro come avevo fatto la volta precedente. Il modo in cui le persone hanno reagito non te lo puoi neanche immaginare.» Fa una piccola pausa, come se per lui fosse doloroso quello di cui sta per parlare. «In realtà non ti abbiamo scelta a caso. Io conoscevo molto bene le persone che abitano Plast e quindi ero stato incaricato di accogliere le proposte della popolazione. Erano le persone a venire da me per chiedermi di prendere le loro figlie per metterle nel posto dove ora ti trovi tu. Quando, l'altro giorno, mi hanno visto in giro hanno pensato che fossi di nuovo là per quel motivo.»
Non so se in me è più grande la voglia di prenderlo a pugni per avermi mentito per tutto questo tempo o di sentire in continuo, perché so che non è finita qui. Guardo Dorian che non riesce a guardarmi negli occhi. Penso che si vergogni di quello che è stato costretto a fare.
«E?» Chiedo, cercando di non far trapelare nessuna emozione dalla mia voce.
Dorian si gira verso di me. Ha il viso a chiazze e realizzo che si vergogna terribilmente di quello che sta per dire.
Tira su con il naso. «Loro pensavano che fossi tornato per scegliere un altra ragazza. Pensavano che fossi morta e che fossi tornato perché avessi bisogno di un'altra che ti sostituisse. Dorothy, lo so, ti sembrerà strano sentire tutto questo, ma è la verità. Non l'ho fatto per una questione personale, ma perché sono stato obbligato. Tutta la popolazione, tutti i tuoi concittadini il giorno in cui ti abbiamo prelevato erano consapevoli di quello che ti sarebbe successo! E' per questo che nel bosco non c'era nessuno! Tutti sapevano e non hanno fatto niente! Anzi, erano in collera con te per il fatto che saresti stata tu a venire con noi e non una delle loro figlie! Capisci?»
Non lo guardo e sto in silenzio per cercare di capire quello che mi ha appena detto. Dentro di me sono sconvolta per quello che Dorian mi ha appena detto. Penso che probabilmente non avrebbe neanche potuto dirmelo, ma lo ha fatto, perché?
C'è solo una cosa che non riesco a capire: perché io?
«Sei sei incazzata con me, lo capisco, davvero. Probabilmente non lo capirai, ma mi vergogno di me stesso per quello che sono stato costretto a fare. Mi sento un aguzzino e la parte peggiore è che è veramente così. Speravo che non l'avresti saputo così, ma non ho avuto scelta.»
Sento il sangue ribollirmi nelle vene, ma la domanda mi sorge spontanea. «Perché?»
Dorian distoglie lo sguardo da me, poi si porta una mano sulla bocca come se non volesse parlare. Dopo un po' si mette una mano in tasca e tira fuori un foglio scritto a mano. Poi me lo porge.
Lo guardo con due occhi sbarrati. Che cos'è? E' la prima domanda che mi si presenta in testa.
La apro velocemente sentendo la carta rigida scivolarmi tra le dita.
Cara Dorothy,
Sono tua Madre. Non so se leggere questa leggere ti preoccuperà un sorriso o solo tante lacrime, ma ho deciso di scriverla ugualmente. Forse è la prima volta che mi ritrovo a dover ringraziare tuo padre: è stato lui ad insegnarmi a scrivere.
Non so che cosa ti hanno raccontato quando ti hanno portata via, non so come tu ti sia trovata nella tua nuova casa, ma sono sicura che ti sarai sicuramente adattata in fretta. Tu sei così, no? Il tuo spirito d'adattamento è sempre stato imbattibile, per questo ho pensato che saresti sopravvissuta a quest'esperienza. Inizialmente ero dubbiosa ma poi ho ceduto. Nonostante tu sia mia figlia sei sempre stata uguale a tuo padre e non sarebbe passato troppo tempo prima che te ne saresti andata di casa per andare a cercare Micah chissà dove. Tu non ti sei mai arresa all'idea che fosse morto, ma io sì! Per questo sapevo che non l'avresti mai abbandonato, che avresti preferito lui a noi. E' dentro di te, io non ci ho mai potuto fare niente. Mi sono sempre ripetuta che era stato questo mondo a ridurti così, ma, no, eri così di tuo, era il tuo carattere: scontroso ed egoista. Se penso a tutto quello che ho fatto per te mi sento quasi in colpa, ma poi penso al fatto che adesso sfami i tuoi fratelli, e mi viene quasi da amarti.
Spero che tu abbia una vita lunga, figlia mia, ma, d'altra parte, sei figlia di tuo padre, e ti arrampicherai sui più alti specchi piuttosto che vedertela portare via.
Mollo d'impulso il foglio e lascio che cada sul prato.
Non posso aver davvero letto quelle parole. Non è possibile.
Mi trema la mano e non riesco a non fissare il foglio sul prato davanti a me.
Mille ricordi e pensieri confabulano nella mia testa cercando di capire come sia potuto succedere.
Sei sempre stata uguale a tuo padre.
Prima o poi te ne saresti andata.
Avresti preferito lui a noi.
Vedo Dorian muovere le labbra mentre mi mette una mano dietro la schiena. Non riesco a sentire che cosa mi stia dicendo. Nella mia testa sento solo un lungo e assordante rumore che mi sta facendo impazzire.
Sei sempre stata così, era il tuo carattere.
Le parole che mia madre mi ha scritto continuano a rimbombarmi in testa come un mantra. Sono davvero così?
«Dorothy mi ha sentito?» Sento la voce di Dorian che mi urla nell'orecchio. E' sempre un po' ovattata, ma la sento.
«Dorothy? Dorothy, ti prego dì qualcosa. Capisco che tu non ne voglia parlare adesso, ma, ti prego, di qualcosa! Devi reagire! Ora sopratutto! Non volevo che finisse così!» La sua voce mi sembra quasi rotta, triste, non divertita e frizzante come poche ore fa.
Che cosa ci sta succedendo? Che cosa mi sta succedendo? Perché mi ritrovo a non capire più niente quando la soluzione alla mie domande ce l'ho proprio davanti, scritta nero su bianco? Probabilmente sono io che non voglio crederci, non voglio pensare che sia vero, che quelle parole non siano vere, che quello che c'è scritto di me non sia vero. Ma è così? Sono soltanto una stronza egoista che pensa solo a se stessa?
Quello che mi ferisce di più sono le parole riguardanti mio padre. Sono sempre stata consapevole di assomigliarmi, mia madre me lo diceva sempre, ma non avevo mai notato questa punta di disprezzo. Non credevo che pensasse questo. Io...
Sento le lacrime che minacciano di uscimi dagli occhi. No, non posso farmi soffocare dalle emozioni, no. Sono soltanto sensazioni, piccole sensazioni temporanee che tra pochi minuti se ne andranno.
Forse ho interpretato male quello che ho letto, forse mi sto solo fasciando la testa, ma quando alzo gli occhi su Dorian che mi sta guardando con il mio stesso sguardo, i miei dubbi cadono ancora.
Che cos'ho fatto per meritarmi tutto questo?
«Dorothy! Dorothy! Guardami! Lo so che cosa stai pensando! L'ho pensato anche io! Ci siamo passati entrambi, so come ti senti in questo momento! Ti ricordi che cosa ti dissi quel giorni nel bosco? Eh, te lo ricordi? Che dovevi ricordati che tu sei migliore di loro, di tutti loro? Tutto questo non è colpa tua! Non sei qui perché sei una cattiva persona, anzi, sei stata fin troppo buona da non accorgerti da esserne circondata!»
Dorian continua a parlarmi stringendomi la faccia tra le sue mani calde, così che continui a guardarlo negli occhi. Non sento la sua voce, ma sento la sua presenza accanto a me.
Non so se sono le parole di Dorian a farmi parlare, ma so per certo che devo sapere, devo sapere tutto.
«Dorian...» Incomincio cercando le sue pupille che stanno danzando sul mio viso. «Io non capisco.»
«Penso che ormai tu mi possa fare tutte le domande che vuoi, te lo devo, in un certo senso.» Dice scostandomi un piccolo ciuffo di capelli dalla faccia.
Prendo un bel respiro. Non credo di essere pronta alla risposta che mi darà, qualunque essa sia. «Quindi, sono stata venduta da mia madre?»
Dorian sta in silenzio un paio di secondi ma poi cala gli occhi delusi verso il basso. «Sì.»
Spazio autrice!
Beh, che dire wow!😂 Pensavo di fare un capitolo diverso, ma poi ho cambiato idea! Sono successe tante cose e altrettante cose sono state dette! Che cosa succederà adesso! 🤔❤️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top