Capitolo 27 - Sei qui per Dorothy?

LEGGETE LA NOTA AUTRICE!😘😘

Dorian

Ho guidato per due giorni per raggiungere il paese. La nostra casa è stata collocata così lontano da tutto con un motivo ben preciso, ma a volte questo può rappresentare un problema. E' questo il mio.

Per arrivare alla vera strada per Plast ci vuole un'ora da casa nostra, più un'ora e mezza per raggiungere il paese. Un viaggio stremante considerando anche il fatto che gran parte della strada è sterrata e quindi bisogna andare veramente piano.

Appena sono arrivato alla mia vecchia casa mi sono messo a dormire, così, senza neanche cambiarmi.

Nei primi giorni non ho fatto molto. Mi sono fatto vedere un po' in giro, poi sono andato all'ambasciata per chiedere altro materiale per la casa.

Sono anche andato al mercato per vedere se c'era qualcosa da comprare. Per il mio incarico mi hanno pagato bene, molto bene, ma io non ci devo fare niente con tutti questi soldi. Preferisco comprare qualcosa, anche di inutile, usato e malconcio, qui, e dare qualche soldo a questa povera gente. Ho trovato un paio di stivali da caccia del numero di Dorothy e gli ho presi. Le farò un regalo. Certo, lei ce li ha di già, ma almeno così avrà qualcosa di mio con sé, anche quando se ne andrà.

Temo che questo avverrà prima del previsto.

Qui in paese non tira una bell'aria; da quello che ho sentito, i Noscotov, i ribelli, stanno riprendendo terreno. Se questo dovesse veramente accadere, se loro raggiungessero davvero Plast, Dorothy sarebbe prelevata all'istante, senza considerare chi, come, quando. Per loro rappresenta una priorità e non possono far sì che cada nelle mani dei ribelli o tanto meno che resti libera. Ormai lei è segnata. Per questo anche se scappasse non cambierebbe assolutamente niente. E' lei che vogliono e sarebbero capaci di cercarla anche in capo al mondo.

Ora è mattina e mi devo alzare.
La finestra di camera mia si è rotta: da fuori sento arrivare una bella aria gelida. Dovrei riparlarla ma chi se ne importa. Come minimo dopo che Dorothy sarà venduta mi uccideranno e, nel caso non lo facessero, me ne vorrei andare il più lontano possibile da qui, verso est, dove c'è della terra ancora libera.

Mi alzo e faccio colazione con un pezzo di pane che ho comprato. Mi sembra di essere tornato indietro di due anni, ma in questo caso non è bello ricordare il modo in cui vivevo prima.

E' passata una settimana da quando sono andato via. Seb inizialmente aveva parlato di qualche giorno ma sapevo bene che intendeva qualche cosa di più. Non lo biasimo, ha fatto bene a mandarmi via per un po'di tempo, almeno così Dorothy non combinerà altri casini. Chissà che cosa ha detto quando me ne sono andato... Sono proprio curioso.

Esco di casa con un coltello dentro la giacca. Non mi sembra esserci tanto subbuglio, ma non si sa mai.

Ho pensato di rimettermi in viaggio domani mattina molto presto così da rientrare a casa nel primo pomeriggio. Dopo passerò dal mercato per prendere un po' di frutta e verdura fresca per portarla a casa, almeno questo mio viaggio servirà a qualcosa.
All'ambasciata mi hanno già dato una bella scorta di cibo che ci dovrebbe bastare fino alla fine dell'estate, ora siamo ad Aprile e, nonostante faccia ancora molto freddo credo che basterà. Mi hanno dato anche tanti vestiti estivi per Dorothy. Mi sono chiesto dove prendano tutti questi abiti ma ho tenuto la domanda per me.
Mi hanno dato anche una macchina fotografica. Mi hanno detto che il figlio del capo dei Dunkisji vuole vedere com'è, quindi io dovrei fare a Dorothy delle foto e anche mandargliele. Mi viene il voltastomaco al solo pensiero. Quanto sono maledettamente sadici.

Come se Dorothy si farà fotografare. Rido mentalmente. Non ci riuscirò mai. Mi uccideranno per un capriccio di quel viziato di un Dunkisji.

Mi incammino per il mercato mentre la gente mi fissa in mezzo alla strada. Sanno tutti bene chi sono.
Ebbene tutti sanno, tutti sanno tranne lei. Tutta la popolazione di Plast sa dov'è stata portata Dorothy e che cosa le sarà fatto, ma nonostante questo, nonostante siano così consapevoli, non hanno mai osato alzare un dito, anche prima che questo accadesse. Il giorno in cui l'abbiamo rapita tutti sapevano che sarebbe successo: sono stati tutti complici.

Il velo di omertà che si cela in questo paese a volte è davvero spaventoso. E' triste che la gente agisca in questo modo solo per un pezzo di pane in più.

D'altra parte, però, non posso neanche biasimarli, riesco a comprendere il motivo per cui l'hanno fatto: la paura.

Il livello di terrore che si insinua in una territorio subito dopo che è stato conquistato dai dunkisjisti è allucinante. Plast è già da due anni che si trova in questo stato. La situazione ormai dovrebbe essere cambiata ma, dato che l'avanzata dunkisjista si è fermata non appena il villaggio è stato conquistato, le truppe hanno sempre riversato tutta la loro violenza sulla popolazione, e su di noi. La paura ci rende animali, egoisti, irrazionali, per questo non c'è da meravigliarsi del comportamento di tutte queste persone. Ed infatti io non lo faccio.

Sono davanti al banchetto delle verdure di questo vecchio signore. Dice che è lui a produrre e raccogliere tutto. Avrà ottant'anni questo poveretto. Uno ad ottant'anni dovrebbe starsene tranquillo a casa, non nei campi a cercare di ottenere qualcosa perché sennò senza di esso rischierebbe di morire.
Non voglio essere maleducato, ma mi fa pena.

Che mondo che abbiamo creato.

Sto raccogliendo tra le mani un po' di carote e insalata quando vedo una figura venirmi incontro. Una ragazza: mi sembra di averla già vista da qualche parte ma non ricordo.

«Dorian?» Fa di punto in bianco verso di me, avvicinandosi ancora. Sembra titubante.

Mi volto e la guardo in viso. Sì, l'ho già vista da qualche parte, forse proprio qui a Plast, ma non mi dice niente. Carina, ma non come lei.

«Ci conosciamo?» Le chiedo lasciando le verdure che avevo preso dove erano prima.

Alla mia domanda non risponde, si limita solo a guardarsi in giro, come se stesse cercando di capire se qualcuno ha fatto caso a noi.
Ho capito: non vuole che la vedano con me.

Poi si fa avanti e mi prende per un braccio. Mi trascina fino alla traversa successiva, una piccola viuzza da cui non passa nessuno.

«Scusa ma non vogliono che parli con te.»

Mi sembra sincera, ma di chi sta parlando? «I tuoi genitori?»

Annuisce. «Sì, ti hanno rivisto in paese e mi hanno proibito di parlarti. Sono Annie comunque, so che non mi conosci, ma io sì.» Mi tende la mano subito aver detto il suo nome.

«C'è qualcuno in questo paese che ormai non mi conosce?» La mia era una battuta ma lei non sembra coglierla.

«Sei qui per Dorothy?» Mi chiede subito sopo guardandomi negli occhi. Non riesco a capire se sia spaventata oppure entusiasta.

«Te come lo sai?»

Questa ragazza mi sembra sincera ma non mi posso fidare al primo nome che mi viene fatto. Qui chiunque vorrebbe del denaro, anche in questa situazione.

Scuote la testa. «Non importa come io faccia a saperlo: sei qui per lei?»

«Devo rispondere?»

«No, certo. E' ovvio che sei qui per lei. Quando ti ho visto, ho temuto che le fosse successo qualcosa.»

Mi acciglio. «Perché dici questo?»

«Perché da come ti muovevi in giro sembrava che tu cercassi qualcuno. Tutti abbiamo pensato che fosse morta e che tu fossi tornato per cercarne un'altra.»

Hanno pensato davvero questo? Ecco perché tutti mi cercavano, tentavano di attaccare bottone... Volevano che le loro figlie, o loro stesse, fossero portate via. Che cosa non si fa per un gruzzolo di denaro...

Scuoto la testa e guardo verso la strada. «No, lei sta bene. Non sono venuto qua per questo.»

«E allora per cosa sei venuto?» Incalza.

Espiro lentamente un po' d'aria. «Sono venuto per starle lontano.»

Alla mia risposta si acciglia. «E così terribile come tutti dicono? Sai, dicono che sia una tipa che sta molto sulle sue, non da molta confidenza. Per le poche volte che ci ho parlato è sempre stata schiva con me, anche se non ne ho mai capitolo il vero motivo. E' per questo che sei tornato? Per mollare un po' la cinghia?»

Ma che cosa pensa questa di gente della mia Dorothy? Che sia una persona priva di emozioni e sentimenti? Probabilmente pensano che si sia meritata di essere stata venuta così crudelmente.
Tutto questo da manforte alla mia teoria che mai nessuno ha cercato di conoscerla a fondo e capirla.

«Tutto il contrario.» Dico, ma lei sembra ancora una volta non capire la mia allusione. Il sarcasmo glie lo hanno insegnato o no? «Ma torniamo a noi. Se mi hai fermato e trascinato qui ci sarà un motivo, o no?»

«Certo, il motivo è proprio Dorothy.»

Cosa? «Come sarebbe a dire?»

Si guarda ancora una volta intorno. «Senti, io conosco bene sua madre. Anche lei ha saputo che tu eri tornato in paese. Mi ha detto che dovevo cercarti e dirti che ti vuole parlare.»

Come fa questa a conoscere la madre di Dorothy? Eppure io non l'ho mai vista. Sua amica non è di certo, l'unico amico che aveva era suo fratello.

Non mi fido affatto. «Scusa, ma tu come conosci la signora Chamoun? Non ti ho mai vista prima.»

«Bhe...» Fa la vaga. «Io non conoscevo Dorothy, o almeno, non la conoscevo personalmente. Ero...» Si interrompe di nuovo. Ma deve tenermi sulle spine così? «Ero... Ero la ragazza di suo fratello, prima che fosse portato via.»

«Ah.» E' tutto quello che riesco a dire. Prima mi sembrava arrogante e la tolleravo poco, adesso mi fa solo pena.

Sono sorpreso. La ragazza di Micah. Strano, Dorothy non mi ha mai detto che suo fratello avesse una ragazza. Che lei non lo sapesse? Eppure mi ha sempre detto con il fratello si raccontava tutto, che loro due non avevano segreti.

Decido di domandarglielo. «Come mai Dorothy non mi ha mai parlato di te?»

Si guarda intorno ancora una volta. Ma di che cosa ha paura questa ragazza? «Perché il nostro era un segreto.» Risponde sottovoce.

No, non è abbastanza. E' troppo vaga! «E per quale motivo?»

Scrolla le spalle come se si dovesse togliere un peso dalla coscienza.«Sai bene in che tipo di famiglia Micah e Dorothy sono cresciuti: quattro fratelli, una madre che non sa mandare avanti un bel niente e un padre che se n'è andato quando loro non erano che due ragazzini. Io non abito in questa parte di Plast, abito di là, nella parte più ricca, se così si può dire. I miei genitori non avrebbero mai tollerato una relazione del genere. Per questo era un segreto: non lo sapeva nessuno all'infuori di lui e me. Probabilmente anche per questo Dorothy non ti ha mai parlato di me, perché neanche lei era a conoscenza della nostra relazione.»

Sì, mi fa pena, decisamente. Nata ricca ma con un destino tremendo. A volte penso che chi nasce povero sotto questo punto di vista sia avvantaggiato.

«Mi dispiace per la tua storia finita male.» Le dico subito in modo sincero. «So di Micah. Comunque farò come mi hai detto, andrò dalla signora Chamoun. Nonostante sia abbastanza restio nei suo confronti, la ascolterò, qualsiasi cosa abbia da dirmi.» Le dico.

Poi faccio un passo in avanti, per andarmene, ma lei mi blocca ancora, riprendendomi il braccio.

«Aspetta. C'è dell'altro.»

Piego la bocca in una piccola smorfia. «Ti ascolto.»

Si guarda un'ultima vola in giro e poi prende tra le mani la linguetta della sua giacca. La tira giù fino in fondo, aprendola.

Guardo quello che ho davanti. Una pancia. «Cazzo.» Questo è un dannato scherzo.

«Sono incinta.» Dice poi, come se non fosse già abbastanza evidente. Probabilmente nascerà a giorni. E' enorme!

«Lo vedo. Che cosa ci dovrei fare io precisamente?» Le dico passandomi una mano sulla faccia.

«Lo devi dire a Dorothy!» Incalza lei.

Ma che sta dicendo? «Ma come? Se le non ti conosce nemmeno?»

«Dio, ma sei scemo! E' di suo fratello!»

Mi blocco per un secondo. E' di suo fratello? «Com'è... Com'è possibile? Saranno passati sette mesi da quando è sparito.»

«Appunto, ho un ventre enorme: sono di otto mesi.»

Mi passo le mani tra i capelli e getto la spugna. «Che cosa vuoi che faccia?»

«Glielo devi dire! Per favore! Lei è l'unica che mi può aiutare!»

«Ti stai riferendo alla tua famiglia? Come fanno a non saperlo? Ora come ora è impossibile nasconderlo.»

«No, ma loro lo sanno. Quello che non sanno è che è di Micah.»

«E come avresti fatto? Non riesco proprio a capire...»

«Ho scoperto di essere incinta una settimana dopo che Micah è scomparso. Pensa, che bella notizia! Non potevo dirlo ai miei, si sarebbero sentiti umiliati per tutta la vita e avrebbero fatto sentire così anche me. Così mi è venuta un'idea. La mattina sono uscita e quando sono rientrata mi sono messa a piangere e disperarmi tra le braccia di mia madre. Le ho detto che un soldato mi aveva stuprato in un vicolo buio.»

La guardo allibito. «Ingegnoso, davvero... Sappiamo bene entrambi che la tua famiglia è abbastanza ricca da influenzare il capo di queste truppe. Che cosa hai fatto? Hai fatto uccidere un innocente?»

«No, ne ho scelto uno che era tutt'altro che innocente. Una settimana prima ha fatto quello che mi sono inventata a una ragazza che conoscevo. Lei è povera, non avrebbero mai preso in considerazione quello che diceva. Poi è stata la mia parola contro la sua. Per una volta nella mia vita i soldi dei miei genitori sono serviti per aiutare una persona per bene.»

Continuo a guardarla allibito. Non penso che sarei mai stato capace di architettare una cosa tanto grande e così minuziosamente studiata. Non fa un baffo. Mi chiedo come mai Dorothy non conosca questa ragazza, potrebbero fare una bella squadra terrificante insieme.

«Non mi giudicare, mi sono soltanto tolta la colpa di dosso affinché mi trattassero bene, e anche perché così non lo odieranno.» Dice accarezzandosi la pancia gonfia.

Scuoto la testa leggermente. «Non ti preoccupare, non ti devi giustificare con me. Comprendo il motivo per cui lo hai fatto. Comunque glie lo dirò.»

«Grazie, ti sono debitrice.» Dice facendomi un gran sorriso e prendendomi una mano tra le sue.

«Adesso devo andare.» Dico scansandomi. «Auguri per il bambino.»

🌲🌿🍂🌱🌳

Sono davanti alla vecchia casa di Dorothy. Vedo la luce della sua camera accesa.

Mi vengono in mente tutte le ore che ho passato a spiarla da questo punto. Ci passavo le mattine, le sere, le giornate. Mi piaceva guardarla mentre faceva qualcosa di quotidiano.

Vado oltre e busso alla porta. Ad aprirmi subito dopo è un bambino. Collego subito il fatto e capisco che probabilmente si tratta di uno dei fratelli minori di Dorothy. Le somiglia molto: ha gli stessi occhi.

Sento una voce da dentro. «Daniel chi è?»

«Non lo so: è un signore mamma.» Dice il bambino verso la madre. Un signore, magari.

Una signora appare davanti alla porta. Potrebbe essere la fotocopia di Dorothy fra una ventina d'anni. E' uguale: stessi capelli, stessi occhi, stesso fisico.

«Oh, signor Blackburn, è venuto alla fine!» Mi dice come sorpresa. Dal suo tono capisco che la mia visita debba farle piacere.

«Sì.»

«Ma entri in casa! Forza che fa ancora freddo fuori! Gradisce una tazza di te?» Mi chiede passandosi le mani tra le pieghe della gonna.

Entro. «L'accetto volentieri, grazie del suo invito.»

«Daniel, Ben! Andate a giocare nell'altra stanza!» Dice ai bambini prima di andare in cucina. Penso che i due abbiano meno di un anno di differenza.

La casa di Dorothy è tutt'altro che spaziosa, ma, considerando il fatto che adesso sono solo in tre a viverci, va bene.

La signora mi fa accomodare al tavolino. Noto che ci sono delle verdure sul piano da cucina.
Sento la voce di Dorothy dentro la mia testa. Dei giorni dovevamo fare la fame se non riuscivo a recuperare niente dai boschi. Adesso possono permettersi di comprare tutta questa verdura fresca. Io proprio non riesco a capire.

«Ecco a lei.» Mi dice la madre di Dorothy porgendomi una tazza di tè fumante.

La signora sembra molto gentile, ma io voglio mettere le cose in chiaro. «Mi dia del tu per favore signora, e mi chiami Dorian. D'altra parte potrei essere suo figlio.»

«Sì, certo, come vuoi.» Mi risponde calma mentre beve dalla sua tazza.

Faccio un breve sorso. E' bollente. «Ho incontrato Annie al mercato. Mi ha detto lei di venire qui da lei, che mi doveva parlare. La ascolto.»

«Ecco.» Dice alzandosi e prendendo un foglio dal piano da cucina. «Prima di tutto vorrei che desse questa a Dorothy. Volevo dirle due cose riguardo a quello che è successo e le ho scritte qua.»

Cosa? Ma che cosa crede?

Mi schiarisco la voce e poi tiro avanti dalla sedia. «Signora, come potrei darle una sua lettera senza spezzarle il cuore? Leggendola capirebbe che è stata venduta dalla sua stessa famiglia, non penso che questo la farà sentire meglio. Ritengo che forse è meglio che lei non sappia niente, che continui ad amarvi nonostante tutto, ignorando la cosa.»

Mi guarda con uno sguardo che sa di sfida. So chi ho davanti e ho già la risposta pronta a quello che mi dirà. «Non ci credo che non vi abbia chiesto niente.»

«No, affatto. Abbiamo sempre cercato di sviare il discorso. Se lo scoprisse non avrebbe neanche più una speranza. In questo modo continua a credere che c'è qualcuno che la ama al mondo, e lo continuerà a credere anche dopo. Se non si sentisse amata almeno dalla sua famiglia, da sua madre, non credo che migliorerebbe come sta facendo adesso.»

«Ma noi l'amiamo davvero.» Dice di punto in bianco, come se stesse dicendo una cosa ovvia. In realtà dovrebbe essere così, ma non in questo caso.

Certo. Quale madre venderebbe la sua unica figlia per una ricompensa in denaro?

«No, io non credo. Per questo lei non deve conoscere la verità.»

La signora mi sembra contrariata da quello che dico, ma d'altra parte, che mi devo aspettare da una persona del genere. Ora capisco perché Dorothy non ne ha mai parlato: lei una madre non l'ha mai avuta.

«Scommetto che lei non sa neanche di te.» Risponde socchiudendo gli occhi.

Dove diavolo vuole arrivare? «Che cosa c'entra questo adesso? Io non le ho voltato le spalle come avete fatto voi. Devo ricordarle che è stata lei a venire da me?»

Sembra non ascoltarmi nemmeno. «Credi che sarà felice nel scoprire che sei stato tu ad aiutarla per poi sparire nel nulla? Credi che sarà tanto diverso da quando scoprirà la verità su di me? Tu non hai idea di quello che abbiamo dovuto passare con lei! Tutti i sacrifici che abbiamo fatto! E sai che cosa ha chiesto quando si è svegliata? Chi era il ragazzo che aveva sfidato quel soldato per aiutarla! Non un cenno a tutto quello che noi avevamo dovuto passare per tenerla invita!»

Sobbalzo dalla sedia. Lei si ricordava di me? No, Dorian. Lei si ricordava di quel ragazzo che l'ha aiutata. Non si ricordava che eri tu. Poi l'ambiente malsano in cui ha vissuto ha fatto il resto.

«Non può darle la colpa del fatto che lei non si ricordi di quello che avete fatto per lei mentre stava male. Non se lo poteva ricordare ma questo non vuol dire che non vi era riconoscente!»

«Non parli di mia figlia come se la conoscesse bene! Io sono sua madre e posso dire per certo che Dorothy è e sarà sempre un'egoista. Nient'altro all'infuori di questo. Non avrebbe combinato niente nella suavita se non continuare a cacciare in questo dannato bosco. Almeno noi tre viviamo meglio da quando è con voi!»

Mi alzo immediatamente dalla sedia. Non oso sentire una parola di più.
Almeno noi tre viviamo meglio da quando è con voi. A sue spese, cazzo! Tutto questo a sue spese! Loro staranno bene mentre lei verrà venduta a quel cazzo di Dunkisji!

Ripenso a tutte le volte che la trovavo a piangere perché le mancava la sua famiglia, perché era preoccupata per loro, e mi rendo conto che la persona meno egoista in questa famiglia era proprio lei. Questa famiglia non la merita e forse ho fatto bene a accogliere la proposta di questa madre, che probabilmente non può essere considerata tale.
Mi dispiace soltanto per i fratelli minori di Dorothy, che sono ancora troppo piccoli per capire con chi hanno a che fare.

Mi alzo in piedi. «Sa, signora. Quando Annie mi ha detto che mi voleva parlare ho pensato che volesse dirmi qualcosa di giusto, qualcosa che servisse a tirare su il morale a Dorothy, oppure mi volesse semplicemente chiedere come stava sua figlia. Non ho minimamente considerato il fatto che lei non fosse venuta da me per prima quando ha saputo che ero in paese. Vede, tutti, vedendomi, hanno pensato che fosse successo qualcosa a Dorothy, che fosse morta, o che altro, e mi hanno cercato. Lei ovviamente non ha fatto niente, non le serviva sapere qualcosa da me, lei lo sapeva di già che Dorothy stava bene. D'altra parte anche questo mese ha ricevuto il denaro, no? »

Questa volta non mi risponde.

Faccio per uscire ma la signora Chamoun mi ferma ancora. «Aspetta! La mia lettera!» Mi dice porgendomi il foglio.

Questa cazzo di lettera!
Gliela strappo dalle mani con un gesto veloce, solo perché capisco che Dorothy si deve rendere conto che non merita di amare una madre come questa, e quindi deve sapere.

Spazio autrice!
Ce l'ho fatta! Ho aggiornato prima del previsto! Ho avuto un gran mal di testa per gli esami in questi giorni ma sono riuscita a scrivere!
Spero che vi piaccia!❤️

L'avviso l'ho scritto sopratutto per comunicarvi che questa storia è arrivata in finale agli WATTPAD ADWISORS AWARDS nella sua categoria! Sono felicissima di questo piccolo, grande risultato!❤️

Fatemi sapere che cosa pensate del capitolo!❤️😘

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top