Capitolo 26 - Una settimana
Dorothy
Una settimana. Mi ha lasciata da sola una settimana.
Inizialmente Seb aveva parlato di alcuni giorni, ma poi da due siamo arrivati a tre, da tre a quattro. Poi non ho più tenuto il conto.
Mia mamma mi diceva sempre che, chi va via dicendo che poi tornerà, non torna più. Era successo così con mio padre: una mattina è uscito e poi non è più tornato. Non so che fine abbia fatto e sinceramente neanche lo voglio sapere. Ha lasciato la famiglia quando i miei due fratellini erano veramente piccoli. Per fortuna loro non si ricordano neanche chi sia. Micah ed io ce lo siamo sempre ricordato bene invece, è toccato a noi badare a tutto. La mamma non poteva uscire di casa per andare a lavorare, i ragazzi erano troppo piccoli, non potevano essere lasciati a casa da soli per tante ore al giorno. E quindi ad uscire eravamo noi, di continuo.
Quando è arrivata la guerra nel nostro paese tutti dicono di aver cambiato vita. Micah e io non ce ne siamo praticamente accorti. Facevamo la stessa, identica, schifosa vita di prima, con solo l'aggiunta che dovevamo essere più attenti. Eravamo allenati per questo, diceva Micah.
Il giorno in cui Dorian è andato via non sono uscita dalla mia stanza, neanche per mangiare. E' stato come se non avessi avuto fame per tutta la giornata; mi sono meravigliata molto di questa cosa, ma mangiare mi è proprio passato di mente.
La porta è stata tutto il giorno chiusa. Peeter e Seb non mi hanno detto niente, ma penso che abbiano capito che ho sentito tutta la loro conversazione e, di conseguenza, ho compreso che cosa sarebbe successo di lì a poco.
Quando non ho più visto il furgoncino dalla finestra mi sono appoggiata al muro. Non so perché l'ho fatto ma ho pianto. Come se avessi perso qualcosa. E' così? Lui era qualcosa? Vorrei, ma non lo riesco a capire.
Prima che conoscessi Dorian la mia testa queste domande non se le poneva nemmeno, era un continuo cibo, cibo, cibo, sopravvivi, cibo.
Da quando l'ho conosciuto, ma più in particolare, da quando sono entrata in confidenza con lui, ho cominciato a pensare ad altre cose, a provare altre cose. Ci sono stati momenti che ho avuto paura, in cui ero arrabbiata, ma ci sono stati anche momenti in cui mi sono sentita felice e sollevata.
Quando, l'altra settimana è andato via, ho provato rabbia, ma anche smarrimento. Mi sono chiesta: che cosa faccio adesso?
La settimana è trascorsa con una lentezza immane. Il primo giorno ho fato finta di niente, nonostante non fosse così, il secondo pure. Il terzo non sapevo più che cosa fare.
Non sono potuta uscire da sola nel bosco, ovviamente, loro non si fidano di me abbastanza da farlo; ma lo capisco bene,... Neanche io mi fiderei di me stessa in questo momento.
Il terso giorno ho mangiato perché avevo una gran fame, e perché non volevo far stare in pensiero loro, che sono estremamente assillanti su questa questione del prendere peso. Prima non mi ero mai accorta di essere tanto magra, ma prima non sapevo neanche che cosa volesse dire andare a letto sazi.
Ho impiegato parecchio del mio tempo, in questa lunga settimana, a pensare.
Ho pensato come sarebbe andata la mia vita se non mi avessero rapita. Sarebbe stata sempre la stessa: avrei continuato a morire di fame e a rischiare la vita per un pezzo di pane secco. Come minimo sarei morta da lì a poco di stenti.
Ho pensato a come sarebbe potuta andare se, quella notte in cui sono scappata, avessi scoccato la freccia verso di Dorian e fossi scappata via, senza curarmi di tutti gli altri. Dovevo pensare a me stessa.
Ho pensato anche a come potrebbe essere la mia vita quando compirò diciotto anni. Tremenda, non voglio pensarci più.
Ho deciso che da qui in avanti, per tutti i giorni che mi restano, vivrò senza pensare a quello che mi serberà il futuro, perché, io, non ne ho uno.
Seb dice sempre che tantissime altre ragazze vorrebbero trovarsi al mio posto, ma non io, non io. Io tutto questo non l'ho mai voluto. Penso che la mia famiglia preferirebbe vedermi morta piuttosto che insieme a quelli.
Decido di alzarmi e scendere in cucina per fare colazione.
Una settimana.
In cucina trovo Seb seduto al tavolo che mangia la marmellata direttamente dal barattolo. Una cosa che ho capito in questi mesi è che Seb è estremamente goloso e si mangerebbe di tutto!
Senza guardarlo vado verso il lavello e prendo un piatto sopra di esso.
«Buongiorno.» Sento dietro di me.
«Ciao.» Rispondo mentre mi metto a sedere di fronte a lui. Poi gli tolgo il barattolo dalle mani.
Sbuffa. «Non ti preoccupare che l'ho capito fin dal primo giorno che non ami le conversazioni mattutine...»
«Non amo le conversazioni in generale.» Lo correggo. Mi irrita quando fa così.
Mi guarda dritto negli occhi. «Ah, questo l'ho notato. Poi quelle con me sono proprio terribili, vero?»
No, non l'avrà vinta dopo quello che ha fatto. «Sai Seb, il primo giorno che sono arrivata qui pensavo che tu fossi l'unico con le palle dentro questa casa. Che fossi una persona di cui mi sarei potuta fidare, che ti avrei potuto rispettare.»
«Ma...?»
«Ma l'unica con le palle qui dentro sono io.»
Peeter entra in cucina e ci interrompe. «Cosa state combinando voi due? Ce la fate, per una volta, a parlare civilmente?»
Seb alza le braccia al cielo. Non mi sembra neanche poi così tanto irritato per quello che ho detto. «Io l'ho detto che le nostre conversazioni sono terribili.»
Roteo gli occhi mentalmente ma non faccio niente, poi Seb si alza per andare via. «Dove vai?» Gli chiedo secca.
Seb si ferma, come se stesse pensando, poi viene verso di me. Noto che Peeter è uscito un attimo sulla porta sul retro.
Seb si abbassa fino al mio orecchio. «Dorothy, non fare la dura. Io non ce l'ho con te e non pensare che abbia mandato via Dorian per questo stupido motivo. E' molto diverso.»
Ah sì? Sentiamo allora! «E per quale motivo allora?»
Lo sento respirare sul mio orecchio ma non mi fa nessun effetto. Probabilmente parecchi mesi fa avrei pensato diversamente.
«Perché deve riflettere su quali sono le sue priorità, e tu anche. Non pensare di fregarmi perché sto facendo tutto questo per te, affinché tu stia meglio, almeno finché resterai qui.»
Poi se ne va e io rimango la imbambolata.
Su che cosa dovrei riflettere io di preciso? Come se le mie priorità potessero essere le loro. E' ovvio che quello che voglio io non coincide con quello che vogliono loro: è logico! Se solo avessi un po' più di coraggio me ne andrei, ma poi mi risentirei in colpa come quando Micah è stato portato via e quindi ogni cosa sarebbe stata vana.
Non ho neanche idea quali possano essere le priorità di Dorian. Ormai lo conosco e posso dire, quasi per certo, che le sue priorità non coincidono ne con le mie, ne con le loro. Nonostante questo non riesco a capirlo: da una parte sarebbe d'accordo a scappare via, perché lo so che la pensa così, dall'altra no, perché si sentirebbe in colpa, da una parte è favorevole a lasciarmi in balia del mio destino, dall'altra no, perché conosce le persone a cui sarò venduta.
Non ha senso.
Non ne ho la più pallida idea e il fatto che Seb mi abbia fatto questa domanda mi mette ancora di più in confusione.
Mi risveglio dal mio stato di trance non appena Peeter rientra dalla porta con qualche verdura in mano. Recentemente mi capita spesso di addormentarmi con gli occhi aperti.
«Avete discusso ancora?» Mi chiede fermandosi davanti al lavello.
Decido di mentire. «No.»
«Bene. Dorothy, lo so che è una brutta situazione, l'ho capito che qui te non stai bene, ma se creiamo dei muri fra di noi sarà ancora più difficile convivere. Sai Dorothy, ormai lo avrai capito anche tu, ma per Sebastian è molto più difficile stare qua che per tutti noi. Dorian non ha nessuno, io nemmeno, ma Seb ha una sua famiglia, Margareth e suo figlio. Loro dipendono da lui e lui dipende da loro. Questo lo capisci?» Annuisco. «E' per questo che a volte è così teso, perché ha paura per loro. Con questo incarico abbiamo avuto una posizione di rilievo, tanta protezione e sicurezza, ma potrebbe ritorcersi contro di noi da un momento all'altro.»
«Niente e nessuno è al sicuro finché ci saranno loro.»
Peeter non risponde e si gira a mettere le verdure sul piano di lavoro. Penso che condivida quello che ho appena detto, ma che abbia paura ad ammetterlo. Anche io avrei paura se non fossi qui e avessi tutto da perdere.
Io non ho niente da perdere ormai, la mia vita è andata. Loro invece hanno tutto da perdere la loro vita, la loro famiglia, la loro libertà. Considerano questa la miglior soluzione.
Ma Dorian, se non ha nessuno anche lui, che cos'ha da perdere?
Vedo Peeter rigirasi verso di me. «Dorothy?»
«Sì?» Rispondo alzandomi dal tavolo e sparecchiando.
Peeter incomincia a tamburellare con le dita sul piano da lavoro della cucina. «Mi sono ricordato di una cosa.»
Drizzo subito le antenne. «Ti ascolto.»
Inizialmente lo vedo tentennare, come se non volesse sputare il rospo, ma poi parla. E lo fa schiettamente. «Oggi è lunedì.»
Realizzo che cosa intende. «Ah.» Oggi è lunedì. Cazzo. E io non ho mangiato quasi niente per tutta la settimana.
«Dopo, quando sei pronta, torna di sotto che lo facciamo.» Da come lo ha detto so per certo che ha capito che non me lo ricordavo assolutamente.
«No.» Dico subito. «Facciamolo adesso! A pancia piena peserò di più!»
Peeter mi guarda storto ma poi risponde. «E va bene. Ma prima o poi dovrai ingrassare per davvero. Che poi com'è possibile? Qui mangi più di noi!»
Arrossisco per quell'affermazione. Peeter lo nota. «Senti Dorothy scusa, ho parlato senza pensare. Nessuno dovrebbe mai dire una cosa del genere e, no, non ti devi vergognare del fatto che qui mangi. Non te ne devi vergognare con noi. Dorian ci ha raccontata che cosa sei stata costretta a fare per sfamare i tuoi fratelli. Non ti devi vergognare di niente, sopratutto di te stessa.»
🌲🌿🍂🌱🌳
Salgo sulla bilancia e chiudo gli occhi. Un solo chilo, fa che sia anche un solo chilo!
Sento il cuore che mi batte a mille. Un solo chilo, uno solo!
«Un chilo Dorothy.» Esala Peeter dopo un lungo silenzio. Evidentemente non ci sperava neanche lui.
«Dio, si!» Esclamo.
Peeter appunta il numero sulla tabella che compila ogni settimana e che poi consegnerà ai militari il giorno del mio compleanno, il giorno in cui mi porteranno via.
«Non ti eccitare troppo per un solo chilo. Ne dovresti prendere dieci per loro, ma secondo me se arriviamo ad otto va più che bene.»
«Sì, sì, certo. Va bene.» Dico facendo poco caso a quello che mi ha detto. Dio ho preso un chilo! Sono riuscita a pendere tre chili in tre settimane! E' sorprendente!
Mi rivesto velocemente anche perché il contatto con la bilancia mi ha fatto venire la pelle d'oca. Peeter fa finta di niente.
Non so come mai ma essere praticamente nuda davanti a lui non mi fa nessun effetto. Quando mi è capitato al lago con Dorian mi sono sentita osservata, imbarazzata; invece, quando mi è capitato alla visita, con il dottore, mi sono sentita quasi umiliata, ma con Peeter, no, non è così. Lui non ha nessuna pretesa su di me, nonostante tutto mi tratta con rispetto e non mi fa vergognare di me stessa, non solo per il mio corpo, a anche per quella che sono davvero.
Prendo il mio maglione e esco dalla stanza.
«Grazie Peeter, sei stato molto gentile. Oh, Dorothy non c'è di che.» Lo sento borbottare mentre esco dalla stanza. Rido. Lo fa sempre e io mi diverto ad andarmene in questo modo.
Salgo velocemente le scale e mi chiudo dentro la mia camera. Da quando Dorian è andato via mi hanno dato la possibilità di chiudere la porta della mia stanza, così, in questo modo posso avere un po' più di privacy. E' meglio per me e per loro.
Entro dentro la stanza e mi sfilo la maglia lanciandola sul letto.
Mi metto davanti allo specchio.
Non ho mai preso in considerazione il fatto che fossi magra. Tutti erano magri, io ero una persona come tante. Me ne sono resa conto la prima volta quando ho fatto il bagno al fiume con Dorian e, la seconda quando il dottore mi ha pesata. Lì tutto quello che non vedevo si è concretizzato. Sottopeso perché è denutrita. Grazie al cazzo, volevo rispondergli.
Per questo sono molto meravigliata dei chili che ho preso in così poco tempo. Peeter, sì, mi ha praticamente messo all'ingrasso come un vitello, ma non credevo che sarebbe stato così immediato. Dorian mi ha detto che alcune delle mogli dei dunkisjisti pagherebbero per perdere peso tanto velocemente quanto io lo sto mettendo. Non riesco a concepire una cosa del genere neanche lontanamente. Nel mondo ci sono bambini che muoiono di fame.
Guardo il mio riflesso allo specchio e dentro di me mi chiedo se potrò mai piacere a qualcuno così come sono. Non sono proprio pelle e ossa anche se ho la spina dorsale e le costole sporgenti. Questo non vuol dire niente.
Mi fisso il seno quasi inesistente e le gambe affusolate. Chissà se gli piaccio?
Spazio autrice!
Buonasera a tutti! Mi scuso ancora per non aver pubblicato il capitolo ieri sera! L'avevo già accennato su Instagram, ma la pubblicazione è andata a rilento perché questa mattina avevo un esame, il mio primo esame, e quindi ieri sera ero molto in subbuglio e non ho proprio acceso il pc!
Che dire!! D'ora in poi ci saranno i miei capitoli preferiti! Il prossimo in particolare!
Che ne pensate del comportamento di Dorothy? Che cosa credete che succeda?
Se riesco aggiorno il capitolo prima del tempo, ma solo se vedo che vi interessa! Un bacio!❤️
Se volevate seguirmi:
INSTA divoratricedilibri_2.0
Posto ovviamente anche cose inerenti alle miei storie 😘
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