Capitolo 25 - Non mi ha neanche salutata

Dorian

Dorothy ed io abbiamo parlato per ore sotto la luce flebile della luna finché lei non si è addormentata, solo pochi minuti dopo che avevamo deciso di guardare fuori dalla finestra senza dire niente. Guardare e rilassarci e basta. In silenzio. Dopo oggi ne abbiamo bisogno, ha detto.

Parlare con lei è bello. Non sono una persona molto loquace ma con lei mi piace farlo, anche se, alla fine, quella a parlare è sempre e solo lei. Non lo avrei mai detto: non me la immaginavo come una chiacchierona, ma evidentemente mi sbagliavo. Forse sente il semplice bisogno di farlo; chissà da quanto non parlava con qualcuno in maniera così disinvolta.

Da quello che mi ha raccontato, ho capito che suo fratello Micah rappresentava un punto fisso nella sua vita e da quando è sparito è cambiato tutto, è cambiata anche lei. Anche se non riesco ad immaginarmi una lei espansiva ed estroversa, credo che per lei Micah rappresentasse la sua valvola di sfogo e il suo amico, nonostante fossero gemelli. Credo che dopo il nostro"incidente" si sia legata a lui ancora di più per il semplice fatto che si vergognava di parlare o stare con qualcun altro da sola. Ed ecco perché tutte le volte erano appiccicati come due cozze.

Dorothy mi ha detto che le piace davvero un sacco osservare le cose e le persone. Oh, me ne sono accorto. Ha detto che guardando attentamente le persone possiamo capire tante cose su di loro anche se non le conosciamo. Quando me lo ha detto mi sono reso conto del fatto che Dorothy non si è mai accorta del fatto che molte persone, guardandola attentamente, cercavano di capirla. Mi sono anche chiesto se avesse capito me.

Una cosa che ho capito di lei in questi mesi è che ama immensamente l'aria aperta e stare nel bosco, lo considera la sua casa. Mi ha raccontato che, subito dopo la scomparsa di suo fratello, c'erano giorni che passava più ore nel bosco che a casa sua. Non stava nel bosco solo per cacciare o raccogliere qualsiasi cosa di commestibile, ma anche perché la rilassava. Non sopportava il trambusto che c'era a Plast, sopratutto dopo l'arrivo dei militari.

Loro non l'hanno occupata, l'hanno trasformata. Non esiste più neanche uno scorcio di libertà in quel posto. Non sei neanche libero di essere quello che sei.

Dorothy è innamorata di questo concetto: la libertà. Crede che oggi, nel nostro mondo possiamo, in qualche modo, essere liberi. Non le ho chiesto che cosa intendesse ma credo di aver capito... Il suo concetto di libertà alla fine non è poi così distante dal mio.
E' veramente fissata con quest'idea di libertà e spazi infiniti, infatti, prima, ha guardato tutto il tempo fuori dalla finestra senza distogliere mai lo sguardo.

Io ovviamente ho guardato fuori ben poco. Non appena lei si è fissata con lo sguardo fuori dalla finestra mi sono girato e mi sono messo a guardarla. E' stato bello osservarla mentre studiava il bosco, fuori. Il suo sguardo era fisso mentre le sue labbra ogni tanto tremolavano. Quelle labbra. Ho deglutito parecchie volte questa sera prima di distogliere lo sguardo da esse. Non penso che possa neanche lontanamente immaginare quanto vorrei sapere quale sapore hanno, come sono se le toccassi con le mie, che effetto mi farebbero. Chissà se ogni tanto ci pensa anche lei? Magari si chiede come deve essere...
Lei ovviamente non si è accorta di niente. Sembra fin troppo pura ed innocente rispetto a quello che è realmente.

Si è addormentata appoggiata al suo braccio e adesso sta sbavando. Sorrido. Anche prima quando l'ho abbracciata e ha appoggiato la testa sulla mia spalla l'ha bagnata tutta.

Non sono rimasto sorpreso dal suo incubo, dopotutto può capitare, ma di quello che ha detto subito dopo. Potrebbe succedere? Davvero pensa che sarebbe capace di uccidere una persone che conosce e di cui si fida? Io penso di no, ma non posso entrare nei suoi pensieri.
Su Dorothy so soltanto che se dovessi farle un torto non ci penserebbe su neanche un secondo: sarei morto subito. Per questo ogni giorno sto male al pensiero di quando saprà la verità su di me, ma sopratutto sulla sua famiglia. Non ho idea di come reagirà, ma so per certo che non si incazzerà per il semplice fatto che non le ho detto niente, ma per il fatto che io sapevo tutto, e me ne sono stato zitto, come sempre. Ma come potrei dirle quello che so? Non mi parlerebbe mai più. E ora come ora non posso farlo. Sembra egoista ma non lo è affatto.

Mi decido ad alzarmi e mettere Dorothy a letto. Le metto un braccio sotto le gambe e uno attorno le spalle mentre le faccio appoggiare la sua testa al mio petto. Il cuore mi batte a mille, sembra un treno in piena corsa. Starei così per sempre: è una sensazione che non ho mai provato se non con lei, ed è davvero speciale.

Lei sembra accorgersi del mio gesto e infatti borbotta qualcosa nel sonno. Starà sognando di nuovo...

L'appoggio delicatamente sul suo letto, le metto le gambe sotto le coperte e la testa al centro del cuscino. Spero solo che non si svegli.

Quando cerco di alzarmi per andare via la sento borbottare ancora qualcosa.

«Mmm. No...» Quasi fosse un lamento. Solo in quel momento noto che la sua mano sta stringendo forte la mia maglia.

Non posso rimanere qui. Ci riprovo ma Dorothy reagisce nella stessa medesima maniera. Dopo un po' si struscia anche su di me come se si stesse mettendo più comoda.
Non mi ha mollato la maglia.

So che non dovrei rimanere qui per nessuna ragione al mondo, tanto meno con la porta chiusa, ma che faccio? La lascio?
Sbuffo. Dovrei andarmene ma allo stesso tempo voglio restare.

Darò spiegazioni domani mattina. Voglio essere normale per poche ore di sonno.

Mi rilasso e mi metto accanto a Dorothy nel letto, tirando su le coperte.

🌲🌿🍂🌱🌳

Sento uno strano brusio. Ma cos'è?
Mi sveglio con la luce del primo sole negli occhi. Ci siamo dimenticatile persiane aperte ieri sera e quindi i raggi del sole arrivano dritti sulla testata del letto, abbagliandomi gli occhi.

Mi muovo leggermente nel letto e sento qualcosa di caldo accanto a me. Mi giro: è il corpo di Dorothy. Sta dormendo a pancia in giù e mi sembra essere tranquilla. E' riuscita a riaddormentarsi alla fine. Che pessimista che è.
Ha tutti i capelli sparpagliati sul cuscino: sembrano un'onda colorata. Li tocco appena con i polpastrelli. Sono bellissimi, così morbidi. Le sono cresciuti un sacco dal primo giorno che l'ho vista, al tempo le arrivavano sotto il mento; adesso, invece, sono fin troppo lunghi ed infatti li porta sempre in una treccia oppure legati in una coda.
Vorrei che fosse sveglia. O forse è meglio di no. Forse è meglio che mi tenga tutto questo per me.

Quasi mi dimenticavo che ho dormito nel suo letto, con lei.
Con lei. Dio, non mi sembra vero. Butto la testa all'indietro atterrando sul cuscino di piuma d'oca. Da quando l'abbiamo portata via ho sognato questo momento tutte le notti. Certo, un po' diverso, ma comunque così.

Sento di nuovo quel rumore che proviene dalla porta. Ma è una voce?

«Dorothy?Sono Peeter! Se non apri la porta adesso Entreremo. Ti abbiamo detto che non devi chiuderla! Sei vestita?»

Cazzo, sì che è una voce. Ci dovevo pensare stanotte a riaprirla quella stramaledetta porta! Dobbiamo trovare una soluzione per questa porta che cazzo! Non può dormire con la porta aperta così come se niente fosse! Chiunque ci passi davanti la potrebbe vedere!
E' ovvio che Peeter e Seb, una volta la porta chiusa si sono preoccupati. Magari pensano che l'abbia chiusa per poter scappare.

Mi devo alzare subito.

«Dorothy? Stiamo per entrare okay?» Sento dire ancora una volta da Peeter.

Mi giro verso Dorothy che sta ancora dormendo di sasso come se ci fosse silenzio. Mi viene da ridere. Vorrei vedere se fosse successo anche se non mi sarei trovato in questa stanza.

Mi alzo velocemente dal letto e vado verso la porta. La apro, esco fuori e la richiudo dietro di me prima che gli altri due possano entrare o dire qualcosa.

Alzo la testa e me li trovo davanti con due facce allucinate.

«Dorian? Che...?»

«Ssh. Ssh. Lei è dentro. E' tutto ok, tutto apposto. Andiamo di sotto, la sveglieremo sennò.» Dico anche se loro continuano a guardarmi con uno sguardo spaesato. Poi prendono le scale e insieme andiamo di sotto in cucina.

«Allora?» Incomincia Seb. E' visibilmente nervoso. «Che stavi facendo in camera sua? Che pensavi di fare?»

Cerco di buttarla sul banale. «Seb niente! Non è successo niente! Dorothy è sempre in camera sua non dobbiamo preoccuparci di niente!»

Peeter prende qualcosa con cui fare colazione dalla credenza sopra il piano da cucina. «Dorian, cerca di metterti nei nostri panni. Te sapevi che non era accaduto niente, ma noi, quando abbiamo visto la porta di camera sua chiusa, abbiamo pensato al peggio.»

«Abbiamo pensato che fosse scappata, un'altra volta.» Continua Seb guardandomi serio. E' sempre cupo in questo periodo, qualsiasi cosa succeda. Deve essere per via della sua famiglia. Deve mancargli tanto. Io non me lo ricordo nemmeno.

«Abbiamo pensato che eravate scappati insieme.» Conclude Peeter mettendo intavola la marmellata.

Ne prendo una cucchiaiata. «Con me?» Davvero pensano questo?

Seb mi guarda dritto. «Perché no?»

«Tu non c'eri in camera tua ed è la prima cosa che ci è balzata alla mente...» Continua Peeter.

Ci penso sopra. Dopotutto non hanno tutti i torti. «Scusate ragazzi, mi sono dimenticato io di riaprire la porta.»

«Non è questo il punto, lo sai. Perché eri in camera sua? Sai benissimo che non dovresti farlo, sopratutto tu...» chiede Seb.

Adesso devo essere sincero. «Aveva avuto un incubo, l'ho sentita urlare. Sono andato in camera sua perché pensavo che fosse successo qualcosa. Poi mi ha chiesto di restare dato che tanto non avrebbe più dormito. Non è successo niente di quello che pensate voi. Mi piace ma non sono così cretino.»

«E te ovviamente sei restato. Ovvio.» La continua Seb.

Lo guardo incredulo: come? Voglio vedere che cosa fa lui quando suo figlio ha un incubo! «Che cosa dovevo fare? Andarmene e fare finta di niente?»

«Se le avessi sentito io le sue urla non mi avrebbe neanche chiesto di restare con lei.» Sbuffa Seb mentre si versa il caffè nella tazza. Caffè, sì. Non ho mai bevuto caffè in vita mia, ma per Dorothy Chamoun solo il meglio, e quindi...

«Che cosa c'entra questo adesso, Seb? E' stata una casualità! E poi non te lo avrebbe chiesto solo per il semplice motivo che con te non è in confidenza. Se ti aprissi con lei, se provassi ad essere solo un poco gentile, si comporterebbe con te come fa con me.»

Seb rimette la tazzina sul tavolo con tanta forza che un po' di caffè esce e macchia la tovaglia. «Ma non lo capisci! Lei non prova indifferenza per te e questo porterà tutti noi alla rovina! Ci farà uccidere tutti! Tutti quanti! Te compreso! Te sarai quello che soffrirà di più! Perché non lo vuoi capire!» Mi urla contro alzandosi poi dalla sedia.

Resto immobile e impassibile per una manciata di secondi per ripensare a quello che ha appena urlato Seb. Lei non prova indifferenza per te. No, è una cazzata.

«Non è vero: è una cazzata. Si comporta così con me soltanto perché ha un secondo fine. Dorothy non fa le cose a vuoto, non le ha mai fatto e tanto meno non incomincerà a farle in questa situazione. Sicuramente sta pensando a qualcosa che potrebbe raggiungere avvicinandosi a me. Semplice.»

Fa un giro su se stesso. «Dio, quanto sei cieco Dorian! Ma perché continui questa sceneggiata! Come minimo state organizzando da mesi la vostra fuga, lasciando Peeter e me qui come due fessi a dare delle spiegazioni che non abbiamo! Ti devo ricordare quanto hanno pagato per lei? Te lo devo ricordare?»

Adesso basta. Questo è troppo! «Pensi veramente che lo potrei fare, io? Dopo tutto quello che le ho fatto? Dopo tutte le bugie che le ho detto? Sai che cosa farà quando scoprirà la verità su di me? Ci metterà pochissimo a preferire la vostra compagnia alla mia! Forse non ti dispiacerà nemmeno troppo Seb! E' forse così?»

«Adesso calmiamoci tutti.» Dice Peeter alzandosi in piedi e mettendosi in mezzo a noi.

Io non mi muovo di una virgola.
Davvero pensa che potrei andarmene con lei, così, da un momento all'altro, lasciandoli nella merda? Ma che razza di persona crede che io sia?
Cerco di calmarmi mettendomi a fissare il pavimento ai miei piedi fino a notare che abbiamo una mattonella dissestata in cucina.

Seb si passa la mano sulla faccia e si rimette seduto. Poi tira fuori un foglio dalla tasca e me lo porge.

Lo prendo, lo apro e noto che non è una lettera come pensavo, ma una foto. Ci sono una donna con un bambino biondo in braccio. Ho capito.

«Me l'hanno mandata loro, non Margareth.» Dice Seb facendomi cenno con la mano di girarla.

La giro. Attento Blackburn, c'è scritto.

Deglutisco a fatica.
Non so che cosa dire. Non so neanche che cosa vogliano mai farmi capire con questa scritta.

🌲🌿🍂🌱🌳

Dorothy

Sento i raggi del sole scaldarmi la faccia. Mi tiro le coperte sopra la testa. Non ho voglia di alzarmi, non oggi. Ma come ci sono finita nel mio letto? Non mi ricordo di essermici rimessa, né mi ricordo se Dorian sia andato via. Forse mi ha messo a letto lui, possibile?

Penso a quello che gli ho raccontato. Davvero gli ho detto quello che ho sognato? Non mi sembra vero, di certe cose non parlavo neanche con Micah che era mio fratello, a lui non c'era bisogno di spiegare.
Non so perché ma mi fido di Dorian e mi piace parlare con lui. Forse mi piace ancora di più il fatto che lui sia incuriosito da quello che gli dico. La sua curiosità mi fa sentire importante: a qualcuno importa quello che penso.
Nonostante mi fidi di lui non riesco ancora a capirlo. L'ho osservato a lungo in tante situazioni ma Dorian non è come tutte le altre persone con cui ero abituata a che fare. Lui non è una cosa sola, ma tante. Non saprei definirlo con precisione.

Chissà se si è messo a guardarmi dormire? Micah mi diceva che ogni tanto gli piaceva farlo con le ragazze con cui era stato insieme.
Scuoto la testa. Ma a che pensi Dorothy?

Mi levo le coperte di dosso e mi alzo velocemente dal letto. Dall'armadio prendo un maglione con i bottoni, me lo infilo velocemente mentre esco dalla mia stanza per andare di sotto in cucina a fare colazione. Dato che oggi è domenica, quasi sicuramente Peeter avrà preparato la colazione salata: uova e bacon! Ho l'acquolina al solo pensiero! Qualche mese fa non me la sognavo neanche lontanamente una colazione del genere!

Quando faccio per scendere le scale sento le loro voci di sotto. Mi blocco dove sono e mi rannicchio su me stessa accanto alla balaustra.
Ho come un dejavù e, di rimando, un brutto presentimento.

Sento la voce di Dorian per prima. «Pensi veramente che lo potrei fare, io? Dopo tutto quello che le ho fatto? Dopo tutte le bugie che le ho detto? Sai che cosa farà quando scoprirà la verità su di me? Ci metterà pochissimo a preferire la vostra compagnia alla mia! Forse non ti dispiacerà nemmeno troppo Seb! E' forse così?»

«Adesso calmiamoci tutti.» Questo invece è Peeter. Credo che stia cercando di calmare le due teste calde. Di che cosa stanno discutendo? Di me? Che verità?

Dopo l'intervento di Peeter sento solo un grande silenzio, scalfito soltanto dai loro respiri pesanti e dallo spostarsi delle sedie di legno.

Dopo questo grande silenzio sento di nuovo parlare Seb. «Dorian, devi andare via da qui.»

Strabuzzo gli occhi. Cosa? Che cosa vorrebbe dire che lui deve andare via? Ed io? Che cosa farò io senza di lui?

«Che cazzo stai dicendo Seb!» Questo è decisamente Dorian.

No. Non voglio che se ne vada. Non anche lui. Per favore. Non un'altra volta.
Con chi parlerò io se Dorian va via? Chi verrà a tenermi compagnia quando mi ricapiterà di fare un altro incubo? Con chi andrò all'aria aperta nel bosco?

Poi Seb torna a parlare. «Sarà temporaneo, per un paio di giorni al massimo. Devo farlo Dorian, per almeno fargli credere che sono nel torto. Non ce l'ho con te, anzi, voglio proteggerti.»

Non sento più la voce di Dorian. Diamine dì qualcosa! Io non voglio che tu vada via! Perché non dice niente.

Povera, piccola illusa Dorothy. Le persone sono tutte uguali, che credevi. Prendono tutto e poi se ne vanno!

«Farà bene ad entrambi vedrai...» Peeter.

Dopo sento dei passi venire verso la mia direzione. Mi alzo  e più velocemente che posso vado in camera mia. Chiudo la porta. Mi appoggio al muro con la schiena.
Mi viene da piangere, ed io non piango mai.

Sento Dorian salire tutte le scale con passo pesante e poi andare in camera sua, prendere qualcosa dall'armadio che è proprio dietro il muro a cui mi sono appoggiata, e poi uscire di nuovo dalla camera, sbattendo violentemente la porta.
Non ho sentito qualcun altro salire le scale.

Sento il rumore del furgoncino che si accende e poi una sgommata. Alzo leggermente la testa verso la finestra e lo vedo andare via in lontananza.

Non mi ha neanche salutata.

Spazio autrice
Buonasera a tutti ed ecco a voi una piccola sorpresa! Non ero sicura di riuscire ad aggiornare e allora non avevo scritto niente! Come ho detto sul mio profilo su Instagram sono in sessione e ho davvero poco tempo per mettermi a scrivere! Aggiornerò ogni volta che ho qualcosa di pronto!❤️

Il capitolo è corto ma l'ho concepito così, come capitolo di passaggio!

Che cosa ne pensate? Come la prenderà Dorothy adesso che Dorian è andato via?
Di quale verità stava parlando Dorian!

❤️❤️❤️❤️

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