Capitolo 23 - Perchè lo stai facendo?

Sebastian

«Ti sembra normale che non siano ancora rientrati? A quest'ora della sera?» Chiedo rabbioso verso Peeter, che ovviamente non sa che cosa dire.

Mi passo una mano tra i capelli rossi.
Vado avanti indietro, dalla cucina all'ingresso a passo spedito, ogni tanto butto un occhio fuori dalla finestra, forse sperando di vederli comparire sulla soglia della porta. Invano. E' due ore che vado avanti in questa maniera, senza risultato.

Mi passo di nuovo una mano tra i capelli. Se continuo così, alla fine di quest'anno mi ritrovo calvo! Maledetta ansia!

Per quanto possa sembrare strano non sono arrabbiato, ma preoccupato. Decisamente preoccupato. Sì, certo, è già successo che i due rientrassero tardi, ma oggi sono fuori da questa mattina! Non è normale! Dorian sa benissimo in che situazione ci troviamo e che non deve fare scherzi del genere! Non vorrei che fosse successo qualcosa.
Ho come un brutto presentimento...

Con quella Dorothy non si può mai stare tranquilli! Porta solo guai!

Mi porto una mano sulla fronte che mi brucia terribilmente.
Non riesco ancora a capire perché Dorian abbia voluto scegliere proprio lei fra tutte quelle ragazze che avevamo a disposizione! Mille ce ne erano! Mille! Non ne poteva scegliere una che sarebbe stata zitta e buona in casa tutto il giorno? Certo che no, Dorothy uragano Chamoun, che non riesce a stare ferma per cinque minuti in un angolo.
Ma poi che me lo chiedo a fare, so benissimo perché Dorian ha voluto che fosse lei: è innamorato, anche se non lo vuole ammettere, ma io l'ho capito.

Dorothy è un temporale che arriva all'improvviso, che si fa spazio in un cielo sereno, sconvolgendolo. In questo caso Dorian è un prato tra le montagne: si lascia bagnare. Sicuramente le cose sarebbero andate diversamente se fosse stata un'altra ragazza; più che probabilmente non avrei dovuto vivere con l'ansia addosso. Non dico che Dorothy lo influenzi, ma penso che per lei potrebbe fare cose che normalmente non farebbe mai. Se fosse stata un'altra ragazza non si sarebbe neanche preoccupato e avrebbe lasciato che me ne occupassi io, come di norma avrei dovuto fare.

L'unica cosa che non riesco a capire è se sono preoccupato per loro o per me stesso. Sono in pena per loro perché non voglio che sia capitato qualcosa di brutto. Sembra banale, ma ora come ora, in questa situazione potrebbe essere accaduto veramente di tutto: magari sono stati sorpresi da una pattuglia dunkisjista mentre camminavano nel bosco, e chissà che avranno pensato vedendoli; magari hanno trovato qualche animale pericoloso, come un orso per esempio, adesso sono feriti da qualche parte al buio e non sanno come tornare indietro.
E se loro non tornassero indietro? Se loro avessero deciso di scappare nel bosco? D'altra parte è già successo, non è impossibile non arrivare a pensare una cosa del genere... Questi pensieri mi fanno preoccupare per la mia famiglia, la cosa più preziosa che ho. Perderei ogni cosa prima ancora di perdere la mia stessa vita.

Non posso permettere che accada, sopratutto dopo tutti gli sforzi che ho fatto per essere qui. Non è stato semplice farci scegliere fra tutti quelli che si sono proposti per questo ruolo. Eravamo veramente tanti ragazzi, chi più giovane e chi più anziano, non perché fosse un bel lavoro ma la paga che ci avevano proposto era veramente alta. Peeter ed io siamo stati scelti attraverso questo metodo, Dorian lo hanno preso perché conosceva molto bene il territorio e i suoi abitanti. Non lo avevo mai visto prima. Da quanto ho capito un paio di anni fa deve aver vissuto nello stesso villaggio di Dorothy, probabilmente l'ha conosciuta là. O almeno così mi ha detto anche se non penso che sia la verità. Dorian è un ottimo bugiardo, un attore nato.

Anche Peeter deve avere il mio stesso presentimento e sicuramente sta pensando le stesse cose a cui sto pensando io in questo momento. Lui non ha una famiglia propria come la mia, non è sposato e con dei figli, ma ha una sorella più piccola a cui badare, a cui pensare.

Sospiro.
Peeter è da quando ho cominciato ad agitarmi che si tortura le mani. E' snervante anche per me.

«Se non rientrano da qui ad un'ora esco fuori a cercarli! Non ho intenzione di rimanere qui con questo dubbio amletico!» Dico ad un certo punto.

Meglio esserne subito consapevoli che aspettare tutto questo tempo senza sapere niente, che ci angoscia e basta!

🌲🌿🍂🌱🌳

Dorothy

Siamo quasi arrivati a casa. Guardo verso il basso e riconosco le rocce granitiche del sentiero che facciamo sempre.

Sono veramente stanca, i piedi mi fanno terribilmente male. Anche la testa mi fa male, penso sia per il colpo che ho preso, ma non voglio darlo a vedere perché so per certo che Dorian si proporrebbe di aiutarmi, e questo non deve accadere dato che lui è messo peggio di me. Il suo ginocchio gli ha continuato a fare male per tutta la durata del tragitto di ritorno, e sono davvero preoccupata. Sospirava e stringeva i denti più volte, l'ho costretto a fermarsi e a riposarsi qualche minuto. Non vorrei che si fosse slogato o rotto qualcosa, sarebbe veramente pessimo. Poi gli devo sempre disinfettare la ferita, spero solo che non si sia infettata.

Sospiro mentre oltrepasso un masso. E' veramente tanto che camminiamo e nonostante sia consapevole del fatto che manchino veramente pochi metri per arrivare a casa mi sembra che non si arrivi mai. E' da mezz'ora che vediamo in lontananza la luce della casa ma sembra sempre più lontana. Deve essere la stanchezza che fa brutti scherzi e il fatto che non mangio da questa mattina, penso.

«Sei stanca?» Mi chiede di punto in bianco Dorian. Forse ha notato qualcosa dal mio sguardo e dal fatto che non ho detto più una parola da quando abbiamo cominciato a camminare dal lago.

«Sì ma non ti preoccupare, siamo quasi arrivati. Mi riposerò una volta che ti avrò disinfettato la ferita.» Rispondo senza dare troppa importanza alle parole che ho detto. Voglio solo arrivare a casa.

Dorian continua a guardarmi anche se io lo sto ignorando. «Sei sicura? Ti potresti appoggiare a me.»

Sospiro. Sono stanchissima e questa proposta è davvero allettante per il mio fisico, ma no. Assolutamente no. «No.» Rispondo secca e anche Dorian decide di lasciar perdere.

Continuo sul sentiero fino a che siamo veramente vicini.
Sento lo stomaco brontolare sempre più velocemente. Dopotutto è da questa mattina a colazione che non mangiamo. Puoi resistere, penso, hai passato di peggio. Stringo i denti e cerco di pensare ad altro, anche se il pensiero di un bel piatto caldo e fumante non si degna di allontanarsi dalla mia mente. Maledetta immaginazione.

Una volta che arriviamo davanti al ceppo su cui di solito Dorian taglia la legna per il caminetto mi viene un dubbio. Che cosa diremo di quello che è successo? O meglio, lo diremo?

«Dorian?» Chiedo mentre faccio per appoggiarmi a quel ceppo che una volta era un albero..

«Sì?» Risponde mentre si ferma su se stesso e mette le mani sulle gambe, per riprendere aria. E' stanchissimo pure lui.

«Che cosa diremo se Seb e Peeter ci chiedono che cos'è successo?» Chiedo secca. Non voglio giri di parole. Voglio essere sicura di quello che devo o non devo fare.

Lo vedo sospirare. «Tu non dire niente. Ci penso io.» Risponde rimettendosi in posizione eretta.

Non capisco: come pensa che non mi chiederanno qualcosa? «Ma come pensi che...»

Mentre parlo sento la porta di casa aprirsi con il suo solito cigolio. Mi giro verso di essa e vedo uscire Seb. Ci guarda un attimo incredulo. «Dorian. Dorothy.»

Si affaccia anche Peeter.

Anche se eravamo qua fuori non mi sembrava di essere arrivata.
Probabilmente appena sento la voce di Sebastian il mio cervello realizza che siamo veramente a casa, e il mio corpo involontariamente cede, anche se la mia mente non vuole che lo faccia.. Voglio fare un passo in avanti ma non ci riesco. E' come se non mi rispondesse più.

«Non riesco a muovermi.» Dico alla fine e i loro occhi puntano subito verso di me.

Dorian istintivamente cerca di muoversi verso di me ma è molto, molto lento a causa della sua gamba. «Aspetta Dorothy, reggiti a me.» Dice mentre ormai Seb è arrivato da noi.

Istintivamente, ma che pensi? Che lo faccia per forza solo perché sei tu?

«Ma cosa diavolo vi è successo? Ci avete fatto preoccupare da morire!» Domanda, ma noi rimaniamo in silenzio.

Dorian fa per aiutarmi ma Seb lo blocca. «Lascia, ci penso io.» Dice e mi mette un braccio dietro le spalle e uno sotto le gambe, mi solleva e mi porta in casa. Ho improvvisamente freddo. Non so che cosa sta succedendo nella mia testa.

«Peeter aiuta Dorian a venire dentro.» Ordina a Peeter che prende sottobraccio Dorian e lo aiuta a zoppicare fino a dentro casa. Peeter è più basso di Dorian e quindi fa comunque fatica a sostenerlo fino a dentro.

Appena entriamo in casa Seb mi porta in cucina e mi mette accanto al camino. Pochi secondi dopo Peeter fa mettere seduto Dorian accanto a me. Vorrei avvicinarmi a lui per vedere come sta ma mi sento molle, come se non avessi più i muscoli. Poi mi sento le dita bruciare da quanto sono gelate.

«Non riesci ancora a muoverti Dorothy?» Mi chiede Dorian. Evidentemente ha visto che ho provato a spostarmi ma senza risultato.

Alzo lo sguardo su di lui e noto che mi sta guardando. Questa volta è uno sguardo diverso, non come tutte le altre volte che mi sono sentita osservata. Non è uno sguardo di rimprovero, di rammarico, arrabbiato, è uno sguardo preoccupato ma allo stesso tempo dolce, come se dipendesse dal fatto che è rivolto a me. Non so come sentirmi. Il suo sguardo su di me brucia e mi provoca un'improvvisa ondata di imbarazzo che mi fa andare a fuoco il viso, grazie a dio sono vicino al fuoco e probabilmente lui non ha notato questa mia reazione, ma mi rende anche curiosa, tanto curiosa. Perché? Perché a me?

«Non ci riesci ancora?» Chiede poco dopo Seb.

Sposto lo sguardo verso di Seb. Perché me lo ha richiesto? Non ho risposto prima?

«No, non ci riesco. E' come se la mia mente non fosse collegata al sistema nervoso. Lo voglio ma i miei muscoli non reagiscono.» Rispondo, poi mi giro verso di Dorian per vedere se da qui, senza muovermi riesco a vedere in che condizioni è la sua ferita alla testa.

«Okay. Penso che stiate andando in disidratazione. Dovete subito mangiare qualcosa.» Dice. «Peeter metti a cuocere qualcosa di sostanzioso. Anzi, no. Fai il brodo. Riacquisteranno le forze più velocemente.» Dice mentre apre un mobiletto per prendere qualcosa. E' un vasetto di miele.

Si inginocchia davanti a noi, apre il barattolo e ne prende un cucchiaio. Poi lo mette davanti a Dorian, per imboccarlo. Anche lui è nella mia stessa condizione.

Vedo Dorian scuotere la testa. «No. Dallo prima a lei, io sto meglio.» Sento dire. Probabilmente è molto preoccupato dopo che ha visto che non riuscivo più a muovermi.

Seb mi guarda ma io guardo Dorian. «Non ci provare nemmeno!» Gli dico, poi mi rivolgo a Seb. «Seb ha una ferita alla testa, ha perso molto sangue, dallo prima a lui. Non appena sarò in grado di rimettermi in piedi glie la devo disinfettare.»

Dorian questa volta sta in silenzio e mangia quel piccolo cucchiaino di miele. «Se è per questo anche tu sei stata ferita alla testa.» Dice dopo.

Sbuffo dopo aver mangiato anche io. «Non ti devi preoccupare per me.» Gli dico scuotendo la testa.

Lui si mette meglio a sedere facendo leva su i gomiti. Evidentemente aveva ragione lui: io non riesco ancora a muovermi, anche se adesso mi sento molto meglio.

«Oh sì invece che lo faccio!» Dice prendendo tra le mani il vasetto del miele che Seb ha lasciato per terra.

Lo apre, infila il cucchiaio dentro e poi me lo rivolge colmo. «Tieni.»

Mi faccio imboccare senza dire una parola. Adesso potrei pure addormentarmi e non sentire più niente. L'unica cosa che vorrei è entrare nella testa di Dorian per sapere che cosa sta pensando in questo momento.

«Dov'è che ti fa male?» Mi chiede spostandomi delicatamente la testa di lato. «Il collo?»

Scuoto leggermente la testa mentre raggiungo il mio collo con le dita. «No, non è quello che mi fa male.»

«No?Dovresti vedere com'è conciato. Dopo ti porto di sopra e ti faccio vedere allo specchio.» Mi tocca leggermente il collo e io cerco di scansami. Mi fa male, è vero, ma solo se viene toccato. «Se penso alle mani di quell'uomo attorno al tuo collo mi viene di tornare al lago, tirarlo fuori dall'acqua e spaccargli la faccia con le mie mani.» Continua Dorian e poi si alza in piedi.

«Che vuoi dire? Che si è meritato quello che è successo?» Gli chiedo prima che possa lasciarmi con l'ennesimo dubbio.

Si rigira verso di me e dai suoi occhi capisco che è ancora arrabbiato per quello che è successo poche ore fa. «Certo che se l'è meritato! Se non mi avesse sbattuto al suolo avrei fatto molto peggio di quello che hai fatto te!» Mi risponde e poi fa per salire le scale.

«Dorian! Aspetta! Dove vai?» Urlo quando ormai non lo vedo più e infatti lui neanche mi risponde.

«Lascialo perdere per un po', Dorothy.» Dice Peeter venendo verso di me con un mestolo colmo di brodo. «A volte Dorian ha bisogno di stare da solo per scaricare la sua rabbia. E' fatto così.»

Non ribatto e bevo il brodo. Mi sembra buonissimo. Poi è così caldo...

«Ti senti un po' meglio?» Mi chiede Peeter da di là del mestolo.

«Sì, grazie.» Rispondo sincera. Poi faccio per alzarmi.

«Dove credi di andare?» Mi chiede Peeter portando avanti le mani.

Mi alzo in piedi. «Dorian ha una ferita alla testa che va controllata.»

Peeter mi intima di sedermi. «Non ti preoccupare, ci penserà Seb. Tu adesso devi solo pensare a mangiare e a recuperare le forze.»

«Ma...» Faccio per ribattere ma vengo nuovamente interrotta.

«Niente ma! Finché non avrai finito il tuo piatto non ti muoverai da questa stanza! Dopo, se starai bene e avrai recuperato tutte le forse, ne potremmo parlare.» Conclude Peeter con il mestolino in mano.

🌲🌿🍂🌱🌳

Ho finito tutto quello che c'era da mangiare e adesso mi sento di nuovo bene. Peeter mi ha permesso di andare a vedere come sta Dorian. Gli sto portando il brodo caldo, penso che abbia fame anche lui dopotutto.

Salgo velocemente le scale facendo le acrobazie per non farmi cascare questo maledetto brodo, che tra l'altro è anche bollente.

Non appena sono davanti alla sua camera busso piano alla porta.

«Seb non voglio parlare con nessuno ora. Verrò io dopo da te.»

Come immaginavo.
Decido di entrare lo stesso. Apro lentamente la porta e mi infilo dentro la camera di Dorian. E' cambiata dall'ultima volta che sono stata qua. C'è un mobile in più, colmo di cose e Dorian ha attaccato alla parete sopra il letto delle foto; mi sembra di notarne una dove ci sono anche io, ma non ne sono sicura.
Dorian è seduto sul letto, a torso nudo, girato di spalle verso la finestra che da verso il bosco. Le nostre camere sono lontane ma sono uguali.

«Ti avevo detto che non volevo parlare» dice Dorian girandosi verso la porta. Mi immobilizzo. «Ah, Dorothy, sei tu. Scusa pensavo fosse Seb.» Dice alzandosi dal letto e cercando di venire verso di me.

«No, aspetta non ti muovere.» Dico io avanzando verso di lui. «Resta qui.» Indico il letto la mano libera.

Dorian si rimette a sedere sul bordo del materasso. Io prendo una sedia e mi metto davanti a lui.

«Perché sei venuta? Non ho molta voglia di parlare...»

«In realtà sono venuta a vedere come sta la tua ferita e per farti mangiare questo.» Balbetto guardando il brodo nel piatto.

Dorian guarda il piatto e si rilassa. «Ah, si, certo. Comunque scusa se prima ti ho risposto male, ero solo arrabbiato per quello che ti è successo. Non avrei dovuto permettere che accadesse.»

Sorrido. Perché si autocommisera per tutto quello che mi accade? «Dorian non è stata colpa tua.» Rispondo scuotendo leggermente la testa.

«E neanche tua. Non ti devi sentire in colpa. Di certo non sei stata tu ha volere tu tutto questo.»

Mi alzo in piedi per vedere la sua ferita ma non appena tocco la testa di Dorian lui si muove.«Che stai facendo?»

«Stai fermo. Sto solo controllando.» Gli intimo.

Qua dentro non si vede assolutamente niente! Decido di prendere una luce che ho visto prima sulla sua scrivania. Poi faccio luce sulla sua testa: la ferita è profonda, le testa è spaccata. Nonostante non esca più sangue penso che gli debba mettere dei punti.

«Allora?» Mi chiede mettendomi la mano sopra quella che ho appoggiato sulla sua testa.

Sento un brivido non appena le nostre mani si sfiorano. Non so come mai, ma l'ho sentito, e dallo sguardo che Dorian mi rivolge una volta che mi rimetto a sedere penso che l'abbia sentito pure lui. Che cosa mi sta succedendo?

«Penso che ci vorranno dei punti.» Dico fredda mentre sto sempre pensando a quanto fosse piacevole il calore della sua mano sulla mia pelle. Riprenditi.

Mi guarda negli occhi e mi risponde un semplice okay. Evidentemente la questione dei punti non deve entusiasmarlo troppo. Giustamente, non entusiasmerebbe neanche me.

Solo adesso mi rendo conto che è sempre senza maglietta. Non so perché ma prima non ci avevo fatto caso. Lo studio con gli occhi. Non è poi così male...

«Se ti da fastidio mi posso rimettere la maglietta.»

Sento la faccia prendere fuoco. Non dico niente sperando che oltrepassi l'argomento e faccio per prendere il piatto con il brodo. Mi ha vista che lo fissavo, che dovrei dire?

«Dorothy? Mi hai sentito?» Mi fa lui appoggiandomi la mano sull'avanbraccio. Dio, basta.

«Sì, cioè no, se stai bene te puoi restare anche così.» Gli  rispondo sperando nel fatto che, essendo notte, non si dovrebbe vedere che sono arrossita.

«Okay, come vuoi. Quando mi metti i punti?» Mi chiede ingenuamente.

Prendo il cucchiaio per lui. «Prima devi mangiare tutto questo e subire la stessa tortura che mi ha inflitto Peeter quando sei scappato.» Dico sarcastica.

Lui si rimette a sedere per bene e fa per prendere il piatto nelle sue mani. «Fantastico! Anche perché sai, ho una certa fame!» Dice facendomi l'occhiolino.

Tiro indietro il piatto. «No, lo faccio io.» Ribatto e riempio il cucchiaio di brodo, per poi portarlo davanti alla sua bocca.

Contro le mie aspettative Dorian non ribatte niente e si lascia imboccare come un bambino, come ho fatto io poco fa.

Dopo un paio di cucchiaiate mi interrompe. «Perché lo stai facendo?»
«Che cosa?»
«Occuparti di me. Perché lo stai facendo?»

Mi fermo. «Perché prima lo hai fatto anche tu con me.» Rispondo guardando il piatto.

Mi sfiora in ginocchio con una mano. «Non mentirmi Dorothy. Con me non lo sai fare, sai? Sono più bravo di te in questo...»

Deglutisco. Ma che differenza gli fa? «Perché mi fa piacere farlo.»

«Uhm, okay.» Conclude Dorian sollevando le sopracciglia. Mi sembra soddisfatto.

Una volta finito il brodo lo faccio sedere su una sedia per mettergli i punti in testa. Non penso che ne servano molti, ma non si sa mai.

«Ti hanno già messo i punti in passato?» Gli chiedo mentre mi disinfetto le mani con l'alcol in una tinozza.

«Non sai quanti...»

«Davvero?Così tanti?» Dico curiosa. Non potrai mai averne più dei miei...

«Non vorresti realmente sapere quanti sono, e come sono sopratutto. Me li hanno cuciti malissimo. Sono terribili.» Dice lui con voce roca. Probabilmente non gli fa piacere parlarne, come a me, dopotutto.

«Scusa, mi dispiace, non volevo essere invadente.» Dico mentre vado verso di lui con ago e filo in mano.

«Non lo sei stata... Pensavo che avessi visto le mie cicatrici prima dato che ero senza maglia.»

«No, in verità non c'ho fatto proprio caso...» Sono un po' imbarazzata. Ero così concentrata su di lui che non le ho neanche viste? Eppure per come ne parla devono essere molto brutte e vistose...

«Ah, già.» Dice sorridendo. «Sù, infermiera, veloce e indolore. Prometto che starò fermo e cercherò di non urlare.»

«Deve essere stato doloroso.» Gli chiedo mentre gli do il primo punto facendo riferimento a quello di cui si parlava prima. Lo vedo stringere i denti. Penso a quando vennero dati a me sulla schiena, proprio come a lui. Che coincidenza!

«Molto. Cento volte peggio di questo.» Dice stringendo gli occhi.

«E ti ricordi tutto?» Chiedo curiosa. Io non mi ricordo assolutamente niente. Mia madre mi disse che ero svenuta e questo non mi ha fatto sentire niente. Il dolore che sentii quando mi risvegliai penso sia stato sufficiente.

«Certo. Ogni piccolo punto. E' stato allucinante, pensavo di morire.» Dice mentre esala un grugnito.

Devo avergli fatto male nel dare questo punto. Mi fermo un secondo.«Scusa, non volevo farti male...»

«Non ti preoccupare. Continua pure. Ne mancano tanti?»

Cucio l'ultimo punto. «Questo era l'ultimo.»

«Fantastico! E' stata una passeggiata in confronto.» Dice alzandosi subito in piedi. Ma come fa? «Sei stata una brava infermiera Dorothy.» Continua facendomi l'occhiolino e rimettendosi la maglia.

Sbuffo. Allora l'ha fatto apposta?

«La tua botta invece come sta?» Dice venendo verso di me.

Scuoto la testa. «No, io sto bene. Adesso sto bene.»

«Aspetta fa vedere...» Mi prende il viso tra le mani e mi guarda la fronte.

Non so se abbia voluto veramente fare tutto questo per guardarmi la ferita o per toccarmi il viso. Una parte dentro di me spera che sia la seconda. Non so perché ma è così. E' come se, in un certo senso, mi sentissi legata a Dorian, poi, dopo quello che è successo oggi ancora di più. Ma non legata come ero legata con Micah, qualcosa di più, che non so come interpretare...
Nonostante questo le sue mani sul mio viso sono estremamente piacevoli. Sono così calde, delicate, dolci... Non mi sembra neanche vero che io stia pensando queste cose...
Mentre fa finta di guardarmi la ferita sulla fronte ne approfitto per studiare il suo viso. E' davvero molto bello, anche se non direi che è perfetto: la mascella è sporgente e gli occhi chiari, come i miei. La sua bocca è veramente bella e per un momento mi sento invidiosa di tutte quelle ragazze al villaggio che raccontavano di come è stato aver baciato un uomo. Chissà come dev'essere... Probabilmente non lo saprò mai dato il triste destino che mi attende da qui a poco...

In tutto questo non mi accorgo che gli occhi di Dorian non stanno più puntando la mia fronte e il sangue, ma il mio viso in generale, come stavo facendo anche io. Per pochi secondi mi sembra quasi che tutto il resto sparisca, che non ci sia più. Non mi trovo più in questo luogo e in questa situazione, non sono più Dorothy ma una persona qualunque, libera di fare quello che vuole.
Ma non è così...

«Forse adesso dovrei andare...» Balbetto e mi stacco dalla presa di Dorian.

Per la prima volta lo vedo spaesato. «Sì, forse è meglio che tu vada.»

Mi volto e velocemente vado verso la porta. Esco dalla stanza e vado in camera mia tra mille pensieri.

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