Capitolo 12 - Indelebile sulla pelle

Dorian

«Sai, mi dovresti insegnare.» Le dico sincero indicando l'arco con lo sguardo, mentre lei mi guarda e corruga le sopracciglia. «Dico davvero.»

Siamo nel bosco. Finalmente siamo potuti tornare in mezzo alla natura, lei ed io, soli. Certo, per far sì che questo avvenisse ho dovuto pregare in ginocchio Peeter e Seb, sopratutto quest'ultimo. Ma n'è valsa la pena.

Ho chiesto a Dorothy se può insegnarmi a usare l'arco. Lei è davvero brava, prima non lo pensavo assolutamente. Mi ha fatto vedere qualche tiro, sia da vicino che da lontano, e non ha mai sbagliato, ha sempre colpito il centro, perfettamente.

«Perché?» Mi chiede accarezzando l'arma con la mano, come se fosse fatta di cristallo. E' incuriosita dalla mia proposta, glie lo leggo in faccia, ma non è ancora sicura di me. E' impressionante come lei ancora non si fidi totalmente, anche dopo tutto questo tempo e tutte le cose che sono successe.

«Perché sarebbe divertente.» Le rispondo semplicemente.
Mi piacerebbe veramente che mi insegnasse come utilizzare quest'arma. Io non ho mai imparato, ho sempre preferito altro. Certo, lo faccio anche perché così è totalmente costretta a starmi vicino, vicinissimo e per tanto tempo, ma questa è un'altra storia.

«Se vuoi te mi insegni a usare l'arco e io ti insegno a difenderti senza armi?» Le propongo.

«Per me non è stato divertente imparare ad usarla.» Mi risponde secca puntando lo sguardo in alto, verso non so che cosa nel cielo, evidentemente per evitare il mio.

Purtroppo con lei è quasi impossibile parlare di qualcosa senza che rimanga offesa o che pensi al suo passato.

Fa un bel respiro. «Ho cominciato ad usarlo appena iniziata la guerra, quando mio padre è stato costretto ad arruolarsi e io non l'ho più visto. Per questo non è stato divertente. Ho dovuto imparare per bisogno, è stato come un obbligo imparare ad usarlo.»

«Com'era diverso prima.» Rispondo, pensando ad alta voce.

La vedo alzare la testa e guardarmi. «Te ... Te, te lo ricordi com'era prima? Prima che la situazione peggiorasse, dico?»

«Sì, certo. Prima di quel periodo tutto era migliore, anche la mia famiglia stava bene. Me lo ricordo benissimo. Ma ricordo ricordo altrettanto bene anche il dopo, purtroppo. Fin troppo bene.»

«Io non mi ricordo assolutamente niente. Penso che per me il peggioramento del conflitto sia stato come un trauma infantile. Solo che non ero più una bambina. Il dopo non ci sono problemi, è impossibile dimenticare. Quel periodo mi è rimasto indelebile sulla pelle.»

Eccola lì, la frase che volevo sentire. Com'è possibile che quel giorno, quel fatto, se lo ricordi benissimo, ma non si ricordi di me? Io proprio non capisco, non riesco a tirarmelo giù.

La vedo accigliarsi e con lo sguardo assente, quindi cerco di tornare al discorso principale. «Allora, come sei diventata così brava? Avrai sicuramente fatto tanto allenamento!»

Dorothy tira su la testa nella mia direzione e mentre mi guarda come si guarda un bambino che fa una domanda stupida mi risponde. «Dorian, quando una persona ha fame è capace di qualsiasi cosa.» Risponde secca.

Rimango di sasso. Non mi aspettavo una risposta del genere, ma, in effetti, me lo sarei dovuto immaginare. Cretino.

«Già, in effetti.»

«Già.» Mi fa eco lei. «Ma va bene. Ti insegnerò.» Dice mentre mi da una spinta sulla spalla con la mano. «Volentieri, solo a patto che anche tu faccia lo stesso!» Conclude indicandomi con il dito.

«Davvero? Certo, certo che lo farò!» Dico queste parole mentre guardo incredulo la sua faccia: ha davvero accettato? Non avrei mai pensato, sopratutto dopo quella risposta.

La vedo sorridere per la mia reazione e poi riaprire bocca subito dopo. «Però prima andiamo in quel posto di cui mi avevi parlato.» Dice, riferendosi alla conversazione che abbiamo avuto ieri.

«Sai, sinceramente speravo che tu ti fossi dimenticata questo piccolo dettaglio.» Le rispondo scherzando. Da una parte non vedo l'ora di portarcela, dall'altra ci speravo davvero, tanto, perché non so come reagirà.

«Secondo te potrei davvero dimenticarmi una cosa del genere? Forse ti devo ricordare che passo le mie giornate a fissare il soffitto della mia camera? Credi che potrei dimenticare una cosa così eccitante e fuori dal normale?»

Eccitante, già.

«No, hai ragione, mai.» Le rispondo e poi mi giro.

Riprendo a camminare. Non manca molto, dobbiamo soltanto arrivare a quell'albero sul sentiero sul quale ho fatto un segno con il coltello e poi tagliare nel bosco. Spero che nessuno ci veda.

«Quanto dista, questo posto?» Sento la sua voce chiedermi.

Senza girarmi e continuando ad andare dritto sul sentiero le rispondo brevemente, affinché questa risposta stimoli ancora di più la sua curiosità. «Non troppo.»

«Interessante.»

Proseguiamo sempre sul sentiero, fino a che non vedo l'albero che ho segnato l'ultima volta che sono venuto qui.

Mi giro verso Dorothy, aspetto che sia al mio fianco e indicando l'albero dico. «Ecco. Adesso dobbiamo proseguire attraverso il bosco.»

Camminiamo a fianco per una decina di minuti, in silenzio. In questo tragitto dobbiamo rimanere accanto, vicini. Le ho anche già spiegato il perché: attraversare questa zona del bosco non è tanto sicuro. Più volte in passato yho rischiato di imbattermi in militari dunkisjisti che spesso passano in questo bosco. Sì, certo, sembra strano, d'altra parte noi stiamo lavorando per loro, per i loro padroni, ma è sempre meglio non imbattersi in loro, non si può mai sapere per certo quale siano le loro intenzioni. E chiaramente oggi vorrei non correre questo rischio.

Proseguiamo a camminare uno accanto all'altra finché non arriviamo nel punto dibosco che riconosco, in cui crescono gli abeti. E' qui.
Accelero il passo per arrivare sulla riva prima di Dorothy, per girarmi e vedere la sua faccia.
Mi giro su me stesso sorridendo, portandomi le mani tra i capelli e pensando già a che cosa dirà. Spero soltanto che questo posto le piaccia tanto quanto piace a me.
Dorothy è a bocca aperta, la vedo. Si tiene con le mani ai laccetti dello zaino, come se dovesse mantenere l'equilibrio.

«Un lago?» Chiede stupita.
E' a bocca aperta, letteralmente e metaforicamente.

Le è piaciuto? Mi chiedo guardandola. Dalla sua espressione sembra di sì, ma ormai ho imparato a conoscerla, e purtroppo o per fortuna, Dorothy a volte è troppo brava a nascondere le sue emozioni.

«Io...» Si avvicina a me camminando piano, sfregandosi nervosamente le mani una contro l'altra. Non sa che cosa fare, penso che sia in imbarazzo. Di nuovo.

«Anche oggi.» Le dico, lasciando volutamente la frase a metà, per vedere se capisce a che cosa mi riferisco, senza che glie lo dica.

«No, è che non so proprio che cosa dire.» Mi risponde avvicinandosi ancora e arrivando ad un metro da me. «È fantastico, davvero.»

«Da quanto tempo non andavi in un posto del genere?» Le domando mentre ci avviciniamo lentamente alla riva.

«Da tanto. Da troppo tempo in verità. A Plast prima ce n'era uno, era un laghetto più che un lago vero e proprio. Da quando è iniziata la guerra non vi ho più fatto il bagno, guardavo solo gli altri che lo facevano. Aveva cominciato ad assumere un colore strano, atipico, poi si è saputo che era rimasto infetto a causa delle radiazioni delle armi, sopratutto quelle chimiche e nucleari.» Mi risponde una volta arrivata sulla riva. Si accovaccia sulle gambe e affonda le dita nell'acqua, per sentirla.

Mi sento in dovere di spiegarle. «Qua non si sono mai verificati veri e propri combattimenti a fuoco, anche se siamo praticamente sul confine. L'acqua di questo laghetto è rimasta incontaminata. Una volta sono riuscito a pescarci anche un pesce ed era buono.»

Dorothy chiude gli occhi, cullata dal rumore dell'acqua sulla riva e dal suo tepore. Lo fa in un modo tale che sembra assaporare totalmente questo piccolo istante di libertà che le ho concesso. Come se fossimo tornati nel passato e magari non ci fosse anche la guerra.

Non c'ho mai pensato, ma è così. Probabilmente perché quando venivo non pensavo a niente, e, per quei minuti evitavo di pensare a tutto quello che mi stava facendo affondare.

Appoggio lo zaino per terra, mi levo la giacca leggera e la metto giù, per poi dopo sedermici sopra. Dorothy è sempre là.

«E' calda?» Le chiedo.

«Più o meno. Pensavo fosse più calda, probabilmente è acqua che fluisce da una fonte di montagna, per questo è fresca piuttosto che calda.» Risponde.

Mi viene un'idea. «Non ti vorresti buttare in acqua?» Le chiedo.

Dorothy si gira bruscamente verso di me. I suoi capelli scuri accompagnano delicatamente quel gesto tanto brusco, incorniciandole il viso come un quadro non appena smettono di sventolare.
Vedo la sua espressione cambiare: sembra quasi essere preoccupata, o forse solo semplicemente spaventata. Si strofina le mani sulle braccia, come se avesse freddo, o come quando si ricorda qualcosa del suo passato.

«Vorresti fare un bagno qui? Sei serio?»

«Sì, perché no!» Le rispondo. Mi alzo in piedi e mi sfilo la maglia dalla testa.

«Che stai facendo?» Mi chiede senza guardarmi come se fosse imbarazzata dal mio corpo. Dovrebbe esserlo? Scommetto che vorrebbe tapparsi gli occhi con le mani come una bambina.

Dorothy sotto questo punto di vista è incomprensibile da parte mia. Tanto aggressiva quando ha un'arma in mano, quanto innocente e ingenua quando si tratta di cose banali come questa.

«Mi sto svestendo.» Sorrido. Come se non fosse ovvio, ma voglio divertirmi un po' a vederla imbarazzata per mano mia, non per sadismo, ma è quasi gratificante. Forse un po' le faccio lo stesso effetto che lei fa a me, penso.

«Questo lo vedo, idiota! Ti sto chiedendo perché lo stai facendo.» Risponde acida agitando le mani in aria.

«Come perché? Per fare un bagno.»

Mi sfilo i pantaloni lanciandoli con i piedi nella sua direzione. Dorothy gira la testa dall'altra parte e diventa tutta rossa in viso. E' delizioso tutto questo. Ok, forse sto esagerando, ma è estremamente gratificante.

«Ma io non ho un costume da bagno. E nemmeno tu.» Mi dice come se fosse la cosa più ovvia sulla faccia di questo mondo.

«E allora?»









Spazio Autrice🐙

Salve a tutti! Finalmente dopo tante settimane sono riuscita ad aggiornare. Mi sono ripresa dalla maturità e spero di scrivere con costanza adesso, nonostante nel mese di agosto sarò impegnata a lavorare.

Che ve ne pare del capitolo? Che pensate della storia?

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