Capitolo 10 - Lei ti sorprenderà, sempre

Dorian

Proprio oggi è una settimana che Dorothy ha tentato di scappare. Sembra strano ma è già passato così tanto tempo.

Da quando siamo tornati, quella notte, mi sembra essere cambiata veramente tanto. Ci tratta tutti in maniera più gentile rispetto a quello che faceva prima: non si fa più richiamate durante la giornata, fa tutto quello che le diciamo senza lamentarsi, anzi sembra farlo quasi volentieri. Insomma, collabora con noi.
Penso faccia così per il fatto che si sente terribilmente in colpa nei confronti di Seb e Peeter, che non sono riusciti a perdonarla subito. Loro rischiano veramente tanto, sopratutto Seb, per lui ci vorrà molto più tempo, ma nella sua condizione è normale, lo capisco per questo.

Quella notte, quando mi hanno visto sul sentiero con lei hanno sicuramente tirato un sospiro di sollievo. Non oso, e non posso, neanche immaginare quello che hanno passato, emotivamente parlando, durante quelle ore che saranno sembrate essere interminabili. Quelle ore durante le quali hanno pensato veramente al peggio.
Penso che anche Dorothy l'abbia capito: non ha fatto la solita musona e, contro ogni mia aspettativa, è andata da loro e si è scusata.
E' decisamente impossibile prevedere Dorothy Chamoun. In qualsiasi ambito, qualunque cosa faccia, lei ti sorprenderà. Sempre.

Ma oggi è un altro giorno e noi cerchiamo di non pensarci più. Era un rischio che sapevamo dover correre affinché lei si potesse fidare di noi e capire che remiamo assiduamente tutti nella stessa direzione: la sopravvivenza.

Dorothy, ovviamente, non ha affrontato il fattore tempo - fuga in questo modo. Per lei sono passati solo pochi minuti, attimi, di questa vita desolata e sicuramente per questo è cambiata. Una cosa che mi è sempre piaciuta di lei è che è sempre stata capace di levigare il proprio carattere in funzione delle vicende che la colpiscono. Ed è stato così anche questa volta.

Oggi è una bella giornata, fa caldo, sembra essere già arrivata la primavera.
Dorothy è fuori, la vedo dalla finestra. Si è messa uno di quei tanti vestiti che mi avevano dato quando sono andato a prendere le cose e le armi che lei mi aveva chiesto, uno di quei tanti che non avrei mai pensato che si sarebbe potuta mettere.
Vederla vestita così mi sembra strano, è come se fosse una ragazza qualunque che si mette un bell'abito magari per farsi notare da qualcuno in particolare, per far vedere che è carina.
Quando stavo sempre al villaggio spesso era il soggetto delle discussione dei ragazzi della mia età che si chiedevano come doveva essere sotto quegli abiti da maschio. Ho sempre ascoltato in silenzio, senza neanche mai degnarli né di uno sguardo né di una parola, perché non erano degni di sapere di Dorothy, o semplicemente perché ero estremamente geloso a sentirli parlare così di lei, anche se non è mai stata mia, anche se non mi ha mai considerato prima che la rapissimo.

Questa non è Dorothy e per questo da una parte fa male vederla vestita in questo modo.

<< Ciao. >> Le dico mentre lei è china a lavorare sui pomodori del nostro orto. Di questo si è sempre occupata, anche prima che tentasse di scappare, l'è sempre piaciuto.

Alza lo sguardo verso di me e con il sole sugli occhi mi risponde dolcemente, vedendo che sono io. << Ciao. >>

<< Come va con la coltivazione? Vedo che stanno crescendo bene da quando te ne occupi te. >> Dico scherzando.

<< Sì. Direi molto bene, comunque. >> Fa un sorriso a trentadue denti, come se quello che ho detto fosse veramente speciale. << Guarda questo pomodoro, sembra fatto su misura da quanto è perfetto. >>

<< Già. >> Le dico ma non riferendomi all'ortaggio. Ogni volta che fa un gesto simile, tanto semplice ma speciale, non riesco a non rimanere imbambolato e con gli ormoni in subbuglio dentro di me. È così dannatamente perfetta.

<< Voglio piantare i frutti estivi domani e anche cominciare a progettare una piccola serra per far si che crescano anche d'inverno. >> L'entusiasmo di Dorothy difronte a tutto quello che riguarda la natura non ha uguali. Solo quando siamo andati nel bosco la prima volta l'ho vista tanto felice.
Ma per me non è la stessa cosa: so benissimo che non arriverà mai a vedere l'inverno e, forse, neanche quei frutti maturi.

<< Sì, sarebbe sicuramente una buona idea. >> Le dico però.

<< Sono contenta che tu la pensi così come me. >> Mi dice mentre si alza e sorride.

Noto che ha il vestito tutto sporco di terra e mi vien da ridere. Non cambierà mai sotto questo aspetto e ha sicuramente ragione che, fra mille, abbiamo scelto la persona peggiore.

<< Perché ridi? >>
<< No, niente. Ti si è sporcato il vestito con la terra. Aspetta, te lo pulisco. >> Le dico e mi abbasso per togliere con le mani la terra che si è appiccicata alla stoffa del vestito.

Quando rialzo la testa la vedo con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa che mi fissa. Dorothy non lo ammette, ma anche io a lei faccio questo effetto, non solo il contrario e questo mi fa sorridere. Mi fa sorridere perché vuol dire che anche lei, in qualche modo sente il legame che c'è tra noi. O almeno, spero che sia così.

<< Va tutto bene? >> Le chiedo per smorzare il silenzio che si è creato tra di noi, tanto per cambiare.

<< Sì, sì. Perfettamente. Perché me lo chiedi? >> Risponde mentre si incammina verso la casa, forse anche per deviare la conversazione.

<< Niente, così. Mi è sembrato strano vederti vestita così e ho pensato che sotto ci fosse una ragione precisa. Sapevo che non ti erano piaciuti questi abiti e non pensavo che te li saresti mai messi, ecco tutto. >>

<< Non ... non ti piace? >> Mi dice girandosi verso di me e con il vento che le scompiglia leggermente i capelli mentre guarda me e poi la gonna dell'abito.

L'ho ha detto con un tono dispiaciuto, come se il mio giudizio le importasse, come se lo pretendesse.

<< No, no. C'è sì, mi piace, ti sta ... molto bene. >> Butto fuori subito, ma poi riapro bocca cercando di dare un contegno alla mia frase. << Ecco, è carino. >> Concludo netto abbassando di poco la testa a quel complimento che le ho appena fatto.

Vedo Dorothy buttare lo sguardo verso il basso e sorridere mentre si tortura le mani. Io non faccio niente, lei non fa niente, ma questo piccolo gesto accende in me un'enorme speranza.

🌲🌿🍂🌱🌳

Come ogni sera siamo a tavolino ad aspettare che sia pronta la cena. Peeter prepara ai fornelli, Dorothy nel frattempo sta in camera sua e Seb e me al tavolo, che è già del tutto apparecchiato.

Da quella fatidica notte abbiamo discusso di quello che è successo, ma non abbastanza secondo me: ho come la sensazione che qualcosa possa essere stato lasciato in sospeso. Peeter è soddisfatto delle scuse di Dorothy, ma non Seb. Lui ancora non è disposto a darle la sua fiducia per la seconda volta.

<< Seb. >> Dico guardandolo: è di fronte a me.
<< Uhm. >> Risponde con un mugolio senza neanche alzare la testa. Segno che non vuole assolutamente parlare.

<< Non credi che sia il caso di ... >> Lascio in sospeso la frase non appena vedo che ha alzato lo sguardo e mi sta fissando insistentemente. Ma poi continuo, perché non mi terrò dentro quello che voglio dire anche questa volta.<< Dai, Sebastian. Non avercela con lei in questo modo. >>

Alle mie parola si alza in piedi da seduto che era e sbotta contro di me. << Ah no, è con chi me la dovrei prendere, dico, con te? Nah, non sarebbe giusto neanche in questo caso, non è vero? Dimmelo Dorian, perché non ha colpe? Perché? Le abbiamo dato libertà e lei ne ha voluta di più di quella che le era stata concessa. Una libertà che noi non abbiamo in nessun modo. Dico bene?>> Va frettolosamente verso la finestra e, dopo aver scostato le tendine, guarda fuori, portandosi più volte le mani nei capelli biondi.

È nervoso Seb, per tutto. << Seb, lo so che per te è molto più rischioso che per noi tutto questo. Per me è difficile, per te rischioso, per Peeter non lo so, ma sicuramente sarà qualcosa anche per lui ... >> Dico alzandomi e andando anche io alla finestra accanto a lui. << Però non possiamo non farlo. È una persona normale. >>

<< Certo, questo è stato verificato. >> Dice e mi guarda accusatore con uno sguardo che potrebbe incenerire chiunque. << Anche te lo sei, vero? Per questo con lei ti comporti come se tutto questo non esistesse, come se vivessimo una vita normale. Dorian, non puoi prescindere dal fatto che tu sei il rapitore e lei la prigioniera. Non potrà mai essere tua nel modo che credi. Fattene una ragione e non cercare di giustificarla per le sue azioni! >>

<< Seb! >> Gli urla Peeter con la padella in mano. << Rimangiati immediatamente quello che hai detto. >> Dice, puntandogli contro il dito.

Ma Seb ha ragione.
Io vorrei tanto che quello che c'è tra noi fosse di più. Che potesse essere comune e condiviso. Ma noi siamo rinchiusi qua. Io sono io e lei è lei, niente di più, niente di meno. Non potrà mai essere niente di diverso da questo, nonostante mi mandi in pappa il cervello e mi faccia impazzire il cuore per la tristezza.

<< Scusa amico, non volevo dire quello che ho detto. È stato un insieme di emozioni e pensieri. Questo fatto penso che mi abbia stressato in modo eccessivo. >> Mi dice Seb e mi mette la mano sulla spalla, come segno di conforto. Ma tanto, dentro di me, sono consapevole che ha ragione.

<< Non fa niente Seb, non ti preoccupare, ti capisco. >> Lo guardo e ricambio il gesto. << In fin dei conti anche io so che il tuo discorso è giusto, ma non ho il coraggio di ammetterlo a me stesso. >> Dico guardando fuori, come se ci fosse davvero qualcosa di interessante.

<< No. Dai, Dorian. Dico davvero, mi dispiace. >>
<< Lo so. Lo so. >>

Interrompiamo la conversazione e in quel momento sentiamo i passi, seppur leggeri, di Dorothy che scende a due a due le scale.
Rivolgo uno sguardo veloce a Seb che capisce.

<< Di che stavate parlando .>> Esordisce entrando in cucina e portandosi alla bocca un pezzo di pane che prende dal tavolo. A volte la sua sconsideratezza mi stupisce.

<< Sempre ad origliare le nostre conversazioni, tu. >> Le rispondo e lei ricambia con un'espressione buffa che doveva essere una smorfia ma che mi fa solo che sorridere.

<< Di quanto sei bella vestita in questo modo. Hai fatto bene Dorian a prenderli questi vestiti. >> Dice rivolgendosi a me. << Sei uno schianto Dorothy, piacerai sicuramente, stanne certa. >> Le dice Seb, cercando di essere amichevole e aprendosi.

Quella frase nonostante sia detta da Seb per smorzare la situazione mi fa ingelosire. Non c'è niente da fare, ciò provato ad non provare interesse verso di lei, ma più cercavo di starle lontano, più lei si presentava davanti a me, più cercavo di non rivolgerle la parola, più lei mi veniva a cercare direttamente per farmi una delle sue tante assillanti domande . Ormai non posso più evitare niente che abbia a che fare con lei.

<< Glie l'ho già detto io stamani. >> Tutti mi fissano: Peeter mi fissa con la padella in mano, Seb mi fissa con una faccia compiaciuta e Dorothy con gli occhi sbarrati e le guance arrossate. << Che è bella. >> Concludo, dopo di che in cucina c'è solo silenzio, un silenzio scandito dalle forchette che viaggiano nei nostri piatti e sguardi che sono più travolgenti di mille parole.


















Spazio Autrice!
Salve a tutti lettori! Sono contentissima di aver aggiornato, mi scuso per il ritardo ma, come ho specificato nel messaggio, il mio esame di maturità è alle porte e quindi, finché non lo finirò, aggiornerò le mie storie solo e soltanto quando il capitolo sarà completata o avrò tempo.

Innanzitutto vi volevo ringraziare a voi tutti che state leggendo la mia storia! Siamo a + 1.100 letture ed è un piccolo, grande traguardo per me.

Dorothy torna alla casa e di questo solo Dorian è completamente felice. C'è ancora un certo clima di ostilità per la fuga di Dorothy che lei cerca di risolvere con un cambiamento nel suo carattere, e non solo?

Cosa ne pensate del suo comportamento? Vi piace il personaggio di Dorothy?
Secondo voi dovrei aggiungere altri POV?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi invito a votare e commentare con le vostre opinioni personali.

A presto!! 💛

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