Capitolo 18
Mi guardai intorno. Ma cosa ci facevamo li dentro? E perché mai lui conosceva quel posto?
«Forza, siediti. La pioggia non passerà presto»
Lo guardai malissimo e mi misi a sedere per terra, abbracciandomi le gambe e poggiando il mento sulle ginocchia.
Tyler si mise a sedere su un piolo della scaletta, con i gomiti poggiati su piolo dietro di lui.
L'osservai, in silenzio, per quelle che mi sembrarono ore. Com'eravamo arrivati a quel punto? Iniziai a fantasticare.. A riavvolgere il filo del nostro rapporto decisamente pazzo, fino a quando non mi ricordai di una visione.
Io e lui, mano nella mano, di fronte a delle figure incappucciate. La mia mano contro la maglia leggermente gonfia..
La mia visione fu interrotta dalla sua voce.
«Bella? Ci sei ancora?»
Scossi la testa per tornare alla realtà e lo vidi: mi stava osservando, sorridendo in modo divertito. Gli feci la linguaccia e guardai altrove, nascondendo il mento e le labbra contro l'interno del braccio.
«Cosa stavi facendo? Ti perdevi nella mia bellezza?» mormorò, ridacchiando.
Si stava decisamente divertendo nello stuzzicarmi. Calma Bella.. Mormorava il mio subconscio. Ma subito mi ritrovai a rispondergli.
«Ti credi simpatico? Mi stai letteralmente irritando!» gridai, girando il viso verso il suo.
Il suo sguardo si trasformó da gioioso e divertito a cupo e confuso. Le rughe che la sua fronte aggrottata creava mi distraevano.. Come poteva farmi battere il cuore così forte anche quando mi faceva arrabbiare?
Lui lentamente si alzò e si avvicinò a me, lasciando lo sguardo perso nel mio. Dopotutto i suoi occhi verdi avevano questo potere, riuscivano a rapirti e non lasciarti più; e perdendomi nel verde dei suoi occhi non mi resi conto che si era avvicinato davvero troppo pericolosamente a me.
I nostri respiri all'unisono, i miei occhi nei suoi, la sua mano che lentamente si poggiava sulla mia guancia e... Le sue labbra sulle mie. Iniziarono a muoversi quasi come una carezza.
Il mio cuore fece una capriola e le mie budella si attorcigliarono tra di esse provocando una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Le mie labbra rispondevano alle sue, poi si staccò. Il bacio durò poco, troppo poco.
<<Tyler...>> Supplicai come una bambina che voleva le caramelle.
Mi ritrovai a cercare nuovamente le sue labbra e la cosa mi turbò leggermente dato che non mi capacitavo della mia stessa reazione. Si mise in ginocchio, e io seguí i suoi movimenti ritrovandomi nella sua stessa posizione.
Afferrò la sua maglia dall"orlo e la tolse buttandola da parte. I miei occhi si soffermarono sul suo corpo perfetto, scolpito come il David di Michelangelo!
Tolsi la mia t-shirt, il mio viso si mascherò di vergogna, non ero abituata a far vedere il mio corpo seminudo e questo era il risultato.
<<Bella, sei...>>
<<No, Tyler ti prego.>> Sentire i suoi complimenti avrebbe peggiorato la cosa! Mi avvicinai a lui e poggiando le mani sulle sue spalle lo baciai nuovamente.
Non sembrò sorpreso dalla situazione, anzi afferrò i miei fianchi e mi avvicinò a lui. Adesso i nostri corpi si toccavano mandando piccole scariche elettriche che partivano dalle sue mani continuando il loro percorso in tutto il mio corpo.
Le sue labbra scesero verso il mio collo lasciando una miriade di piccoli baci. Infine raggiunse anche il mio seno o meglio quello che ne fuoriusciva dal reggiseno.
Chiusi gli occhi lasciandomi andare a quella sensazione di goduria. Spostai le mie mani tra i capelli e guidata dalle sue mani mi lasciai cadere all'indietro attirando il suo corpo sul mio.
Poco mi importava se eravamo dentro quella che sembrava caverna, e poco mi importava di ciò che era successo prima, in quel momento mi importava solo delle emozioni che Tyler riusciva a suscitare.
Le mie mani si persero tra i suoi folti capelli tirandoli appena, le sue labbra risalirono dal mio seno alle mie labbra baciandole nuovamente ma questa volta con più foga.
Sentivo la sua presenza attraverso i vestiti, il calore partì dal mio basso ventre raggiungendo il mio cuore che a momenti usciva dal mio petto. Una sensazione a dir poco stupenda e nello stesso tempo sbagliata.
Lo sentivo dentro di me, il mio subconscio mi gridava di fermarmi, che me ne sarei pentita, che arrivato a quello che desiderava mi avrebbe abbandonata e non si sarebbe più fatto sentire. Nel frattempo le sue mani si erano spostati nei miei jeans, pronto ad abbassarli.
Un tuono squarciò l'aria, quasi come un segnale, come a farmi capire che stavo sbagliando.
<<Tyler, io... Per favore smettila.>> Poggiai le mie mani sulle sue cercando di fermarle.
Ma lo volevo veramente? Il mio cervello e il mio cuore al momento erano in lotta tra di essi, non potevo far vincere il cuore... Non così presto.
<<Fidati di me.>> Mormorò lui in risposta con voce leggermente rauca e guardandomi negli occhi.
Scossi velocemente la testa togliendo del tutto le sue mani dal mio corpo. Ma non si arrese così facilmente, avvicinò il suo viso al mio collo e lo bacio lentamente.
<<Tyler, ho detto di no.>> Questa volta molto più decisa lo spostai e lo guardai con una leggera frustrazione. Il suo sguardo diventò più cupo e si alzò afferrando prima la sua maglia e poi infilandola.
<<Prima mi salti addosso e poi te ne penti?>> Sbuffò con una mezza risatina mentre portava indietro i suoi capelli neri. Che stronzo!
Come poteva rovinare tutto con una semplice frase? Scossi la testa, afferrai la mia maglietta e uscì velocemente da quella caverna.
Non volevo rimanere neanche un minuto in più con lui.
Come ero arrivata a tanto? A cosa stavo pensando veramente? Lui si limitò a chiamarmi, cercando di fermarmi, ma decisa come non mai iniziai a camminare verso il college.
Avevamo fatto già abbastanza e non volevo peggiorare di più la situazione.
Camminavo da neanche dieci minuti quando sentì un leggero ringhio alle mie spalle. Il sangue mi si gelò nelle vene e le mie gambe si fermarono di colpo.
Di solito una persona normale si sarebbe messa a correre, scappando verso un posto sicuro, al riparo da qualsiasi pericolo e invece io no. La paura mi bloccava, respiro, gambe, mente... Tutto. Il rumore di foglie e rametti calpestati si faceva sempre più vicino e il mio cuore aumentava il suo battito.
Il respiro pesante dell'animale, il ringhio in sottofondo si facevano più vicino, poi chiusi d'istinto gli occhi quando qualcosa di umido sfiorò il palmo della mia mano. L'animale continuò a camminare, la mia mano aperta passò tra le orecchie e infine sopra un folto pelo. Lentamente e prendendomi di coraggio aprì gli occhi.
Mi ritrovai un lupo davanti, a fissarmi mentre lentamente mi abbassavo mettendomi in ginocchio. Folto pelo nero, occhi rossi che mi guardavano come se volessero parlare.
Scrutai per bene l'animale che mi ritrovavo davanti una piccola lampadina si accese dentro la mia testa. Poi le parole uscirono fuori prima che potessi fermarle.
<<Tyler...>> Sussurrai più che convinta. Era lui, Tyler era un lupo. Lui annuì lentamente, si avvicinò a me e strofinò il suo muso nella mia guancia. La cosa mi fece sorridere perché il suo pelo mi procurava un certo solletico. Appoggiai la mano sulla sua grande testa accarezzandolo.
<<Lo sapevo... Eri tu, anche quella notte.>> Quella notte nel bosco, il biglietto dopo con la sua iniziale, la coperta che avevo ritrovato dietro la porta di camera mia. Tutto coincideva e adesso ne ero più che sicura.
Lui in tutta risposta ringhiò in modo non pericoloso e si spostò così da potermi guardare. Mi alzai pulendo i jeans dalla terra e lo guardai mentre mi superava e scompariva tra il folto degli alberi lasciandomi lì, con il cuore in gola e le gambe tremandi.
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