Capitolo 14
Il college era vuoto; Solo qualche studente era rimasto in tutto l'edificio e passeggiava per i corridoi dei dormitori. Il mio corpo era vicino al suo, gli camminavo accanto, in completo silenzio, mentre raggiungevamo camera sua.
«Mi dispiace, Bella. Ho cercato di dirtelo ma tu eri... Accecata dalla rabbia e...»
Mi fermai, di fronte alla porta della sua camera, e lo guardai.
«Lo so, Tyler, solo... Non credevo che gli occhi di Nicholas potessero diventare così neri.»
Tyler annuì, armeggiando con la serratura. Mi ero fidata di un perfetto sconosciuto spinta dell'alcool. Quando la fece scattare aprì la porta e mormorò
«È un demone, Bella.»
«Si, lo so. Ma... Non parliamone più, adesso»
E detto ciò lo superai ed entrai nella stanza, guardandomi intorno. Tyler mi seguì, chiudendosi la porta alle spalle, e poggiò le chiavi sul mobile mentre osservava i miei movimenti. Il suo sguardo bruciava contro la mia schiena e mi obbligó ad avvicinarmi al letto e sedermi.
Quello stesso letto che mi aveva accolta quando ero stata poco bene, una settimana dopo il mio arrivo in quel nuovo mondo.
Tyler si avvicinò a me, portandosi dietro una sedia in legno, con un cuscino su cui sedersi, posizionandola proprio vicino al letto. Si mise seduto lì e poggió i gomiti sulle ginocchia, unendo le mani fra di loro e osservando il mio viso. Tirai un sospiro e guardai altrove, indecisa se rompere quel momento di silenzio imbarazzante oppure no. Tyler sembrava avere un aria stanca e spossata ma diversi secondo dopo pensò di rompere il con un
«Ti va una birra?»
Come se fosse la cosa più ovvia al mondo. Girai il viso verso il suo, un sorriso ammiccante mi obbligó a fare altrettando. Annuì ed unì le mie mani sulle gambe.
«Si, grazie.»
La mia voce era piccola, intimidita. Solo nel momento in cui Tyler si alzò e raggiunse un mini frigo mi accorsi che eravamo da soli. Completamente da soli. Io e lui. Le mie guance si accesero di un rosso fiamma e la mia temperatura corporea aumentò.
Non ero del tutto sana di mente dopo un paio di drink colmi di alcool e, di certo, neanche lui lo era.
Sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa e avrei potuto pentirmene. Alcuni secondi dopo Tyler tornò da me con due birre ghiacciate fra le mani. Me ne passo una e prese un apri bottiglia per poterle aprire senza fatica. Lo guardai in viso, in silenzio, osservando i suoi lineamenti e le sue espressioni.
«Perché mi fissi, Bella? Qualcosa non va...?»
Rimasi a bocca aperta per poi prendere fiato e scuotere lentamente la testa, abbassando il viso verso la bottiglia piena che tenevo fra le mani. La portai alle labbra e ne inghiottì numerosi sorsi prima di riabbassarla, costatare che ne avevo buttato giù più della metà, e iniziare a ridere ironicamente.
«Ho... Lasciato Victoria al pub. Chissà quanto si arrabbierà quando saprà con chi sono andata via, eppure mi aveva detto di potermi fidare.»
Tyler sospiró ma non ci feci caso più di tanto. Sentì la sua bottiglia posarsi sul comodino, con la coda dell'occhio lo vidi abbassarsi e togliermi le scarpe. Io rimasi immobile, lasciandolo fare.
«Sono sicuro che domattina mi staccherà la testa a morsi, come solo un vampiro può fare.»
La sua voce era divertita, ma non sorrideva, non mi guardò negli occhi. Si limitò a togliere la bottiglia di birra dalle mie mani, poggiandola vicino alla sua, aiutarmi a togliere il giubottino in pelle nera, che avevo messo per non prendere freddo, e premere le dita calde contro le mie spalle per farmi sdraiare lentamente contro il materasso.
I miei occhi si posarono immediatamente sui suoi già da quando aveva tolto la bottiglia dalle mie mani e non si staccarono neanche quando i suoi occhi si posarono suo miei, osservandomi attentamente.
Il mio cuore iniziò a battere velocemente, salendo fino alle tempie. Le sue gambe erano piegate fra le mie, le sue mani ai lati del mio viso. Poggiò la fronte contro la mia, il naso contro il mio freddo, chiusi gli occhi. Il suo respiro era pesante, sapeva di alcolici. Non mi mossi, non ci pensai nemmeno.
Per un attimo ero in pace con me stessa. Per un attimo ero una semplice ragazza, ubriaca, in compagnia di un ragazzo meravigliosamente ubriaco quanto lei.
Le sue labbra si spostarono sul il mio collo, respirando lentamente, provocando brividi contro tutto il corpo, finché non si posarono del tutto sul mio strato di pelle riempiendolo di baci dolci ed umidi. Le mie mani si spostarono d'instinto contro i suoi capelli, premendo e alzando il mio viso verso l'alto per lasciargli maggior spazio su cui operare. La sua mano destra si spostò contro la mia coscia, sotto alla gonna del vestitino, afferrando la carne e stringendola come se volesse possedermi.
Mi stava chiaramente dicendo che ero sua, dal quel momento, che avrebbe potuto fare di me ciò che voleva. E proprio in quel momento, in quell'esatto momento, le parole di Victoria vennero a galla. Il loro litigio di fronte a me, di quello stesso pomeriggio, riaffioró fra i ricordi obbligandomi ad aprire gli occhi e a fermare ogni suo movimento.
Il mio respiro era pesante quando e più del suo, il mio cuore batteva all'impazzata e la voglia di fare l'amore con lui era tanta. Ma non potevo far tacere le voci che si trovavano dentro al mio cervello. Le visioni avute negli ultimi giorni avevano rafforzato quel senso di mal'essere con cui convivevo. L'insegnante che si occupava di me, delle mie visioni, mi aveva aiutata a scavare dentro di me ed avere visioni del passato e non solo di gente morta ma anche di ciò che accadeva quotidianamente.
Ero riuscita a vederla, Nikky, era... Molto simile a me. Questi pensieri furono interrotti quando il sussurro ansimante di Tyler pronunció quelle semplice parole: «Cosa succede, Bella?»
Tirai un sospiro e scossi appena la testa,allontanando il suo viso dal mio collo.
«Mi dispiace mai io non...»
«D'accordo, ho capito. Non preoccuparti». Guardai Tyler alzarsi e passare le mani fra i capelli,dandomi le spalle. Mi misi a sedere e lo guardai, in silenzio. Il mio corpo tremava appena, per ciò che era accaduto.
Avrei lasciato correre, l'avrei lasciato fare se tutto quel casino non girasse intorno al nostro rapporto di.. Cos'eravamo io e lui? Non eravamo amici, non eravamo amanti, non eravamo estranei. Come poteva definirsi il nostro rapporto? Stavo rimuginando su quelle domande, su quello che poco prima era accaduto: potevo sentire ancora le sue labbra contro il mio collo, la sua lingua insinuarsi sulla mia pelle, la sua mano stringermi a sé e il suo corpo pulsare vitalità contro il mio tramite gli abiti, quando la sua voce ruppe quel momento si silenzio che sembrava durasse da anni.
«Mi dispiace. Non avrei dovuto... Fare ciò che stavo facendo. Non era il momento, non adesso, non dopo tutto quello che c'è stato fra di noi.»
Lui si girò ed io alzai il viso verso il suo, portando le ginocchia al petto. Annuì, in silenzio, abbassando il viso e guardando per terra.
«Tyler tu... Hai davvero ucciso quella ragazza?» chiesi, in un sussurro.
«Perché, se è così, non vedrai più il mio viso. Non ti permetterò di avvicinarti a me più del dovuto.» dissi seria, alzando il viso e stendendo le gambe.
Tyler mi guardò, ad occhi sgranati e a bocca aperta. Perché mi guardava in quel modo? Era un modo per dirmi che avevo ragione, aveva ucciso quella ragazza, o era un modo per chiedermi se davvero credevo a quella storia? Visto che non si decideva a parlare mi alzai, presi le mie cose e mi diressi verso la porta della camera.
Prima che potessi poggiare la mano sulla maniglia Tyler fece un passo avanti, mormorando un «Aspetta» con voce carica di paura.
Paura di cosa? Mi girai,lentamente, e lo guardai in viso. «Ti racconterò tutta la storia. Ma tu non andare via, resta. Ho bisogno di averti qui, almeno questa notte.»
Quelle parole fecero perdere un battito al mio cuore, mi fecero smettere di respirarono e bloccarono ogni mio movimento. Avrei dovuto credergli? Rimanere lì e ascoltare una storia che magari aveva inventato per farmi stare buona?
Il mio viso mi tradì, al punto che si capiva chiaramente quanto fossi combattuta. Lui si avvicinò, con calma, poggiando una mano contro la mia e togliendomi le cose dalle mani con l'altra, poggiandole da qualche parte.
«Non ti faró del male, Bella. Volevi raccontata la verità, bhe lo faró... » Mormorò, a bassa voce, guardandomi negli occhi. Feci un sospiro e chiusi gli occhi, annuendo.
«D'accordo, Tyler. Ti do tutta la notte per farmi cambiare idea su di te.»
E detto ciò lo seguì, sedendomi sul letto. Sapevo che me ne sarei pentita ma qualcosa, sicuramente l'interesse che cercavo di nascondere nei suoi confronti, mi spingevano ad accettare proposte assurde. Di qualsiasi cosa si trattasse sapevo solo che avrebbe avuto un ruolo decisivo sul nostro rapporto, qualsiasi esso sia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top