Capitolo 11

I visi impreparati di Victoria e Tyler mi fecero capire che io non dovevo saperne nulla. Avanzai di un passo, tenendo le braccia incrociate contro il petto. Victoria balbettava con le labbra, senza però emettere suono, mentre Tyler teneva gli occhi fissi contro i miei in modo neutro.

«Allora?»

I due si scambiarono un'occhiata e Victoria fece un lungo sospiro, iniziando a parlare.

«Tyler era... Preoccupato per la squadra di calcio. E stava chiedendo a me, che faccio parte delle cheerleeder, se sapessi qualcosa riguardo ai...»

Tyler si girò e gli lanciò un'occhiataccia.

«Evidentemente non sei brava a dire le bugie, Viky.»

La voce divertita di Tyler mi fece girare il viso verso di lui. Trattenni il respiro e socchiusi gli occhi. I suoi occhi si posarono su di me, ancora una volta, parlandomi con lo sguardo. Non volevo, non dovevo cedere. Poteva anche essere il ragazzo più attraente della scuola ma non poteva permettersi di fare di me una potenziale prossima vittima.

«Bella, sono preoccupato per te. Cosa ti è accaduto? Pensavo... Fossimo stati bene, l'altro giorno nel bosco, e adesso vedo che mi eviti. Non so cosa ti abbia raccontato Victoria ma, di certo, non è la verità.»

La sua voce era calma, come se stesse parlando ad un cucciolo ferito. Mi costrinsi a guardare altrove: la rabbia che lentamente si accendeva dentro di me. Victoria lo guardò e gli diede un buffetto sulla nuca.

«Non è la verità? Hai ucciso la tua ragazza! Quale altra verità vuoi?! Nikky è morta! È morta per colpa tua!»

La voce di Victoria si andava alzando di qualche ottava contemporaneamente rompendosi per un pianto trattenuto.

«Era mia amica, Tyler, mia amica. E tu me l'hai portata via. Mi fidavo di te... E tu mi hai tradito.»

Osservai la scena, in silenzio, con il cuore che mi martellava nelle tempie. Victoria guardava per terra, stringendosi nelle spalle, con le lacrime che rigavano le sue guance. Tyler era lì, immobile, a bocca e occhi aperti.

Neanche un filo di vento si muoveva in quel punto del college, finché la voce della direttrice non invitó gli studenti a raggiungere la palestra esterna per il torneo di hockey sul ghiaccio. La nostra scuola partecipava agli infiniti tornei contro altri college come il nostro.

Victoria si asciugó le lacrime e, senza guardare nessuno, si girò ed andò via. Tyler si avvicinò a me, tendendomi una mano, io feci un passo indietro istintivamente, guardandolo negli occhi.

«Non è andata così, Bella. Non avrei mai fatto del male a Nikky, così come non ne farei mai a te.»

Le sue parole erano ridotte in sussurri e io scossi la testa, sembrava davvero dispiaciuto di tutto ciò.

«Lei non ha motivo di mentirmi, Tyler. Ed io non mi fido ancora abbastanza di te.»

Riuscì a parlare anche se la mia voce mi tradì in alcuni punti. Stava per ribattere, ma lo superai e cercai di raggiungere Victoria che si era confusa fra la folla di studenti.

«Oh, cazzo! Oh, cazzo! Mi sta fissando.»

Alzai gli occhi al cielo quando Vicky iniziò a sistemare i capelli e a rendere la sua la scollatura più profonda, provandoci con un giocatore di hockey. Era fatta così, filtrava spudoratamente con qualsiasi ragazzo figo che si aggirava per il college.

«Dai, Bella... Tu ti dimenticherai di lui e probabilmente lui farà la stessa cosa con te. Non pensarci.»

La cosa mi sembrava alquanto difficile, dato che lui se ne stava tranquillamente a qualche sedile più in là dal mio, e non staccava lo sguardo dai miei occhi. Mi raddrizzai e mi girai riuscendo finalmente a rompere quel legame che si era creato.

La partita era già iniziata, il nostro college era nettamente in vantaggio e ad ogni punto segnato dalla nostra squadra, Victoria si alzava ed esultava attirando l'attenzione di tutti quanti.

Tyler invece, non riusciva a staccare lo sguardo da me. I suoi occhi, mi scrutavano, sentivo il suo sguardo bruciare sul mio corpo. Il verde dei suoi occhi era diventato più intenso e mi risultava sempre più difficile distogliere lo sguardo.

«Dove stai andando?»
Chiesi a Vicky che nel frattempo si era alzata e aveva smosso i suoi voluminosi capelli blu ammiccando verso uno dei giocatori.

«Mia cara Bella, non avrò per sempre i miei amati diciannove anni.»

Sospirò rumorosamente mentre il suo viso assumeva un espressione addolorata, fin troppo.

«Certo, il mio corpò mi accompagnerà per sempre, perché guardarmi: sono uno schianto, ma voglio godermi questi momenti alla grande!»

Trattenni una risata mentre la ragazza si faceva spazio tra gli altri studenti e raggiungeva l'entrata dello spogliatoi dei ragazzi.
La campanella  trillò, segnando così l'inizio dell'intervallo.

La mia mente mi riportò a Tyler, mi girai immeditamente e il suo posto era vuoto.
Stranamente una parte di me voleva a tutti i costi trovarlo lí, i suoi occhi piantati nei miei. Uno strato di delusione si fece spazio in me, fino a quando:

«Mi stavi aspettando? »

Sussultai appena, la sua voce era profonda e leggermente roca. L'avrei riconosciuta ovunque, anche con quel terribile brusio che mi mandava letteralmente fuori di testa.

«E tu? »

Non risposi.
Cosa dovevo dirgli?
Sí, diamine. Voglio i tuoi occhi sul mio corpo, mi fanno sentire viva e desiderata.

Deglutì a fatica quando prese posto di fianco a me, si appoggiò al sedile e circondò il mio con un suo braccio, accavallando le gambe in modo davvero poco fine. Un leggero profumo di colonia invase i miei sensi e per una frazione di secondo, lí in quello stadio, non c'era più nessuno se non io e lui.

«Non hai risposto alla mia domanda.»

La sua voce mi riportò alla realtà, decisi di girarmi e guardarlo. Terribile errore!
I suoi occhi si incastrarono immeditamente con i miei, il mio cuore iniziò a pompare dentro il mio petto e per un pelo lo dovevo raccogliere da terra e rimetterlo dentro il mio corpo.

«In realtà no.»

Risposi schietta.
I suoi occhi si assottigliarono e si avvicinò pericolosamente a me, la sua mano indugiò tra i miei capelli, mettendo una ciocca di quest'ultimi dietro l'orecchio.
Il suo fiato batteva sul mio collo costringendo la mia pelle e ricoprirsi di brividi.

«Non farlo... Non mentirmi.»

Le mie labbra si schiusero pronta a ribattere, ma la campanella trillò e la partita ricominciò.

Il ragazzo si alzò e come se nulla fosse ritornò al suo posto.

Le mie guance erano infuocate, e il respiro irregolare.

Poteva un semplice tocco, una semplice frase mandare letteralmente in tilt il mio corpo?

«Eccomi qui, cos'è successo? »

Vicky riprendeva posto mentre sistemava il suo rossetto troppo sbavato per il trucco impeccabile. Mi girai e sorrisi da ebete scrollando poi le spalle.

«Niente di particolare!»

Non so esattamente cosa spinga due persone e legarsi. Forse la sintonia, forse le parole. Probabilmente l'incominciare a condividere qualcosa in più. O forse magari accade perché doveva accadere. Perché le anime sono destinate a ritrovarsi prima o poi.

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