Capitolo II
"Lupi? Che cosa vuol dire?" Adelia era spaventata all'idea che sua sorella potesse essere stata sbranata da un branco di lupi, forse adesso stava morendo dissanguata o ancora peggio, fosse era già morta e Adelia non stava facendo niente.
Si appoggiò allo stipite della porta in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi. Non sapeva se era lei o il mondo a girare, la testa sembrava voler esplodere all'interno della scatola cranica.
Non aveva mai avuto buoni rapporti con sua sorella ma questo non voleva dire che sarebbe stata felice di una sua presunta morte.
Sin da quando erano bambine, le due sorelle non riuscivano ad andare d'accordo. Erano troppo diverse: Adelia era sempre stata quella bambina che correva dappertutto a combinare guai, mentre Stephanie era quella bambina sempre perfetta, che si divertiva leggendo libri di avventura senza viverla davvero.
Questa loro diversità le portava quasi sempre al litigio e i rari casi in cui erano d'accordo si basavano su cosa mangiare il venerdì sera.
"Grazie Clark, sarebbe meglio se andiamo a riposare" disse Catherine cercando di sostenere sua figlia su una spalla.
"Mi dispiace dell'informazione... Sappiate che è solo un'ipotesi, tua figlia può essere ancora viva"
"Lo spero con tutto il cuore"
"Non posso lasciare due donzelle in giro... Non ad Harmony Hollow, lascia che vi accompagni"
Catherine fece segno di sì con la testa e un accenno ad un mezzo sorriso.
Adelia e sua madre vennero accompagnate per un paio di isolati da Clark. Raggiunsero una casa a due piani, una grande siepe era cresciuta al lato sinistro della casa, sotto una finestra al secondo piano. L'uomo, senza staccare l'arma dalle mani, aprì la porta per Catherine, Adelia iniziò a camminare di sua spontanea volontà e raggiunse la porta d'ingresso.
Si tolse gli stivaletti ed ebbe i brividi poiché i piedi ebbero un contatto con il pavimento di pietra. La ragazza odiava qualsiasi cosa avesse a che fare con il freddo, eccetto per il gelato e il Natale.
Studiò tutto l'edificio, da cima a fondo. Vide il salotto piccolo ma accogliente, la cucina spaziosa ed elegante, il bagno piccolo e tre camere da letto. Entrò in una di esse e si ritrovò in una stanza completamente ordinata, né il tempo né la presenza di qualcuno avevano messo qualcosa fuori posto. Si diresse verso la porta di una delle due camere rimanenti che però era coperta da striscioni gialli della polizia che recitavano "WARNING", probabilmente la camera di sua sorella. Le mancava tanto e non riusciva a pensare ad altro se non al suo corpo martoriato, scacciò i pensieri negativi e cercò di pensare positivo, voleva un piccolo bagliore di luce in quella giornata così grigia.
"Io devo andare, faremo di tutto per ritrovare Stephanie." disse Clark prima di lasciare Catherine e Adelia da sole.
La madre si avvicinò alla figlia e la strinse a sé lasciandole un bacio sulla guancia.
"La ritroveremo"
"E se fosse troppo tardi?"
"Non è mai troppo tardi"
"E se..." Adelia non finì la frase, le lacrime scivolavano senza pudore sulle sue morbidi guance, gli occhi diventavano rossi, il labbro inferiore tremava.
"Non c'è alcun sé"
"Cosa te lo dice?"
"Istinto materno"
Adelia rifletté un attimo a come tutta questa situazione si fosse evoluta, rifletté soprattutto a come sua madre non avesse battuto ciglio.
"Come fai?"
"Fare cosa?"
"Non mostrare emozioni, sembra che non te ne freghi niente di tua figlia"
"Non sono abituata a mostrare ciò che provo"
Adelia guardò negli occhi sua madre e sentì le sue gambe diventare deboli, una morsa allo stomaco che le impediva di pensare con lucidità e sentì la testa girare. Negli occhi di sua madre non vide niente, il vuoto più totale. La paura e il dubbio si misero d'accordo per impossessarsi di Adelia che si allontanò pian piano avvicinandosi all'ultima stanza inesplorata della casa.
"Tutto bene? Hai bisogno di dormire?"
"S-sì ... Questa sarà la mia camera da letto"
"Ne sei sicura? Non l'hai ancora vista."
"Sicurissima, e poi siamo qui in visita!" disse Adelia mentre cercò di abbozzare un sorriso.
"A proposito di questo.... Da ora in poi... vivremo qui"
Ad Adelia sembrò che il mondo le stesse cadendo addosso. Non riusciva più a capire niente, erano successe troppe cose in troppo poco tempo.
"E-e tutte le m-mie cose? I miei amici? Non puoi dirmi all'improvviso che vivremo qui, non dopo che mi sono fatta una vita a New York! Non dopo il suicidio di papà!"
Qualcosa cambiò nello sguardo di Catherine, Adelia lo notò e vide tanta tristezza e rammarico nei suoi occhi.
"Vivremo qui. Punto e basta. Le tue cose sono in macchina, nel bagagliaio."
Adelia non pronunciò parola alcuna, il tono che sua madre usò pochi minuti fa nascondevano un messaggio: Non accetto repliche.
Prese l'ultimo scatolone con su scritto il suo nome e chiuse la porta di camera sua. Voleva stare da sola, ne aveva bisogno.
La stanza era abbastanza grande e spaziosa, il letto era posizionato accanto ad una libreria vicino alla porta. Sotto la finestra c'era una scrivania e accanto ad essa c'era un piccolo divanetto.
Adelia, come prima cosa, aprì uno dei 3 scatoloni e cercò la sua sveglia, con l'intento di vedere che ore sono.
"Non ce la farò mai" borbottò tra sé e sé vedendo che erano le 20:17.
Sbuffò per un quarto d'ora cercando di contattare la sua migliore amica, aspettò mezz'ora sdraiata sul letto cercando di indovinare la password del Wi-Fi di un locale lì vicino.
Tentò di tutto: il nome del locale insieme ad una data qualsiasi, il nome del locale e basta ma niente aveva effetto su quel dannato lucchetto del Wi-Fi.
Dopo altri svariati tentativi, Adelia si arrese e lasciò che il sonno rendesse le sue palpebre pesanti, che il dolce cullare di Morfeo la portasse nel mondo dei sogni.
Adelia aprì gli occhi e si ritrovò in un bosco, la luna piena brillava in tutto il suo splendore nel cielo notturno, gli alberi sembravano minacciarla con i loro rami, la terra sembrava cedere sotto il suo peso.
Adelia cercò di trovare un'uscita da quel labirinto che era la natura.
Correva a destra, a sinistra ma tornava sempre al punto di partenza.
Non se lo sapeva spiegare, come ci era finita lì? Dov'è "lì"?
Adelia non capiva, cercava di concentrarsi ma i rumori della natura oscura la distraevano.
La luna sembrava farsi beffe di lei, Adelia la sentiva ridere delle sue disgrazie. Adelia urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni, poi si fermò. Qualcosa dietro di lei puzzava di sangue e ringhiava bramosa delle sue carni. Adelia si girò lentamente e vide un enorme figura canina con zanne e artigli, gli occhi brillavano di un rosso intenso e senza scrupoli, la creatura attaccò Adelia.
"Adelia svegliati!" la madre scuoteva la figlia con disperazione.
Adelia aprì gli occhi, lo sguardo sconvolto era in cerca di quella figura demoniaca.
"Cosa è successo?" disse asciugandosi le lacrime.
"Urlavi nel sonno... E hai fatto questo"
Adelia spostò lo sguardo sotto di sé.
Le lenzuola erano gronde di sangue, dalle labbra schiuse di Adelia era fuoriuscito una quantità di sangue inimmaginabile.
"Che cosa ho fatto?"
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