Capitolo 30 - Insubordinato (R)

Anno Domini 2531 - 468 della Nuova Era
Superficie

-Non mi interessa quello che hai da dire , Cal! Se non te lo ricordi più sono io, il Comandante della Squadra, ok?-
-Sì, certo! Ultimamente lo fai proprio bene, il Comandante, eh? Ma tranquillo, tra un po' starai meglio quando saremo di nuovo dalla tua ragazza!-
Sarà un'ora che Caled sta protestando, da quando appena usciti dalla Cupola del nostro Insediamento ho mostrato loro le cuffie che dovremo consegnare ai terrestri e spiegato come funzionano.

-Tu te li sei già fatti amici.- sibila Cal con disprezzo, come se mi avesse appena sentito pronunciare una terribile bestemmia -Ma quelli sono fatti tuoi. Io con quei cosi non ci parlo!-
-Quei "cosi", come li chiami tu, sono umani quanto noi, sappilo! Poi quello che vuoi fare con il tuo equipaggiamento sono fatti tuoi. I miei ordini erano questi: consegnarvi la roba e spiegarvi come funziona. Decidi tu cosa vuoi farci: usali, non usarli... non lo so, per quel che mi riguarda quelle cuffie te le puoi anche ficcare nel...-

-Volete farla finita, accidenti?!-
-Tutti e due, piantatela, ok?!-
Le voci esasperate di mia sorella e mia nipote provenienti dalla parte anteriore del Rover rimbombano sulle pareti di metallo come le vibrazioni dentro la cassa di un tamburo.
-Ma Giu', lo senti, cosa sta dicendo questo pezzzo di...- inizia Cal a voce sempre più alta.
-Non mi interessa, Cal! Sono gli ordini della missione quindi smettetela di rompere. Dobbiamo farci ancora un sacco di ore, qui dentro, quindi vedete di calmarvi e non rompete le palle, ok?- sbotta mia nipote sovrastando il nostro compagno con una voce così acuta che temo tra un po' solo i pipistrelli potranno sentirla -Ah a proposito di rotture: quel soprannome del cazzo scordatelo, ok? Te l'ho detto venti volte, ormai, non lo sopporto, ok? E non siamo più insieme, quindi smettila di insistere con quella cosa o di starmi appiccicato al culo, chiaro?!-
"Dio mio, ricordatemi di non farle mai girare a mia nipote"- penso fra me mentre la vedo portare la mano destra quasi per caso alla pistola a energia appesa alla sua cintura. So più che per certo che non la userebbe mai, ma diciamo che rende l'idea alquanto chiaramente.

-Puoi avvertire la Dottoressa che tra un paio d'ore saremo da lei, Mike!- mi comunica mia sorella dopo diverse ore di ostinato silenzio all'interno del Rover.
Lei è rimasta tutto il tempo alla guida dell'improbabile attrezzo corazzato, io e Giulia seduti ai lati opposti a fissare il paesaggio all'esterno e Caled, almeno così dice, sul retro a controllare gli equipaggiamenti di riserva.

In effetti non è che, personalmente, abbia poi tutta questa voglia di parlare. Anche se siamo già stati in Superficie e comunque eravamo stati addestrati a ciò che avremo trovato non riesco a distogliere lo sguardo dalle immagini che scorrono come un film attraverso i finestrini: immagini di pianure sconfinate popolate da piante improbabili e animali appena visibili fra le erbe ma dalle sagome grottesche, immagini di città e paesi in rovina divorati dal tempo e dall'aria malsana. Se solo potessi tornare, anche soltanto una volta per pochi minuti, nel luogo che una volta era casa mia... Non posso dire che mi piacerebbe, dopotutto non so cosa ci troverei seppure una mezza idea ormai ce l'ho; eppure non posso evitare di pensare a quei luoghi ancora come casa mia... dopotutto ci ho vissuto per ventisette dei miei ventotto anni, no?

Finalmente, una volta inviato l'avviso alla Dottoressa McCoy che stiamo per raggiungerla e ricevuta da lei la conferma, posso tornare a rilassarmi per un po' prima dell'inizio vero e proprio della missione che, seppur dovrebbe essere più tranquilla della scorsa, probabilmente sarà per certi versi più complessa.
Senza rendermene conto le mie dita si stringono intorno alle cuffie supplementari stivate nello zaino della mia tuta. Non so ancora se funzioneranno, anche se credo e spero che le abbiano testate prima di consegnarcele; l'unica cosa che so è che non vedo l'ora di consegnarle alla persona che ho già selezionato, e, ammesso che riesca a farle capire di cosa si tratta, di riuscire a comunicare veramene con lei, riuscire a sentire davvero la voce che fino ad ora ho udito solo in qualche raro bisbiglio.

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Anno Domini 2531 - 468 della Nuova Era
Stazione di Ricerca di Superficie SRS 39.72.A

Devo confessarlo: per quanto sia abituata per lavoro a mantenere un approccio il più freddo, scientifico e quindi distaccato possibile non è per niente una passeggiata prepararsi a quello che sto per affrontare.
Certo, con il passare del tempo in fin dei conti gli abitanti dell'isola si sono rivelati abbastanza pacifici, qualcuno di loro è arrivato addirittura a provare qualcosa di simile ad affetto nei nostri confronti. Eppure non riesco a non pensare al primo contatto che ho avuto con loro, al rapimento, all'eessere legata ed esposta a sostanze che nelle loro speranze avrebbero dovuto uccidermi...

No, non credo che riuscirò a mantenere l'atteggiamento del tutto amichevole degli ultimi giorni trascorsi lassù o, addirittura, a restare distaccata. Proprio non mi riesce.

Il tonfo del portello a tenuta stagna mi riporta bruscamente coi piedi per terra, dentro alla scatola di metallo che è la Camera di Decontaminazione.
Della Cupola alle mie spalle non si sente più alcun suono, come se qualcuno mi avesse premuto un cuscino sulle orecchie. Gli unici rumore che percepisco sono il mio respiro all'interno del casco e l'innesco del Sistema di Decontaminazione.

Uno scatto meccanico, quindi un ronzio sommesso come di insetti mentre quattro fasci laser giallo brillante attraversano i lati della cabina in cui mi trovo dal basso verso l'alto e viceversa.
Infine un ulteriore scatto e con un sibilo di pistoni pneumatici il portello esterno si spalanca.

"No, aspettate, cos'è quel coso?"- penso arretrando di un passo verso il fondo della cabina quando il mio sguardo si posa sul mondo oltre la Cupola.
Fra le erbe alte avanza un macchinario assurdo: una specie di Trasporto verde militare che avanza dondolando come un ubriaco su quelle che sembrano quattro zampe troppo sottili per poterlo reggere.

La macchina si arresta abbassandosi sulle zampe retrattili fino ad arrivare a toccare con il fondo il terreno bruciato al di fuori della Cupola.
-Hey, Doc! Come vanno le cose? Pronta per il viaggio?-
La voce inconfondibile di Michele, il Comandante della Squadra 3975C, mi giunge dalle profondità del mezzo su cui una fessura si è appena aperta come una ferita sul fianco di un animale mostruoso.

-Più o meno...- rispondo incerta avanzando finalmente all'aperto assaporando, seppure attraverso la tuta, la sensazione dei raggi roventi del sole che mi piovono di nuovo addosso dopo mesi.

-Forza, Ellie!- mi incoraggia il ragazzo scendendo dal mezzo e avvicinandosi a me -Non sarà come l'altra volta, vedrai!-
-No, infatti, sarà peggio!- eslcamo io esasperata dalle mie preoccupazioni che minacciano di sovrastarmi e riversarsi fuori da un momento all'altro -L'altra volta li abbiamo trovati per caso, stavolta ci andiamo di nostra iniziativa e per studiarli a mo' di esperimento!.-
-Tranquilla, abbiamo tutti i mezzi per farci capire, questa volta! Vedrai che non succederà niente di male. Guarda qui.- mi rassicura Ferraris togliendo dalla tuta quelle che sembrano un paio di cuffie vecchio stile -Quel testone di Cal non le vuole usare, quindi ce ne rimane un paio libero per te.-

-Col cazzo, che uso quei cosi! Te lo ripeto, Mike, puoi anche scordartelo!- tuona il vocione profondo del nero da qualche parte all'interno del veicolo.
-Sì sì, certo, l'abbiamo capito, Cal!- ribatte Michele voltandosi appena prima di riprendere e spiegarmi velocemente di che genere di dispositivo si tratti.

-Miseria, questa roba è...-
-Allora, vi decidete a salire? È una missione, questa, non un cazzo di pic-nic!- mi interrompe un'alra voce, questa volta femminile, dalla sezione anteriore del Trasporto.
-Andiamo, Mike, o tua sorella ci lascia qui e ce la fa fare a piedi.- commento, e insieme torniamo all'interno del veicolo la cui portiera si richiude automaticamente alle nostre spalle.

Con un ronzio le zampe della macchina si riattivano sollevando l'intera cabina per poi mettersi in moto con un debole fischio di motori elettrici.

-Benvenuta a bordo del nostro Rover, Dottoressa McCoy! La peghiamo di accomodarsi, allacciare le cinture e godersi il resto del viaggio.- comincia Michele in un tono più simile a uno di quei tizi sempre in giacca e cravatta degli uffici amministrativi degli Insediamenti, ma un secondo dopo sia lui che le ragazze scoppiano a ridere per qualche motivo.
-Cosa siamo, in aereo, ora?- lo prende in giro Giulia, o almeno credo sia una qualche specie di presa in giro o una battuta che però non riesco in tutta sincerità a cogliere... Boh, dev'essere humor dei loro tempi, probabilmente.

-A parte gli scherzi, Elli,- riprende Giorgia voltandosi appena veso di me ma tenendo sempre un occhio sul vetro anteriore del Rover -mettiti pure comoda: ci vorrà almeno un'altra mezz'ora prima di arrivare all'obiettivo prestabilito.-

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-Che accidenti è stato?!-
Caled si alza di scatto dal sedile mentre tutti ci voltiamo verso la parte anteriore destra del Rover da cui un rumore secco come di una sassata è appena arrivato.
-Sarà stato un uccello o qualcosa del genere.- azzarda Giulia cercando di spostarsi intorno al finestrino più vicino per trovare l'angolazione migliore per guardare fuori.
-Nessun uccello, ve lo garantisco! Non c'era niente di niente. Mica mi diverto a investire cose a random!- ci assicura Giorgia lasciando i comandi e voltandosi verso di noi dopo aver spento completamente i motori del Rover.

-Be', qualunque cosa sia da qui non lo scopriremo mai.- osserva Michele stringendosi nelle spalle -L'unica cosa da fare è scendere e andare a vedere. Siamo comunque arrivati all'obiettivo, quindi avremmo dovuto mollare qui il Rover in ogni caso.-
Tutti ci guardiamo e annuiamo, io per la verità non molto decisa. Mi rendo conto però che non posso per delle mie paure interrompere una missione importante come questa, quindi l'unica cosa che posso fare è mettere insieme quella pur piccola dose di coraggio che mi ritrovo e fare del mio meglio, comunque avrò i miei amici della Difesa intorno a guardarmi le spalle.
-D'accordo, andiamo, allora!- esclamo mentre noi ragazze ci alziamo dai sedili all'unisono reindossando i caschi delle nostre tute.

-Qualcuno dovrà rimanere qui a sorvegliare il Rover, in caso dobbiamo filarcela in fretta.- osserva Caled e tutti notiamo che non si è mosso dal suo posto -E poi c'è da indagare su quel rumore: che sia stato qualcosa che ci ha colpiti o che si tratti di un guasto sarà meglio scoprirlo prima che qualcosa magari non funzioni in un momento critico.-
-Ti stai per caso offrendo volontario per restare indietro, Soldato?- lo schernisce Michele. Ormai è evidente che i rapporti fra questi due sono sempre peggiori.
-Mi stai dando del vigliacco, per caso?- sbotta il gigante balzando in piedi, e il tono della sua voce continua a salire finché arriva quasi a sbraitare -Non osare, Ferraris! Devo ricordarti chi era in lizza con te per il ruolo di Comandante? E devo ricordarti Cosa sono quelli, come ci hanno accolto, cos'hanno fatto a Giulia, anzi a due dei nostri?!-
-Lasciatemi fuori da questa cosa, grazie! Io non centro e non ci voglio entrarci.- mormoro io; decisamente non voglio essere un motivo di ulteriore divisione all'interno di questo gruppo che già sembra gradualmente sulla via del disfacimento.
Giulia sembra sul punto di ribattere alle affermazioni di Caled, ma lo zio la zittisce con un gesto e lei si volta di nuovo verso il finestrino con un verso simile ad un animale ferito. Non so dire se sia un singhiozzo di esasperazione soffocato o una specie di risatina di scherno nei confronti del suo ex amico.

-Ti devo ricordare io un paio di cose, Soldato!- sibila Michele avanzando verso il suo posto con uno sgaurdo che potrebbe incenerire -Ti ricordo che il ruolo di Comandante è stato affidato a me. Ti ricordo che hai fatto non uno ma due giuramenti e quello giù all'Accademia penso che per te sia quello che conta meno dei due. Infine ti devo ricordare che Giulia è stata curata da quelli che tu chiami "cosi"!-
Una pausa di qualche attimo che sembra durare ore, durante la quale giurerei che scintille potrebbero scaturire al centro del breve spazio che separa i due ragazzi. Infine, quando sembra che nessuno sia intenzionato a sbloccare la situazione o a abbassare lo sguardo, Michele sfodera la pistola puntandola direttamente verso il viso del compagno.
-Un'ultima cosa, prima che ce ne andiamo: mi sembra che Giulia ti abbia chiesto, anzi detto, chiaramente di lasciarla in pace, se non sbagli! Sono io, la sua famiglia, siamo io e sua madre, anzi. Quindi se lei non ti vuole intorno vedi di mantenere le distanze... chiaro, Soldato?!

Tocca a Caled abbassare lo sguardo e tornare a sedersi questa volta al posto di guida del Rover mentre Michele con un sospiro per tentare di tranquillizzarsi reinfodera l'arma per poi sussurare un "Andiamo" che, immagino, dovrebbe suonare benevolo e rassicurante a me e alle ragazze mentre invece la voce trema ancora lievemente per la rabbia.

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