Capitolo 23 - Confronto e scontro (R)

Anno Domini 2531 – 468 della Nuova Era
Laguna veneta

-Come ti senti, Giuly?- domando voltandomi verso mia nipote mentre sorvoliamo veloci le acque porpora della laguna.
-B... bene, zio!- mi risponde lei un po' incerta girandosi a sua volta a guardarmi -Mi sento solo ancora un po'... non debole ma... boh, un po' instabile. Tipo dopo che ti sei fatto due birre medie, hai presente?-
-Hey, signorina! E tu quand'è che ti saresti bevuta tutta quella roba?- la rimprovera Giorgia schizzando in avanti per affiancarsi a noi.
-Eddai, mamma! Che palle! Sono cose che hanno fatto tutti! E poi è storia vecchia, no?- cerca di difendersi malamente mia nipote.
-Storia vecchia? Ora mi dici quando cavolo è successo, signorina!-
-E finiscila, Gio'! è roba di quanto... quattrocento e passa anni fa? Direi che è andata in prescrizione, ti pare?-
-La difendi pure? Che cavolo di zio sei?!- esplode Giorgia prendendosela un po' anche con me.                           Ho detto un po'? In realtà ci guarda praticamente sconvolta mentre io e sua figlia scoppiamo a ridere fermandoci a mezz'aria incapaci di governare i razzi delle tute.
-Sì sì... siete proprio divertenti, sapete?- si imbroncia lei prima di rifilarci un paio di deboli pugni sulla schiena per farci ripartire.
-Che succede, ragazzi? Problemi?- interviene la McCoy che nel frattempo ci ha raggiunto.
-No no, Doc, tranquilla! Piccole... questioni familiari. Ma la nostra mammina qui ha deciso che per questa volta va bene così, vero Gio'?- rispondo io per tutti lanciando uno sguardo complice a Giulia e mia sorella - ormai messa alle strette, non può fare altro che annuire anche se poco convinta.
Ripartendo mia nipote mi fa l'occhiolino da dietro le spalle della madre mostrandomi i pollici in su ed io alzo la mano nel vecchio segno per "dammi il cinque".

-Comunque, che cavolo di posto era, quello?- domanda mia nipote dopo qualche momento di silenzio.
-Era una delle isole della laguna, ti ricordi che eravamo arrivati vicino a Venezia, quando sei svenuta?- le spiego io cercando velocemente di aggiornarla su quanto accaduto mentre era incosciente.
-Sì, mi ricordo. Ci sono stata qualche volta, a Venezia, ma un posto così non me lo ricordo proprio.-
-Perché non ci siamo mai stati, tesoro!- la informa la madre.
-Eravamo sull'isola di Poveglia, Giuly! Poi quando siamo sul Rover ti aggiorno su tutto quanto, ok?- lla rassicuro -Guarda, siamo quasi arrivati.-

Sulla costa ad un centinaio di metri da noi si scorge infatti, fra la vegetazione resa ancora più nera dal contrasto col cielo dorato del tramonto, qualche riflesso metallico.
"Dev'essere la carrozzeria del Rover." Penso io facendomi una notazione mentale di complimentarmi con Caled per la posizione scelta. Non poteva selezionare un punto più visibile date le condizioni di luce che avremmo trovato al nostro arrivo.
-Scusa, Mike?- interviene ancora la Dottoressa McCoy -Di preciso quanto durerà il viaggio? Sai, non sono venuta dalla vostra direzione quindi non so l'nsediamento più vicino quanto dista da qui. La Stazione dove sono distaccata è appena fuori dalla costa.-
-All'andata ci abbiamo messo più o meno cinque ore.- la informo -In teoria quel catorcio potrebbe anche andare più veloce, ma giù al Comando ci hanno detto che sopra una certa velocità emette troppa energia o che cavolo ne so... Fatto sta che sopra una certa velocità di crociera rischiamo di farci rilevare dai nostri amici là sopra.-
La Dottoressa segue con lo sguardo il mio dito puntato verso il cielo dove una Luna punteggiata di grigio sta diventando visibile fra le sfumature indaco del cielo.
-Ok, mettiamo anche cinque giorni, se volete, basta che ci teniamo il più lontano possibile da... quelli!- commenta sottovoce deglutendo.

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Anno Domini 2531 – 468 della Nuova Era
Insediamento 39.75.C

Pensavo che tornando qua giù avrei provato un senso di oppressione, forse persino di claustrofobia. Dopo aver rivisto la Superficie pensavo che sarebbe stata molto più dura ritornare qui, in quella che in quest'epoca è casa mia.
E invece no. Tutto sommato è stato abbastanza piacevole, tornare all'interno della Cupola e poi qua sotto, fra queste pareti di pietra e cemento circondati di tecnologia. In un certo senso la Superficie è quella che ora sembra più estranea, più fuori posto e sconvolgente rispetto al mondo degli Insediamenti.
Non è da trascurare neanche il sollievo nel levarsi finalmente quelle maledette tute protettive. Saranno pure utili e tutto il resto, ammetto che non sono neanche scomode una volta che ci si fa l'abitudine. Però comunque dopo oltre due giorni di seguito è stato piacevole finalmente poterle togliere anche se abbiamo dovuto infilarci comunque nelle nostre uniformi invece che nei nostri confortevoli abiti civili.

Ora siamo seduti nel Trasporto che abbiamo trovato pronto al nostro arrivo all'Insediamento e che ora ci sta portando verso la Stazione Centrale.
Le uniche tracce della missione appena portata a termine sono i microcomputer delle tute che mi è stato ordinato al nostro arrivo a casa di prelevare e consegnare al Comando quando dovremo fare rapporto. Ora i cinque quadratini neri con stampigliato lo stemma degli Insediamenti Umani sono qui sul sedile accanto al mio, chiusi in una scatoletta di plastica non più grande di un vecchio pacchetto di sigarette dei miei tempi.

-Cosa pensate che se ne faranno, dei dati che ci trovano dentro?- domanda Caled rompendo il silenzio accennando al pacchetto sul sedile.
-E come cavolo faccio, a saperlo, amico?! Penso che scaricheranno i dati ed i video per analizzare i tizi che abbiamo trovato su all'Isola.-
-Già, probabile.- conferma la Dottoressa McCoy -Probabilmente cercheranno di ricavare qualche informazione confrontando le immagini con le informazioni che abbiamo sulla vegetazione dei nostri giardini botanici per vedere se possono ricavarne qualcosa di utile, magari per farci uscire in Superficie senza tutta quella roba addosso.-
-Magari!- esclama Giulia -Non mi dispiacerebbe poter fare a meno di quella tuta. È stilosa e fa tanto soldato strafico ma... ma non è lo stesso che essere davvero all'aria aperta. Sapete cosa intendo, no?-
-Mmm... in realtà no.- sorride educata la Dottoressa stringendosi nelle spalle, ed anche Caled anuisce deciso -Voi vivevate in Superficie, al vostro tempo, ma noi abbiamo sempre vissuto qui, per noi la normalità è questa.-
-Non ti preoccupare, Giuly!- la rassicuro io vedendola un po' abbattuta -Ti capisco bene e penso che anche per la mamma sia lo stesso.-

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La Stazione Centrale è una bolgia come sempre: persone ovunque, soldati, impiegati, gente comune che corre in tutte le direzioni indaffarata nelle proprie attività quotidiane. E su tuttti sorveglia la presenza discreta ma costante degli agenti della Sicurezza con le loro uniformi nere che sorvegliano attentamente la scena attraverso i loro visori verdi.

-Fermi!- ci ordina una delle guardie di fronte alla porta d'acciaio che marca la separazione fra la zone pubblica e quella riservata a loro ed a noi della Difesa.
-Salve, Agente. Squadra 39.75.C, Comandante Michele Ferraris.- saluto io senza battere ciglio - ormai sono abituato ai modi piuttosto sbrigativi di questi gentil'uomini -Dovrebbe esserci un Trasporto per Fairpoint che ci aspetta.-

L'uomo consulta brevemente un suo palmare che estrae da una tasca annuendo, evidentemente lo strumento conferma le mie spiegazioni.
-Sì. L'arrivo del Trasporto è previsto tra tre minuti. Prego, Comandante!-
Il tipo si volta ed inserisce il comando di apertura della porta da un pannello incassato in uno stipetto di metallo alle sue spalle.

-Aspetti! Lei non può entrare, Signora!-
Io e i miei compagni ci voltiamo appena superata la soglia.
La guardia si è posizionata a gambe larghe di fronte al passaggio sbarrando la via alla Dottoressa McCoy e puntandole contro la sua arma d'ordinanza.
-Veramente devo andare con loro, S... Signor Agente! - risponde esitante la donna evidentemente in soggezione o dalla persona o dalla canna dell'arma a trenta centimetri dal suo petto.

-È tutto vero, Agente! - confermo io vagamente spazientito -Se controlla quel suo aggeggio vedrà che il Trasporto è per cinque. Dovrebbe avere anche i nominativi là sopra, no?-
-Ai civili non è consentito l'accesso a questa zona, Comandante!- insiste la guardia abbassando comunque l'arma per voltarsi a parlare con noi.
"Dio, quanto odio quelli ottusi come questo tizio, sempre e comunque ligi alla lettera alla minima virgola di ogni regola, completamente chiusi alla possibilità di eventuali alternative o deroghe"

-Devo insistere, Agente!- esclamo nel tono più autoritario possibile, dopotutto tecnicamente anche un soldato semplice della Difesa sarebbe un superiore di questo tizio in quanto a gradi -Ricontrolla quel cazzo di tablet una buona volta così finalmente potremo andarcene. Al Comando non hanno tempo di aspettarci per sempre!-
La gaurdia esegue estraendo riluttante il dispositivo dalla tasca ed inserisce alcuni comandi. Lo vediamo scorrere una lista per qualche secondo alzando gli occhi a turno su ognuno di noi.

-Michele Ferraris... ok. Caled Husseini... eccolo. Giulia Rossetti... bene. Giorgia Rossetti... c'è anche lei. E... oh merda!- borbotta l'uomo scorrendo la lista ed infine soffermandosi a guardare la Dottoressa McCoy: -Ellie McCoy... diamine. C'è anche lei.-
-Ora possiamo finalmente muoverci?- domando spazientito.

-Mi scusi, Dottoressa McCoy, non potevo sapere...- si scusa l'uomo inclinando il capo colpevole e facendosi da parte.
-Bastava controllare tutto da subito come sarebbe il Suo dovere.- commenta fredda la donna oltrepassandolo a testa alta e provocando in tutti noi una mezza risata ed un irrefrenabile impulso di darle il cinque da parte mia.

-Grande, Ellie. L'hai sistemato a dovere quel citrullo, eh?- ride Giorgia mentre ci allontaniamo dalla porta che si sta chiudendo con un rombo.
-Già già.- si limita a replicare l'altra assumendo un'aria di finta superiorità.

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Anno Domini 2531 - 468 della Nuova Era
Oceano Atlantico - Accademia Militare di Fairpoint

Facciamo appena in tempo a varcare la pesante porta nera d'accesso alle strutture del'Accademia che da un altro più piccola posta su un lato escono a passo svelto tre persone.

-Squadra 3975C?- domanda l'uomo più anziano del trio.
Alzando gli occhi noto immediatamente che deve trattarsi di personale medico, almeno a giudicare dai camici blu.

-Sì certo. E voi siete?-
-Dottor O' Brien, Responsabile del Settore medico dell'Accademia di Fairpoint.- risponde l'altro assumendo un'aria decisamente importante e gonfiando vagamente il petto per far risaltare l'emblema argentato degli Insediamenti che vi è cucito. -Siamo qui per prelevare il Soldato Giulia Rossetti.-

-Come sarebbe "prelevare"?- sbotta subiito Giorgia facendosi avanti per coprire la figlia.

-Calma, Gio', ci sarà di sicuro una spiegazione.- la ammonisco a voce bassa cercando di non far precipitare immediatamente la situazione, so bene quanto facilmente si scalda -Comunque la domanda rimane, Dottor O' Brien. Cosa intendeva dire con "prelevare il Soldato Rossetti"?-
-Mi sembra abbastanza evidente, Comandante!- ribatre il medico dando la netta impressione di quello che cerca di portar pazienza mentre spiega qualcosa di semplicissimo a qualcuno di estremamente tardo -Il Soldato Rossetti caduta vittima di agenti esterni, siano essi virali o batteriologici o chimici non è dato saperlo al momento. È necessario svolgere alcuni accertamenti per assicurare l'incolumità dell'intera Accademia e degli Insediamenti... ed anche del Soldato Rossetti, naturalmente!-

Decisamente non mi piace la sufficienza con cui questo tizio sta trattando Giulia, parlando della sua salute come se si trattasse di qualcosa di secondaria importanza rispetto ad un qualche presunto bene superiore.
-Dove avreste intenzione di portarla, se è lecito chiedere?- domando incapace di trattenere un certa ironia nella voce.

-Al piano di sotto.- risponde semplicemente l'altro uomo accennando distrattamente col capo alla porta da cui lui ed i compagni fino ad ora muti sono appena arrivati. Osservando oltre le loro spalle mi rendo improvvisamente conto che si tratta di un ascensore.
-Al piano di sotto nel Settore di Quarantena.- riprende a spiegare il medico come se parlasse di una qualche cavia da esperimenti.

-Nel Settore di Quarantena? Dannazione, la guardi! Non ha assolutamente niente che non vada!- esplode Giorgia con la voce che ad ogni parola aumenta di volume facendosi più acuta.
-Si controlli, Soldato!-

La voce che ha appena parlato non appartiene a nessuno di noi otto, né alla mia Squadra o alla Dottoressa McCoy né a nessuno dei tre medici.
Una porta a metà del lato opposto del corridoio si è appena aperta e sulla soglia compare il Comandante Adams.

-M... mi scusi, Comandante. Io...- balbetta Giorgia con un filo di voce abbassando gli occhi imabarazzata mentre l'ufficiale avanza verso di noi a grandi passi.
-Non importa, Soldato! Comprendo la Sua preoccupazione, ma cerchi comunque di mantenere un contegno: far parte dell'Esercito di Difesa degli Insediamenti Umani non significa solo combattere, c'è una certa etichetta da seguire ed un contegno da mantenere.-
-Capisco...-
-Comunque, Dottore,- riprende il nuovo arrivato rivolgendosi questa volta al Dottor O' Brien -le faccio notare che non è la prima volta che i suoi modi meno che cortesi provocano risentimento negli uomini. Vorrei farle notare che questa è una struttura sotto il comando della Difesa, non Suo. La pregherei di mantenere un contegno più consono alla situazione, se non le spiace.-
-Me ne ricorderò... Signore.- risponde risentito il medico fissando gelido il militare dritto negli occhi mentre a nessuno, ne sono più che certo, è sfuggita l'enfasi esagerata posta sull'ultima parola. È abbastanza evidente che questi due non si piacciono.
Per un momento si materializza nella mia mente l'immagine di due cervi maschi dai palchi superbi che si battono a cornate per stabilire chi sia il maschio dominante.
Potranno passare centinaia di anni, ma il genere umano rimane sempre uguale con le sue qualità e le sue tante debolezze.

-Vada col Dottor O' Brien, Soldato!- riprende dopo qualche secondo il Comandante Adams rivolgendosi a Giulia -Non si allarmi, si tratta di una procedura standard puramente precauzionale in circostanze come quelle che l'hanno vista coinvolta, anche se mi rendo conto che la cosa possa suonare un tantino inquietante.-
--Vela rimanderemo... Ehm, intendevo dire... sarà dimessa non appena avremo accertato che non rechi conseguenze da quanto è successo in Superficie.- ci comunica il Dottor O' Brien ricordandosi solo a metà frase dell'ammonimento ricevuto dall'uomo di fronte a sé, quindi si volta di scatto facendo un cenno ai due medici più giovani che lo accompagnano. Questi si pongono ciascuno su un lato di mia nipote scortandola senza una parola verso l'ascensore.

-Voialtri seguitemi! Anche Lei, Dottoressa McCoy! È necessario che stendiate il vostro rapporto di missione preliminare prima che i processori delle vostre tute vengano analizzati.- ci ordina il Comandante Adams prima di avviarsi a passo deciso verso il suo ufficio senza voltarsi - è talmente abituato a vedere eseguiti i suoi comandi senza la minima discussione che non deve neppure sfiorarlo l'idea del contrario.
Tutti ci accodiamo senza esitazione, tutti tranne la Dottoressa McCoy che invece sembra un tantino incerta, probabilmente a giudicare dalla sua espressione apprensiva non è mai stata qui prima d'ora e tutta questa rigidità la sta mettendo in soggezione.
Spero solo per il suo bene che questa situazione non la faccia irrigidire eccessivamente o chiudere in sé stessa: per quel poco che lo conosco il Comandante Adams non è la persona più accomodante o che metta maggiormente a proprio agio l'interlocutore, anche se ho comunque conosciuto di peggio.

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